Tabernacolo dei Linaioli di Beato Angelico

Beato Angelico: Tabernacolo dei Linaioli

Beato Angelico: Tabernacolo dei Linaioli chiuso
Beato Angelico: Tabernacolo dei Linaioli, foto: San Marco e San Pietro (292 x 88 cm.), Museo di San Marco, Firenze (foto tratte da Wikimedia Commons).

        Sull’opera: Il “Tabernacolo dei Linaioli” comprende una serie di raffigurazioni (più avanti descritte) autografe di Beato Angelico, realizzate con tecnica a tempera su tavola nel 1433. L’opera intera si trova nel Museo di San Marco a Firenze.

 Tabernacolo dei linaioli aperto  
Tabernacolo dei linaioli aperto: All’interno: Madonna col Bambino, 233 x 133 cm. Nelle ante (all”interno da sinistra), San Giovanni Battista e San Giovanni Evangelista, entrambe 292 x 88 cm .
Raffigurazione sinistra predella

Raffigurazione sinistra della predella: Predica di San Pietro alla presenza di San Marco, 39 x 56 cm.

Raffigurazione centrale predella

Raffigurazione centrale della predella: Adorazione dei Magi, 39 x 56 cm.

Raffigurazione destra predella
Raffigurazione destra della predella: Il martirio di San Marco, 39 x 56 cm.

L’opera fu commissionata nel 1493 dalla “Corporazione dei tessitori fiorentini”, meglio conosciuta come “‘Arte dei Linaioli”.

Il tabernacolo comprende lo scomparto centrale dove è raffigurata la Madonna col Bambino, impreziosita da una cornice a rientro nella quale sono dipinti gli Angeli musici; le ante, con rappresentate immagini di santi (sia dal lato esterno che interno, perciò quattro). La predella, nella quale vi sono dipinte tre narrazioni, e cioè: “La predica di San Pietro alla presenza di San Marco”, La “Adorazione dei Magi” e “Il martirio di San Marco”.

Le dimensioni sono: 260 X 266 quando le ante sono completamente aperte, 260 x 133 cm. ad ante chiuse. Il complesso si presenta con una meravigliosa cornice in marmo uscita dalla bottega del Ghiberti, da lui certamente disegnata.

Il “Tabernacolo dei Linaioli” viene citato dalle antiche fonti, a partire da entrambe le edizioni de “Le Vite” (1550 e 1568) del Vasari, ove viene indicata l’originale ubicazione “nell’ufficio dell’Arte”.

Nel 1777 l’opera fu trasferita agli Uffizi  di Firenze (fonte: Milanesi, 1878), quindi, l’anno successivo pervenne nell’attuale sede.

Per quanto riguarda l’autografia delle composizioni, nonostante gli accesi dibattiti fra gli studiosi di storia dell’arte sull’entità dell’apporto collaborativo di altri artisti, l’intero tabernacolo può essere considerato come opera  dell’Angelico.

Questo prezioso capolavoro segna un importantissimo momento nell’attività artistica dell’Angelico, quale colonna portante – per stile e cronologia – dove coincidono la chiusura del periodo formativo e l’inizio di una nuova fase destinata avere grandi sviluppi.

Ogni collegamento culturale con artisti come Masaccio, Masolino, Gentile da Fabriano e Lorenzo Monaco, viene ormai inserito in un fraseggiare che ha in sè anche il “sapere” della statuaria del Ghiberti e del Donatello. L’artista ha saputo trarre profitto dai valori culturali a lui contemporanei e trascorsi.

Le tre ‘narrazioni’ raffigurate nella predella, nella loro indipendente occasione episodica e non più come una mera riproduzione naturalistica, dimostrano con evidenza l’indirizzo ormai rinascimentale intrapreso dall’Angelico.

Nel 1955, a cura della Soprintendenza alle Gallerie di Firenze, il Tabernacolo fu sottoposto a restauro. Questo purtroppo confermò la presenza di drastiche ridipinture apportate in passato.

Incoronazione della Vergine (Uffizi) di Beato Angelico

Beato Angelico: Incoronazione della Vergine (Uffizi)

Beato Angelico: Incoronazione della Vergine (Uffizi)
Beato Angelico: Incoronazione della Vergine, cm. 112 x 114,  Galleria degli Uffizi, Firenze.

        Sull’opera: “Incoronazione della Vergine” è un dipinto di Beato Angelico, realizzato con aiuti nel 1430-35, impiegando la tecnica a tempera su tavola, misura 112 x 114 cm. ed è custodito nella Galleria degli Uffizi a Firenze.

L’opera, che in precedenza si trovava nella chiesa dell’ospedale di Santa Maria Nuova a Firenze, era dedicata a Sant’Egidio.

L'”Incoronazione della Vergine”  è citata dalle antiche fonti a partire da Antonio Tucci Manetti (Firenze, 1423? – 1497?).

Alla pala è possibile che siano riconducibili, come facenti parte della predella, le raffigurazioni dello “Sposalizio …” e dei “Funerali della Vergine” (entrambe di 19 x 50-1 cm., Museo di San Marco). Meno probabile sembra l’ipotesi di collegare a detta predella alla “Imposizione del nome al Battista“, anche se abbastanza congruente nello stile (Berti, Catalogo della mostra, 1955).

L’assegnazione dell’opera all’artista, più o meno unanime, non ha mai portato a grandi dibattiti tra gli studiosi di storia dell’arte: fanno eccezione le ipotesi di Wurm, Van Marle e  Pope Hennessy, i quali riconoscono nella stesura la mano di scolari (Wurm) e di Zanobi Strozzi (Van Marle e Pope Hennessy).

Per quanto riguarda la cronologia, vengono indicate datazioni molto diverse: dal 1425 (Muratoff, 1929) al 1440 (Collobi Ragghianti, nelle edizioni “CA” del 1950 e 1955). Più verosimile sembra essere quella relativa al periodo 1430-35.

Cristo morto con la Vergine e i santi, o Pietà (Monaco) di Beato Angelico

Beato Angelico: Cristo morto con la Vergine e i santi, o Pietà (Monaco)

Beato Angelico: Cristo morto con la Vergine e i santi, o Pietà (Monaco)
Beato Angelico: Predella: quinto scomparto – Cristo morto con la Vergine e i santi (Pietà), cm. 38 x 46, Alte Pinakothek, Monaco.

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Sull’opera: “Cristo morto con la Vergine e i santi (Pietà)” è un dipinto di Beato Angelico, appartenente alla predella della “Pala di San Marco”, realizzato con tecnica a tempera su tavola nel 1438-40, misura 38 x 46 cm. ed è custodito nel Museo Alte Pinakothek a Monaco.

Già nell’Ottocento l’opera si trovava nella sede attuale, seguendo la storia delle altre tre composizioni appartenenti alla predella della pala di San Marco.

