Monet: Lungo la Senna – Il battello studio di Monet, cm 50 x 64, Otterlo Rijksmuseum Kroller Muller.
Molte volte nel corso dei secoli gli artisti hanno sentito il bisogno di staccarsi dalle regole accademiche per percorrere strade completamente diverse, talvolta con successo e altre volte con forti delusioni.
Questo bisogno, per troppo tempo represso nella pittura, di creare – in completa libertà ed al di là di ogni canonica convenzione – freschezza ed immediatezza solo con la semplice sensibilità dell’animo, doveva prima o poi manifestarsi con forza. Questo avvenne proprio in concomitanza con i primi successi democratici dell’Ottocento.
Il contributo delle rivoluzioni politiche e sociali
Pissarro: Pont Royal e il Pavillon de Flore, 1903 tela cm. 54 x 65 Musée du Petit Palais Parigi.
Le rivoluzioni politiche e sociali, che iniziarono alla fine degli anni Quaranta di quel secolo, continuando per oltre un ventennio, furono anche per l’arte assai determinanti. Anche i contrasti dei sostenitori del Romanticismo con la pittura impressionista innescarono accesi dibattiti e forti polemiche fra il grande pubblico, talvolta portati all’esasperazione.
I grandi cambiamenti sociali, che interferirono con forza sull’arte, si fecero sentire anche sulla pittura.
Vi furono, infatti, sconvolgimenti della concezione nel movimento, nell’immediatezza, nella potenza espressiva e, soprattutto, in una inedita vitalità. Quest’ultima, capace di smuovere la sensibilità umana, portò il fruitore dell’opera alla gioia di sentirsi vivo, immerso nei colori della natura, ricca di variazioni ma priva di ogni forma di elaborazione accademica.
L’Impressionismo
Con il termine “Impressionismo”, come già riportato in altre pagine (si veda l’articolo relativo all’Impressionismo francese) si definisce quel fenomeno legato alla pittura che si sviluppò in Francia in un brevissimo periodo. Questo generalmente viene indicato tra il 1867 ed il 1880.
La nascita dell’Impressionismo
Renoir: “Jeunes Filles au piano”, 1892 olio su tela cm. 116 x 90, Museo d’Orsay Parigi.
Nato da un un ristrettissimo gruppo di pittori – Monet, Renoir, Sisley e Pissarro, a cui subito si aggiunsero Manet, Bazille, Degas, la Morisot e Cézanne – avrebbe conquistato in brevissimo tempo – ma con un faticosissimo percorso, tutto in salita – un consenso mondiale, coinvolgendo nella propria poetica il mondo della letteratura e della musica.
Il Movimento impressionista nella sua globalità fu un’avventura artistica del tutto nuova che mise fine alle ricerche dell’Ottocento, comprese quelle naturalistiche ancora ben legate al Romanticismo.
L’impressionismo riveste una funzione di rifiuto del linguaggio figurativo convenzionale proprio nel momento in cui l’invenzione della fotografia contribuisce a mettere in crisi la rappresentazione percettiva.
Tuttavia il movimento non possiede riflessioni teoriche accentratrici o trattati di varia natura né, tanto meno, vi si riscontrano personaggi con assoluto ruolo di guida carismatica.
Sisley: Il ponte e i mulini di Moret d’Estate, 1888 olio su tela cm. 54 x 73 proprietà di Grégoire Salmanowitz.
L’avventura impressionistica
L’avventura impressionista, quindi, ben si presta – nel suo affascinante e romanzesco andamento, talvolta anche assai frammentato – a descrivere, nel campo pittorico, la crisi dei valori. Valori che ormai stavano coinvolgendo, insieme alle grandi ideologie, anche il Romanticismo e i caratteristici racconti che da esso derivavano.
Il concetto della modernità
Inoltre, con il nuovo movimento, si fece strada prepotentemente quel concetto di modernità tanto decantato da Charles Baudelaire. Secondo il poeta, l’artista moderno si immerge nel vortice creato dalla folla che pulsa in ogni luogo, diventando un immenso specchio. Qui mette assieme la grazia mutevole di tutti gli elementi della natura, in modo da conferire alle immagini riportate sulla tela una vitalità superiore alla vita stessa.
