Sull’opera: “Annunciazione” è un dipinto di Lorenzo Credi realizzato con tecnica a olio su tavola intorno agli anni 1480-85, misura 88 x 71 cm. ed è custodito nella Galleria degli Uffizi a Firenze.
L’opera, che nel 1675 già apparteneva al cardinale Leopoldo de’ Medici (1617 – 1675), pervenne agli Uffizi nel 1798.
Nulla si sa sulla committenza, né sulla destinazione originaria della tavola, che non venne neanche riportata nelle Vite del Vasari.
Sull’opera: “Madonna di Piazza” è il riquadro principale di un complesso pittorico costituito da una tavola grande ed una predella con tre scomparti, attribuito a Andrea del Verrocchio e Lorenzo Credi con la collaborazione di altri artisti, realizzato con tecnica a tempera su tavola intorno al 1474-1486. Il pannello principale è custodito nella Cattedrale di San Zeno a Pistoia, mentre gli scomparti della predella – oggi smembrata – si trovano nei vari musei.
La presente composizione, realizzata per l’oratorio della Madonna di Piazza nella cattedrale di Pistoia, la commissionarono all’artista nel 1474 per la commemorazione del vescovo Donato de’ Medici.
Il dipinto fu eseguito in due tronconi, con un vasto impiego del personale di bottega tra cui l’allievo Lorenzo di Credi e, forse, anche Leonardo con il Perugino. La parte più articolata della composizione, portata avanti per prima, l’artista la eseguì entro il 1479. La seconda, invece, con il conseguente completamento (1485) e consegna, è da riferire al 1486, a causa lunghe dilatazioni nei pagamenti da parte della committenza.
Gli studiosi locali del Settecento ritenevano che l’opera fosse di Leonardo da Vinci, basandosi anche su una scritta dell’artista su un foglio (attualmente agli Uffizi), ove si riporta che nel mese di “… bre” del 1478 avesse iniziato a dipingere “due Vergine Marie”, fra le quali viene tradizionalmente identificata la Madonna del Garofano. Attualmente, invece, l’intervento leonardesco nel dipinto non è più da considerare, salvo che nell’Annunciazione su un riquadro della predella (Museo del Louvre). A questa è da riferire il disegno della testa della Vergine (Gabinetto dei Disegni e delle Stampe, n. 438 E) sicuramente autografo di Leonardo.
Il complesso pittorico lo divisero in epoca imprecisata, e la predella – smembrata – attualmente si trova nei vari musei internazionali.
La pala rappresenta una sacra conversazione con la Vergine, al centro seduta su un trono marmoreo, tra San Giovanni Battista e San Donato. Alcuni studiosi ipotizzarono che si trattasse di S. Zeno da Verona, cosa che altri esperti largamente respinsero, data la presenza del santo già nella predella e il suo vincolo col vescovo Donato de’ Medici.
La struttura
La struttura compositiva rispetta i canoni tradizionali, con una pacata e cadenzata dilatazione spaziale. Sul pavimento, le cui linee prospettiche penetrano efficacemente in profondità, è steso un pregiato tappeto orientale. Dietro il trono si fondono insieme il motivo della paesaggistica e quello del muro con il verde della vegetazione e dei vasi appoggiati. Per ottenere questo risultato l’artista realizzò soltanto la trabeazione del muro (quella all’altezza della Madonna), aprendo, in modo alquanto insolito, la parete alla veduta esterna.
Smembrata si trova in tre musei internazionali
La predella in origine era costituita da tre riquadri, realizzati anch’essi dagli allievi della bottega. Oggi si trova, smembrata, in tre musei internazionali. Certamente apparteneva ad essa il “San Donato e il gabelliere”, oggi nel Worcester Art Museum, assegnato a Lorenzo Credi, e l’Annunciazione del Louvre, attribuita a Leonardo o allo stesso Credi. Meno sicura è la presenza di uno o più riquadri del Perugino, identificati nel “Miracolo della neve” (villa Polesden Lacey, Guildford, Surrey) e nella “Natività della Vergine” (Walker Art Gallery, Liverpool). Rimane implicito il fatto che l’uno escluda l’altro, dal momento che i pannelli sono soltanto tre.
Nel “San Donato e il gabelliere” il vescovo Donato de’ Medici appare a un esattore delle tasse che venne per errore accusato di furto, rivelandogli il posto in cui la sua defunta consorte si era premurata in buona fede di nascondere i denari.
Sull’opera: “Ritratto di Pietro Perugino” è un dipinto di Lorenzo Credi (assegnazione contesa con Raffaello Sanzio) realizzato con tecnica a olio su tavola intorno al 1504, misura 51 x 37 cm. ed è custodito nella Galleria degli Uffizi a Firenze.
L’opera in esame appare nel 1704 negli inventari delle Gallerie fiorentine, come ritratto di Martin Lutero con attribuzione ad Holbein il Giovane. Più tardi, nel commento alle Vite di Audin (1825, portato poi avanti da Milanesi nel 1879), l’identificazione dell’effigiato era vista nel Verrocchio per mano del suo allievo Lorenzo di Credi, pure citato nelle Vite.
Nel 1922 Adolfo Venturi sottoscrisse l’assegnazione a Pietro Perugino, ipotizzata poco prima da Thijs. Nel 1931 Dagenhart ripropose Lorenzo di Credi. Negli anni successivi Offner (1934), Lietzmann (1934), Beenken (1935) e Ortolani riconobbero il soggetto come Perugino e autore come Raffaello Sanzio.
Altri studi più recenti (Salvini, Bellosi), indicano ancora il nome del grande urbinate, ed è questa l’assegnazione data attualmente all’opera dalla galleria.
Se l’identificazione col Perugino ormai è certa, grazie al confronto con l’autoritratto nella Sala delle Udienze del Collegio del Cambio, l’attribuzione della paternità è ancora contesa tra Lorenzo di Credi e Raffaello.
Sull’opera: “Venere” è un dipinto di Lorenzo Credi a olio su tela realizzato negli anni 1493-94, misura 151 x 69 cm. ed è custodito nella Galleria degli Uffizi a Firenze.
In precedenza la tela in esame si trovava nella villa di Cafaggiolo, dove venne vista per puro caso nel 1869. Tutti gli studiosi sono concordi nell’assegnare l’autografia a Lorenzo di Credi.
Per la sua stesura pittorica, delicata e assai sottile, Ridolfi e Jacobsen ipotizzarono che si trattasse di un dipinto non del tutto portato a compimento, privo delle allora usuali verniciature d’opera finita.
All’Albertina di Vienna è custodito il rispettivo disegno preparatorio (SR. 105).