Secondo Marchese (1845) le opere provenivano dall’omonimo convento.

Il collegamento con la predella della pala in esame fu ipotizzato dalla Schottmuller nel 1911 ma venne negata da altri autorevoli critici, tra i quali Adolfo Venturi (in “Studi dal vero”, ed. 1927), van Marle e Muratoff (1930).

Più tardi, il Pope Hennessy ed il Salmi (1958) furono invece concordi in tale abbinamento.

Unanime fra gli studiosi di storia dell’arte è, invece, la considerazione dell’alto pregio del dipinto, dal quale fu tratta la “Pietà” di Rogier van der Weyden – fonti: Bazin e Berti (1967) – attualmente custodita agli uffizi di Firenze.

Beato Angelico: elenco delle opere realizzate dall’artista

Elenco delle opere di Beato Angelico

Pagine correlate all’artista: La biografia – Le opere – Il periodo artistico – La critica – Bibliografia.

I dipinti dell’Angelico

Le composizioni degli esordi

  • Pala Gherardini, anno 1418, tavola, andata perduta.

  • Tebaide, anno 1420 (intorno al), tecnica a tempera su tavola, Galleria degli Uffizi, Firenze.

  • San Girolamo penitente, anno 1420 (intorno al), tecnica a tempera su tavola, University Art Museum di Princeton, Princeton.

  • Crocifisso di Santa Maria Nuova, anno 1423, dipinto su legno sagomato, andato perduto.

  • Crocifissione Griggs (attribuito all’artista), anno 1423 (intorno al), tecnica a tempera su tavola, Metropolitan Museum of Art, New York

  • Madonna dell’Umiltà, anno 1423 (intorno al), tecnica a tempera su tavola, Museo Nazionale di San Matteo, Pisa.

  • Adorazione dei Magi, anno 1423-24, tecnica a tempera su tavola, Abegg-Stiftung, Riggisberg.

  • Sant’Antonio da Padova, anno 1424 (intorno al), convento di San Francesco, Assisi.

  • Pala di Fiesole (lo sfondo fu ridipinto da Lorenzo di Credi), anno 1424-1425, tecnica a tempera su tavola, chiesa di San Domenico, Fiesole.

    • Predella realizzata in 5 riquadri il Cristo risorto adorato da santi, i profeti ed i membri dell’Ordine domenicano, National Gallery, Londra.

    • Santi dai pilastrini, due pannelli si trovano nel Museo Condé di Chantilly, due in una proprietà privata, mentre altri sei andarono perduti.

  • San Giacomo libera di Ermogene, anno 1426–1429 (intorno al), Kimbell Art Museum, Fort Worth.

  • Madonna col Bambino, anno 1426-1427 (intorno al), tecnica a tempera su tavola, Barbara Piasecka Johnson Foundation, Princeton.

  • Decollazione del Battista e Banchetto d’Erode, tecnica a tempera su tavola (scomparto di predella), anno 1427-1428, Louvre, Parigi.

  • Natività, anno 1428 (intorno al), tecnica a tempera su tavola, Pinacoteca civica, Forlì.

  • Preghiera nell’orto, anno 1428 (intorno al), tecnica a tempera su tavola, Pinacoteca civica, Forlì.

  • Trittico di san Pietro Martire, anno 1428-1429, tecnica a tempera su tavola, Museo Nazionale di San Marco, Piazza San Marco, Firenze.

    • Tra le cuspidi Storie di San Pietro Martire, stesso museo.

    • Tondi con Angelo annunciante, Redentore e Vergine Annunciata, stesso museo.

  • Predella con storie francescane San Francesco davanti al sultano, Lindenau Museum, Altenburg.

  • Stimmate di san Francesco, Pinacoteca Vaticana, Roma.

  • Incontro tra san Domenico e san Francesco, Gemäldegalerie, Berlino.

  • Apparizione al Capitolo di Arles, Gemäldegalerie, Berlino Funerali di san Francesco, Gemäldegalerie, Berlino.

Le composizioni degli anni trenta

  • Predella dei santi Giacomo e Lucia, anno 1428-1430 (intorno al), tecnica a tempera su tavola.

    • San Giacomo maggiore libera Ermogene, Fort Worth, Kimbell Art Museum.

    • Imposizione del nome del Battista, Museo Nazionale di San Marco, Piazza San Marco, Firenze.

    • Funerali della Vergine, Filadelfia, Philadelphia Museum of Art.

    • Incontro tra san Domenico e san Francesco, San Francisco, California Palace of the Legion of Honor.

    • Apparizione di sant’Agata a santa Lucia, New York, proprietà privata Richard L. Feigen.

  • Madonna col Bambino, anno 1430 (intorno al), tecnica a tempera su tavola, Museo di San Marco, Firenze.

  • Madonna col Bambino e dodici angeli, anno 1430 (intorno al), tecnica a tempera su tavola, Staedelsches Kunstinstitut, Francoforte sul Meno.

  • Giudizio Universale, anno 1431 (intorno al), tecnica a tempera su tavola, Museo Nazionale di San Marco, Piazza San Marco, Firenze.

  • Annunciazione di Cortona, anno 1430 (intorno al), tecnica a tempera su tavola, Museo diocesano, Cortona.

    • Predella con Storie della vita della Vergine e due scene della Leggenda di san Domenico, stesso museo.

  • Pala di Annalena, anno 1430 (intorno al), tecnica a tempera su tavola, Museo Nazionale di San Marco, Piazza San Marco, Firenze.

    • Cinque riquadri di predella con Storie dei santi Cosma e Damiano, stesso museo.

    • Guarigione del diacono, pannello dalla predella, Kunsthaus, Zurigo.

    • Santi dai pilastrini laterali, varie sedi (National Gallery di Washington, National Gallery of Ireland, Louvre).

  • Annunciazione di San Giovanni Valdarno, anno 1430-1432, tecnica a tempera su tavola, Museo della basilica di Santa Maria delle Grazie, San Giovanni Valdarno.

    • Predella con Storie della Vergine in cinque pannelli di cui uno è frammentario, stesso museo.

  • Sportelli con Beati e Dannati, anno 1430-1432 (intorno al), tecnica a tempera su tavola, Museum of Fine Arts, Houston.

  • Quattro reliquiari della Vergine, anno 1430-1434, tecnica a tempera su tavola.

    • Annunciazione e Adorazione dei Magi, Museo Nazionale di San Marco, Piazza San Marco, Firenze.

    • Morte e Assunzione della Vergine, Isabella Stewart Gardner Museum, Boston.

    • Incoronazione della Vergine, Museo Nazionale di San Marco, Piazza San Marco, Firenze.

    • Madonna della Stella, Museo Nazionale di San Marco, Piazza San Marco, Firenze.

