Gli scritti di Ingres

Gli scritti di Ingres tratti dai “Classici dell’Arte”, Rizzoli Editore

Pagine correlate: Biografia e vita artistica – Le opere – La critica – Il periodo artistico.

Gli scritti di Ingres: la scelta dei vari brani, che a prima vista sembrano appartenere ad un unico blocco, sono stati tratti dalle celebri annotazioni (cahiers) del pittore e da alcune sue missive. Non sono riportati in ordine cronologico ma in relazione a taluni ‘motivi’ illuminanti, riguardanti, per l’appunto, il suo pensiero sulla pittura, del resto abbastanza complicato da riordinare.

La mia passione rimane sempre Raffaello, il suo secolo, gli antichi e, soprattutto, i divini greci; in musica, Gluck, Mozart, Haydn.

 Non bisogna credere che l’amore esclusivo che porto a questo pittore [Raffaello] mi conduca a scimmiottarlo: cosa, del resto, tanto difficile o, meglio, impossibile. Penso che saprò essere originale pur imitando. Eppoi, chi non è stato un imitatore, fra i grandi?

Dunque, sono un conservatore di buone dottrine, non un innovatore. Non sono però, come pretendono i miei detrattori, un servile imitatore del ‘4 e ‘500, benché sappia valermene con maggior frutto che non sappiano scorgere.

Poiché faccio della pittura per farla bene, sono lungo e, di conseguenza, guadagno poco.

Finora [1866] il timore dell’opinione pubblica non m’ha fatto arretrare di un sol passo …

Mi si è fatto notare, forse a ragione, che io riprendo troppo spesso le mie composizioni, invece d’idearne di nuove. Ecco perché : la maggior parte di queste opere, che mi piacciono per il tema, mi son parse tali da valer la pena che le migliorassi ripetendole e ritoccandole, ciò che m’è accaduto sovente per le prime che ho eseguito.

Sono della mia terra, sono un gallo ma non di quelli che hanno saccheggiato Roma e voluto incendiare Delfo.

siamo galli, siamo barbari, e soltanto sforzandoci di avvicinarci ai greci, soltanto procedendo come loro possiamo ottenere e meritare il nome di artisti.

È impossibile formarsi l’idea d’una bellezza astratta, d’una bellezza superiore a quella offerta dalla natura … Noi siamo costretti a stabilire qualunque idea, perfino quella dell’Olimpo e dei suoi divini abitatori, su fatti puramente terrestri. Il grande studio dell’arte consiste dunque tutto nell’apprendere a penetrare cedesti fatti.

Ci si deve ricordare come le parti che costituiscono la statua più perfetta non possono mai, presa ciascuna a sé, superare la natura, e che è impossibile innalzare le nostre idee oltre le sue bellezze. Quanto possiamo fare è riuscire a eseguirne il montaggio.

L’arte vive di pensieri eletti e di nobili passioni. Carattere, calore! Non si muore mai di caldo, ma di freddo.

Disegna, dipingi, copia soprattutto, si tratti anche di natura morta. Ogni cosa ricavata dal vero è un’opera, e questa imitazione conduce all’arte.

È sempre bello quel che è vero.

Tutto è armonia in natura: un po’ troppo, o un po’ meno, sconvolge l’ordine e determina una nota falsa. Bisogna arrivare a cantare, con la matita o il pennello, con la stessa esattezza che con la voce; la perfezione delle forme è come quella dei suoni.

Nelle immagini dell’uomo fornite dall’arte, la calma costituisce la bellezza prima del corpo …

Il disegno è la probità dell’arte.

Disegnare non significa soltanto riprodurre contorni; il disegno non consiste soltanto nel tratto: è, ancora, l’espressione, la forma interna, il piano, il modellato. … Il disegno comprende i tre quarti e mezzo di ciò che si chiama pittura.

Il disegno comprende tutto, fuorché la tinteggiatura.

Tutta la pittura risiede nel disegno saldo e nello stesso tempo fine.

Bisogna far sparire le tracce delle facilità; sono i risultati, non i mezzi impiegati, che debbono comparire.

Ciò che si chiama ‘tocco’ costituisce un abuso nell’operare. Esso altro non è che la qualità dei falsi talenti, dei falsi artisti … Invece dell’oggetto raffigurato, esso mostra il procedimento;

invece del pensiero, rivela la mano.

Quanto più le linee e le forme sono semplici, tanto più c’è bellezza e forza.

Non dobbiamo procedere materialmente come gli scultori, tuttavia dobbiamo fare della pittura scultorea.

Il colore aggiunge ornamento alla pittura; ma non è che una dama di compagnia …

Tiziano, ecco del colore vero, della natura senza eccessi, senza sforzi voluti.

Niente colore troppo caldo … Eccedete nel grigio piuttosto che nell’infocato …

Ogni volta che mi sono saziato della vista delle composizioni dipinte su vasi antichi, ho confermato la mia convinzione che su tali esempi deve lavorare un pittore, che da lì deve ricavare le ‘storie’ di tema greco.

Non ci si deve preoccupare troppo degli accessori; bisogna saperli sacrificare all’essenziale, e l’essenziale è la naturalezza, il contorno, il modellato delle figure.

Nei ritratti, molto fondo sopra le teste; e che sia illuminato da una parte, nell’ombra dall’altra.

La vera culla della pittura è stata la cappella Brancacci [di Masaccio], al Carmine di Firenze.

I ritratti dipinti da Holbein, quanto a penetrazione fisionomica e disegno, stanno al disopra d’ogni altro. Soltanto quelli di Raffaello li superano.

Nulla mi ha dato un’idea più precisa della pittura antica che talune parti degli affreschi di Giulio Romano nel palazzo del Tè a Mantova.

Raffaello è la grazia, la bellezza, l’armonia: insomma, è Raffaello; Giulio Romano è l’antichità.

Sì, senza dubbio Rubens è un gran pittore: ma è questo gran pittore che ha rovinato tutto.

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