L’arte moderna nella prima metà del ventesimo secolo

Gli influssi dei primi decenni sull’arte moderna

L’influsso espressionista

Arte moderna del Novecento: tra i movimenti artistici che nacquero e si svilupparono nei i primi venti anni del Novecento uno dei più influenti è quello espressionista, attivo, in tutte le sue svariate tendenze, in Francia e in Germania.

In Italia in quello stesso periodo si sentirono assai meno le influenze: molti artisti si spostarono oltre frontiera, soprattutto verso la Francia per sperimentarne tutte le rivoluzionarie novità.

L’Espressionismo, di cui già percepiamo le radici in alcune opere di Munch, Gauguin e Daumier, venne inaugurato in Francia ed in Germania, rispettivamente dalle avanguardie fauviste e dal gruppo Die Brücke. Questi ultimi partorirono altre tendenze, tra cui ricordiamo la quasi astratta spiritualità del gruppo Der Blaue Reiter (1911) e lo spirito di denuncia degli artisti aderenti alla Neue Sachlichkeit (la Nuova oggettività – ultimi anni Venti).

Altri artisti di spicco, tra i quali ricordiamo Amedeo Modigliani e Oskar Kokoschka, contribuirono allo sviluppo dell’arte moderna, anche se all’insegna di una spiccata eterogeneità, sia nella forma che nei contenutisti.

Mentre il Realismo e l’Impressionismo furono il frutto delle assidue ricerche, atte a riportare in maniera realistica la natura sul supporto pittorico, l’Espressionismo ebbe lo scopo primario di lanciare messaggi introspettivi.

L’espressionista, attraverso la pittura, comunicava non soltanto i propri moti interiori ma vi veicolava anche quelli del mondo esterno che egli stesso dipingeva. Tutto questo anche perché rifiutava gli sviluppi impressionistici, che riteneva essere in gran parte legati alla visione estetica, insieme all’incapacità degli stessi impressionisti di trasmettere le esigenze sociali ed esistenziali.

Influsso fauvista

Matisse: Armonia in rosso
Matisse: Armonia in rosso

Il gruppo aderente al Fauvismo , una formazione che nacque e si sviluppò in seno ai movimenti di avanguardia, dette per primo il suo contributo alla nascita dell’Espressionismo.

Il termine Fauves (“belve” tradotto dal francese) deriva dalla violenta e selvaggia espressività della coloristica impiegata dagli artisti aderenti al movimento, fatta di colori puri, di cui esasperavano la riflessione impressionista sulla tecnica degli accostamenti. L’esasperazione raffigurativa veniva portata ai massimi livelli.

Gli artisti di questa tendenza, tra cui ricordiamo Matisse e Vlaminck, promossero l’impiego di toni forti fino all’innaturale.

A differenza delle altre tendenze espressioniste, gli artisti di questo gruppo si preoccupavano esclusivamente degli aspetti coloristici, dando la massima importanza all’immediatezza visiva piuttosto che lanciare messaggi introspettivi. Il loro intento era quello di smarcarsi da ogni regola nell’uso del colore con un’irruente rivoluzione coloristica ed “iper” espressiva.

La Die Brücke

Ernst Ludwig Kirchner: Coppia sotto l’ombrello giapponese, anno 1913, tecnica a olio su tela, 100 x 75 cm., Collezione privata.
Ernst Ludwig Kirchner: Coppia sotto l’ombrello giapponese, anno 1913, tecnica a olio su tela, 100 x 75 cm., Collezione privata.

Gli influssi della Die Brücke  nell’Arte moderna del Novecento: la nascita della Brücke di Dresda (7 giugno 1905) coincide con l’origine di quel movimento.

Quattro artisti sconosciuti, studenti di architettura, formarono quel gruppo che in pochissimo tempo sarebbe diventato celebre nell’intera Europa. I fondatori furono Ernst Ludwig Kirchner (1880 – 1938), Erich Heckel (1883 – 1970), Karl Schmidt (1884 – 1976) e Fritz Bleyl (1880 – 1966).

In un primo periodo al Die Brücke aderì anche Emil Nolde (1867 – 1956) il cui profilo risultò, poi, essere meno importante ed innovativo di quello dei quattro pittori fondatori.

