L’esotismo ed Henri Rousseau il Doganiere

Esotismo di Henri Rousseau

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La pittura di Rousseau il Doganiere

Rousseau il Doganiere: Bufalo assalito da una tigre
Rousseau il Doganiere: Bufalo assalito da una tigre

La corsa all’esotismo, lo staccarsi traumaticamente dalla civiltà borghese e dal continuo immiserimento dei valori mistici da essa derivati, la fuga verso zone incontaminate per avvicinarsi alla vita  “selvaggia”, influenza molti artisti e letterati delle nuove avanguardie che vivono nel periodo di fine Ottocento ed inizio Novecento.

Proprio come Gauguin, i pittori Klee, Macke e Kandinskij soggiornano in Nord Africa, Nolde si spinge fin nella Nuova Guinea e Pechstein raggiunge l’enigmatica Cina.

Un linguaggio genuino e incontaminato

Anche Rousseau il Doganiere (1844-1910) è alla ricerca di uno spirito di genuina semplicità e di un linguaggio incontaminato. Uno stile non assoggettato alla formalità della cultura tradizionale con cui cerca – riuscendoci – di staccarsi dalle abitudini della conformità e banalità della vita giornaliera. L’artista crea, nelle sue tele, forme cariche di fresco e magico incanto.

Rousseau il doganiere: Scimmie che mangiano arance
Rousseau il doganiere: Scimmie che mangiano arance

Rousseau è considerato un pittore fin troppo genuino e senza cultura. Se si pensa, però, all’apprezzamento che ha per lui l’alta aristocrazia intellettuale francese degli ultimi decenni dell’Ottocento, occorre rettificare tale considerazione. C’è, infatti, nella sua ingenuità la risposta, anche se critica e controversa, alle “mistificazioni edonistiche” integrate nel Simbolismo.

Nelle sue tematiche esotiche, nel suo linguaggio diligente e ricco di espressività, con campiture decise e nette, libero da soluzioni di estetica e preziosismo, si evidenzia una rivincita verso i troppo accessibili manierismi, come pure verso le cervellotiche ricerche “dell’arte per l’arte”.

Il successo delle scene “Giungle”

Il Doganiere esordisce nel 1886 esponendo a Salon des Artistes Indépendants, ma riesce ad imporsi nel mondo artistico soltanto intorno al 1904, quando incomincia a realizzare le scene delle “Giungle”.

Rimane celebre, oltre che i suoi caratteristici dipinti, per alcune sue composizioni melodiche che sono state suonate in un ricevimento, in suo onore, da Picasso, nel suo atelier del Bateau-Lavoir.

Natura morta con stearica rosa di Rousseau il Doganiere

Rousseau il Doganiere: Natura morta con stearica rosa

Rousseau il Doganiere: Natura morta con stearica rosa
Natura morta con stearica rosa, cm 16 x 21,5, Philips Memorial Gallery di Washington.

Sull’opera: “Natura morta con stearica rosa” è un dipinto autografo di Rousseau il Doganiere realizzato con tecnica a olio su tela nel 1908, misura 16 x 21,5 cm. ed è custodito nella Philips Memorial Gallery di Washington. 

Descrizione e storia

Verosimilmente, la piccola composizione raffigurata in questa pagina, fu eseguita in un periodo precedente a quello della ben più celebre natura morta del 1910 (“Natura morta con caffettiera, frutta e lanterna“, Collezione Mattioli, Milano): come sopra indicato si suppone intorno al 1908.

In precedenza appartenne ad E. Bignou di Parigi e, quindi, a Mrs. R, A, Workman di Londra. In quest’ultima città apparve alla rassegna del 1927.

Fu poi trasferita in America (esposta alla mostra di Chicago nel 1942 ed in quella di New York) e di nuovo in Europa (Parigi, 1964), per ritornare negli USA alla Philips Memorial Gallery di Washington, l’attuale sede.

L’opera è pubblicata su alcuni catalogatori, tra i quali citiamo Basler e Zervos.

Quartetto felice di Rousseau il Doganiere

Rousseau il Doganiere: Quartetto felice

Rousseau il Doganiere: Quartetto felice
Quartetto felice, cm. 93,5 x 57, Collezione Whitney, New York.

Sull’opera: “Quartetto felice” è un dipinto autografo di Rousseau il Doganiere realizzato con tecnica a olio su tela nel 1902, misura 93,5 x 57 cm. ed è custodito nella Collezione Whitney a New York. 

