Madonna con il Bambino (Louvre) di Piero di Cosimo

Madonna con il Bambino di Piero di Cosimo

Piero di Cosimo: Madonna con il Bambino
Madonna con il Bambino, cm. 87 x 58, Louvre, Parigi.

Sull’opera: “Madonna con il Bambino” è un dipinto di Piero di Cosimo (Piero di Lorenzo), realizzato con tecnica a olio su tavola probabilmente tra il 1485 ed il 1500, misura  87 x 58 cm. ed è custodito nel Museo del Louvre a Parigi. 

Assegnazione e cronologia

La tavola, che in precedenza era attribuita al Ghirlandaio o a un ignoto pittore (fonte: antichi cataloghi del Louvre) pervenne al museo nel periodo napoleonico. Il primo ad assegnarla a Piero di Cosimo fu il Frizzoni (“ASI” 1879). La cronologia ipotizzata dagli studiosi è variamente distribuita nell’arco di vita artistica del maestro, compreso tra il 1485 e il 1500; soltanto il Degenhart (1933) ipotizzò una datazione più tarda.

Lo stile

Gli influssi stilistici, sempre  riconducibili a quel periodo, sono stati anch’essi variamente interpretati di volta in volta con riferimenti alla pittura di Filippino Lippi (Prato, 1457 – Firenze, 1504), a quella più naturalistica dei fiamminghi (fonte: Zeri, “P” 1959), a quella del cortonese Luca Signorelli (1445 – 1523) e a quella di Leonardo da Vinci (fonti: Frizzoni, “ASI” 1879; Knapp, 1899; Gamba, “ITE” 1940; Grassi, 1963).

Madonna con il Bambino (Stoccolma) di Piero di Cosimo

Piero di Cosimo: Madonna con il Bambino (Stoccolma)

Piero di Cosimo: Madonna con il Bambino (Stoccolma)
Madonna con il Bambino, cm. 83 x 56, Collezioni reali di Stoccolma

Descrizione e storia del dipinto

Sull’opera: “Madonna con il Bambino” è un dipinto autografo di Piero di Cosimo (Piero di Lorenzo), realizzato con tecnica a olio su tavola, misura 83 x 56. cm. ed è custodito nelle Collezioni reali di Stoccolma. 

La storia

L’opera in esame, che in precedenza faceva parte della collezione della duchessa di Galliera e, più tardi, del bottino di guerra napoleonico, pervenne nelle raccolte Reali di Stoccolma. Vi arrivò tramite Giuseppina Beauharnais-Leuchtenberg, figlia di Eugenio di Beauharnais – duca di Leuchtenberg – e moglie di Oscar I di Svezia, alla quale fu data in dono personalmente dallo stesso Napoleone, di cui era nipote adottiva.

L’attribuzione

La prima assegnazione della tavola al maestro – già attribuita al Botticelli – è dovuta a Sirén (Dessins et tableaux de fa Renaissance italienne dans les collections de Suède, 1902; “BM” 1904), che rimarca “deficienze di disegno e di modellato”, pur apprezzandone il pregiato cromatismo.

La cronologia

Per quanto riguarda la cronologia alcuni critici di storia dell’arte (Van Marle nel 1931 e da Langton Douglas nel 1946) propongono il tardo periodo di Piero, ma tale ipotesi non viene avallata da altri eminenti studiosi.

Madonna con il Bambino e San Giovannino (Strasburgo) di Piero di Cosimo

Piero di Cosimo: Madonna con il Bambino e San Giovannino (Strasburgo)

Piero di Cosimo: Madonna con il Bambino e San Giovannino (Strasburgo)
Piero di Cosimo: Madonna con il Bambino e San Giovannino, diam. cm. 93, Musée des Beaux Arts, Strasburgo.

Sull’opera: “Madonna con il Bambino e San Giovannino” è un dipinto autografo di Piero di Cosimo (Piero di Lorenzo), realizzato con tecnica a olio su tavola intorno alla fine del Quattrocento, ha un diametro che misura 93 cm. ed è custodito nel Musée des Beaux Arts a Strasburgo.

Le due immagini nello sfondo vengono tradizionalmente identificate in quelle dei santi Gerolamo e Bernardo.

In precedenza il tondo apparteneva alla famiglia Ginori, dalla quale passò alla collezione Lawrie e quindi a quella di Beattle, entrambe di Glasgow. Più tardi migrò presso il mercato di Londra, dove venne acquistato nel 1900 da W. Bode per il Musée des Beaux Arts di Strasburgo, l’attuale sede.

La tavola, che fino a pochi anni prima dell’ultimo passaggio di proprietà  era attribuita a Luca Signorelli (Cortona, 1445 – Cortona, 16 ottobre 1523), venne riferita per la prima volta a Piero da Ulmann nel 1896 (“JPK”, 1896), per gli stretti rapporti con la “Madonna col Bambino” custodita al Louvre, allora da poco restituita allo stesso artista.

