Profilo femminile di Antonio (o Piero) del Pollaiolo

 Antonio (o Piero) del Pollaiolo: Profilo femminile

Antonio del Pollaiolo: Profilo femminile
Profilo femminile, cm. 46 x 34, Museo Poldi Pezzoli, Milano (foto da Wikimedia Commons).  Particolare.

Sull’opera: “Profilo femminile” è un dipinto variamente assegnato a Piero o Antonio del Pollaiolo, realizzato con tecnica a olio su pannello di legno intorno al 1470-72, misura 46 x 34 cm. ed è custodito nel Museo Poldi Pezzoli a Milano. 

La composizione in esame, impiegata come simbolo dal Museo Poldi Pezzoli, è conosciuta anche con il titolo “Ritratto di ignota” o “Ritratto di giovane dama”.

Per quanto riguarda l’autografia il dipinto è variamente assegnato a Piero o ad Antonio del Pollaiolo.

Un leggerissimo bagliore di ciclo si sta attenuando nella zona alta della composizione, e la consistenza materica dell’ignoto viso richiama una realtà di modellato ancor più penetrante, animato da una sottile vivacità che si irradia dall’elegante profilo al luminare delle perle e al delicato arabescato che ne orna la capigliatura.

L’Annunciazione di Antonio (o Piero) del Pollaiolo

Antonio (o, più verosimilmente, Piero) del Pollaiolo: L’Annunciazione

Antonio del Pollaiolo: Annunciazione
Annunciazione, cm. 150 x 174, Museo di Stato, Berlino.

Sull’opera: “L’Annunciazione” è un dipinto di Antonio (o, più verosimilmente, di Piero) del Pollaiolo, realizzato con tecnica a olio su tavola intorno al 1480-85, misura 150 x 174. cm. ed è custodito nel Museo di Stato a Berlino. 

La tavola in esame, completamente eseguita con tecnica ad olio, è attribuita generalmente a Piero del Pollaiolo, anche se il Berenson, il Cavalcaselle, Adolfo Venturi e Van Marle ritengono che il concepimento possa essere di Antonio.

Di Piero si evidenziano soprattutto le minute ed armoniose decorazioni delle architetture e dei panneggi delle due figure.

Santa Maria Egiziaca Assunta in cielo di Antonio del Pollaiolo

Antonio del Pollaiolo: Santa Maria Egiziaca Assunta in cielo

Antonio del Pollaiolo: Santa Maria Egiziaca Assunta in cielo
Santa Maria Egiziaca Assunta in cielo, cm. 199 x 160, Museo del Pollaiolo, Staggia Senese. (foto da Wikimedia Commons).

Sull’opera: “Santa Maria Egiziaca Assunta in cielo” è un dipinto autografo di Antonio del Pollaiolo, realizzato con tecnica a olio e tempera su tavola intorno al 1460, misura 199 x 160 cm. (altre fonti indicano 209,5 x 166,2 cm.) ed è custodito nel Museo del Pollaiolo a Staggia Senese. 

La composizione in esame è conosciuta anche con il titolo “Assunzione di Santa Maria Maddalena”.

In precedenza era ubicata, sin dalle origini, nella pieve di santa Maria a Staggia.

L’opera fu commissionata all’artista dal notaio Bindo Grazzini, originario di quel piccolo borgo fortificato ma che a quel tempo si trovava a Firenze per motivi di lavoro.

Il notaio essendo particolarmente devoto a Maria Maddalena dedicò ad essa un piccolo ospedale nel paese natale ed una cappella nella pieve. Per molto tempo la tavola venne dimenticata; fu riscoperta soltanto nel 1899 da Guido Carocci.

Sei anni dopo venne pubblicata dal Berenson che gli restituì la giusta importanza.

Profilo di fanciulla (Berlino) di Antonio del Pollaiolo

Antonio del Pollaiolo: Profilo di fanciulla

Antonio del Pollaiolo: Profilo di fanciulla
Profilo di fanciulla, cm. 51 x 35, Museo di Stato, Berlino (foto da Wikimedia Commons).

Sull’opera: “Profilo di fanciulla” è un dipinto autografo di Antonio del Pollaiolo, realizzato con tecnica a tempera su tavola, misura 51 x 35 cm. ed è custodito nella Gemäldegalerie a Berlino. 

In precedenza il dipinto, realizzato a tempera su tavola, era attribuito dal Bode  – e confermato dal Longhi e dal Van Marle – a Domenico Veneziano (Domenico di Bartolomeo: Venezia, 1410 – Firenze, 1461).

   Adolfo Venturi vi evidenziò molte affinità con il “Profilo femminile” del Museo Poldi Pezzoli, considerandola, a tutti gli effetti, opera giovanile di Antonio del Pollaiolo.