  • Deposizione, anno 1432 (intorno al) (assai dubbio), tecnica a tempera su tavola, Museo Nazionale di San Marco, Piazza San Marco, Firenze.

    • Dodici Santi e Beati sui pilastrini, stesso museo.

    • Otto medaglioni con Santi, stesso museo.

  • Incoronazione della Vergine, anno 1432 (intorno al), tecnica a tempera su tavola, Galleria degli Uffizi, Firenze.

    • Matrimonio della Vergine, scomparto di predella, Louvre, Parigi.

    • Morte della Vergine, scomparto di predella, Louvre, Parigi.

  • Tabernacolo dei Linaioli, anno 1433, pannelli lignei entro un tabernacolo marmoreo di Lorenzo Ghiberti, Museo Nazionale di San Marco, Piazza San Marco, Firenze.

    • Madonna col Bambino, stesso museo.

    • Cornice con dodici Angeli musicanti, stesso museo.

    • Due sportelli dipinti su entrambi i lati, con San Pietro, San Marco Evangelista, San Giovanni Battista, San Giovanni Evangelista, stesso museo.

    • San Pietro che detta il Vangelo a san Marco, scomparto di predella, stesso museo.

    • Adorazione dei Magi, scomparto di predella, stesso museo.

    • Martirio di san Marco, scomparto di predella, stesso museo.

  • Annunciazione, anno 1433-1435, tecnica a tempera su tavola, Museo del Prado, Madrid.

    • Predella con Storie della vergine in cinque riquadri, stesso museo.

  • Madonna dell’Umiltà, anno 1433-1435, tecnica a tempera su tavola, Museo Thyssen-Bornemisza, Madrid.

  • Incoronazione della Vergine, anno 1434-1435, tecnica a tempera su tavola, Louvre, Parigi.

  • Madonna di Pontassieve, anno 1435, tecnica a tempera su tavola, Galleria degli Uffizi, Firenze.

    • Predella con Miracoli di san Domenico e Resurrezione di Cristo in sette riquadri, stesso museo.

  • Crocifissione con i dolenti e san Domenico, anno 1435 (intorno al), affresco staccato da muro, Louvre, Parigi.

  • Vergine col Bambino tra i santi Domenico e Tommaso d’Aquino, anno 1435 (intorno al), affresco staccato da muro, Ermitage, San Pietroburgo.

  • Annunciazione, anno 1435 (intorno al), tecnica a tempera su tavola, Gemäldegalerie Alte Meister, Dresda.

  • Madonna col Bambino e i santi Domenico e Caterina d’Alessandria, anno 1435 (intorno al), tecnica a tempera su tavola, Pinacoteca Vaticana, Roma.

  • San Pietro Martire, anno 1435 (intorno al), tecnica a tempera su tavola, Royal Collection, Hampton Court.

  • Madonna col Bambino, santi, angeli e donatore, anno 1435-1437, tecnica a tempera su tavola di forma ottagonale, Museum of Fine Arts, Boston.

  • Volto di Cristo, anno 1435-1437, tecnica a tempera su tavola di forma ottagonale, proprietà privata.

  • Compianto sul Cristo morto, anno 1436, tecnica a tempera su tavola, Museo Nazionale di San Marco, Piazza San Marco, Firenze.

  • Tentazione di sant’Antonio Abate, anno 1436, tecnica a tempera su tavola, Museum of Fine Arts, Houston.

  • Trittico di Cortona, anno 1436 (intorno al), tecnica a tempera su tavola, Museo diocesano, Cortona.

    • Nelle cuspidi Crocifissione e tondi con Angelo annunciante e Vergine Annunciata, stesso museo.

    • Predella con Storie di san Domenico, sei riquadri, intervallate da quattro Santi, stesso museo.

  • Stimmate di san Francesco e martirio di san Pietro da Verona, anno 1437-1437, tecnica a tempera su tavola, Strossmayerova Galerija, Zagabria.

  • Pala di Perugia, anno 1437, tecnica a tempera su tavola, Galleria Nazionale dell’Umbria, Perugia.

    • Tondi con Angelo annunciante e Vergine annunciata, stesso museo.

    • Predella con Storie di San Nicola in tre riquadri, Pinacoteca Vaticana, Roma.

    • Dodici Santi e Beati nei pilastrini, stesso museo.

    • Madonna del Giglio, anno 1437-1440, Rijksmuseum, Amsterdam.

Le composizioni realizzate a San Marco

  • Pala di San Marco, anno 1438-1440 (intorno al), tecnica a tempera su tavola, Museo Nazionale di San Marco, Piazza San Marco, Firenze.

    • Predella con Storie dei santi Cosma e Damiano, anno 1438-1443, tecnica a tempera su tavola:

      • Guarigione di Palladia, National Gallery of Art, Washington D.C.

      • San Cosma e san Damiano davanti a Lisia, Alte Pinakothek, Monaco di Baviera.

      • San Cosma e san Damiano salvati dall’annegamento, Alte Pinakothek, Monaco di Baviera.

      • Condanna al rogo dei santi Cosma e Damiano, National Gallery of Ireland, Dublino.

      • Pietà, Alte Pinakothek, Monaco di Baviera.

      • Crocifissione dei santi Cosma e Damiano, Alte Pinakothek, Monaco di Baviera.

      • Decapitazione dei santi Cosma e Damiano, Louvre, Parigi.

      • Sepoltura dei santi Cosma e Damiano, Museo Nazionale di San Marco, Piazza San Marco, Firenze.

      • Guarigione del diacono Giustiniano, Museo Nazionale di San Marco, Piazza San Marco, Firenze.

    • Santi e beati dai pilastrini (di cui nove conosciuti, altri andati perduti):

      • San Tommaso d’Aquino, Fondazione Cini, Venezia.

      • San Bernardo, al Lindenau Museum di Altenburg.

      • San Girolamo, al Lindenau Museum di Altenburg.

      • San Rocco, al Lindenau Museum di Altenburg.

      • San Romualdo, al Minneapolis Institute of Arts.

      • San Pietro Martire, alla Royal Collection di Hampton Court.

      • Sant’Antonio Abate, Art Institute of Chicago, Chicago.

      • Beato Vincenzo Ferrer, Museo Nazionale di San Marco, Piazza San Marco, Firenze.

      • Beato domenicano (per altri studiosi si tratta di Giordano di Sassonia), Museo Nazionale di San Marco, Piazza San Marco, Firenze.

  • San Giovanni Battista, anno 1438-1440, frammento, tecnica a tempera su tavola, Museum der bildenden Künste, Lipsia.

  • Madonna col Bambino e i santi Domenico e Pietro Martire, anno 1439-1440, affresco, chiesa di San Domenico, Cortona.

  • Affreschi nel convento di San Marco, anno 1438-1446 (sono elencati solo i lavori ritenuti in maggioranza autografi dell’Angelico):

    • Piano terra:

      • Crocifissione con san Domenico (chiostro), anno 1442 (intorno al).