In realtà gli artisti della Brücke svilupparono uno stile comune con l’uso di una coloristica accesa, a cui venivano integrate ricche tensioni emozionali, spesso con immagini violente. Non mancava in essi una una certa dose di primitivismo, con l’alternanza di immagini crude della realtà quotidiana, nonché contesti carichi pathos, che avrebbero sfociato verso un’espressionismo più realista e politicizzato.

Der Blaue Reiter

Ernst Paul Klee: Conqueror, anno 1930, acquerello su carta, 41,6 × 34,2 cm., Paul Klee Foundation, Kunstmuseum, Berne, Switzerland.
Ernst Paul Klee: Conqueror, anno 1930, acquerello su carta, 41,6 × 34,2 cm., Paul Klee Foundation, Kunstmuseum, Berne, Switzerland.

Gli influssi della Der Blaue Reiter  nell’Arte moderna del Novecento: il movimento Der Blaue Reiter – il cui termine, tradotto in italiano significa “il cavaliere blu” – nacque a Monaco di Baviera nel 1911.

Gli artisti ad esso aderenti, tra cui ne ricordiamo i principali interpreti – che furono Kandinskij, Klee, Macke e Marc – erano alla ricerca di una pittura atta, soprattutto, ad esprimere verità spirituali attraverso l’uso di una coloristica spontanea. Le forme, ricche di sinuosi tratti, spesso cariche virtuosismi ispirati all’Art Nouveau, venivano risaltate da una coloristica piuttosto accesa.

Ben presto però i dissensi e le difficoltà fra i membri incominciarono a crescere  fino allo scioglimento del gruppo. Il pretesto iniziò in occasione della bocciatura dell’opera “Compassione V” di Kandinsky, da parte della giuria (riferimento alla 3° mostra della Neue Künstlervereinigung München del 1911).

Le dimissioni annunciate dallo stesso Kandinsky e da Franz Marc, che lo aveva difeso con tutte le sue forze, furono sottoscritte anche da Alfred Kubin e Gabriele Munter.

Più tardi si ritirarono dal gruppo anche Alexej Jawlensky, Marianne von Werefkin, Adolf Erbslöh e Alexander Kanoldt.

La Nuova oggettività

Ensor James: Cristo entra a Bruxelles
Ensor James: Cristo entra a Bruxelles

Gli influssi della Nuova oggettività nell’Arte moderna del Novecento: questa tendenza si sviluppò intorno alla fine degli anni Venti in seno all’Espressionismo in un clima di tristezza, devastazione e tensioni sociali lasciati dalla prima guerra mondiale.

La rappresentazione pittorica degli artisti appartenenti al movimento della Nuova oggettività trasmetteva le emozioni proprie dell’Espressionismo, con la differenza che queste erano a favore delle classi più umili e svantaggiate.

La pittura della Nuova oggettività recuperò le motivazioni della rappresentazione realistica e macchiaiola ma anche di quella grottesca alla James Ensor.

Il clima del dopo conflitto stimolò artisti come come la scultrice Käthe Schmidt Kollwitz (Königsberg, 1867 – Moritzburg, 1945) e Lorenzo Viani (Viareggio, 1882 – Lido di Ostia, 1936) alla rappresentazione dei disagi e delle sofferenze delle classi subalterne e del proletariato.

Altri artisti, come Otto Dix e George Grosz, si impegnarono in raffigurazioni (pitture e vignette) satiriche anti-borghesi ed anti-militariste. Essi si erano chiaramente schierati a sinistra e di appoggio alle istanze del Sindacalismo rivoluzionario e della Lega spartachista (organizzazione socialista rivoluzionaria d’ispirazione marxista), fino alle repressioni hitleriste e fasciste.

Nei primi anni del Novecento si affiancarono all’Espressionismo altri movimenti  di avanguardia, tra cui ricordiamo il Cubismo (Picasso, Braque e Gris), il Dadaismo (Tzara e di Duchamp), il Futurismo (Boccioni e Balla), il Surrealismo (Ernst Paul Klee, Mirò, Magritte e Dalí) ed il Suprematismo (Kazimir Severinovič Malevič).

Futurismo

Umberto Boccioni: La città che sale, cm. 200 x 290,5, Museum of Modern Art (Guggenheim), New York.
Umberto Boccioni: La città che sale, cm. 200 x 290,5, Museum of Modern Art (Guggenheim), New York.