Per quanto riguarda la cronologia, il tondo in esame viene generalmente collocato tra i dipinti databili alla fine del Quattrocento, per la vicinanza stilistica con le ultime opere di Leonardo e di Filippino Lippi (Prato, 1457 – Firenze, 1504), conquistando il pieno consenso della critica nonostante le perplessità del Passavant (“KC” 1968), che lo riferisce al Granacci (Villamagna di Volterra, 1469 – Firenze, 1543) o alla rispettiva scuola, ed i dubbi di Abbate (“P” 1968) che ne respinge in modo assoluto l’assegnazione.

Cenni sulla biografia e vita artistica di Piero di Cosimo

Cenni sulla biografia di Piero di Cosimo

Pagine correlate: Le opere di Piero di Cosimo – Il periodo artistico – La critica – l’artista nelle Vite di Vasari.

Madonna col Bambino, San Giovannino, Santa Margherita e angeli, diam. cm. 135, Philbrook Art Center, Tulsa (Oklaoma).
Madonna col Bambino, San Giovannino, Santa Margherita e angeli, diam. cm. 135, Philbrook Art Center, Tulsa (Oklaoma).

Piero di Cosimo, o Piero di Lorenzo, è un pittore appartenente al periodo rinascimentale e nasce nel 1461(2) a Firenze. La sua prima formazione artistica si compie sotto la guida del pittore Cosimo Rosselli, nella cui bottega lavora da apprendista: è documentato che, nel 1480 già lavorava in quella bottega senza essere stipendiato.

Prenderà il nome “di Cosimo” dal suo Maestro che lo considera, fra tutti gli allievi, il suo pupillo preferito, e come riporta il Vasari, tanto da amarlo come un figlio.

Nel 1481 Piero accompagna a Roma il suo Maestro perché chiamato dal Vaticano per un importante lavoro nella Cappella Sistina. Soggiorna a Roma per circa due anni quindi, nel 1483, rientra a Firenze.

Negli anni che seguono realizza alcune importanti opere, tra le quali la Madonna con il Bambino e i santi Rosa da Viterbo, Caterina d’Alessandria e P. Giovanni Evangelista (1488), attualmente custodita nella Galleria Spedale degli Innocenti.

Visitazione con i santi Nicola e Antonio Abate, cm. 184 x 189, National Gallery of Art, Washington.
Visitazione con i santi Nicola e Antonio Abate, cm. 184 x 189, National Gallery of Art, Washington.

Nel 1489 è documentata una ricevuta di pagamento, effettuata dalla famiglia Capponi, per la costruzione di una cornice destinata alla tavola d’altare (Pala della Visitazione) nella cappella della chiesa di S. Spirito in Firenze, attualmente conservata nella National Gallery di Washington.

Dal 1498 al 1506 ci sono alcune documentazioni di poca importanza relative alla sua attività artistica, tra queste si distinguono, la spedizione a Napoli ( del 10/03/506) di una Madonna mai identificata e la decorazione di tre spalliere con dipinte le “Storie dell’umanità primordiale”, con scene profondamente toccanti di figure nude, con gambe di animale e munite di corna, che lottano per la sopravvivenza.

Storie dell’umanità primitiva, Metropolitan Museum di New York e Ashmolean Museum di Oxford
Storie dell’umanità primitiva, Metropolitan Museum di New York e Ashmolean Museum di Oxford

Un’altra documentazione è dell’8/12/1515, quando gli pagano 58 fiorini per alcuni addobbi in Firenze in occasione della visita di papa Leone X. Sembra che la sua ultima opera sia “La liberazione di Andromeda” attualmente custodita agli Uffizi di Firenze. Piero di Cosimo muore nel 1521 e viene seppellito in “San Pier Maggiore”.

Bibliografia

Incarnazione di Cristo e santi (Uffizi) di Piero di Cosimo

Piero di Cosimo: Incarnazione di Cristo e santi (Uffizi)

Piero di Cosimo: Incarnazione di Cristo e santi (Uffizi)
Piero di Cosimo: Incarnazione di Cristo e santi, cm. 206 x 172, Galleria degli Uffizi, Firenze.

Sull’opera: “Incarnazione di Cristo e santi” è un dipinto autografo di Piero di Cosimo (Piero di Lorenzo), realizzato con tecnica a olio su tavola intorno al 1500-05, misura 206 x 172 cm. ed è custodito nella Galleria degli Uffizi a Firenze. 

 L’opera venne commissionata dal cardinale Leopoldo de’ Medici per la propria raccolta, quindi venne ubicata nella cappella della chiesa dei Frati de’ Servi, dalla quale venne rimossa — e fu l’affronto più violento fatto a Piero di Cosimo in tre secoli —  nel 1670. Tale leggerezza nei confronti dell’artista comportò anche la perdita della predella.