Pittura e poesia
Manet: Colazione sull’erba, 1863, olio su tela, 208 x 264, Museo d’Orsay, Parigi
In questo insaziabile e vorticoso fluire – ogni volta diverso, talvolta anche con minime differenze – l’artista moderno trae la sua poesia anche dalle cose più effimere della vita quotidiana e dagli infiniti attimi del giorno, rendendola pura nell’immutabilità dei caratteri della pittura.
Detto questo, gli insegnamenti accademici risulteranno sempre più chiusi, fino all’incapacità di comunicare il vero significato di questo costante e vertiginoso fluire, tanto che la ricerca eviterà poi di legarsi alle certezze di una filosofia assoluta e persistente, percorrendo strade più creative e spontanee, ove l’immaginazione sovrasta la visione accademica della realtà.
I primi componenti del gruppo
La generazione dei primi componenti il gruppo degli Impressionisti parte dal 1830, anno di nascita di Pissarro (Sisley nacque nel 1839, Monet nel 1840, Renoir nel 1841) e termina nel 1853.
La ricerca dell’ispirazione formale
Gustave Courbet: Tramonto sul lago Leman (1874)
Un precedente che possiamo prendere in considerazione nella ricerca dell’ispirazione formale è quello che avvenne all’Esposizione Universale del Padiglione del Realismo, dove apparivano le opere di Courbet, il quale indicava in modo del tutto rinnovato, la strada che pittura avrebbe dovuto percorrere. Il pennello dell’artista doveva trarre dalla natura soltanto la realtà, senza mescolarvi programmi precostituiti, poetici o ideologici. La sensazione visiva che ne derivava, quindi, doveva essere libera da tutto ciò che era legato al soggetto della composizione e non confondersi con esso: doveva invece proporre sul piano visivo il puro “realismo“, cioè quello che la stessa visione comunica senza nessuna aggiunta, respingendo la tentazione di renderla più bella, graziosa e sentimentale.
L’evoluzione delle forme estetiche e l’introduzione della macchina fotografica
La torre Eiffel, costruita tra il 1886 ed il 1889
Si può cercare di giustificare tale teoria, come pure quella del nuovo e rivoluzionario movimento, prendendo in considerazione l’evoluzione delle forme estetiche in generale, ma anche quella legata all’ingegneria. Basti pensare all’invenzione della fotografia, o al salone della Biblioteca Nazionale di Parigi, o alla Torre Eiffel.
Con l’introduzione della camera oscura, che si sviluppò poco più tardi anche nelle dinamiche immagini cinematografiche, furono mutati lo sguardo e la percezione. L’operatore fotografico si volle “sostituire” al pittore in ogni tipo di rappresentazione, invadendo così il mondo della ritrattistica e della paesaggistica. Entrò quindi in competizione con l’arte anche nei vari reportage, soprattutto quelli riguardanti la vita quotidiana.
E l’artista?
Hokusai: La grande onda di Kanagawa (Tsunami), dalla serie di Trentasei immagini con le vedute del Monte Fuji, intorno al 1830
Cosa rimaneva, quindi, al pittore? Ancora il compito di rappresentare il vero?
Esso avrebbe dovuto certamente competere con questo nuovo e rivoluzionario ritrovato, alla portata di tutti, ed essere costretto ad affinare la propria tecnica. Non solo! avrebbe dovuto effettuare inedite ricerche sulla coloristica, su come proporre nuove rappresentazioni di immagine, sulla struttura compositiva, sul tratto …
Le stampe orientali
In questa coatta e frenetica ricerca, i nuovi artisti trassero ispirazione a trecentosessanta gradi, interessandosi anche alle stampe in stile Ukiyo-e. Questo stile, raffigurante la pittura del mondo mutevole, proveniva dal lontano Giappone.
