Miracoli di San Nicola da Bari di Ambrogio Lorenzetti

Ambrogio Lorenzetti: Miracoli di San Nicola da Bari

Ambrogio Lorenzetti: Miracoli di San Nicola da Bari 1
Miracoli di San Nicola da Bari
Ambrogio Lorenzetti: Miracoli di San Nicola da Bari
Miracoli di San Nicola da Bari

Miracoli di San Nicola da Bari, cm. 96 x 52,5 (48 x 51 circa, ogni riquadro) la prima e 92 x 49 (46 x 48 circa, ogni riquadro), Galleria degli Uffizi, Firenze.

Opera successiva

Sull’opera: “Miracoli di San Nicola da Bari” sono rappresentati da una serie di quattro composizioni autografe di Ambrogio Lorenzetti, dipinte su due supporti lignei, facenti parte probabilmente di una pala di S. Procolo. Le due tavole misurano rispettivamente 96 x 52,5 cm. (48 x 51 circa, ogni riquadro) e 92 x 49 (46 x 48 circa, ogni riquadro) e sono custodite nella Galleria degli Uffizi a Firenze.

Le quattro raffigurazioni

Il “Dono alle tre prostitute” (per altri, “Regalo della dote a tre vergini”, la “Elezione a vescovo”, il “Miracolo del bambino risuscitato” ed il “Miracolo della moltiplicazione del grano”.

Il ciclo venne realizzato da Ambrogio durante il suo soggiorno fiorentino, che da documentazioni certe inizia dal 1321, anno in cui si iscrisse all’Arte dei Medici e degli Speziali.

È proprio in questo periodo che, grazie a tale iscrizione ed al vuoto lasciato da Giotto con la sua partenza del 1327, l’artista riceve una moltitudine di commissioni.

I quattro pannelli con i miracoli di san Nicola originariamente si trovavano nella chiesa di San Procolo (fonte: il Vasari), dove si custodiva anche la pala di San Procolo, realizzata dallo stesso Lorenzetti.

Si suppone in generale che in origine anche i dipinti di san Nicola facessero parte di un dossale a forma di trittico, con la raffigurazione – nel registro centrale – di un san Nicola di Bari, andato perduto. Alcuni studiosi di storia dell’arte pensano alle due tavole come due ante di un tabernacolo.

Gli episodi narrati sono caratterizzati da un’eccezionale naturalezza descrittiva, con molteplici nuovi accorgimenti e con la già palpabile riduzione del fondo dorato, impiegato in zone sempre più marginali e dando quindi più rilievo alle architetture, che qui occupano gran parte dello sfondo.

La particolare cura di ogni dettaglio dovette suscitare grande sorpresa nell’ambiente fiorentino, abituato alle all’essenziale semplicità della pittura giottesca.

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