Storie di Virginia (Louvre) di Filippino Lippi

Filippino Lippi: Storie di Virginia (Louvre)

Filippino Lippi: Storie di Virginia (Louvre)
Filippino Lippi: Storie di Virginia, anno 1478-1480, tecnica a tempera su tavola, 45 x 126 cm., Museo del Louvre, Parigi.

Sull’opera: “Storie di Virginia” è un dipinto di Filippino Lippi realizzato con tecnica a tempera su tavola intorno al 1478-80, misura 45 x 126 cm. ed è custodito nel Museo del Louvre a Parigi. 

La presente opera, fra le prime di Filippino Lippi, fa coppia con una tavoletta (si veda la pagina precedente) della stessa grandezza e con lo stesso tema, raffigurante la “Morte di Lucrezia” (Galleria Palatina a Firenze), con la quale, si pensa, fosse servita come ornamento a due lati di un cassone, o ad un solo lato di due cassoni abbinati.

 Tali decorazioni su oggetti di uso comune erano molto in voga in quel periodo a Firenze e se ne rammentano vari esempi assegnati allo stesso Filippino Lippi (“Ester scelta da Assuero” del Museo Condé di Chantilly), ma anche relativi al suo celebre maestro, Sandro Botticelli con le “Storie di Virginia” e di Lucrezia, rispettivamente custodite all’Accademia Carrara di Bergamo e all’Isabella Stewart Gardner Museum di Boston.

La tavola in esame pervenne a Parigi nel 1863 in seguito all’acquisto della collezione Campana.

L’episodio ha come tema principale la violazione dell’onore, tratto dal racconto di Tito Livio, dove Virginia, dopo essere stata rapita da Marco Claudio (figure a sinistra), viene presentata come la schiava di Appio Claudio dai Decemviri (la figura che spicca al centro).

Il marito ed il padre della malcapitata, all’inizio chiedono clemenza ma poi, per conservare l’onore della donna e quello personale, decidono di ucciderla. Il fatto accende la rivolta della popolazione romana (zona a sinistra).

Anche quest’opera, come quella della Lucrezia romana (da non confondere con la duchessa di Ferrara che nasceva proprio nell’anno in cui furono realizzate le due tavolette: 1480), rappresentava un modello di castità e moderazione alle giovani donne che si affacciavano al matrimonio. Un modello assai in voga soprattutto nel periodo del Rinascimento, per cui è assai facile trovare scene ad essa relative su arredi nuziali, su oggetti come – per l’appunto – i cassoni, o su piccole tavole (anche ceramica o altro materiale) impiegate per ornare varie sale di ambienti pubblici e privati.

Naturalmente ispirata allo stile del Botticelli, la tavola è ambientata in una severa struttura architettonica, classicheggiante, dalle forme ben definite e ritmate lungo tutta la composizione, con le figure in piena animazione.

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