Utagawa Hiroshige: Scroscio serale ad Atake e il Grande Ponte (lato sinistro) – Vincent van Gogh: Japonaiserie: pont sous la pluie (lato destro).
La prima grande esposizione delle stampe orientali avvenne in occasione della ‘Esposizione Universale’ del 1867. La manifestazione riuscì subito a destare grande attenzione degli artisti per la pittura giapponese.
Come riferiva Blunden “Si scoprì allora la semplice e forte bellezza delle xilografìe dell’Estremo Oriente, se ne ammirò… la qualità sintetica e sobria della forma, la ricchezza e la purezza dei toni, il fulgore della luce”.
Queste stampe – soprattutto le creazioni di Utamaro, Hokusai e Hiroshige – riuscirono a conquistare anche personaggi come Monet, Degas, Manet e van Gogh … che trovarono l’esplicazione un nuovo sintetismo in una rinnovata eleganza formale.
La nascita, i temi, il lavoro all’aria aperta e la luce
Monet: Promenade
Il Movimento impressionista lo possiamo definire, nella sua globalità, come un’avventura artistica del tutto nuova che mette fine ad ogni tipo di ricerca dell’Ottocento.
Nasce a Parigi nel 1860. Deriva dal Realismo e, come esso, rappresenta principalmente la realtà quotidiana senza tuttavia condividerne gli indirizzi ideologici o politici.
I temi non riguardano le varie attuali problematiche ma soltanto i risvolti piacevoli della società.
I pittori lavorano solitamente all’aria aperta per riportare sulla tela tutti gli aspetti – non soltanto quelli esteriori, che rendono freddo, statico e schematico il paesaggio – del mondo che li circonda.
Un rinnovato movimento delle masse e più attimi
Scoprono un nuovo modo per rappresentare la luce, un inedito rapporto tra la visione reale delle forme ed il sentimento, un’originale trasfigurazione lirica della realtà e, soprattutto, l’integrazione di più “attimi” nella stesura pittorica e quindi di un rinnovato movimento delle masse.
La luce viene creata con accostamenti di macchie di colore, preparate sulla tavolozza e mai sfumate sulla tela, mentre il movimento (il moto) non è creato soltanto da un insieme di chiaro-scuri ma anche dai diversi “attimi”, che la natura assume in più momenti della giornata, compresi quelli estremamente brevi.
La fluidità, l’immediatezza e i contenuti introspettivi
Ronoir: la colazione dei canottieri
L’artista quando dipinge percepisce visioni ed emozioni che provengono dall’ambiente in cui è immerso, cariche di immediatezza e quindi di freschezza, mantenendosi libero dagli schemi canonici ma soprattutto dalla retorica intellettuale.
Questa immediatezza si scarica sul quadro in esecuzione come un fiume in piena e la natura penetra con tutto il suo potere espressivo nella tela. Quello che entra in gioco in questa valanga che investe il supporto pittorico non è altro che il contenuto interiore dell’artista creato da ogni singola impressione fugace che egli assorbe durante la seduta pittorica.
Il rapporto tra visione e sentimento
Il contenuto introspettivo, unico vero protagonista, riesce sempre a conciliare il difficile rapporto tra visione ottica e sentimento, tra realtà della natura e realtà lirica trasfigurata, tra la variazione delle percezioni ottiche e i cambiamenti di stato d’animo. Una conciliazione, questa, totalmente rifiutata dalla critica appartenente al periodo contemporaneo agli Impressionisti.
Questo rifiuto porterebbe chiunque a pensare che l’equilibrio dei rapporti sopra riportati sia precario non essendo retto da dati teoretici e sistematici ma soltanto dal puro intuito, alla cui lirica vengono conferite le più disparate interpretazioni.