Il Vasari così descrive la tavola: “[…] fu allogata a Piero una tavola alla cappella de’ Tedaldi nella chiesa dei Frati de’ Servi […] nella quale finse Nostra Donna ritta che è rilevata da terra da un dado, e con un libro in mano, senza il figliuolo, che alza la testa al cielo e sopra a quella è lo Spirito Santo che la illumina. Ne ha voluto che altro lume che quello che fa la colomba lumeggi lei e le altre figure che le sono intorno, come una Santa Margherita e una Santa Caterina che la adorano ginocchioni, e ritti sono a guardarla S. Pietro. S. Giovanni Evangelista insieme con S. Filippo, frate de’ Servi e S. Antonino arcivescovo di Firenze; oltra vi fece un paese bizzarro e per gli alberi strani e per alcune grotte. E per il vero ci sono parti bellissime, come certe teste che mostrano e disegno e grazia oltra il colorito molto continovato; e certamente che Piero possedeva grandemente il colorire a olio. Fecevi la predella con alcune storiette piccole molto ben fatte; ed in fra l’altre ve n’è una quando S. Margherita esce dal ventre del serpente, che per aver fatto quello animale contraffatto e brutto, non penso che in quel genere si possa veder meglio, mostrando il veleno per gli occhi, il fuoco e la morte in un aspetto veramente pauroso”.

La maggior parte degli studiosi di storia dell’arte mette in relazione il presente dipinto con la pittura di Leonardo, evidenziando soprattutto le affinità nella “sfumatura”  (il colore “continovato” di cui parla il Vasari) e collocandola quindi nel primo quinquennio del nuovo secolo.

Le Storie di Sileno (Cambridge) di Piero di Cosimo

Piero di Cosimo: Le Storie di Sileno (Cambridge)

La scoperta del miele
Piero di Cosimo: Le Storie di Sileno – La scoperta del miele  (Cambridge)
Disavventure di Sileno
Piero di Cosimo: Le Storie di Sileno – Disavventure di Sileno  (Cambridge)

Sulle opere: Le “Storie di Sileno”, ovvero “La scoperta del miele” e le “Disavventure di Sileno”, sono raffigurate in due dipinti autografi di Piero di Cosimo (Piero di Lorenzo), realizzati con tecnica a olio su tavola, misurano rispettivamente 80 x 128,5 e 76,2 x 126,5 cm. La prima è custodita nell’Art Museum di Worcester (Mass:); l’altra, nel Fogg Art Museum di Cambridge (Mass.).

A proposito delle composizioni in esame il Vasari scriveva: “Lavoro per Giovanni Vespucci che stava dirimpetto a S. Michele della via de’ Servi, oggi di Pier Salviati, alcune storie baccanarie che sono intorno a una camera; nelle quali fece sì strani fauni, satiri, silvani e putti, e baccanti, che è una meraviglia vedere la diversità de’ zaini e delle vesti, e la varietà delle cere caprine, con una grazia ed imitazione verissima. Evvi in una storia Sileno a cavallo su uno asino con molti fanciulli, chi lo regge e chi gli da bere; e si vede una letizia al vivo fatta con grande ingegno”.

I due dipinti vennero pubblicati per la prima volta nel 1857 da Waagen (Galleries and Cabineis or Art in Great Britain, 1857), proprio con l’attribuzione a Piero di Cosimo – senza però alcun richiamo agli scritti del Vasari – quando ancora facevano parte della raccolta inglese Sebright di Beechwood. Fu fu Ulmann (“JPK” 1896) che li identificò con il ciclo descritto dal grande aretino.

Per quanto riguarda la cronologia delle due tavole, eccetto Langton Douglas (1946), che le colloca intorno agli ultimi anni del Quattrocento, le datazioni avanzate da gran parte della critica coprono un periodo compreso tra il 1499 (riferito all’acquisto del palazzo da parte della famiglia Vespucci) ed il 1515.

La data più probabile invece, quella proposta da Zeri (“P” 1959), oscilla fra il 1505 e il 1507, in considerazione dello stile, quando cioè si stava spegnendo in Piero l’antico influsso nordico per dare posto alla componente leonardesca. Conferma di questa tesi, per esempio, può essere “Incarnazione di Cristo con i santi” degli Uffizi, che presenta alcune consonanze con la paesaggistica delle presenti “Storie”.

Mentre “la scoperta del miele” si trova in ottimo stato di conservazione, la tavola delle “Disavventure di Sileno” si presenta alquanto consunta, soprattutto da un disastroso restauro a base di soda caustica.

Citazioni e critica su Piero di Cosimo (Piero di Lorenzo)

Citazioni e critica su Piero di Cosimo (citazioni tratte dai “Classici dell’Arte”, Rizzoli Editore)

Pagine correlate: Biografia e vita artisticaLe opere – La critica dalle Vite di Vasari – Il periodo artisticoBibliografia.

