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Michelangelo: Deposizione di Cristo nel sepolcro, intorno agli anni 1500-1501, tecnica a tempera su tavola, dimensioni 161,7 x 149,9 cm., National Gallery, Londra

Deposizione di Cristo nel sepolcro di Michelangelo Buonarroti

Michelangelo Buonarroti: Deposizione di Cristo nel sepolcro

Michelangelo: Deposizione di Cristo nel sepolcro, intorno agli anni 1500-1501, tecnica a tempera su tavola, dimensioni 161,7 x 149,9 cm., National Gallery, Londra
Michelangelo: Deposizione di Cristo nel sepolcro, intorno agli anni 1500-1501, tecnica a tempera su tavola, dimensioni 161,7 x 149,9 cm., National Gallery, Londra.

Ai dipinti di Michelangelo

Sull’opera

La Deposizione di Cristo nel sepolcro è un’opera attribuita (con collaboratori) a Michelangelo Buonarroti che la realizzò con tecnica a tempera su tavola intorno al 1500-01. Il dipinto, che misura 161,7 x 149,9 cm. è custodito nella National Gallery di Londra. La stesura pittorica presenta anche, in alcune zone, delle integrazioni a olio.

Storia

Dalle recenti ricerche si ricava che il dipinto venne commissionato all’artista dalla chiesa di Sant’Agostino a Roma su intermediazione del banchiere Jacopo Galli. Quest’ultimo, riconoscendo prima di altri il grande talento del giovane Buonarroti, che in quel periodo soggiornava a Roma, cercava di inserirlo in ambienti di alto rilievo. La commissione rimase incompiuta ed il quadro prese altre vie.

Michelangelo interruppe il soggiorno romano per recarsi a Firenze lasciando a Roma la sua opera, che passò alla collezione Farnese. Quest’ultima la vendette ad altri collezionisti romani fino a che, nel 1868, fu acquisita dalla National Gallery di Londra.

L’assegnazione a Michelangelo venne per la prima volta dichiarata nel 1846 da Cornelius e Overbeck e, quindi, sostenuta quasi all’unanimità da molti studiosi di storia dell’arte. Tuttavia ci furono opinioni contrastanti per quanto riguarda la cronologia della composizione, che col tempo si sono attenuate.

Alcuni critici l’hanno anche attribuita ad un seguace di Michelangelo ed al Maestro di Manchester, sebbene confermando anche la presenza della mano del maestro nelle zone di più pregiata stesura pittorica.

Descrizione

Al centro della composizione appare il Cristo morto attorniato da tre figure, di cui quella dietro che cerca di sostenerlo per poterlo condurre nel sepolcro. Le due figure ai lati pare stiano anch’esse offrendo la loro collaborazione per il trasporto, facendo forza sul drappo che sostiene il Cristo. Infatti l’atteggiamento con inclinazione verso l’esterno dei due personaggi ne giustifica lo sforzo.

Ai lati estremi della composizione appaiono altre due figure femminili che non sembrano affatto interessate alla scena che in quel momento si sta consumando. Trattasi probabilmente delle pie donne.

Spicca una zona bianca in alto sulla destra dove ancora risulterebbe mancante il colore. Un’altra parte non portata a compimento è quella che appare sul lato destro, in basso, dove molto probabilmente Michelangelo avrebbe dovuto rappresentare la Vergine Maria.

Il corpo senza vita di Cristo, solidamente ben modellato, è retto per le spalle da Giuseppe d’Arimatea. A sinistra del morto appare un uomo (probabilmente Giovanni Evangelista, o addirittura trattasi di una figura femminile), mentre a destra si affianca una donna (probabilmente Maria Maddalena). Entrambe le figure sono dinamicamente inclinate per lo sforzo nel trasportare il Cristo su un drappo, su cui l’hanno sistemato in posizione seduta.

Stile

Come in altri dipinti del Buonarroti, qualche personaggio è di difficile classificazione come appartenenza di genere. Infatti nelle sue composizioni appaiono spesso figure che possono portare a lunghi dibattiti sul fatto che si tratti di uomini o donne, come asserisce Ettore Camesasca in “Michelangelo pittore”, edito da Rizzoli nel 1966.

Lo sfondo, anche se configurato in modo assai semplice con pennellate decise e veloci, si presenta con un’ottima dilatazione spaziale, degradando dalle spoglie rocce fino alle sfumate montagne all’orizzonte.

Tecnica

Dallo stato incompiuto si evince anche la tecnica impiegata dall’artista nello svolgimento dell’opera, sia quando lavora su tavola che quando procede nelle pitture a fresco. In entrambi i casi porta a totale compimento, di volta in volta, una zona dopo l’altra, diversamente da Leonardo che, per esempio, aggiunge particolari sempre più dettagliati agendo nella globalità della composizione.

Altra particolarità tecnica di Michelangelo, rilevata nella Deposizione di Cristo, sono i graffi del colore, soprattutto evidenziati nelle rocce, usando una tecnica “a levare”, che spesso vediamo nelle sculture [Camesasca, Michelangelo pittore, Rizzoli, Milano 1966].

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