Gli influssi del Futurismo nell’Arte moderna del Novecento: il Futurismo è un movimento artistico nato e sviluppatosi in Italia con l’opera di Filippo Tommaso Marinetti.

Questo movimento artistico, che si ispira al forte sviluppo tecnologico dei primi decenni del secolo, offre l’opportunità per superare l’immaginario decadente e le vecchie ideologie, enfatizzando il dinamismo e la fiducia nel progresso.

Il Futurismo si propone principalmente di intervenire e, quindi, di modificare qualsiasi aspetto della vita ambientale e sociale. Molto spesso il movimento agisce sollecitando la forza del linguaggio a tutto campo, in alcuni casi anche assai violenta.

Gli artisti futuristi entrano anche prepotentemente nel quotidiano sociale, dal modo di cucinare e vestire, fino alla vita politica.

Il primo manifesto del Futurismo uscì sulla rivista Le Figaro nel febbraio del 1909.

A Marinetti si aggregano Carlo Carrà, Umberto Boccioni, Giacomo Balla, Luigi Russolo, Gino Severini.

Il periodo futurista italiano, che non disdegna l’astrattismo, coincide esattamente con il periodo del cubismo.

Il Cubismo

Ritratto di Picasso
Ritratto di Picasso

Gli influssi del Cubismo nell’Arte moderna del Novecento: il Cubismo, movimento nato nel 1905 a Parigi, si proponeva di dividere, analizzare e dare nuove forme – di solito astratte – al soggetto, proponendone visioni scomposte nei vari punti di vista. Il pittore cubista sottoponeva il soggetto (o l’oggetto) ad una scomposizione della sua struttura (“scomposizione parascientifica”), riconfigurandolo sulla tela non in base alla visione prospettica della realtà ma alla dettagliata conoscenza del soggetto stesso.

Dalla Russia, dall’America e dalla Spagna, personalità e formazioni di grandi personaggi si intersecarono e influenzarono a vicenda, in continuo cambiamento. Parigi è il centro di tutto questo fermento artistico.

I pittori più significativi del movimento cubista furono Pablo Picasso, Robert Delaunay, Georges Braque e Fernand Léger. Un letterato che dette un notevole contributo al Cubismo fu il poeta Guillaume Apollinaire.

La pittura metafisica

De Chirico: Canto d'amore
De Chirico: Canto d’amore

Gli influssi della pittura metafisica nell’Arte moderna del Novecento: la Pittura Metafisica nacque e si sviluppò con Giorgio De Chirico (greco di nascita ma vissuto in Italia e Francia) nel secondo decennio del Novecento.

Il suo fondatore ha sempre rifiutato tutti i linguaggi delle avanguardie e quelli da esse derivati, denigrandoli  apertamente e considerandone nullo il valore artistico.

Il movimento nacque intorno al 1912 durante il soggiorno parigino dell’artista.

La caratteristica del linguaggio metafisico è l’intenzione di oltrepassare con le immagini l’esperienza fisica della realtà giornaliera e quella dei sensi. Infatti gli artisti aderenti al movimento creano stilisticamente stratagemmi come atmosfere fuori dalla realtà e dal tempo, allucinate e sognanti. Inoltre le stesure coloristiche sono ampie e piatte.

Spesso troviamo nelle composizioni metafisiche molteplici punti di fuga ed ombre allungate, dove immancabilmente sono assenti le figure umane, che vengono sostituite da manichini o statue di varia natura.  Tutto questo contribuisce certamente ad enfatizzare quel senso di solitudine e di mistero.

La pittura metafisica dette una grande spinta alla nascita del Surrealismo, tanto che la maggior parte degli aderenti a quest’ultimo movimento riconosceranno De Chirico come uno dei loro capostipiti.

Il Suprematismo

Kazimir Malevic: Quadrato nero.
Kazimir Malevic: Quadrato nero.

Gli influssi del Suprematismo nell’Arte moderna del Novecento: il Suprematismo è una corrente artistica nata e sviluppatasi nel 1913 in Russia.

Il termine “suprematismo”deriva dal pensiero del suo fondatore Kazimir Malevič, che nel 1915, in collaborazione con il poeta Majakovskij, ne scrisse il manifesto. Qualche anno dopo lo stesso artista pubblicava un saggio delle proprie teorie.