Lo studioso ebbe anche la sottoscrizione del Snida, Gamba, Salmi, Toesca, e Ortolani.

Tobiolo e l’Arcangelo Raffaele di Antonio del Pollaiolo

Antonio del Pollaiolo: Tobiolo e l’Arcangelo Raffaele

Antonio del Pollaiolo: Tobiolo e l'Arcangelo Raffaele
Tobiolo e l’Arcangelo Raffaele, cm. 187 x 118, Galleria Sabauda di Torino.

Sull’opera: “Tobiolo e l’Arcangelo Raffaele” è un dipinto assegnato ad Antonio del Pollaiolo, misura 187 x 118 cm. ed è custodito nella Galleria Sabauda di Torino. 

Questa composizione, realizzata dall’artista (probabilmente Antonio) in epoca giovanile, trae il suo fascino dall’armoniosa relazione tra le figure e la penetrante dilatazione spaziale.

 Per quanto riguarda l’autografia, il Cavalcasene, il Berenson e la Cruttwell intendono l’opera realizzata da entrambi i “del” Pollaiolo, mentre il Venturi vi identifica le caratteristiche del periodo di S. Miniato al Monte.

Pala del cardinale del Portogallo di Antonio (o Piero) del Pollaiolo

Antonio (o Piero) del Pollaiolo: Pala del cardinale del Portogallo – I santi Vincenzo Giacomo e Eustachio

Antonio del Pollaiolo: I santi Vincenzo Giacomo e Eustachio
I santi Vincenzo Giacomo e Eustachio, cm. 172 x 179, Galleria degli Uffizi di Firenze. Galleria degli Uffizi.

Sull’opera: la “Pala del cardinale del Portogallo”, o “I santi Vincenzo Giacomo e Eustachio”, è un dipinto di Antonio (o Piero) del Pollaiolo, realizzato su tavola intorno al 1476-77, misura 172 x 179 cm. ed è custodito nella Galleria degli Uffizi a Firenze. 

Della storia della tavola in esame si conosce ben poco. Fu per la prima volta descritta dall’Albertini che l’assegnò a Piero. Il Vasari l’attribuiva invece ad entrambi i fratelli. La composizione è considerata, quasi all’unanimità, come opera realizzata in collaborazione fra i due. Il Cavalcaselle per il “vivace colorito” – con l’approvazione del Berenson – l’assegnava a Piero.

Il dipinto, conosciuto anche come “La pala del cardinale del Portogallo”, in precedenza era ubicato sull’altare della cappella funebre – per l’appunto –  del cardinale di Sant’Eustachio (Giacomo del Portogallo, che acquisì una stretta parentela con la famiglia reale portoghese). Questi morì a Firenze nel 1459 in quello che doveva essere per lui un breve soggiorno per transito.

Per il cardinale ed i suoi importantissimi parenti si cercarono i migliori artisti nell’ambito fiorentino per la realizzazione di una cappella funebre all’altezza del suo status regale, considerata come il capolavoro di quel gusto per la Copia et Varietas assai in voga in Toscana tra gli anni Quaranta e Sessannta di quel secolo.

Alla decorazione della cappella collaborarono i fratelli Bernardo ed Antonio Rossellino, Alessio Baldovinetti e Luca della Robbia. La pala in esame fu affidata a Piero ed Antonio del Pollaiolo (anche se, come sopra anticipato, è controversa l’assegnazione a Piero o ad Antonio, l’ipotesi prevalente vuole il secondo come esecutore delle parti più importanti).

Nell’Ottocento l’opera venne trasferita agli Uffizi di Firenze, lasciando in loco una riproduzione.

Nel 1994, in seguito ad un restauro realizzato da Alessandro Cecchi, si evidenziò una tecnica in soluzione del tutto nuova per la pittura locale di quel periodo: su un supporto di rovere fu eseguita un’imprimitura certamente oleosa, che richiamava una tipica soluzione allora impiegata nella pittura fiamminga.

Angelo reggicortina di Antonio del Pollaiolo

Antonio del Pollaiolo: Angelo reggicortina

Antonio del Pollaiolo: Angelo reggicortina, (particolare)
Angelo reggicortina, (particolare), San Miniato al Monte, Firenze.

Sull’opera: “Angelo reggicortina” è un dipinto di Antonio del Pollaiolo, realizzato con tecnica a fresco e ad olio su muro intorno al 1467-68 ed è custodito nella Basilica di San Miniato al Monte a Firenze. 

Da documentazioni certe si ricava che la composizione – iniziata a fresco su muro – fu realizzata dopo l’1ottobre 1467 e portata a termine con la tecnica ad olio, che il Baldovinetti insegnò al Veneziano.