Come hanno parlato di Piero di Cosimo gli studiosi di Storia dell’arte:

Additiamo pertanto in primo luogo a Parigi nel Louvre la Madonnina col Bambino sulle di lei ginocchia in atto di stendere la mano verso una colomba che simboleggia lo Spirito Santo, quivi collocato fra gli ignoti di scuola fiorentina.

Il suo gusto [di Piero di Cosimo] vi si appalesa indubbiamente tanto nell’intonazione calda dell’incarnato quanto nello strano panneggiamento variopinto onde si compiace adornare la figura della Vergine.

Nel modo di trattare le forme si scorge una mira particolare ad ottener l’effetto del tondeggiamento, che gli è consueto, di più in quella del putto, che è ignudo, è sensibile l’affinità con Leonardo da Vinci col quale in realtà ebbe dei rapporti, come già ebbe a constatare il Vasari.

A proposito poi del biografo aretino vogliamo appunto osservare in questo luogo che la vita da lui tracciata di Piero di Cosimo ci porge un desiderato lume a confermare il giudizio nostro intorno a tre quadri di lui, de’ quali, come osservano gli annotatori del Vasari all’edizione Le Monnier, s’ignorava fin qui il destino.

Intendiamo parlare innanzi tutto di un busto in profilo rappresentante, stando all’iscrizione sottoposta, le sembianze di Simonetta Vespucci intesa nel tempo stesso come un’antica Cleopatra, porgendo essa un serpe avvinto al collo, secondo l’uso degli artisti del Rinascimento di lusingare spesso l’amor proprio dei ritrattati, specialmente se del bei sesso, coll’aggiungere loro qualche attributo di Santo o di qualche persona dell’antichità celebre per virtù o per bellezza […] benché il dipinto venga dal catalogo attribuito ad Antonio del Pollaiolo noi non crediamo andare errati scoprendo bene impresse le note caratteristiche del fantastico pittore, mentre il nome di Piero ci sembra più giustificato di quello del Botticelli che pure ebbe a’dipingere la “bella Simonetta”. frizzoni, L’arte italiana nella Galleria Nazionale di Londra, in “Archivio Storico Italiano”, 1879.

Piero di Cosimo […] giocondo e facile pittore, forte ed armonioso colorista, che risuscitava liberamente col suo pennello le favole pagane. G. d’annunzio, 7; piacere, libro I, cap. II, 1889.

II quadro [la Visitazione ora a Washington] è stato dipinto sotto l’influsso nordico e segna, nello sviluppo di Piero, una svolta significativa. Attraverso lo studio della pittura dei Paesi Bassi egli perviene ad una finezza di dettagli che nessun altro fiorentino ha mai raggiunto. È forse uno dei quadri più caratteristici del periodo giovanile del maestro ed abbiamo citato nell’introduzione, per definire il carattere dell’arte di Piero, le parole di lode che il Vasari tributa a questo quadro per le sue verità naturali, quasi a “trompe-l’oeil”, nella resa dei particolari. Queste parole si riferiscono soprattutto alla particolare attenzione che il pittore ha dedicato ai due vecchi santi i cui modelli furono senza dubbio i santi di Hugo van der Goes… Tutti e due sono divisi dalla scena vera e propria della Visitazione da un gradino e da due pilastri ai lati; tutti e due sono chiusi in se stessi, ne dan segno di curarsi di quanto avviene attorno a loro: un motivo che raramente si trova nell’arte italiana […] ogni ruga, ogni peluzzo del volto o delle mani di queste due figure, perfettamente caratterizzate, furono eseguiti con una cura, con un amore che deve comunque meravigliare in un fiorentino. È mirabile come la predisposizione di Piero al dato sensibile sia andata così vicino a quella dei nordici. Ma lo psicologo Piero non si contenta di rappresentare il carattere di persone che si trovano in uno stato di calma spirituale, ma vuole descrivere anche i moti di una maggiore tensione psichica; l’occasione gli viene offerta dal gruppo centrale delle due donne che s’incontrano. Su di un podio innalzato su un gradino si incontrano le due donne investite dai raggi del sole e gettano ombre dense sul pavimento dai toni rosati. Le due donne si fissano negli occhi, come nella consapevolezza del destino che le attende, e si stringono la mano; e mentre Maria, in atto di saluto e per placare l’emozione dell’altra, pone la mano sinistra sulla spalla della vecchia Elisabetta, questa alza la mano in segno di meraviglia perché la Madre del suo Signore è venuta da lei.