La pittura suprematista non raffigura il mondo reale e viene considerata come la “non rappresentazione del mondo”.

Le opere degli artisti di questa tendenza apparvero per la prima volta a Pietrogrado nel 1915, in occasione della “Seconda esposizione futurista di quadri 0,10 (Zero-dieci)”.

Gli artisti suprematisti aspiravano ad un’arte che si affrancasse dalla pura rappresentazione realistica a fini pratici ed estetici. Inoltre rifiutavano di ubbidire a quella sensibilità verso la raffigurazione del plasticismo presente in ogni essere umano. Essi ricercavano la sola essenza dell’arte: un’arte, cioè, “fine a se stessa”.

Il Dadaismo

Marcel Duchamp: Fountain
Marcel Duchamp: Fountain

Dadaismo: nei primi anni del Novecento nascono e si accavallano – in una continua trasformazione – svariati linguaggi artistici derivanti dai moltissimi movimenti dello stesso periodo.

Gli artisti sono in continuo fermento alla ricerca di nuovi linguaggi, forti ed espressivi, entrando così in mondi strutturali mai esplorati in passato. Inoltre rifiutano traumaticamente, e spesso provocatoriamente, l’arte tradizionale.

Tale atteggiamento nei primissimi anni del secolo non riesce a rompere completamente i rapporti con gli studiosi di Storia dell’arte e con gli amatori della pittura. Questo perché l’estetica raffigurativa non viene mai messa in discussione. Tuttavia si rinforza in prossimità del periodo della Grande Guerra (1914 -1918), fino a giungere al rifiuto di qualunque forma di cultura e creazione artistica.

Le rappresentazioni diventano povere, ambigue  e piene di messaggi allusivi. Si inizia a dipingere  oggetti come orinatoi, ferri da stiro dettagliatamente rifiniti ma con linguaggi e significati sempre più provocatori. Qualche accenno di tutto questo si era avuto nel 1913 con i dipinti di Marcel Duchamp, l’esponente di spicco del Dadaismo. Lo stesso artista, però, non si è mai considerato dadaista.

Il Surrealismo

Marc Chagall - Madonna del villaggio (1938)
Marc Chagall – Madonna del villaggio (1938). La foto è a bassa risoluzione

Il linguaggio del movimento surrealista (si veda la pagina del Surrealismo) è considerato come l’immediato proseguimento di quello metafisico, che si protrae fino alla fine degli anni Venti.

Il messaggio proveniente dalla pittura surrealistica entra direttamente nella parte più intima del fruitore. Quest’ultimo lo elabora inconsciamente e lo confronta con  associazioni psichiche casuali e variabili, stimolando così gli automatismi dei processi espressivi.

Il Surrealismo è una caratteristica tendenza intellettuale che contiene in sé, oltre alle arti pittoriche, quelle cinematografiche e letterali.

Il Surrealismo nasce a Parigi intorno al secondo decennio. Una fra le sue caratteristiche più importanti è la spietata critica alla razionalità ed a tutto ciò che viene programmato.

Continua con L’arte moderna nella seconda metà del ventesimo secolo.

Futurismo

Pagine correlate al Futurismo: Umberto BoccioniCarlo Carrà – Tommaso MarinettiFortunato DeperoGiacomo BallaLuigi Russolo.

Il movimento futurista

Cosa si propone il futurismo

Il movimento futurista si propone principalmente, con le sue opere, di intervenire e quindi di modificare qualsiasi aspetto della vita ambientale e sociale. Molto spesso agisce sollecitandola con la forza del linguaggio a tutto campo, in alcuni casi anche violenta.

Più che uno stile, il futurismo è un indirizzo, una sollecitazione a determinare forti situazioni emotive da sempre inesplorate, a  provocare atti comportamentali eccentrici.

Il movimento, inoltre, tenta di liberarsi da tutte le convenzioni del passato e quindi di trasgredirle per affermare la sua assoluta libertà espressiva.

Un movimento a tutto campo

Tale movimento interessa forme artistiche come la pittura, la scultura, la scenografia, l’architettura e la musica.