      • San Pietro Martire che ingiunge il silenzio, lunetta affrescata (chiostro).

      • San Domenico che mostra la regola dell’Ordine, lunetta affrescata (chiostro).

      • San Tommaso d’Aquino con la Summa, lunetta affrescata (chiostro).

      • Cristo pellegrino accolto da due domenicani, lunetta affrescata (chiostro).

      • Cristo in pietà, lunetta affrescata (chiostro).

      • Crocifissione con i santi (sala capitolare), anno 1442 (intorno al).

      • Crocifissione (refettorio, distrutto nel 1554).

    • Primo piano Madonna delle Ombre, anno 1439 (intorno al) o dopo il 1450.

      • Annunciazione del corridoio Nord, 1440 (intorno al) o dopo il 1450.

      • Noli me tangere (cella 1), anno 1438-1440.

      • Compianto di Cristo (cella 2), anno 1438-1440.

      • Annunciazione (cella 3), anno 1438-1440.

      • Trasfigurazione (cella 6), anno 1441-1443 (intorno al).

      • Cristo deriso (cella 7), anno 1441-1443 (intorno al).

      • Incoronazione della Vergine (cella 9), anno 1441-1443 (intorno al).

      • Presentazione al Tempio (cella 10), anno 1440-1441 (intorno al).

      • Comunione degli Apostoli (cella 35), anno 1440-1441 (intorno al).

      • Adorazione dei Magi (cella 39), anno 1441-1442 (intorno al).

  • Redentore benedicente, anno 1440-1445 (intorno al), tecnica a tempera su tavola, Museo Nazionale di San Matteo, Pisa.

Le composizioni realizzate a Roma e Orvieto

  • Affreschi nell’abside dell’antica basilica di San Pietro in Vaticano, anno 1445-1446 (intorno al), perduti, Roma.

  • Cappella “parva” nel Palazzo Apostolico, anno 1445-1446 (intorno al), affreschi perduti, Roma.

  • Volto di Cristo, anno 1445-1450 (intorno al), affresco staccato da muro, Museo Nazionale di Palazzo Venezia, Roma.

  • Cappella Niccolina, anno 1446-1448 (intorno al), affreschi, Palazzo Apostolico, Roma:

    • Santo Stefano riceve il diaconato e distribuisce le elemosine.

    • Predica di santo Stefano e disputa nel sinedrio.

    • Santo Stefano condotto al martirio e lapidazione di santo Stefano.

    • Consacrazione di san Lorenzo come diacono.

    • San Lorenzo riceve i doni della Chiesa.

    • San Lorenzo distribuisce le elemosine.

    • San Lorenzo davanti a Valeriano.

    • Martirio di san Lorenzo.

  • Due pennacchi nella volta della Cappella di San Brizio, estate anno 1447, affreschi, Cattedrale di Orvieto.

    • Cristo Giudice.

    • Sedici profeti.

  • Arma Christi (Angelico e bottega), anno 1447 (intorno al), inchiostro su pergamena, Collezione Giancarlo Gallino, Torino.

  • Ascensione, Giudizio Universale e Pentecoste, anno 1447-1448 (intorno al), trittico tecnica a tempera su tavola, Galleria Nazionale di Palazzo Corsini, Roma.

  • Madonna col Bambino, anno 1449 (intorno al), Cappella Frangipane o della Maddalena in Santa Maria sopra Minerva, Roma.

  • Studio di Niccolò V, anno 1449-1450, affreschi perduti, Palazzo Apostolico, Roma.

Ultime composizioni a Firenze

  • Annunciazione, anno 1450 (intorno al), tecnica a tempera su tavola, Museo diocesano, Hildesheim.

  • Cristo coronato di spine, anno 1450 (intorno al), tecnica a tempera su tavola, Duomo di Livorno.

  • Pala di Bosco ai Frati, anno 1450-1452 (intorno al), tecnica a tempera su tavola, Museo Nazionale di San Marco, Piazza San Marco, Firenze.

    • Predella con Pietà e sei Santi ripresi a mezzobusto, stesso museo.

  • Trittico del Giudizio Universale, Ascensione e Pentecoste, anno 1450-1455, tecnica a tempera su tavola, Galleria Nazionale di Palazzo Corsini, Roma.

  • Trittico del Giudizio Universale, anno 1450 (intorno al), tecnica a tempera su tavola, Staatliche Museen, Berlino.

  • Armadio degli Argenti, anno 1451-1453, tecnica a tempera su tavola, Museo Nazionale di San Marco, Piazza San Marco, Firenze.

  • Crocifissione con il cardinale Torquemada, anno 1451-1454, tecnica a tempera su tavola, Fogg Art Museum, Cambridge (Massachusetts).

  • San Sisto, anno 1453-1454 (intorno al), proprietà privata di Richard L. Feygen, New York.

  • Crocifissione con la Vergine, san Nicola e santa Brigida, anno 1453-1454, collocazione ignota o andato perduto.

  • Predella con Storie di san Domenico, anno 1453-1455 (intorno al), tecnica a tempera su tavola, dalla smarrita pala di Santa Croce o di San Miniato al Monte:

    • Sogno di Innocenzo III e apparizione a san Domenico di san Pietro e san Paolo, Yale University Art Gallery.

    • Disputa di san Domenico e miracolo del libro, proprietà privata.

    • Cena servita dagli angeli, Staatgalerie, Stoccarda.

La miniatura

  • Graduale 558, anno 1425 (intorno al), codice miniato da San Domenico, Museo Nazionale di San Marco, Piazza San Marco, Firenze.

  • Salterio 530, anno 1446-1454, Museo Nazionale di San Marco, Piazza San Marco, Firenze.

  • Salterio 531, anno 1446-1454, Museo Nazionale di San Marco, Piazza San Marco, Firenze.

  • Messale 533, anno 1446-1454, Museo Nazionale di San Marco, Piazza San Marco, Firenze.

  • Messale Gerli 54, Biblioteca Nazionale Braidense, Milano.

  • Crocifissione di Santa Trinita, foglio miniato isolato, Museo di Vallombrosa.

  • San Benedetto tra i santi Mauro e Placido, bas-de-page, frammento di pagina miniata(parte inferiore), proprietà privata.

  • Corale 43, Biblioteca Medicea Laurenziana, Firenze.

Il disegno

Dell’artista sono arrivati a noi molti disegni, attualmente custoditi nelle varie raccolte dei musei di tutto il mondo, tra i quali si ricordano quelle del Gabinetto dei Disegni e delle Stampe degli Galleria degli Uffizi, del Kupferstichkabinett di Berlino, del Départment des Arts Graphiques del Louvre e del Graphische Sammlung Albertina di Vienna.