Piero affronta questo bei motivo dal lato del sentimento e cerca di esprimere questa profonda corrispondenza fra le due figure, evitando tuttavia quella emozione intellettuale che danno le figure dell’Albertinelli, del Pontormo, di Andrea del Sarto. Di fronte alla loro soverchia ‘emozione’ che, totalmente estranea ai personaggi, è affidata solo a interessanti motivi formali, le due donne di Piero sono legate fra loro in misura strettissima; esse esprimono partecipazione interiore al destino l’una dell’altra e un tranquillo affidarsi alla propria sorte. È, dal punto di vista psicologico, la più bella Visitazione che sia stata dipinta a Firenze. Anche quella del Ghirlandaio in Santa Maria Novella le è nettamente inferiore: è solo un incontro molto formale fra due eminenti ricche borghesi fiorentine piene di sussiego e di contegno […].  F. knapp, Piero di Cosimo, ein Uebergangsmeister von Florentiner Quattrocento zum Cinquecento, 1899.

Per chiudere questo argomento [cioè la “questione dei contrasti” delle membra] con un esempio più completo, metteremo a confronto due quadri, la Venere del quadro Venere e Marte di Piero di Cosimo e la Venere giacente del Tiziano agli Uffizi; e in questo caso Tiziano rappresenta il Cinquecento anche se non appartiene all’Italia centrale, poiché non vi era un’opera che più di questa si prestasse a un simile confronto. In tutte e due i quadri si vede una donna nuda distesa. Si vorrà naturalmente spiegare la diversità dell’effetto con la diversità dei corpi, ma se anche si ammette che qui vien messa a confronto una bellezza cinquecentesca molto più molle, come l’abbiamo già osservata nel Franciabigio, con una creatura rigida, propria del Quattrocento, e che una figura ispirata al gusto cinquecentesco deve avere in ogni modo il merito di una migliore chiarezza, poiché le forme solide e raccolte vengono accentuate in confronto agli elementi più molli e delicati, pure restano sempre alcune differenze nella maniera di rendere la forma: da una parte lo stile è frammentario e difettoso, dall’altra ha raggiunto una chiarezza perfetta. Anche chi conosce assai poco l’arte italiana, comincerà a inarcare le ciglia dinanzi al quadro di Piero di Cosimo, appena consideri il disegno della gamba destra, che segue una linea uniforme parallela alla cornice. Può anche darsi benissimo che il modello si presentasse in questo modo; ma perché il pittore ne è rimasto soddisfatto? Perché non accenna neppure all’articolazione della gamba? Non ne sentiva evidentemente il bisogno. La gamba è stesa, ma non avrebbe un aspetto diverso se fosse completamente rigida; sopporta un gran peso ed è quasi schiacciata, ma è proprio contro queste insufficienze della rappresentazione che il nuovo stile si ribella. Non si deve dire che Piero di Cosimo è un disegnatore peggiore di Tiziano; qui si tratta vera­mente di differenze stilistiche e chi prosegue lo studio del problema vedrà quanto lontano giungano le analogie. Perfino nei disegni gio­vanili di Dürer si potrebbero trovare degli esempi simili a quelli di Piero di Cosimo.

Il corpo, spostato in avanti com’era d’uso nel Quattrocento, si piega da una parte. Non è una bella posa, ma noi concederemmo volentieri all’artista questo omaggio al realismo, se egli non avesse interrotto il fluire armonico delle linee tra il corpo e le gambe. Manca quel trapasso da una forma all’altra che pure è un’esigenza capitale della raffigurazione.

E così il braccio sinistro scompare d’improvviso all’altezza della spalla, senza che neppure un tratto lasci immaginare dove sia andato a finire, sinché ad un certo punto se ne vede una mano, che gli deve pur appartenere, ma in cui lo sguardo non riesce a scoprire una dipendenza logica.

Se poi si chiedesse la spiegazione di certi elementi funzionali, come cioè il braccio appoggiato possa sostenere il busto, la testa voltarsi da una parte, e il polso articolarsi in quel modo, si rimarrebbe senza risposta. Tiziano, invece, non solo rende con perfetta chiarezza il corpo nella sua struttura ne ci lascia incerti sopra un solo punto, ma anche gli elementi funzionali sono giustificati, parsimoniosamente, ma sempre a sufficienza. Non vogliamo neppur parlare della morbidezza della linea che (dal lato destro) discende con un tratto uguale come sospinto da un ritmo ondeggiante […].  H. wólfflin, Die klassische Kunst-Eine Einfuhrung in die italienische Renaissance, 1899.