Entra anche prepotentemente nella società (dal modo di cucinare e vestire alla vita politica) ed è fondato da Tommaso Marinetti con l’uscita del primo manifesto pubblicato su Le Figaro nel febbraio del 1909.

La città che sale, cm. 200 x 290,5, Museum of Modern Art (Guggenheim), New York
Boccioni: La città che sale, cm. 200 x 290,5, Museum of Modern Art (Guggenheim), New York

A Marinetti si aggregano Carlo Carrà, Umberto Boccioni, Giacomo Balla, Luigi Russolo, Gino Severini.

Il periodo futurista italiano, che non disdegna l’astrattismo, coincide esattamente con il periodo del cubismo.

Questo movimento è uno dei più importanti impulsi a quella che può definirsi la grande rivoluzione dell’arte moderna.

Originalità, irrazionalità, trasfigurazione esagerata, tecnologia

Le personalità dell’avanguardia hanno atteggiamenti sprezzanti ed aristocratici verso il mondo reale comune ed i valori del classicismo.

Sono continuamente alla ricerca dell’originalità a tutti i costi, dell’irrazionale sentito come bisogno di vivere momenti di fugaci soddisfazioni, della trasfigurazione amplificata della tecnologia nella società dei grandi capitali.

Questi sono i motivi che coincidono facilmente con il gusto del pubblico mai sazio di cose nuove, e tutto questo spiega perché i futuristi negano nettamente i valori tradizionali

Tommaso Marinetti ed il manifesto

Umberto Boccioni: Dinamismo di un corpo
Umberto Boccioni: Dinamismo di un corpo

Il movimento futurista nasce e s’afferma con un’impostazione culturale, editoriale ed anche politica, con un’ideologia che diventa comunemente uno stile di vita. Viene organizzato in una scuola ben rappresentativa, con il suo capo storico F. Tommaso Marinetti, e la sua origine viene accompagnata dalla pubblicazione del manifesto.

Tale movimento si sviluppa e si diffonde in tutta la nostra penisola, con il sostegno di alcune importanti riviste, come  ad esempio Lacerba, sulla quale ampi spazi sono desinati ai dibattiti del gruppo futurista. Anche l’aver appoggiato l’ideologia dei movimenti nazionalistici e fascisti ha contribuito molto ad accelerarne il processo di diffusione.

Tematiche linguaggio ed esperienze del Futurismo

Il culto del pericolo

Le tematiche fondamentali del Futurismo, che Filippo Tommaso Marinetti espone nel Manifesto, sono il culto per tutto ciò che è pericoloso. Possiamo quindi affermare che il Futurismo tende ad esaltare il culto per l’audacia, il coraggio e la velocità, l’avversione al passato, l’abitudine all’energia, l’elogio al movimento aggressivo e … la guerra.

Le parole in libertà e rifiuto della sintassi

Nella lingua del movimento futurista è da notare la completa abolizione del culto tradizionale nelle poetiche oltre che nel linguaggio. Si evidenzia il rifiuto di rispettare la sintassi, le parti che qualificano i discorsi, cioè aggettivi e avverbi sostituiti con altre parole sparse in libertà e non legate tra loro. Si usa il dialetto e suoni onomatopeici per evitare la descrizione completa, facendo entrare immediatamente il fruitore dell’opera a diretto contatto interiore con l’uomo, l’animale o la cosa meccanica.

L’individualismo e odio verso Il Romanticismo e l’Illuminismo

Le esperienze, fatte soprattutto di inquietudini, vengono sistematicamente analizzate a Parigi  dagli intellettuali sostenitori del Futurismo, tra i quali Marinetti costituisce la figura più sconvolgente del gruppo.

La forte vitalità spesso esasperata di questo movimento è, nella sua generalità, comune a tutti i gruppi dell’intera Europa, salvo gli intellettuali russi.

Caratteristiche principali sono l’odio verso il Romanticismo, l’Illuminismo ed il culto esagerato dell’individualismo, che allo stesso tempo diventa antidemocratico e populista.

Questo movimento crea un effetto dirompente nei linguaggi artistici, ma non è capace o non vuole programmare una conveniente poetica rivoluzionaria, né una ideologia avversa al regime fascista: in Italia Marinetti ne diventa il principale sostenitore.