La bellezza e l’eleganza della figura si evidenzia dal forte contrasto con lo scorcio che ben rende il profilo dell’immagine, inserita in una volumetria variegata di albeggianti nuvole.

Davide vincitore di Antonio del Pollaiolo

Antonio del Pollaiolo: Davide vincitore

Antonio del Pollaiolo: Davide vincitore
Davide vincitore, cm. 46 x 34, Museo di Stato, Berlino.

Sull’opera: “Davide vincitore ” è un dipinto del Antonio del Pollaiolo, realizzato con tecnica a tempera su tavola, misura 46 x 34 cm. ed è custodito nel Museo di Stato a Berlino. 

La tavoletta è unanimemente riconosciuta come appartenente al periodo giovanile di Antonio, che già in questa composizione si rivela un colorista di alto gusto negli effetti delle variazioni cromatiche, che vanno dal grigio tendente all’ardesia ai bruni del velluto, dai candidi bianchi dell’ermellino agli azzurri oltremarini della tunica.

 In questa composizione viene definito il più intenso preludio dello stile botticelliano.

 

La carità di Antonio (o, più verosimilmente, Piero) del Pollaiolo

La Carità del Pollaiolo

La Carità del Pollaiolo
La Carità del Pollaiolo, cm. 157 x 77, Galleria degli Uffizi di Firenze. Galleria degli Uffizi

Sull’opera: “La Carità” è un dipinto attribuito ad Antonio (o più verosimilmente a Piero) del Pollaiolo, realizzato con tecnica a olio su tavola intorno al 1469-70, misura 157 x 77 cm. (altre fonti indicano 167 x 88 cm.) ed è custodito nella Galleria degli Uffizi di Firenze. 

La presente tavola, che appartiene al ciclo di dipinti ad olio sul tema de “Le Virtù”, fu assegnata a Piero dall’ “Arte dei Mercanti” il 18 agosto 1469 e venne realizzata appositamente per il Palazzo dell’Arte.

 Tuttavia il linguaggio e la coloristica si richiamano fermamente la pittura di Antonio.

Per la storia del quadro si veda la pagina successiva, relativa alla Giustizia.

La giustizia del ciclo le Virtù di Antonio (o Piero) del Pollaiolo

Antonio (o Piero) del Pollaiolo: La giustizia del ciclo le Virtù

Antonio del Pollaiolo: La giustizia
La giustizia, cm. 157 x 77, Galleria degli Uffizi di Firenze. Galleria degli Uffizi

Sull’opera: “La giustizia” è un dipinto attribuito a Antonio (più verosimilmente a Piero) del Pollaiolo, realizzato con tecnica a olio su tavola intorno al 1470, misura 157 x 77 cm. (altre fonti indicano 167 x 88 cm.) ed è custodito nella Galleria degli Uffizi di Firenze. 

Storia e descrizione dell’opera

Anche questo dipinto fa parte del ciclo delle scene de “Le Virtù” assegnate al fratello Piero.

Il complesso pittorico delle Sette Virtù in verità lo commissionò a Piero del Pollaiolo Il Tribunale della Mercanzia il 18 agosto 1469. Quest’ultimo era l’organo di soprintendenza delle corporazioni di arti e mestieri di Firenze.

Le composizioni dovevano essere realizzate per la decorazione delle spalliere degli stalli che si trovavano nella sala delle Udienze dello stesso Tribunale, in piazza della Signoria.

Esiste anche un altro documento, una successiva delibera, che confermava l’importante incarico, al quale – si pensa – dovette partecipare anche il fratello Antonio. Dalla bottega del Pollaiolo uscirono sei dei sette dipinti preventivati. Il settimo, cioè la Fortezza, fu realizzato dal giovane Botticelli.

Come per la “Carità”, anche per la composizione in esame è assai controversa è l’attribuzione a Antonio o Piero, con argomentazioni che, tra l’altro, si riferiscono quasi del tutto all’intero catalogo delle opere dei due fratelli. Billi, Albertini, Cruttwell ed altri studiosi, dopo un’accurata ricerca sulle documentazioni esistenti, assegnano interamente le sei opere a Piero; Ullman, sostenuto da altri critici, le riferiscono invece ad Antonio, basandosi su similitudini stilistiche con i pochi dipinti unanimemente considerati di sua autografia (come, peraltro, alcune incisioni); altri, infine, attribuiscono la parte grafica dei cartoni ad Antonio e la realizzazione pittorica a Piero.

Citazioni

Della composizione in esame l’Ortolani scrisse: ” … il complesso che fu citato spesso quale paradigma della pittura fiorentina del pieno Quattrocento, s’è ridotto a ben mediocre valore e, soprattutto, rappresentativo”.