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L’Arte Debole (in inglese, weak art) [Art international, Volumi 6-9] è un una corrente artistica nata in Italia nel 1986. Ebbe origine da una riunione di artisti appartenenti al già costituito “Gruppo di Ricerca Materialista” (nato a Torino verso la fine degli anni Settanta) [Abitare, Edizione 286].
Il gruppo era formato da Gian Carlo Pagliasso, Silvana Saini e Renato Ghiazza. Ai tre artisti, i cui intenti erano diretti all’ambito teatrale e performativo, si associarono pittori Luigi Antinucci e Renato Alpegiani [Differentia, 1991], nonché i designers Denys Santachiara, Bruno Ester e Luca Scacchetti.
Il movimento “Arte debole”, in cui veniva riscontrata un’eterogeneità formale alquanto vasta, si divise intorno agli inizi degli anni Novanta.
Ancora oggi (siamo nel 2012), tuttavia, si rilevano esperienze dei singoli pittori.
Il nome “Arte debole”, coniato dal critico d’arte Flavio Caroli [Panorama, Edizioni 1033-1036; Terzano 1992], riformula letteralmente le tesi del filosofo Gianni Vattimo (Torino, 4 gennaio 1936), considerato il teorico del Pensiero Debole.
La poetica di questo movimento si può capire a fondo leggendo saggi Déjà Chimera di Gian Carlo Pagliasso. Esso si riferisce, infatti, all’abbattimento delle categorie ontologiche ed etiche dell’uomo postmoderno, ovvero al depotenziamento del reale come il venir meno delle certezze conoscitive dell’uomo.
Per Gian Carlo Pagliasso tutto questo potrebbe portare ad un cambio di direzione anche nel mondo dell’arte, che senza la componente reale si fa puro ornamento.
A tal proposito egli scriveva: «Noi abbiamo enfatizzato l’ornamento per tentare un discorso di sostanza del superficiale, in assenza dello sfondo, per cui si pone esso stesso come sfondo. Il nostro potrebbe essere definito “ornamento sporco” per rispondere ad un’eventuale accusa di decorativismo. C’è un tentativo di andare verso la forma negandola, anche con il processo ossimorico dei materiali, in una contraddizione permanente, non sintetica.»