Ponte di Langlois di Van Gogh
In questo modo ogni particolarità messa in risalto dall’artista può essere – giustamente – interpretata in diversi modi, sia dagli osservatori che dagli stessi pittori. Si può arrivare al Puntinismo dei Seurat e Signac, oppure all’animato linguaggio di Van Gogh, o addirittura alla pittura di Gauguin carica di un simbolismo primitivista (movimento fondato nel 1908 da Natalija Gončarova ed il marito Larinov ove compaiono regole prospettiche, rigore intellettuale ma anche quell’immancabile dose, seppur minima, di astrattismo).
Gli accostamenti di colore, il movimento e il momento improvviso
Questo dimostra la forza della pittura impressionista che diventa così la base di partenza verso ogni nuova conquista, portando dentro di sé, oltre alla rivoluzione che riguarda la formalità (cioè accostamento di macchie di colore dividendo le gradazioni in piccoli scalini con uso anche di colori complementari, analisi sugli effetti luce e movimento, pennellata leggera e fluida, pigmenti mescolati soltanto sulla tavolozza con pochi colori e libera dalle mille sfumature, assoluta libertà prospettica e compositiva), anche e soprattutto un atteggiamento inedito di fronte all’ambiente ed alla vita quotidiana – comune a tutti gli impressionisti – riportata sulla tela con felice esaltazione.
Il pittore impressionista riesce sempre a superare il concetto della meditazione e quello malinconico del linguaggio corottiano (da Jean-Baptiste Camille Corot, il pittore dallo stile realista e romantico) ed instaura subito un rapporto con la tematica colto sul momento, accidentale ed improvviso, con la luce, il movimento e la vibrazione delle forme, l’atmosfera, il vento con il suo rumore ed il silenzio della sua assenza (sempre in riferimento del vento). Il fiume in piena che colpisce la tela diventa un’impressione improvvisa ed un’esplosione di toni che vibrano, concedendo delle gradevoli sensazioni di realtà, seppure trasfigurata, all’osservatore.
Rappresentazione della vita quotidiana
Degas: La vettura alle corse
Tutti gli Impressionisti, anche quelli che come Degas (il pittore si recava all’aria aperta per riportare sulla tela la vita quotidiana ma spesso rifiniva le proprie opere in studio), non accettano alcune regole, seguono il concetto che si riscontra sempre nell’immediato e nella vita attualmente vissuta, ne fanno un’attenta analisi visiva e si scostano brutalmente dalle tematiche romantiche.
Il linguaggio espressivo diventa perciò libero, creativo ed acquista il potere e la licenza per le trasfigurazioni liriche e poetiche della realtà che a sua volta viene vissuta nell’impressione. Quest’ultima riesce a colpire non soltanto l’occhio ma anche il cuore (sentimento).
Percezione dell’immediato nella natura
Nasce così, per gli impressionisti, un nuovo modo di percepire la natura e tutto ciò che riguarda l’immediato. Questa percezione, riportata di getto sulla tela, dà come risultato finale il naturalismo goduto dall’occhio e l’aspetto lirico assorbito dal sentimento.
Gli affollati e movimentati boulevards parigini, la Senna con le sue vivacissime rive e le sue animate acque, i caratteristici interni dei caffè, le articolate regate, le colazioni improvvisate all’aria aperta, i cieli vivi e ricchi di movimento, le riunioni per balli e banchetti, sono i temi che più appassionano questi nuovi artisti.
Il linguaggio impressionista
Gli Impressionisti sono capaci anche di cogliere l’intimità delle riunioni di famiglia depurandole prodigiosamente da ogni traccia di Romanticismo.
Manet: Ritratto di Mery Laurent
Molto spesso il linguaggio del pittore impressionista riesce a superare quello dello scrittore, diventando così il principale testimone della quotidiana vita francese – ed anche incontrastato poeta di quel periodo – riconosciuto purtroppo soltanto diversi decenni più tardi.
Noi, oggi, non riusciamo a concepire come un movimento così ricco di creatività, freschezza e fluidità, sia stato respinto con tale forza dalla critica contemporanea ed abbia mantenuto in miseria la maggior parte dei promotori (i più fortunati hanno conosciuto la popolarità soltanto da vecchi).