 Come fece altre volte in diverse composizioni, il Doganiere trasse ispirazione da un’opera (l’ “Innocence”, 1852, Tarbes, Musée Massey) di Gérôme, suo “suo maestro”.

Il ragazzo, completamente nudo, che copre il proprio sesso con un mazzo di fiori, qui diventa un suonatore di flauto con la parte intima ricoperta da una fascia color rosso fiamma, ma viene ancora interessato da una massa vegetale (questa volta sorretta dal bimbo). Il cerbiatto, si tramuta in levriero (probabilmente inserito per enfatizzare la valenza allegorica dell’Amore, in sostituzione dell’amorino). La donna, completamente nuda, viene qui raffigurata protetta da un solo ramoscello. Il bimbo-amorino scolpito, che in alto fa capolino da una nicchia, qui è rappresentato in carne e ossa, forse tratto da qualche dettaglio ornamentale del Pinturicchio (verosimilmente dall’Appartamento Borgia in Vaticano).

L’opera venne esposta nel 1902 al Salon des Indépendants. In tale occasione furono richiesti duemila franchi per un’eventuale vendita, somma certamente di gran lunga superiore a quelle richieste normalmente per le altre tele inviate dall’artista alla stessa assegna.

In precedenza (1914) il dipinto appartenne a Flechtheim di Dùsseldorfe, dal quale passò (1922) a MendeIssohn-Bartholdy di Berlino.

Esposizioni: a Berlino nel 1926, a New York (Galleria Sidney Janis) nel 1951, a Parigi nel 1961.

 

Centenario dell’indipendenza di Rousseau il Doganiere

Centenario dell’indipendenza di Rousseau il Doganiere

Centenario dell'indipendenza di Rousseau il Doganiere
Centenario dell’indipendenza, cm. 112 x 156,5, Proprietà Voemel, Düsseldorf.

Sull’opera: “Centenario dell’indipendenza” è un dipinto autografo di Rousseau il Doganiere realizzato con tecnica a olio su tela nel 1892, misura 112 x 156,5 cm. ed è custodito in una collezione privata a Düsseldorf (notizia 1970). 

 Il tema della presente composizione è tratto dai festeggiamenti che si svolgevano durante l’annuale manifestazione dell’Exposition Universelle.

Quella raffigurata nel quadro è riferita al 1889, come testimoniano i colori della capitale (rosso e blu), riproposti con enfasi – per l’appunto – dagli organizzatori, a fianco del tricolore nazionale.

Il dipinto fu presentato al Salon des Indépendants del 1892 con abbinata la didascalia: “Le peuple danse autour des deux Républiques, celle de 1792 et celle de 1892, se donnant la main sur l’air du: ‘Auprès de ma blonde, qu’il fait bon, fait bon dormir'”.

Secondo gli studiosi l’artista è ormai padrone delle proprie risorse espressive e, per di più, l’uso dei colori abbinati come ocra sui bruni e azzurri su nero, evidenzia un sicuro sviluppo ormai consolidato.

L’opera, che appartenne a Uhde, a Flechtheim di Düsseldorf (1912) e a Suermond di Drove (1923), venne esposta nel 1912 a Parigi, nel 1926 a Berlino e nel 1933 a Basilea.

Bambino con marionetta di Rousseau il Doganiere

Rousseau il Doganiere: Bambino con marionetta

Rousseau il Doganiere: Bambino con marionetta
Bambino con marionetta, cm. 101 x 81, proprietà privata, Winterthur.

Sull’opera: “Bambino con marionetta” è un dipinto autografo di Rousseau il Doganiere realizzato con tecnica a olio su tela nel 1903, misura 101 x 81 cm. ed è custodito in una collezione privata a Winterthur. 

 La presente composizione, che è conosciuta anche con i titoli “Ritratto di bambino” e “Per fare festa al piccolo”, ha dimensioni maggiori di quelle normalmente realizzate dall’artista e, per di più, una più accurata stesura pittorica.

Queste due peculiarità portano ad ipotizzare un lavoro eseguito appositamente per un’importante manifestazione, verosimilmente da identificarsi nel dipinto “Ritratto di bambino” apparso nel 1903 al Salon des Indépendants, a causa della configurazione dell’aspetto della figura – festosa ed appagata – e del linguaggio stilistico, assai pertinente a tale periodo.