Ma il vero patriarca dei pittori appartenenti alla cosiddetta età dell’oro fiorentina non fu Cosimo Rosselli, bensì Piero, allievo di Cosimo e poi a lungo il primo aiutante della sua bottega. Egli rappresenta una versione più debole del lato fantastico di Leonardo, così come il Baldovinetti, per il suo sperimentare nuove tecniche pittoriche, può considerarsi una versione più debole del lato scientifico di quel poliedrico genio. Da lui ci aspetteremmo, perciò, un vasto numero di appunti per le sue strane e bizzarre visioni; ma nulla si è conservato fino a noi. Scomparso è perfino il taccuino di schizzi di animali che il Vasari dice aver visto nella raccolta del Duca Cosimo. I pochi disegni superstiti sono studi per ritratti o per soggetti sacri o per paesaggi che non presentano l’artista in una luce trasfigurante ne in alcuna sua fase segnatamente fantastica e lo rivelano, in complesso, quale mediocre disegnatore, confermando l’impressione data dai suoi dipinti, che egli fosse un animoso ed avido eclettico. Nessuna meraviglia quindi, che gli sparsi suoi disegni portassero fino a poco tempo fa, come tanti suoi quadri, i nomi dei maestri ch’egli imitò, soprattutto dei maestri ch’egli imitò più assiduamente, Luca Signorelli e Lorenzo di Credi.   B. berenson, The Drawings of the Fiorentine Painters, 1903.

Ma l’evento di gran lunga più interessante e sensazionale di questa esposizione [quella del Burlington Fine Arts Club dell’inverno 1921] è la ricomparsa del grande pannello di Pier di Cosimo, di proprietà del principe Paolo di Serbia, che rappresenta l’Incendio della foresta. Non si può affermare ch’esso getti una nuova luce sulla personalità più singolare e curiosa dell’arte fiorentina del momento, che essa era da tempo già perfettamente caratterizzata; ma forse in nessun altro dipinto le sue doti di immaginazione e di fantasia emergono con tanta chiarezza.

Nel Quattrocento Firenze offrì uno di quei rari momenti nella storia della civiltà in cui il peso della massa sull’individuo fu meno oppressivo del solito. Idiosincrasie e capricci del singolo erano liberalmente accettati; fu quello un momento in cui le mode raramente si avventuravano ad imporsi sul gusto individuale. Ma pur tuttavia nel Quattrocento a Firenze vi fu un solo Piero di Cosimo, vi fu una sola personalità di tanto stravagante e farouche individualismo, e un solo artista che fu capace di tale singolare fantasia.

Anche ai suoi contemporanei, che ammiravano e incoraggiavano l’inclinazione peculiare della sua mente, Piero dovette sembrare un po’ strano, e alla generazione successiva, che non avvertì più l’antica e bella frenesia del primo rinascimento, Piero dovette apparire già alquanto riprovevole. Così che il saggio e accorto Vasari – nonostante che confessi una particolare affezione per la sua opera — comincia la sua biografia, nella prima edizione, con una piccola predica sulla follia o almeno sulla depravazione di un individuo così sconsiderato.    R. Fry futures at the Burlington Fine Arts Club, in “The Burlington Magazine”, 1921.

Che cosa di più naturale, infatti, per un pittore giunto da Venezia si parla del soggiorno fiorentino del Savoldo] che l’intavolare relazione con l’artista che più aveva tenuto vivo in Firenze il commercio intelligente fra le qualità formali e quelle cromatiche, in un risultato ampio, libero, e ad un tempo potentemente fantastico, quale il Savoldo, per l’analogia stessa del suo temperamento, doveva certamente desiderare? […] Che cosa di più affine, nella mistura di nordiche lontananze rese intime, e di giustezze italiane nelle zone spaziali e cromatiche, che i paesaggi veri e sognati di Piero nei sublimi cassoni del Ricketts, di New York e del Principe di Serbia [si tratta della Battaglia fra Centauri e Lapiti e delle ‘storie’ dell’umanità primitiva] e questo misterioso paese [nella Venere dormiente della Galleria Borghese] dove soltanto è più chiaro il punto di partenza dalla sintesi prospettica del Bellini, invece che da quella dei toscani?   R. longhi, Precisioni nella Galleria Borghese 1928.