Il nostro “non capire” forse dipenderà dal fatto che siamo aperti ed abituati ai forti cambiamenti e ci sfugge il fatto che gli Impressionisti fondarono il loro movimento con le nuove tecniche rivoluzionarie e sovversive nel momento in cui le teorie di Ingres (maggiore esponente del neoclassicismo, il cui stile affascinò pure il giovane Édouard Manet, uno dei grandi rappresentanti dell’Impressionismo) dilagavano influenzando anche gli artisti dell’Accademia, mentre i Salon contribuivano da decenni a mantenere le tematiche più richieste dalla committenza, non solo francese ma anche quella appartenente ad ogni parte d’Europa.
Il duro cammino degli Impressionisti
Sisley: Rue della Tannerie a Moret
Il cammino dei pittori impressionisti, seppur molto breve, è tutto in salita ed avviene gradatamente.
Ogni vetta viene raggiunta con grandi sforzi dai singoli componenti del gruppo. Monet, Renoir, Sisley, Pissarro … con un insieme di opere sui cui supporti, se non ci fosse stata la firma, nessun critico d’arte avrebbe potuto attribuirne la paternità, erano l’anima dell’impressionismo francese.
Soltanto dopo alcuni anni avverranno gli incontri con altri artisti che si riconosceranno in quel nuovo modo di dipingere, e poi ancora, l’arrivo in massa di nuove adesioni e l’approvazione da parte di autorevoli esponenti della Storia dell’arte. Manet, Cézanne e Degas sono considerati i pittori più vicini al quartetto che ha fondato il gruppo.
Concludendo
Pissarro: Il giardino de Tuileries
Infine, proviamo a concentrare l’attenzione sui veri contenuti di questo meraviglioso linguaggio e certamente, da un certo punto di vista, ci verrebbe da asserire con fermezza che nell’Impressionismo vengono assommate ed espresse in modo assai significativo alcune delle più grandi conquiste del nuovo modo di pensare e della nuova sensibilità verso il mondo che ci circonda.
Soltanto una nuova concezione della luce?
Tale affermazione è pressoché arbitraria, perché riconoscere nell’Impressionismo soltanto un’innovativa concezione della luce, resa più viva con una rivoluzionaria tecnica (gradevoli accostamenti di colore, e riproduzione di “attimi”), o raccontarlo come l’eccezionale e fortunato raccogliersi di un contenuto gruppo fra i più grandi “geni della pittura” nel corso della Storia dell’Arte, è abbastanza riduttivo.
Questo sicuramente non può essere negato perché è un fattore di fondamentale importanza. La genialità non è qualcosa che nasce nell’artista e si sviluppa da sola, ma un energico flusso intrinseco in alcuni individui che permette loro di farsi portatori subliminali di grandiosi e misteriosi messaggi.
Manet: Colazione sull’erba, 1863, olio su tela, 208 x 264, Museo d’Orsay, Parigi.
Risulta essere in tal modo l’incontro fortunato di una tangibile individualità, dotata di caratteristici mezzi, con situazioni storiche che permettono di aprirsi e liberarsi, nonché di esprimere se stessa nella maniera più compiuta possibile.
Se nella successione e nelle articolazioni delle varie forme artistiche consideriamo legittima una delle maniere in cui viene espressa la più sentita e varia realtà, in qualche modo la genialità può anche essere vista come una questione legata alla “quantità” ed alla “forza”. Tanto più numerosi e forti sono gli intrecci della storia che avvolgono la personalità di un pittore, tanto più vasta è la sintesi che si forma per intuito nella sua fantasia. Ne consegue un più ricco sviluppo della sua genialità.
Un’inedita Interpretazione della natura
Considerando le cose in questa maniera, si può affermare che l’Impressionismo offre un’inedita interpretazione del mondo che ci circonda. Cosa inconcepibile senza tenere conto che quegli artisti abbiano acquisito e sviluppato un senso della natura e della vita – coincidente con il risultato del sacrificio compiuto dalla borghesia per circa due secoli – nell’affermazione di un proprio modo di percepire, di pensare e di agire.