Si noti soprattutto il volto del bimbo, privo di quella sintesi di piani, che possiamo considerare come preludio ai ritratti dei coniugi Steven del 1906, e sviluppo del “Ritratto di Pierre Loti” del 1891-92).

Il dipinto, quando nel 1911 venne pubblicato  da Uhde, faceva parte della collezione von Freyhold.

Lo stesso Uhde aggiungeva che si trattava d’una tela realizzata su commissione, per la quale al Doganiere furono corrisposti trecento franchi, somma assai superiore a quella di ogni altra opera, da lui incassata dalle committenze.

Eva riceve la mela di Rousseau il Doganiere

Rousseau il Doganiere: Eva riceve la mela

Rousseau il Doganiere: Eva riceve la mela
Rousseau il Doganiere: Eva riceve la mela, cm. 61 x 46, Kunsthalle, Amburgo.

Sull’opera: “Eva riceve la mela” è un dipinto autografo di Rousseau il Doganiere realizzato con tecnica a olio su tela di data incerta (sicuramente dopo il 1994), misura 61 x 46 cm. ed è custodito nella Kunsthalle ad Amburgo. 

Se si osserva bene con quale cura ed attenzione verso il “particolare” sia stata eseguita la stesura della vegetazione, si è portati a pensare che l’artista abbia dato notevole importanza alla “Giungla” e resa un po’ troppo semplice la figura di Eva.

Una cosa però risalta agli occhi: un forte interesse introspettivo dell’artista che va a concentrarsi esclusivamente sulla donna, mentre tutto il resto appare eseguito meccanicamente.

Alcuni studiosi di storia dell’arte riferiscono il dipinto al 1906-07.

Appartenne a MendeIssohn-Bartholdy di Berlino.

Fu esposto nel 1912 a Parigi nel 1912 con il titolo (“Ève au paradis”) e nel 1926 a Berlino.

Apparve in più pubblicazioni, tra le quali quelle fi Basler e Zervos.

Paesaggio col mulino di Alfort di Rousseau il Doganiere

Rousseau il Doganiere: Paesaggio col mulino di Alfort

Rousseau il Doganiere: Paesaggio col mulino di Alfort
Rousseau il Doganiere: Paesaggio col mulino di Alfort, cm. 37,5 x 45, Collezione Josten, New York.

Sull’opera: “Paesaggio col mulino di Alfort” è un dipinto autografo di Rousseau il Doganiere realizzato con tecnica a olio su tela in data imprecisata (certamente prima del 1905), misura 37,5 x 45 cm. ed è custodito nella Collezione Josten a New York. 

Se l’artista non avesse apposto la scritta “MOULIN D’ALFORT”, leggibile sull’edificio più grande, molto probabilmente la composizione avrebbe avuto un altro titolo.

Il quadro fu pubblicalo in Bouret con assegnazione cronologica riferita al 1903 circa: infatti, come il “Casello daziario“, al quale è iconograficamente affine, la presente composizione è sorretta da un impianto piuttosto complesso, da collocarsi prima del 1905, in cui la stesura del Doganiere diventa sensibilmente più decisa, anche in strutturazioni più articolate, che – nonostante tutto – già tendono alla semplificazione.

In precedenza l’opera faceva parte della collezione Walter di Parigi: Più tardi appartenne ad un privato di Berlino, quindi passò alla galleria Beyeler di Basilea e, infine, a Liebhoid di Harrivon (New York).

Venne esposta nel 1926 da Flechtheim di Berlino, con il titolo di “Paesaggio di Saint Cloud”, e nel 1961 alla Charpentier di Parigi.

Nozze in campagna di Rousseau il Doganiere

Rousseau il Doganiere: Nozze in campagna

Rousseau il Doganiere: Nozze in campagna
Rousseau il Doganiere: Nozze in campagna, cm. 163 x 114, Musées Nationaux, Parigi.

Sull’opera: “Nozze in campagna” è un dipinto autografo di Rousseau il Doganiere realizzato con tecnica a olio su tela nel 1905, misura 153 x 114 cm. ed è custodito nel Musées Nationaux a Parigi. 

 La presente composizione è conosciuta anche con i titoli di “Ritratto Nuziale” e “Lo sposalizio”.

Il dipinto è uno fra i rari lavori firmati con entrambi i nomi di battesimo del Doganiere (“Henry Julien Rousseau”). Nel 1905 fu inviato al Salon des Indépendants.

