Cappella Tornabuoni – Strage degli Innocenti di Domenico Ghirlandaio

Domenico Ghirlandaio: Cappella Tornabuoni – Strage degli Innocenti

Domenico Ghirlandaio: Strage degli Innocenti
Domenico Ghirlandaio: Affreschi della Cappella Tornabuoni: “La Strage degli Innocenti”, Santa Maria Novella, Firenze.

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Sull’opera: la “Strage degli Innocenti” è un dipinto di Domenico Ghirlandaio, appartenente al ciclo degli “Affreschi della Cappella Tornabuoni” in Santa Maria Novella a Firenze, realizzato intorno al 1485-90. 

Secondo affresco sulla fascia alta della parete di sinistra.

Nella presente composizione vengono evidenziati i limiti dell’artista Ghirlandaio nella narrazione di scene dall’aspetto drammatico.

Nonostante la complessa ed articolata struttura compositiva ed i frenetici accenti della storia qui rappresentata, tratti verosimilmente dai rilievi delle battaglie romane (si osservi quello sovrastante  l’arco nello sfondo), fu scritto a tal proposito che il Ghirlandaio fosse un pittore “incapace per temperamento di rappresentare la scena e l’azione. Non è il reporter di guerra, ma il cronista che si occupa prevalentemente dei vip” [Razeto, cit., pag. 97].

Sebbene le critiche degli studiosi di storia dell’arte dell’epoca moderna non siano proprio del tutto eccellenti, la “Strage degli Innocenti” fu la più elogiata dell’intero ciclo pittorico nelle “Vite” del Vasari: condotta “con giudizio, con ingegno e arte grande”.

Sempre secondo Razeto, però, trattasi di “una convulsa carneficina da Grand Guignol [un teatro parigino specializzato in spettacoli decisamente violenti e macabri ], su un tappeto di corpicini fatti a pezzi”, che il grande storico trovava consono al proprio modo di sentire, come dimostrano anche gli scritti relativi agli affreschi di Ridolfo nel Salone dei Cinquecento.

In primo e secondo piano più donne lottano affinché si eviti che i propri figli vengano trafitti dalle spade dei soldati: quella raffigurata a sinistra cerca di fuggire terrorizzata da un militare che minaccia la sua creatura con uno stilo, scavalcando grottescamente la testa mozzata di un neonato; la seconda, quella sulla destra, ormai privata del suo bambino, afferra per i capelli il soldato che lo ha rapito.

Colpisce subito lo sfavillante cromatismo dei panneggi e il rilevante movimento delle vesti. A terra si trovano molti corpi straziati di bambini e neonati ancora in fasce: bracci, teste, gambe e corpicini trafitti e monchi giacciono al suolo a fianco di vaste pozze di sangue.

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