Riassumendo tutte le fasi dell’avventura impressionista
La nascita dell’Impressionismo
Tre giovani artisti appartenenti al movimento realista, si incontrano, decidono di andare ogni giorno sulle rive della Senna per dipingere il movimento dell’acqua, del cielo e dell’ambiente, e si accorgono invece di trovarsi di fronte ad un’inesauribile fonte di linfa vitale, la cui ricchezza non cesserà mai di alimentarli. Questi artisti sono Monet, Renoir e Pissarro. Gli anni sono quelli che precedono il 1870.
I primi momenti difficili dell’Impressionismo
I tre protagonisti, sentono fortemente gli impulsi del nuovo e rivoluzionario modo di dipingere, capiscono che possono raggiungere traguardi molto elevati ma non riescono a trovare pittori che li seguano. Vengono affiancati soltanto da Sisley.
Gli “Impressionisti puri” e i discutibilmente “Impressionisti puri” (pur sempre tutti Impressionisti!)
il movimento comprende una trentina di artisti, ognuno con le proprie caratteristiche. Il presente raffronto riguarda il trio Monet-Renoir-Pissarro, affiancato da Sisley, con tutti gli altri che, pur appartenendo al movimento non ne abbracciano completamente le svariate peculiarità, fatte non solo di pura tecnica.
Manet, ad esempio, prepara la sua tela con una combinazione compositiva equilibrata e ragionata.
Cézanne, nonostante le sue opere prettamente impressioniste, non si considera tale; Degas abbraccia in pieno la tematica e la parte emozionale dell’Impressionismo, un po’ meno la tecnica e per niente l’en plein-air.
Bazille non ha avuto il tempo per scrollarsi di dosso le forme classiche data la sua prematura morte.
Armand Guillaumin – in prima battuta – aderisce in pieno al movimento ma piano piano le sue opere, che sono molto vicine a quelle di Gauguin, diventano sempre più astratte.
Mary Cassati, l’americana, è influenzata dall’amico Degas.
Paolo de Nittis partecipa soltanto alla prima mostra degli Impressionisti.
Gustave Caillebotte e Toulouse-Lautrec non riescono ad abbandonare completamente la cultura classica … e si potrebbe continuare con altri grandi personaggi. Tutto questo perché l’Impressionismo non ha schemi né teorie da rispettare.
L’opera impressionista deve parlare da sé attraverso le peculiarità dei personaggi che sono sempre dissimili gli uni dagli altri. Anche rimanendo tra loro in sintonia, il più delle volte i pittori vivono isolati le proprie emozioni trovandosi spesso a risolvere problematiche che sorgono spontanee ed inaspettate. Lo stesso Renoir afferma di non conoscere il messaggio finale dell’opera che ha appena iniziato a dipingere.
Le umiliazioni e lo sfavore del pubblico
Umiliati e derisi per aver infranto, con una pittura abbozzata come un semplice schizzo e puliture di pennello sulla tela, il culto della tradizione classica e della bellezza, sono accusati per la scelta di soggetti volgari prelevati dalla vita quotidiana e di aver sottratto al pubblico il messaggio iconologico.
La gloria
Il primo accenno alla gloria arriva nel 1879, qualche anno prima dello scioglimento del gruppo. L’Impressionismo, però, si rafforzerà di anno in anno influenzando tutte le tecniche ed i movimenti fino ai nostri giorni.
L’interminabile parto di nuove forme e nuovi linguaggi
Ancora oggi l’Impressionismo partorisce nuovi linguaggi attraverso una ragnatela ramificata che si fa sempre più larga.
Il canto lirico della natura in un linguaggio mai raffigurato prima.
L’opera impressionista è un canto lirico, dove il paesaggio raffigurato compare ogni volta con diverse tonalità, in diversi movimenti, con diverse note. Il tutto sempre in armonia con l’intero contesto. Un continuo crescendo e diminuendo di mutevolezza “dell’attimo” in cui si percepisce l’emozione propria di quel piccolo lasso di tempo. Questo importantissima variazione non deve mai andare perduta.