[…] se Freud ha potuto considerare Leonardo dal punto di vista della psicanalisi, apparirà per lo meno lecito, e soprattutto per epoche rivoluzionarie, come la Rinascenza, studiare molti altri artisti dal punto di vista del Surrealismo […] [come] Piero di Cosimo, una personalità nella quale le forze più inquietanti della pittura fiorentina del Rinascimento si sublimano come in nessun altro pittore dell’epoca. […]. Quante contraddizioni in quest’uomo! Un’angoscia quasi morbosa, un evitare tutto ciò che è normale, ma per non lasciarsi sfuggire, cercando di realizzarla troppo presto, l’essenza delle cose; un’istintiva, impavida simpatia per tutte le curiosità e tutte le stranezze, e la tendenza a perdervisi come in un gioco; un eroico bisogno di rendersi indipendente da ogni ordine sociale, ma anche il bisogno di mascherare questa sua indipendenza con una vita da bohémien colla ricerca dell’originalità ad ogni costo, con una specie di clownerie: la passionalità di un rivoluzionario insomma, ma ossessionato dalle proprie idee, da rimedi mistici e magici per migliorare il mondo. Ogni grande arte è rivoluzionaria. Ma a Piero di Cosimo importa soprattutto una vita rivoluzionaria vissuta realmente, anche se qualche volta bizzarramente espressa. Quel che egli cerca è una primitività dell’esistenza che sia nello stesso tempo un ribellarsi e uno sfuggire alla propria epoca. L’odio contro l’esagerato formalismo di una società stanca, che, anche alla corte di Lorenzo de’ Medici, si compiaceva di speculazioni misticheggianti, di intellettualismi umanistici e di retorici abbandoni a romantiche civetterie naturalistiche, gli ispira una appassionata nostalgia per la intatta originalità e per la selvaggia forza della natura. Lontano da ogni piagnucoloso romanticismo, si manifesta in lui un senso primordiale del cosmo, alle cui eterne leggi della vita e della morte egli sente aderire la propria vita. E Piero barcolla come ogni uomo fra un’orgiastica energia di vita e una profonda ansia di morte, ma questa assumerà in lui forme quasi paranoiche e infine il carattere di una vera e propria mania di persecuzione. […] Piero di Cosimo fu il primo pittore mitico dei tempi moderni. Ma dovremo vedere in lui anche il primo pittore d’un paesaggio cosmico. G. pudelko, Piero di Cosimo-Peintre Bizarre, in “Minotaure”, 1938.

Opere di Piero di Cosimo (Piero di Lorenzo)

Pagine correlate alle opere di Piero di Cosimo: Biografia e vita artistica del pittore – La critica – Il periodo artistico – Bibliografia.

01 Piero di Cosimo - Simonetta Vespucci
Simonetta Vespucci, cm. 57 x 42, Musée Condè, Chantilly.

I quadri di  Piero di Cosimo.

02 Piero di Cosimo - Madonna con il Bambino

Madonna con il Bambino, cm. 83 x 56, Collezioni reali di Stoccolma.

03 Piero di Cosimo - Visitazione con i santi Nicola e Antonio Abate

Visitazione con i santi Nicola e Antonio Abate, cm. 184 x 189, National Gallery of Art,  Washington.

04 Piero di Cosimo - Pala del Pugliese

Pala del Pugliese, cm. 255 x 170, City Art Museum, Saint Louis.

05 Piero di Cosimo - Storie dell'umanità primitiva

Storie dell’umanità primitiva, Metropolitan Museum di New York e Ashmolean Museum di Oxford

07 Piero di Cosimo - Madonna con il bambino

Madonna con il Bambino, cm. 87 x 58, Louvre, Parigi.

08 Piero di Cosimo - Madonna adorante il bambino

Madonna adorante il Bambino, cm. 160 (diam.), Museum of Art, Toledo (Ohio).

09 Piero di Cosimo - La caduta di Vulcano

La caduta di Vulcano, cm. 155 x 174, Wadsworth Athenaeum, Hartford (Conn.).

10 Piero di Cosimo - Vulcano e Eolo

Vulcano e Eolo, cm. 155,6 x 166,4, National Gallery of Canada, Ottawa.

11 Piero di Cosimo - Madonna con il bambino angeli e santi

Madonna con il Bambino angeli e santi, cm. 203 x 197, Galleria dello Spedale degli Innocenti, Firenze.

12 Piero di Cosimo - Madonna con il bambino e San Giovannino

Madonna con il Bambino e San Giovannino, diam. cm. 93, Musée des Beaux Arts, Strasburgo.

13 Piero di Cosimo - Ritratto di Giuliano da Sangallo

Ritratto di Giuliano da Sangallo, cm. 47,5 x 33,5, Rijksmuseum, Amsterdam.

14 Piero di Cosimo - Ritratto di Francesco Giamberti

Ritratto di Francesco Giamberti, cm. 47,5 x 33,5, Rijksmuseum, Amsterdam.

15 Piero di Cosimo - Incarnazione di Cristo e Santi

Incarnazione di Cristo e santi, cm. 206 x 172, Galleria degli Uffizi, Firenze.

16 Piero di Cosimo - Santa Maria Maddalena

Santa Maria Maddalena, cm. 72 x 53, Galleria Nazionale, Roma.

17 Piero di Cosimo - Madonna col bambino e angeli

Madonna col Bambino e angeli, cm. 116 x 85, collezione Cini, Venezia.

18 Piero di Cosimo - Storie di Sileno

Storie di Sileno

19 Piero di Cosimo - Storie di Prometeo

Storie di Prometeo

20 Piero di Cosimo - Madonna con bambino San giovannino Santa Margherita e angeli

Madonna col Bambino, San Giovannino, Santa Margherita e angeli, diam. cm. 135, Philbrook Art Center, Tulsa (Oklaoma).

21 Piero di Cosimo - Adorazione del bambino

Adorazione del bambino, diam. cm. 146, National Gallery of Art di Washington.

