Al momento stai visualizzando L’età classica e la scultura di Prassitele nelle Civiltà Elleniche e Italiche
Busto di Serapide Museo Pio-Clementino, Sala Rotunda

L’età classica e la scultura di Prassitele nelle Civiltà Elleniche e Italiche

Pagine correlate: Maestri di retorica de periodo e Stile Bello – Barocco ellenistico – (per saperne di più su pittura e ceramica).

Urbanizzazione e opere di fortificazione

Si regolarizzano i territori urbani, con impostazioni basate su criteri strutturali relativi agli assi ortogonali, rispettando le regole di configurazione dettate da Ippodamo di Mileto , artefice della nuova strutturazione della città del Pireo, che Temistocle ha integrato con Atene innalzando le “lunghe mura”, preservandole così dentro un unico apparato di difesa.

Le strutture di fortificazione, realizzate con blocchi massicci a forma scrupolosamente cubica, difendono e abbelliscono le città (bastioni di Messene, fortezza di Eleutere in Beozia). L’agorà, importantissimo centro politico e commerciale, prende un aspetto maestoso con l’edificazione di luoghi di culto, di colonnati (stoai), di grandissime fontane e di altre pubbliche opere monumentali.

APOLLODORO

Apollodoro nasce ad Atene verso il 180 a.C. Dal 160 a.C. è discepolo di Diogene di Babilonia, famoso filosofo storico e coadiuva Crisippo nella conduzione della scuola. Da Diogene  apprende presumibilmente l’interesse per la grammatica e l’interpretazione metaforica dei miti.

Allorché Diogene viene inviato a Roma come ambasciatore (156), il suo allievo, tra il 156 e il 145, coopera con l’altrettanto famoso filologo Aristarco di Samotracia ad Alessandria, dedicandosi fra l’altro ad Omero ed alla commedia. Intorno al 145 a.C. deve lasciare per sempre Alessandria perché l’editto di Tolomeo VIII Fiscone respinge i dotti per motivazioni politiche e si rifugia a Pergamo, grande centro bibliotecario e filologico. Apollodoro muore ad Atene, sua città natale, presumibilmente fra il 120 e il 110 a.C.

Apollodoro è denominato il “pittore di ombre” (skiagràphos) in relazione ad un concetto evoluto a confronto con la skiagraphia dell’età geometrica. L’appellativo trova adesso spiegazione per via che il pittore «fu il primo a trovare lo sfumato e l’addensarsi dell’ombra» (Plutarco). Proprio da questa sua peculiarità tecnica si sviluppa quella critica di “pittore di parvenze”, per via della contemporanea attestazione data da Democrito, che non è l’oggetto ad agire con forza negli organi sensoriali e perciò a poter essere raffigurato, ma un’immagine priva di consistenza emanata dagli atomi che formano la materia.

L’arte classica  (per approfondire meglio)

L’età classica dell’arte greca che va dalla seconda metà del secolo quinto, fino al periodo corrispondente alla morte di Alessandro Magno (323 a.C.), raggiunge il massimo splendore, negli anni di Pericle.

Nell’Acropoli di Atene si innalzano le opere monumentali più importanti dell’arte del periodo classico, dal Partenone dorico, anche se reso ancor più elegante dall’interminabile fregio continuo, di Ictino, ai propilei di Mnesicle (nel quale i dettami del dorico si uniscono a quelli ionici), all’Eretteo di Filocle e al piccolo tempio di Atena Nike di Callicrate, stile nettamente ionico.

Tutti i santuari di rilevante interesse, appartenenti al mondo greco, si impreziosiscono con templi, tesori artistici, opere monumentali celebrative e votive. Gli studiosi della Grecia antica hanno chiamato “diadochi” i diretti eredi di Alessandro Magno: alle loro vicende, fino agli anni intorno al 301 a.C., coincidenti con la battaglia di Ipso, trova riscontro la persistenza della “maniera classica”, consegnataci in modo particolare da Lisippo, unico fra tutti i grandi scultori della stessa generazione a salvarsi dal Macedone.

Allontanatosi dall’Asia, arriva ad una colossale produzione di bronzi, circa 1500, nel più spazioso percorso mai tracciato da un scultore antico: nella Macedonia, nella città di Atene, nell’Acarna, nel Peloponneso, nella Magna Grecia ed in ogni dove, imponendo il proprio linguaggio espressivo istituendo scuole d’arte e moltiplicando i discepoli. Insieme a questi raggiungono la celebrità anche gli ultimi seguaci che avevano preso parte all’attività di altri maestri, anche loro reduci e testimoni di una perduta epopea, come i sopravvissuti dalla guerra d’oriente. Cefisodoto e Timarco, ambedue figli di Prassitele si identificano chiaramente nel sarcofago di Abdalonimo da Sidone, nel ritratto di Menandro e nella serie dei primi epicurei; Silanione aveva erudito Zeusiade, al quale dobbiamo la stupefacente immagine d’Iperide; di Eufranore è conosciuta la sua esistenza sia nella pittura che nella scultura con l’artista del bronzo Sostrato.