La percezione della luce attraverso un rivoluzionario cromatismo
La percezione della luce è un’emozione e, come tale non viene mai percepita nella stessa maniera. Molto dipende anche dallo stato d’animo dell’artista che la deve riprodurre nell’opera. Soltanto cogliendo l’attimo, registrandolo in contemporanea, il pittore riesce a non influenzarlo con il suo stato d’animo e a riportarlo grezzo e vivo sulla tela.
I doppi insegnamenti sul modo di dipingere e su quello di percepire le emozioni
Con l’Impressionismo cambia il concetto della tonalità: è l’iride che riunisce i colori frammentati sulla tela. Tale concetto rimane ormai un principio di base della pittura moderna. Da qui nasce il divisionismo e l’assoluta libertà di accostamento di macchie di colore – piccole o grandi – che si trasformano in una gradevole composizione al di là della tematica.
Date importanti nello sviluppo della pittura impressionista
1863: Edouard Manet espone «La colazione sull’erba» al Salon des Refusés ;
1874: anno in cui avvenne prima esposizione degli impressionisti presso lo studio fotografico di Nadar;
1886: anno dell’ultima mostra impressionista (ottava).
Punti di base nella specificità della pittura impressionista
Problema del cromatismo e della luminosità.
La enfatizzazione dell’”attimo fuggente”.
La pittura eseguita all’aria aperta (“en plein air”).
I soggetti urbani. Il movimento impressionista è stato il primo ad avere atteggiamento concreto e positivo verso la città.
La tecnica di detta pittura
Quando si apportano i colori su un supporto pittorico questi agiscono sempre seguendo una sintesi sottrattiva. Più i colori vengono mescolati assieme, meno luce riflette il dipinto. L’intento degli artisti aderenti al movimento impressionista è proprio quello di enfatizzare la luce riflessa. In tal modo conferiscono ai propri lavori una percezione più diretta del realtà.
La tecnica per ottenere tale risultato è:
L’impiego dei colori puri usciti direttamente dal contenitore.
Rifiuto categorico di apporre il nero sulla tela.
Accostamento di colori complementari per enfatizzare la luminosità di tutto il contesto.
Impiego di gradazioni cromatiche anche nelle zone in ombra.
Assenza completa di colori diluiti per ottenere il chiaro-scuro.
L’impressionismo italiano
Giovanni Fattori: La Strada che sale, cm. 19 x 33 Collezione Jucker Milano.
Anche in Italia, in questo particolare periodo, la pittura subisce dei cambiamenti ma la reazione post-unitaria stenta a svilupparsi.
Tuttavia molti artisti italiani sono attratti dal nuovo movimento e dall’apertura degli artisti francesi. In loro riscontrano un inedito modo di dipingere, mai apparso in passato ed ancora introvabile nella nostra penisola.
Nondimeno, in un passato assai recente a tale periodo, l’opera dei pittori macchiaioli come Cabianca, Sernesi, Borrani, a cui si aggiunge Fattori in contemporanea alla nascita del rivoluzionario gruppo parigino, può essere tranquillamente accostata – nello stile a macchie giustapposte, nelle tematiche paesaggistiche e i quelle della vita quotidiana – all’Impressionismo francese, con le sole differenze dovute al territorio ed al contesto sociale.
I punti di riferimento dei pittori macchiaioli sono Courbet, Corot, Delacroix e la Scuola di Barbizon. Come gli impressionisti, infatti, impostano le loro ricerche su detti pittori [“I Macchiaioli” di R. Degrada, 1967, pagine 9-11].
Si possono considerare fra gli Impressionisti pittori italiani come Emilio Gola, Arturo Tosi, Galileo Cattabriga, Armando Spadini, Giuseppe De Nittis, Pasquale Massacra, Federico Faruffini, Franesco Netti e Tranquillo Cremona.