Opere di Beato Angelico

Pagine correlate alle opere di Beato Angelico: Biografia e vita artistica – Elenco opere – La critica – Il periodo artistico – Bibliografia.

Alcune tra le più celebri opere dell’Angelico

1 beato angelico - pala dell'annunciazione

Pala dell’Annunciazione, cm. 154 x 194, Museo del Prado, Madrid.

2 beato angelico - pala di fiesole

Pala di Fiesole, cm. 212 x 237, Chiesa di San Domenico di Fiesole.

Il Giudizio Universale, cm. 105 x 210,

Il Giudizio Universale, cm. 105 x 210, Museo di San Marco, Firenze.

Tabernacolo dei Linaioli

Tabernacolo dei Linaioli, Museo di San Marco, Firenze.

6 beato angelico - imposizione del nome al battista

Imposizione del nome al Battista, cm. 26 x 24, Museo di San Marco, Firenze.

7 beato angelico - pala dell'incoronazione

Pala dell’Incoronazione, cm. 213 x 211, Louvre, Parigi.

8 beato angelico - incoronazione della vergine

Incoronazione della Vergine, cm. 112 x 114, Galleria degli Uffizi, Firenze.

Trittico di Cortona, 218 x 240 cm

Trittico di Cortona, 218 x 240 cm., Museo diocesiano di Cortona. (foto tratta da Wikimedia Commons)

"Trittico di Perugia", o "Pala di Perugia"

Trittico di Perugia,  Galleria Nazionale dell’Umbria, Perugia e Pinacoteca Vaticana, Città del Vaticano, Roma.

11 beato angelico - pala dell'annunciazione

Pala dell’Annunciazione – tavola principale, cm. 150 x 180, Museo diocesiano di Cortona.

12 beato angelico - pala di san marco

Pala di San Marco – tavola principale (Museo di San Marco) e predella (vari musei nel mondo).

22 beato angelico - affreschi di san marco

Affreschi di San Marco –  nella a sinistra foto: San Domenico adorante il crocifisso

27 beato angelico - affreschi della cappella niccolina

Affreschi della Cappella Niccolina in Vaticano –  Vaticano, Roma. Nella foto: San Lorenzo consacrato diacono, cm. 271 x 197.

31 beato angelico - armadio degli agenti

Armadio degli argenti, Museo San Marco, Firenze.

Cristo giudice, vela della volta

Cristo giudice, vela della volta, affreschi della Cappella di San Brizio, Duomo di Orvieto

Gli apostoli, vela della volta

Gli apostoli , vela della volta, affreschi della Cappella di San Brizio del Duomo di Orvieto.

Breve biografia e vita artistica di Beato Angelico

Breve biografia di Beato Angelico (1395-1455)

Articoli correlati all’artista: Il periodo artistico – Le citazioni e la critica  – Opere dell’Angelico – L’artista dalle Vite di Vasari – Bibliografia.

Pala dell’Incoronazione, cm. 213 x 211, Louvre, Parigi.
Pala dell’Incoronazione, cm. 213 x 211, Louvre, Parigi.

Beato Angelico nasce a Vicchio (Toscana) nel 1395 ed è un artista appartenente al primo Rinascimento che armonizza la vita di devoto monaco con quella del pittore a tempo pieno.

Le opere Guido di Pietro Trosini o “fra” Giovanni da Fiesole (anche questi, suoi nomi) sono a carattere religioso e, proprio per questa ragione, insieme a quella della sua grande e straordinaria umanità, gli viene attribuito l’appellativo di Beato Angelico.

Appartenente all’ordine dei frati domenicani, compie la sua prima formazione artistica in ambito fiorentino, nelle botteghe di Gherardo Stamina e Lorenzo Monaco: nelle sue prime opere si denotano gli influssi di quest’ultimo  negli effetti di alta luminosità, tanto da annientare quelli delle ombreggiature, e nell’uso vigoroso di colori forti ed accesi fino al raggiungimento dell’innaturale. Più tardi sentirà gli influssi di Masaccio e la sua pittura avrà una luminosità diafana che metterà in risalto le figure delle varie composizioni.

Trittico di Perugia, Galleria Nazionale dell’Umbria, Perugia e Pinacoteca Vaticana, Città del Vaticano, Roma.
Trittico di Perugia, Galleria Nazionale dell’Umbria, Perugia e Pinacoteca Vaticana, Città del Vaticano, Roma.

Angelico unisce l’influenza del Masaccio all’elegante e decorativo linguaggio gotico di Gentile da Fabriano e già conosce le teorie della prospettiva. La sua maestria nella creazione di immagini monumentali, nella rappresentazione del movimento e la forza che porta ai piani secondari usando le teorie della prospettiva lineare, lo colloca fra i grandi pittori del Rinascimento.

Fra le sue prime ed importanti opere ci arrivano il “Cristo nella gloria con santi e angeli” custodito nella National Gallery di Londra e la “Madonna delle stelle” (Firenze).

Incoronazione della Vergine, cm. 112 x 114, Galleria degli Uffizi, Firenze.
Incoronazione della Vergine, cm. 112 x 114, Galleria degli Uffizi, Firenze.

Dello stesso periodo risultano essere le opere: “Incoronazione della Vergine”, “Il Giudizio” e la “Deposizione”.

La completa maturità del suo stile si denota nella ”Madonna dei tessitori di tela” (S. Marco, 1433). Nel 1436 i frati domenicani vennero spostati al convento di S. Marco a Firenze poco dopo la restaurazione della struttura realizzata da Michelozzo. Qui il Beato Angelico, aiutato da alcuni collaboratori, affresca gran parte del chiostro, delle entrate delle numerose celle, dei corridoi del piano superiore e della casa del capitolo. Le opere più significative sono il “Cristo pellegrino”, la “Crocifissione” e la “Trasfigurazione”.

La pala (si veda la descrizione della Pala di s. Marco) realizzata per il convento di San Marco, intorno al 1439, risulta essere una fra le prime opere identificate come Conversazione Sacra: i santi e gli angeli che fiancheggiano la Madonna sembrano dividersi spazi comuni.

Pala di San Marco – tavola principale (Museo di San Marco) e predella (vari musei nel mondo).
Pala di San Marco – tavola principale (Museo di San Marco) e predella (vari musei nel mondo).

Nel 1445 Beato Angelico viene convocato in Vaticano dal papa Eugenio IV per affrescare la Cappella del Sacramento. Nel 1447 soggiorna ad Orvieto per affrescare, con il suo aiutante Benozzo Gozzoli, la cattedrale. Dal 1447 al 1449 si trova di nuovo in Vaticano per affrescare, nella Cappella di papa Nicola, altre importanti opere come quella dei santi Lorenzo e Stefano (qualche studioso gliele attribuisce ma possono essere state eseguite dai suoi assistenti). Nel 1449  Beato Angelico diventa priore del convento e muore a Roma il 18 marzo 1455 nel convento domenicano.