I principali esponenti del Futurismo

Umberto Boccioni – Carlo Carrà – Tommaso Marinetti – Fortunato Depero – Giacomo Balla – Luigi Russolo i cui link si trovano in alto, ad inizio pagina.

Bibliografia

“Il Futurismo”, Maurizio Calvesi, Fabbri, Milano, 1970.

“Il Futurismo : la fusione della vita nell’arte”, Maurizio Calvesi, Nuova ed., Fabbri, Milano, 1975.

“Il mito della macchina ed altri temi del Futurismo”, Enrico Crispolti, Celebes, Trapani 1969.

“Theory and Design in the First Machine Age”, Reyner Banham, New York 1960, tradotto in italiano “Architettura della prima età della macchina”, Bologna, 1970.

“Architettura Futurista”, Virgilio Marchi, Einaudi, Torino 1976.

“Il teatro futurista italiano” Lia Lapini, Mursia, Milano, 1977.

“Futurismo & Futurismi”, P. Hulten, Bompiani, Milano, 1986.

“Il Futurismo e la moda. Balla e gli altri” di E. Crispolti, Marsilio Editori, Venezia, 1986.

Zig Zag “Il romanzo futurista” Alessandro Masi (1995), nuova edizione, il Saggiatore, Milano, 2009.

“Il dizionario del Futurismo”, E. Godoli, 2 tomi, Vallecchi-MART, Firenze, 2001.

“Futurismo 1909-1944”, E. Crispolti, Mazzotta, Milano, 2001.

“Filippo Tommaso Marinetti. Bibliografia”, Cammarota, Domenico, Skira («Documento del MART» 5), Milano, 2002.

“Futurismo. Velocità e dinamismo espressivo”, G. Lista, KeyBook/Rusconi libri srl, Santarcangelo di Romagna, 2002.

“I poeti futuristi” (in appendice, i manifesti futuristi), M. Albertazzi, con i saggi di G. Wallace e M. Pieri, La Finestra editrice, Trento, 2004.

“Storia del teatro futurista”, Giovanni Antonucci. Edizioni Studium, Roma, 2005.

 “Futurismo. Bibliografia di 500 scrittori italiani”, Id., Skira («Documenti del MART» 10), Milano, 2006.

“Il Futurismo tra cultura e politica. Reazione o rivoluzione?”, Angelo D’Orsi, Editore Salerno,  Roma, 2009.

“Futurismo & Sport Design”, M. Mancin, Antiga Edizioni, Montebelluna-Cornuda, 2006.

“Breve storia del Futurismo”, Giacomo Properzj, Mursia, 2009.

“Divenire 3 Futurismo”, AA.VV. a c. di R. Campa e Associazione Italiana Transumanisti, Sestante Edizioni, Bergamo, 2009.

“Futurista senza futuro. Marinetti ultimo mitografo”, Leonardo Tondelli, Le Lettere, Firenze, 2009.

“Ala d’AeroDonna – Futuriste nel Golfo 1932 -1933”, Gabriella Chioma, Edizioni del Tridente, Treviso, 2009.

Cento anni di Futurismo

Cento anni di Futurismo – Dal dinamismo alla rassegnazione

Pagine correlate: Futurismo – Manifesto di Marinetti – BoccioniLuigi Russolo – Giacomo Balla – Carlo Carrà – Fortunato Depero.

Era il 20 febbraio 1909 quando Filippo Tommaso Marinetti pubblicava su “Le Figarò” il manifesto del “Futurismo”, la corrente artistica che avrebbe espresso appieno le speranze e le tensioni del secolo nascente.

L’entusiasmo e lo stupore verso le nuove tecnologie, ed una nuova visione della realtà, fatta di macchine veloci e scintillanti al servizio dell’uomo, sarebbero stati gli elementi propulsivi del pensiero futurista.

Idee e concetti animati dall’inquietudine di trasformare una società lenta e conservatrice, in un mondo fatto di uomini arditi e desiderosi di correre verso un futuro stupefacente e dinamico.

Le nuove tecnologie avrebbero permesso a tutti di viaggiare o di volare, si sarebbero create nuove meraviglie e dato al mondo nuove risorse ed opportunità. Forse un mondo migliore. Un mondo in cui sarebbe stato consentito a tutti di vivere una vita dignitosa ed intensa. 