Frammenti d’arte e curiosità
Osserviamo un ritratto in primo piano di un Impressionista e notiamo che contiene molti attimi. Mettiamolo a confronto con una comune fotografia che riprende esattamente tutte le caratteristiche di movimento in un determinato lasso di tempo, in cui l’atteggiamento di ogni singolo organo risulta in armonia con tutto l’insieme. Ebbene, la foto risulta, statica, ferma. Se un artista, anche seguendo tutte le regole impressioniste, realizzasse un ritratto ricopiando la foto, questo avrebbe tutte quelle caratteristiche descritte, meno che il movimento. Dipingendo un ritratto dal vivo, invece, l’artista riporta sulla tela la miriade di atteggiamenti che assume il soggetto nei vari momenti e nelle varie sedute. Gli occhi non avranno la stessa espressione, un sorriso non darà mai alle guance l’atteggiamento di un solo gesto, i riflessi sui capelli non saranno mai in grado di giustificarsi a vicenda e tutte le espressioni che il viso assume durante la seduta vengono riportate una volta in un organo ed una volta in altri organi. Anche questo contribuisce al movimento.
Ho dipinto la Senna in tutta la mia vita, a tutte le ore del giorno, in tutti i periodi dell’anno, da Parigi fino al mare …Claude Monet
“La Capucine” (un genere del fiore nasturzio). Questo sarebbe dovuto essere il nome del gruppo, associato al locale in cui avvenne il debutto, in contrapposizione al Salon.
“La Patrie”, una rivista d’arte, in contemporanea al debutto degli Impressionisti, pubblica quanto segue. “Al Boulevard des Capucines, si sta svolgendo la mostra degli Intransigenti, vale a dire dei Matti, della quale ho già parlato. Se volete andare e farvi quattro risate e avete tempo da perdere, non fatevela perdere!”
Nella rivista d’arte “Le Charivari”, Louis Leroy racconta di aver visitato la prima mostra degli Impressionisti e di essersi fatto moltissime risate con il “Campo arato” di Pissarro che sembrava una tela graffiata, con la “Ragazza che danza” di Degas che era priva di ogni cognizione di disegno, con il “Boulevard des Capucines” di Monet dove i pedoni sembravano sbavature nere in basso alla tela, con l’Olimpia moderna di Cézanne piegata in due insieme ad una negra ed un pupazzo.
Altre curiosità
Lo stesso Louis Leroy , nella stessa occasione del frammento di cui sopra, afferma di aver scambiato “Impressione: sole nascente” di Monet per una carta da parati, dove è stata appena iniziata la colorazione.
Il famosissimo imprenditore, Paul Durand Ruel, proprietario di una Galleria d’arte possedeva oltre 500 opere degli Impressionisti, tra le quali circa trecento di Monet, Sisley e Pissarro … non riusciva a svenderle ed era sull’orlo del fallimento.
La prima mostra degli Impressionisti francesi ebbe un clamoroso successo soltanto per il numero vertiginoso dei visitatori (per giunta paganti!). Dentro le sale espositive si sentivano grida di raccapriccio, risate, pandemonio ed altro …. e ……… anche qualcuno che reclamava il rimborso del biglietto di entrata.
Manet, pittore ormai ben affermato al Salon, si guardò bene dal partecipare alla prima degli Impressionisti!
Proprio nei momenti in cui nasceva il gruppo degli Impressionisti, Pissarro visse una grande tragedia. La perdita della figlia Minette (Janne) di appena nove anni per un’infezione polmonare.
L’unico a non aver avuto critiche alla prima mostra impressionistica fu Renoir. Come la prese? “Sono stato ignorato!”
Monet con la sua compagna, in piena notte fugge da una locanda perché non ha franchi per pagare il soggiorno.
Bibliografia
“L’arte moderna”, Giulio Carlo Argan, 1994.
“L’impressionismo”, Bernard Denvir, Art Dossier n° 73.
“Impressionismo, Van Gogh e il Giappone”, Gioia Mori, Art Dossier n° 149.
“Impressionismo: le origini”, Maria Teresa Benedetti, Art Dossier n° 159