Citazioni e critica su Beato Angelico

Citazioni e critica su Beato Angelico (citazioni tratte dai “Classici dell’Arte”, Rizzoli Editore)

Pagine correlate a Beato Angelico: La biografia – L’artista dalle Vite di Vasari – Le opereElenco delle opere – Il periodo artistico – Bibliografia

Quello che ha detto la critica ufficiale della Storia dell’arte di Beato Angelico:

  Frate Giovanni Angelico da Fiesole … essendo non meno stato eccellente pittore e miniatore che ottimo religioso, merita, per l’una e per l’altra cagione, che di lui sia fatta onoratissima memoria…

Insomma, fu questo non mai abbastanza lodato Padre in tutte l’opere e ragionamenti suoi umilissimo e modesto, e nelle sue pitture facile e devoto; ed i santi che egli dipinse hanno più aria e somiglianza di santi, che quelli di qualunque altro. Aveva per costume non ritoccare ne raccorciare mai alcuna sua dipintura, ma lasciarle sempre in quel modo che erano venute la prima volta, per credere, secondo ch’egli diceva, che così fusse la volontà di Dio   Vasari nelle vite 1568.

.. vero Guido [Reni] per quella età, anche nella soavità de’ colori, che, benché a tempera, pur giunse ad unire poco meno che perfettamente. Fu tenuto un de’ primi del suo tempo anche in lavori a fresco…   L. Lanzi, Storia pittorica della Italia … 1795-96.

La compunzione del cuore, i suoi slanci verso Dio, il rapimento estatico, il gusto anticipato della beatitudine celeste, tutto questo genere di emozioni profonde ed esaltate che nessun artista può rendere senza averle prima provate, ecco quale fu il misterioso ciclo che il genio di Fra Angelico amava percorrere, e che rifece daccapo dopo averlo terminato. In questo genere, egli sembra aver esaurito tutte le combinazioni, tutte le sfumature possibili, almeno per quanto riguarda la qualità e la quantità dell’espressione, e per poco che si esaminino da vicino certi dipinti in cui sembra regnare una certa monotonia, vi si scoprirà una varietà prodigiosa che abbraccia tutti i gradi di poesia esprimibili dalla fisionomia umana. È soprattutto nell’Incoronazione della Vergine in mezzo agli angeli e alle gerarchie celesti, nella raffigurazione del Giudizio universale, almeno per quanto riguarda gli eletti, e in quella del Paradiso, supremo limite di tutte le arti di imitazione; è in questi soggetti mistici così perfettamente armonizzati con i presentimenti vaghi ma infallibili della sua anima, che egli ha profuso le inesauribili ricchezze della sua immaginazione.  A. F. Rio, De l’art chrétien, 1836 (ediz. 1874).

_- Nella storia dell’arte fra Angelico è situato cronologicamente tra il delizioso Gentile da Fabriano … e Fra Filippo Lippi Tra quali due realisti di cui l’uno ha la minuziosità dell’orafo, l’altro la disinvoltura dell’improvvisatore, [l’Angelico] si distingue per il misticismo amabile e quasi francescano, di ispirazione profondamente religiosa; un intenso idealismo che contrasta con lo spirito generale del secolo, e che l’ha fatto definire ‘l’ultimo dei gotici‘. Definizione ingiusta, se con ciò si vuole intendere che il frate fu un ‘primitivo ritardatario’, un visionario che nella sua cella di domenicano avrebbe ricevuto il ‘dono’ della pittura così come il cielo la intendeva alla fine del XIV secolo, che si sarebbe sentito artista senza aver imparato l’arte e per grazia dello Spirito Santo, come afferma la leggenda … Fra Angelico, dopo aver troppo a lungo confuso l’arte del pittore con quella del miniaturista, e considerato un dipinto come una miniatura di grandi dimensioni, ha saputo tuttavia staccarsi dall’ ‘arte tedesca’, dal ‘goticismo’; ha avuto un’evoluzione, sempre progredendo; e la verità a cui è giunto, senza rinnegare il suo misticismo, ha finito per incontrarsi col realismo del secolo: l’Angelico degli ultimi affreschi eseguiti a Roma sembra sul punto di superare lo stesso Masaccio nella scienza della prospettiva.           P schott muller, Fra Angelico, 1911.

costruttore vigoroso, che seppe trasmettere intatta ai grandi classici — sottraendosi alle deviazioni e alle debolezze degli ultimi primitivi e alle esitazioni dei precursori di Raffaello — la grandiosa logica strutturale di Giotto, fra Angelico non dubitò mai di celebrare il cristianesimo un po’ alla maniera in cui si illustra, in margine a un vecchio libro, una leggenda. Questa leggenda senza dubbio lo inteneriva, e anche lo divertiva.    E Faure 1926.

un primitivo sui generis tanto si rivela esperto disegnatore e accorto coloritore, anche nei suoi sogni di Paradiso.  N. tarchiani, in “Emporium”, 1935.

Che il problema dell’Angelico giovane s’abbia a legare sempre più intimamente a quello di Masaccio giovane e magari del Masolino, confuso di mente, sui primi tempi del Carmino, si trae anche dal rilevare che per il San Gerolamo della raccolta Mather a Washington Crossing … si è pensato variamente a Masolino e al Sassetta, curiosamente cancellando l’esistenza dell’Angelico, cui tocca assai bene l’idolesca tornitura di una così devota violenza; e proprio nel momento di maggiore amicizia con un Masaccio ancor giovine … Subito dopo, e credo ancora negli anni tra il ’25 e il ’30, l’Angelico mostra di essere tornato a seguire davvicino la straordinaria crescenza, lì accanto, di Masaccio … Se ho veduto bene, questo momento di straordinaria fraternità dell’Angelico con Masaccio dovette sorgere, ripeto, questi ancor vivo, e per frequentazione diretta fra i due artisti; ma risparmierò ai colleghi la trascrizione dei colloqui che pure gioverebbe qui reimmaginare puntualmente per rappresentarci al vivo quella che fu la reale consistenza nella vicenda artistica di anni tanto decisivi: una rappresentazione che stranamente repugna ai negatori di ‘influenze’, come se gli scambi mentali fra gli uomini non fossero cosa seria e di peso tanto maggiore quanto più alta è la levatura spirituale dei contraenti … Ma, anche a risparmiare i colloqui. che questo tempo di apprensione masaccesca nel!’ -Angelico tocchi in buona parte ancor prima del ’30, va par di ricavarlo dal fatto certo che già nel 1433 col sublime altare dei Linaioli, l’Angelico ricostruisce più personalmente questa sua cultura serrandola in un castone più severamente liturgico, in una nuova forma, insomma, di ‘soprannaturalismo’ da cui non denetterà sostanzialmente più, fino alla fine.   R. longhi, in Critica d’arte, 1940.