La scultura classica di Prassitele

In tutto ciò che ruota intorno al mondo greco antico, quello relativo alle opere scultoree classiche presenta notevoli differenze di linguaggio e soprattutto di qualità. Nella scultura del V secolo a.C., Policleto nobilita idealmente i corpi degli atleti e, nel Doriforo, compare un nuovo modello di corrispondenze proporzionali della figura umana, ragionato come una vera e propria costruzione architettonica, mentre Fidia getta le basi per nuovi concetti artistici nella magnificenza di combinare le scene, nella franca idealizzazione delle sue solenni figure, nella capacità di plasmare il panneggio, come testimoniano non solo le opere scultoree del Partenone (British Museum di Londra) ma anche le opere conosciute soltanto come copie, quale lo Zeus di Olimpia e l’Athena Parténos. Con lui lavorano attivamente Agoracrito (il celeberrimo artefice della Nemesi di Ramnunte), Alcamene (creatore dell’Afrodite dei giardini) e Cresila. Appartengono alla concezione manieristica postfidiaca Callimaco, che probabilmente ha realizzato i rilievi dal “panneggio bagnato” alla balaustra del piccolo tempio di Atena Nike, ed anche Peonio di Mende. Scultori ionici realizzano opere intorno al 550 a.C., come i più antichi sarcofagi di Sidone (attualmente custoditi ad Istanbul nel Museo archeologico) e, più tardi, opere in rilievo e le opere statuarie del monumento delle Nereidi di Xantos (attualmente a Londra nel British Museum).

Gli artisti più importanti

Nel IV secolo a.C. c’è stata una reazione agli ideali fidiaci da parte di alcuni grandi scultori, dando più importanza al valore dei sentimenti umani. I più significativi sono Prassitele autore del famoso Hermes, Lisippo le cui opere sembrano possedere una fortissima ed interminabile energia di movimento e Scopa autore delle opere scultoree nel tempio di Atena Alea a Tegea. Con questi tre artisti e principalmente con Lisippo vengono gettate le basi per l’introduzione all’arte ellenistica. La fama di costoro è testimoniata dalle attendibilissime fonti classiche e da molteplici riproduzioni della loro statuaria, che ci permettono di capire soprattutto le loro caratteristiche personali. Altri artisti importanti sono Timoteo (autore delle sculture del tempio di Asclepio a Epidauro), Cefisodoto padre di Prassitele (suo è il gruppo Irene e Pluto), Leocare (autore del Ganimede rapito dall’aquila), Silanione, Briasside (autore della famosa statua di Serapide ad Alessandria) famoso soprattutto per i suoi ritratti, e Eufranore. Molte purtroppo sono le meravigliose opere anonime che ci sono pervenute dai secoli V e IV a.C., soprattutto quelle attiche a tematica funeraria, oggi custodite nel museo nazionale di Atene.

Busto di Serapide Museo Pio-Clementino, Sala Rotunda
Busto di Serapide Museo Pio-Clementino, Sala Rotunda

La pittura e la ceramica del mondo classico greco

Le grandi personalità artistiche dell’età classica e le loro peculiarità, ci vengono consegnate da autorevoli fonti antiche, in maniera indiretta dalle tematiche rappresentate nella ceramica e da raffigurazioni pittoriche del periodo, e anche da mosaici di età successive. Superate le prime difficoltà dello scorcio già intorno alla fine del sec. VI a.C., si cerca di studiare a fondo, nel V secolo, le tecniche legate al chiaroscuro (Apollodoro skiagráphos, alias pittore delle ombre) e agli effetti prospettici (Agatarco scenografo). Nomi celeberrimi sono quelli di Zeusi (di cui abbiamo già parlato) e Parrasio, che operano attivamente soprattutto ad Atene intorno alla fine del sec. V. Nel secolo IV sembra prender piede il tema realistico e la pittura stesa principalmente su tavole. Il pittore che più spicca è Apelle, attivo presso la corte di Alessandro Magno, mentre altri personaggi famosi sono Aristide, Pausia e Nicia. Nell’età classica le opere in ceramica attica, a partire dal VI a.C., rappresentano il principale prodotto commerciale che regola il traffico del mondo artistico greco. Questo prodotto è destinato però a scomparire del tutto alla fine del sec. IV. Dal 450 a.C. nascono in Italia e principalmente in quella meridionale, molti laboratori artigianali locali di vasi raffiguranti le stesse tematiche attiche con figure rossastre (vasi del tipo protoitaliota), che nel secolo IV (vaso italiota) assumono i propri caratteri distintivi. Anche per la ceramica italiota c’è il momento del tramonto, che avviene intorno alla fine del secolo IV a.C. Nell’età ellenistica l’arte greca si diffonde con forza sempre maggiore per tutto il Mediterraneo. I centri nevralgici artistici si spostano da occidente ad oriente della Grecia, interessando non più Atene ma Alessandria, Pergamo ed Antiochia.

Ercole Farnese - Copia in marmo di Glycon Ateniese,
Ercole Farnese – Copia in marmo di Glycon Ateniese, dall’originale in bronzo di Lisippo del 320 ca. AC: , h.317 cm. Napoli, ( Museo Archeologico Nazionale)
Hermes in riposo
Hermes in riposo -( Mercurio ), Statua in bronzo, riproduzione romana da un originale di Lisippo. altezza.105 cm. – ca. 330 AC.-ca.320 AC.  Napoli – Museo Archeologico Nazionale.
Escludendo le citazioni, facilmente riconoscibili, la riproduzione dei contenuti di questo sito web, anche eseguita soltanto in parte, è vietata.

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.