Le Storie di Prometeo di Piero di Cosimo

Piero di Cosimo: Le Storie di Prometeo

Piero di Cosimo: Le Storie di Prometeo - Il mito di Prometeo, Alte Pinakothek, Monaco di Baviera
Piero di Cosimo: Le Storie di Prometeo – Il mito di Prometeo , Alte Pinakothek, Monaco di Baviera.
Il mito di Prometeo, Musées des Beaux Arts, Strasburgo
Piero di Cosimo: Il mito di Prometeo, Musées des Beaux Arts, Strasburgo.

Sulle opere: Le “Storie di Prometeo”, ovvero “Il mito di Prometeo” ed “Il mito di Prometeo”, sono raffigurate in due composizioni autografe di Piero di Cosimo (Piero di Lorenzo), realizzate con tecnica a olio su tavola intorno al 1515-20, misurano rispettivamente 68 x 120 e 64 x 116 cm. La prima è custodita nell’Alte Pinakothek a Monaco di Baviera; l’altra, nel Musées des Beaux Arts a Strasburgo. 

 Secondo C. Kerényi (“Gli dei e gli eroi della Grecia”, Milano 1963), in relazione al tema che conferisce all’eroe – tra l’atro – la funzione di creatore del genere umano, le due tavole in esame – probabilmente due spalliere di cui non si conosce la provenienza –  appartengono al periodo più tardo dell’artista.

 Nel “Mito” custodito a Monaco di Baviera Prometeo (zona di sinistra), alla presenza Epimeteo, suo fratello, sta plasmando l’uomo e, dopo aver terminato la statua, si presenta a Minerva (zona di destra) che lo conduce in cielo (sempre nella zona di destra ma in alto).

Panofsky (1939) mette in relazione l’aspetto iconologico delle due tavole con le “Storie dell’umanità primitiva” del Metropolitan Museum di New York, considerandole come punto finale delle vicende umane, che vedono l’uomo ormai pienamente partecipe dei segreti celesti.

Per quanto riguarda la cronologia dei due pannelli, tutti i più celebri studiosi di storia dell’arte sono concordi nel collocarli nel tardo periodo dell’artista. Infatti, non tenendo conto della semplificazione strutturale, né della ricerche di armonia e simmetria, la paesaggistica, che si presenta con gli alberi a gocce luminose, di ventagli, di corimbi, si riferisce al manierismo fiorentino del secondo decennio del Cinquecento. Si pensi al complesso pittorico della Camera Borgherini realizzata da pittori come il Granacci, Bachiacca, Andrea del Sarto e Pontormo, la cui collocazione cronologica più verosimile comprende il periodo 1515-20.

Le due opere si trovano in cattivo stato di conservazione.

Madonna col Bambino, San Giovannino, Santa Margherita e angeli di Piero di Cosimo

Piero di Cosimo: Madonna col Bambino, San Giovannino, Santa Margherita e angeli

Piero di Cosimo: Madonna col Bambino, San Giovannino, Santa Margherita e angeli
Piero di Cosimo: Madonna col Bambino, S. Giovannino, S. Margherita e angeli, diametro cm. 135, Philbrook Art Center, Tulsa (Oklaoma).

Sull’opera: “Madonna col Bambino, S. Giovannino, S. Margherita e angeli” è un dipinto autografo di Piero di Cosimo (Piero di Lorenzo), realizzato con tecnica a olio su tavola, ha un diametro di 135 cm. ed è custodito nel Philbrook Art Center a Tulsa (Oklaoma). 

 Ancor quando si trovava nel vecchio continente in una raccolta privata,  la tavola venne pubblicata da Adolfo Venturi (“A” 1930) con l’attribuzione a Piero di Cosimo. Nel 1931 passò alla collezione Kress.

L’autografia di Piero fu più tardi messa in dubbio da Berenson che la riferì ad una rosa di probabili artisti (Francesco Granacci, Jacopo dell’Indaco e Giuliano Bugiardini). Anche il Suida, nel catalogo del Museo di Houston, da lui redatto nel 1953, dove la tavola si trovava prima di passare al Philbrook Art Center di Tulsa, lo ipotizza del Granacci ma ideato ed iniziato da Piero.

Nonostante la mancanza di vigore della stesura pittorica, certamente causata dal tempo, la qualità cromatica appare assai pregiata. L’episodio si sviluppa immediato e spontaneo:

  • santa Margherita viene distolta per un istante dalla lettura;

  • i due angeli, sorpresi da qualcosa che sta destando la loro curiosità, stanno domandasi la ragione;

  • san Giovannino sembra che voglia distrarre il piccolo Gesù proponendogli un nuovo gioco.

Un dialogo, questo, abbastanza variato tra i componenti della sacra raggruppazione, ove si evidenziano i nuovi influssi leonardeschi fiorentini del periodo 1515-20.