In termini di svolgimento stilistico, l’Angelico è un artista reazionario. Disinteressato alla rivoluzione operata dai suoi grandi contemporanei nella tecnica visiva, tranne che dove essa poteva contribuire all’efficacia espressiva, egli è in una posizione opposta alla pittura del suo tempo. Nella prima metà del quindicesimo secolo l’Angelico è il solo che torni deliberatamente ai modelli di Ciotto e seguaci, e anche le sue opere più avanzate, gli affreschi in Vaticano, richiamano più di una volta i cicli narrativi del Trecento. Il linguaggio da lui impiegato non è il risultato di un’involontaria incapacità di affiancarsi al progresso del suo tempo, bensì di intenzioni che differiscono in modo fondamentale da quelle di altri artisti …  J. pope-hennessy, Fra Angelico, 1952.

l’Angelico rappresenta, grosso modo, nel quadro delle correnti intellettuali della prima metà del Quattrocento, la filosofia tomista in opposizione alla filosofia neo-platonica personificata dall’Alberti. Ma egli stabilisce altresì la possibilità di mediazione tra le due espressioni. È lui che, tra il realismo di Donatello e le teorie di storicità dell’Alberti, ha creato il compromesso del naturalismo, aprendo così la via a un’arte che non è più una rappresentazione immobile, ma, al contrario, un discorso animato, un colloquio umano. È lui che traccia la strada che più tardi percorreranno tutti i grandi pittori di ‘racconti’ del Quattrocento, da Benozzo Gozzoli al Ghirlandaio; ed è ancora lui, infine, che ha identificato nella luce quel principio di qualità che permette all’esperienza umana, limitata e attaccata alla ‘quantità’, di elevarsi fino a comprendere l’idea suprema dell’essere. Piero della Francesca partirà di qui per raggiungere quell’identità di spazio e di luce che è la sintesi di tutti i grandi temi dell’arte nei primi anni del XV secolo: la ricerca di una conoscenza che ha dell’umano e del divino, di una forma che possa esprimere altrettanto bene il dramma e il contrasto della vita umana, e le leggi eterne e razionali della natura.    G. C. argan, Fra Angelico, 1955.

La Cappella Nicotina rappresenta il massimo sforzo del Beato Angelico per adeguare, compiacendo al Papa umanista, la sua maniera ‘conventuale’ e, in un certo senso, arcaicizzante, al gusto della Rinascita, alla sua predilezione per le storie composte in architetture solenni e monumentali, al suo amore per l’antichità classica. E prodigiosamente vi è riuscito senza nulla sacrificare del carattere più intimo dell’arte sua, che rimane anche qui, come fu sempre, una preghiera dipinta.     D. redig de campos, in Catalogo della Mostra delle opere del Beato Angelico. 1955.

Del 1433 … è il grande trittico dei Linaiuoli. Rispetto alla pala di Cortona, questo nuovo capolavoro accentua i punti di riferimento alla tradizione masaccesca, ma quasi imponente dote una inconsueta verifica, cioè il confronto con la coeva tra|  (linone scultoria. Va notato che mentre un analogo procedimento è costitutivo per il filone di pittura fiorentina che fa capo al Lippi e al Castagno — dove appunto l’interpretazione di Masaccio è data sulla base di Donatello —, nell’Angelico risulta una diversione stilistica occasionale e senza seguito; almeno nel senso con cui qui appare orientata: sul Ghiberti e su Nanni di Banco. Ove non si acceda alla corrente ipotesi psicologica, per la quale un simile spostamento stilistico gli sarebbe stato dettato dal carattere particolare della commissione, e quindi dal desiderio di adattarsi ai celebri tabernacoli ‘laici’ di Orsanmichele ; vi si potrà forse riconoscere — a prescindere dal riferimento alla scultura — il primo accenno a quell’alternativa formale che a più riprese interverrà nelle opere susseguenti, e i cui opposti poli si è soliti ravvisare negli affreschi conventuali di San Marco e negli affreschi del Vaticano. È bensì vero che anche in questo caso l’occasione può parere determinante, confermando il senso generale dell’ipotesi già accennata: che l’Angelico tenesse la propria pittura su due piani: l’uno da servire all’intima convinzione religiosa, quando s’indirizzava all’ambiente monastico e al fine strettamente devoto della pala d’altare; l’altro rivolto al secolo, da ribadire il medesimo proposito, ma adeguandovi le esigenze umanistiche e classiciste della cultura rinascimentale. Da un lato il rarefatto simbolismo mistico di San Marco, dall’altro l’eroica monumentalità celebrativa degli affreschi vaticani; o la retorica statuaria del presente tabernacolo, in cui avrebbe dovuto illustrarsi, senza danno alla devozione, il vanto civile dei tessitori di stoffe. Da questo punto di vista, suffragato da un presupposto storicistico per forza di cose inesauriente, l’arte dell’Angelico rischia di definirsi al difuori della propria realtà formale. Il problema qualitativo, ad esempio, scivola dall’opera sulla moralità dell’artista, essendo inammissibile che costui possa esprimersi con uguale interezza sull’uno o sull’altro piano, ovvero riesca ad attribuire la medesima tonalità di sentimento religioso a due modi espressivi condizionati differentemente. Se si fa tanto di ammettere che rispetto al Rinascimento una certa maniera di “porsi in situazione” religiosa non esige un senso univoco, fisso e ben determinabile in una problematica speciale, non si vede in che consista la prerogativa dell’Angelico di fronte a ogni altro pittore del suo tempo, solo che abbia dipinto, come era consuetudine universale, soggetti di carattere sacro. Dal punto di vista formalistico, che è appunto il nostro, l’oscillazione dell’Angelico fra l’immagine semplificata e quella più deliberatamente complessa è solo un problema di stile, perfettamente indagabile nel processo creativo dell’artista. È chiaro infatti, e ancora più lo sarà quando ne misureremo le conseguenze nelle opere successive, che il tabernacolo dei Linaiuoli apre una crisi che non si esaurisce nel contesto del suo aspetto ‘d’eccezione’. La ricerca della monumentalità, il riferimento alla statua, e in genere allo spessore corporeo, ‘eroico’, dell’immagine rinascimentale, è di fatto un’altra componente del processo creativo dell’Angelico: opposta a quella che abbiamo indicato nella miniatura, ma al pari di essa assunta quasi per traslato dalla sua originaria modalità figurativa. Come per quanto riguarda la miniatura, infatti, sarebbe vano attendersi che questo nuovo rapporto divenga pianamente precisabile o nel nome di un artista, o nella scelta d’un determinato mezzo formale. E in realtà, i nomi che in questo caso si è soliti fare, dal Ghiberti a Nanni di Banco e al Brunelleschi, non indiziano più che una suggestione di fondo, a stento precisabile in qualche secondaria clausola di spazio o di plasticità. Ma attraverso essi l’Angelico cerca un’altra via per completare 1′‘intensificazione della propria immagine ‘facile’, intensificazione che, per quanto riguardava il dato cromatico, aveva raggiunto col suggerimento della miniatura. Questa volta è la struttura stessa della forma che deve crescere, appunto fino a fornire la base d’appoggio di quel colore.    G. urbani, Beato Angelico, 1957.