Quelle energie e quell’entusiasmo vitale che si erano diffuse tra gli artisti e gli intellettuali all’inizio del ‘900 sembrano ormai soffocate e lontane. Le moderne correnti di pensiero (?) configurano una visione materialistica e agnostica del mondo, fatto di violenza ed egoismo, celati sotto un perbenismo apparente e bugiardo.

L’Uomo moderno non ha saputo cogliere dal pensiero del ‘900 spunti vitali per una visione armonica della vita. Il materialismo storico e le teorie capitalistiche, hanno concorso nel far sprofondare il pensiero contemporaneo nell’apoteosi edonista lasciando spegnere ogni tentativo di speculazione filosofica sull’Uomo, sulla sua natura e sul suo rapporto con la società e con Dio.

Dove è finita quella spinta vitale alla vita temeraria? “Noi vogliamo cantare l’amor del pericolo, l’abitudine all’energia e alla temerità”; dove sono finiti “Il coraggio, l’audacia, la ribellione elementi essenziali della nostra poesia”.

In un tempo in cui non è dato essere eroi o santi, ma solo di svolgere ruoli marginali e spesso inutili per il bene di una società lenta, burocratica e basata su regole lontane dal buon senso, l’impeto, il dinamismo e l’ardimento ci appaiono valori romantici anche se ormai anacronistici e lontani dai nostri riferimenti culturali.

Un nulla vuoto sembra aver preso il posto di quei pensieri e di quegli ideali. Eppure non stiamo parlando di ere remote. Non stiamo parlando di epiche gesta di antichi guerrieri o di cavalieri senza paura, stiamo parlando di una delle correnti di pensiero diffusa quando nostro nonno era un giovane.

All’epoca essere giovane era, al tempo stesso, sinonimo di ardimentoso incline all’avventura e alla temerarietà, capacità di grandi sacrifici, o di sfidare la sorte traversando l’Atlantico in cerca di fortuna negli USA. Come è possibile che in solo cento anni sia potuto accadere ciò che è sotto i nostri occhi: un mondo frustrato e rassegnato, popolato e governato da vecchi e da ladri, che ha precluso ogni via di affermazione ai giovani, ogni opportunità, ogni illusione? Persiste solo l’inedia mortale di un mondo opulento e decadente, pervaso di una democrazia ingiusta e velenosa.

Gli uomini non hanno più la capacità di accettare la sofferenza, di sacrificarsi o di intraprendere un viaggio verso terre lontane come i nostri nonni. Prigionieri nelle proprie famiglie, in attesa di un evento o di un lavoro che possa liberarli dalle ingiustizie del mondo, prima di dover vendere l’anima al demonio, o languire tra le mura insane di qualche “rispettabile” banca. Le menti migliori sono state soffocate dalla follia e dalla droga e vagano cercando risposte, attaccati al loro cellulare o alla bottiglia, colmi di quel senso di colpa che li fa sentire diversi e soli in un mondo edonista e corrotto.

Dove sono i giovani, gli intellettuali e i filosofi, le anime moleste di ogni società, gli irriducibili, i perseguitati e coloro che hanno trasformato il mondo dai suoi albori? E se anche i letterati, i saggi e gli illuminati sono morti o sono passati al soldo di organizzazioni, non resta che qualche vecchio libro ad aiutarci, qualche pensiero futurista capace ancora di sferzare l’apatia delle nostre vite: “La letteratura esaltò fino ad oggi l’immobilità penosa, l’estasi ed il sonno. Noi vogliamo esaltare il movimento aggressivo, l’insonnia febbrile, il passo di corsa, il salto mortale, lo schiaffo ed il pugno.”Noi affermiamo che la magnificenza del mondo si è arricchita di una bellezza nuova: la bellezza della velocità “, “Bisogna che il poeta si prodighi con ardore, sfarzo e magnificenza, per aumentare l’entusiastico fervore degli elementi primordiali”. E allora viva il Futurismo, viva la sana ribellione contro l’affermazione del pensiero borghese, della mediazione ad ogni costo, del pensiero materialista dominante; evviva il coraggio di chi ancora esprime avversità all’omologazione, al ricatto, all’asservimento, ai luoghi comuni ed alla schiavitù intellettuale.(Vincenzo Casolani)