Osservando attentamente l’atteggiamento dei personaggi si può dedurre che ognuno di loro stesse attendendo lo scatto della macchina fotografica e, quindi, si e portati a pensare che la composizione fosse stata tratta dalla foto che i committenti fecero recapitare all’artista.

Tuttavia risulta essere rimasto ancora per diversi anni presso l’atelier del pittore, come testimonia una sua fotografia scattata intorno al 1907. Inoltre pare che, ancora nel 1910, si trovasse in stato di vendita: in una missiva del Doganiera, datata 23.V.1910 e inviata a Soffici, si ricava che la tela veniva offerta per trecento franchi a Yastrebzoff . Questi la comperò l’agosto dello stesso anno, insieme ad altre opere.

Da Yastrebzoff  passò a J. Walter, quindi fece parte delle rassegne svoltesi a Parigi (1944, 1951 e 1966) e a New York (1951).

Esistono di quest’opera numerose pubblicazioni, a partire da quella di Linde del 1911.

Antilope assalita da un leone di Rousseau il Doganiere

Rousseau il Doganiere: Antilope assalita da un leone

Rousseau il Doganiere: Antilope assalita da un leone
Rousseau il Doganiere: Antilope assalita da un leone, cm. 200 x 300, proprietà privata, Svizzera.

Sull’opera: “Antilope assalita da un leone” è un dipinto autografo di Rousseau il Doganiere realizzato con tecnica a olio su tela nel 1905, misura 200 x 300 cm. e fa parte di una collezione privata in Svizzere (notizia del 1970, circa). 

Il titolo completo è “Giungla con antilope assalita da un leone, pantera e uccelli rapaci”, ma la stessa opera è conosciuta anche con il titoli “Il leone affamato” e “Il leone e l’antilope”.

La prima esposizione del dipinto avvenne nel 1905 al Salon d’Automne con abbinata una lunga didascalia: “Le lion ayant faim se jette sur l’antilope, la dévore; la panthère attend avec anxiété le moment où, elle aussi? pourra avoir sa part. Des oiseaux carnivores ont déchiqueté un morceau de chair de dessus le pauvre animal versant un pleur! Soleil couchant”.

Verosimilmente, l’opera che è da collegare alle prime “Giungle”, evidenzia come, agli esordi del suo esotismo, Rousseau fosse ancora sottoposto a condizionamenti sulla resa della dilatazione spaziale, impiegandola anche nella digradazione della vegetazione.

Sul perché il Doganiere sia stato spinto alla realizzazione del presente dipinto, dalle dimensioni così vaste, è difficile trovare una risposta esauriente. Rimane il fatto che la tela fu aspramente contestata, tanto più perché l’anno precedente l’artista aveva presentato – sempre con insuccesso – gli “Esploratori attaccati ad una tigre” (1904, 130 x 162 cm., Barnes Foundation, Marion, Pennsylvania) alla rassegna degli Indépendants.

Dalla scoperta di una missiva del pittore (fonte: Hoog in “Art de France”, 1963) si ricava che lo stesso Doganiere propose allo Stato l’acquisto della tela: ciò non avvenne e risulta invece che il dipinto fu comperato da Vollard per la somma di duecento franchi nel marzo 1906 (fonte: “Art de France” 1962).

Fu esposta nelle mostre allestite a Basilea (1933) e Parigi (1937).

Gli allegri commedianti di Rousseau il Doganiere

Rousseau il Doganiere: Gli allegri commedianti

Rousseau il Doganiere: Gli allegri commedianti
Gli allegri commedianti, cm. 145,5 x 113, Museum of Art, Filadelfia.

Sull’opera: “Gli allegri commedianti” è un dipinto autografo di Rousseau il Doganiere realizzato con tecnica a olio su tela nel 1906, misura 145,5 x 113 cm. ed è custodito nel Museum of Art a Filadelfia. 

 La composizione in esame è conosciuta anche con il titolo “Giungla con scimmie e una bottiglia di latte” ma per alcuni studiosi resta dubbio il fatto che si tratti di scimmie.

Enigmatico appare anche il titolo – “Joyeux farceurs” – che gli venne dato al Salon d’Automne del 1906.

L’opera fu venduta a R. Delaunay, quando era appena rientrata in Francia – in brutto stato di conservazione – da una manifestazione pittorica in Russia, poco prima della morte del Doganiere.

Fece parte della mostra postuma del pittore, allestita nel 1963 a New York. Oltre che dai recenti critici catalogatori, la composizione in esame risulta pubblicata da Baster e Catton Rich.