egli non fu un gotico fuori tempo, o appena toccato dalla Rinascita; aderì programmaticamente a questo movimento e ne fu uno degli artisti maggiori. Ma, dato che fu così programmatico, è da chiederci se volontà e riflessione prevalgono in lui sulla fantasia e sulla sensibilità. Egli ha ricorsi ed oscillazioni di ordine stilistico e psicologico i quali rivelano che possedeva un suo temperamento, ed un suo sincero, impegno spirituale proprio di tutti i veri artisti. Però la sua fede profonda e la sua disciplina religiosa potrebbero farlo sembrare — per equivoco — un pittore non spontaneo, un intellettuale riflessivo. Invece, divenuto esperto del mestiere, ad onta delle origini miniatorie, il frate sente di poter dipingere con largo respiro, si guarda intorno e con senso di amistà ritrae il mondo che crede creato da Dio, ne esalta la purezza, ritrae le creature fatte da Dio a simiglianza di Dio, per dar loro sembianze di un bello superumano non solo perché sublimemente realizzato, ma perché è riflesso della sua candida anima, e pertanto bello morale …  Così la profonda religiosità dell’Angelico che informa la sua vita e che si basa certo su di una cultura religiosa sicura e profonda, quando si sposti verso l’arte va collegata col fatto stilistico. Nel quale ha sua parte essenziale la prospettiva, ma essenzialissima la luce che spiritualizza la pittura di lui … La bellezza della luce che diviene nella filosofia luce spirituale non esclude tuttavia per quella piena concordia fra il contenuto e la forma osservata nell’Angelico, fra la vita intemerata e l’arte immacolata, che l’artista fosse forte di una sua preparazione di ordine tecnico, diciamo meglio, scientifico nella disposizione della luce che senza contrasti si effonde nell’ambiente o che sembra promanare dalle figure. Luce albare o meridiana o di tramonto, ma che essa pure si sublima nell’astrazione, potenzia o senz’altro determina la spiritualità dell’opera d’arte. Anche per questo l’Angelico è rinascimentale. Il vicin suo grande Masaccio da alla luce la determinata e razionale funzione di raggiungere effetti di plastico risalto e di volumetria perché contrastante col chiaroscuro a fini drammatici. L’Angelico si vale della luce anch’egli razionalmente e la vede non contrastata ma diffusa per dar vita a purificate creature in una atmosfera di eterna primavera. Non dunque fra i due pittori l’antitesi che è divenuta un luogo comune della critica; poiché essi appartengono alla stessa civiltà figurativa anche se sono paragonabili solo a se stessi. E di luce fisica come di luce morale splende l’arte dell’Angelico, umanista cristiano, specchio del divino spirito che gli splende nell’animo candido e pio.       M. salmi, II Beato Angelico, 1958.

il contributo dell’Angelico al Rinascimento risulta, al tirar delle somme, immenso: lo sviluppo cromatico, la prospettiva luminosa, cagionate dal suo ‘tomismo estetico’, che dovettero impressionare per primo Domenico Veneziano; poi oggi si suppone che da lui, e non viceversa, Michelozzo abbia avuta influenzata la formazione del suo stile architettonico. E quella purezza di volumi, quella luce e quella, spesso, sintesi, furono il primo suggerimento per il giovane Piero della Francesca, maggiore ancora di quelli di Domenico da Venezia ; poi, per un più lungo filo, nella tradizione di San Marco, armonia di sottili membrature e nervature, lievi trapassi d’ombra e luce sulle murature bianche di calce, affreschi di poche figure semplicizzate in larghi ritmi, voce cantata e pura, quasi monodica, dei colori e della luce, per tutto un processo di semplicizzazione, spiritualizzazione ed idealizzazione, in cui rientreranno anche Savonarola e Fra’ Bartolomeo, ecco, aprendosi il secolo seguente, una delle componenti più essenziali per il nostro classicismo.   L. berti, in “Bollettino d’arte , 1962

L’Angelico, vivendo a Firenze, sa tutto; è assai più abile prospettico, è al corrente delle varie questioni sul proporzionamento delle figure umane, conosce di giorno in giorno i pettegolezzi, ha anticipazioni preziose sull’opera dei maestri coevi … Non c’è quadro, forse, che non nasconda un’eco di qualche grosso capolavoro, che non introduca qualche espediente, oggi si dice, d’avanguardia. E, confessiamolo, così facendo, egli trasmise a lungo, più a lungo di tutti i suoi contemporanei, fino alla morte, le idee della prima generazione fiorentina, le portò a Roma, contribuì, quasi certamente, a farle diventare un patrimonio europeo …  B. battisti,  l’Angelico e l’impegno, in Angelico a San Marco, 1966.

Armadio degli argenti – una anta dipinta di Beato Angelico

Beato Angelico: Armadio degli argenti – una anta dipinta

Beato Angelico: Armadio degli argenti - una anta dipinta
Beato Angelico: Armadio degli argenti – Una anta dipinta con le narrazioni evangeliche, 118 x 75 cm., Museo Nazionale di San Marco a Firenze.

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        Sull’opera: “Una anta dell’armadio degli argenti” reca una serie di raffigurazioni attribuite a Beato Angelico, realizzate con tecnica a tempera su tavola nel 1450, misurano in assieme 118 x 75 cm. e sono conservate nel Museo di San Marco a Firenze.

Nello sportello sono raffigurate – dall’alto e da sinistra – le narrazioni della Resurrezione di Lazzaro, l’Ingresso a Gerusalemme, la Lavanda dei piedi, l’Istituzione dell’Eucarestia, la Cattura di Cristo e il Cristo davanti Caifa.

Armadio degli argenti – uno sportello dipinto di Beato Angelico

Beato Angelico: Armadio degli argenti – uno sportello dipinto

Beato Angelico: Armadio degli argenti - uno sportello dipinto
Beato Angelico: Armadio degli argenti – uno sportello dipinto con sei narrazioni del Vangelo, 118 x 75 cm., Museo Nazionale di San Marco a Firenze.

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        Sull’opera: “Uno sportello dell’armadio degli argenti” reca una serie di dipinti prevalentemente attribuiti a Beato Angelico, realizzati con tecnica a tempera su tavola nel 1450, misurano in assieme 118 x 75 cm.. L’anta è custodita nel Museo Nazionale di San Marco a Firenze.

Nello sportello sono rappresentati – da sinistra e dall’alto – gli episodi dell’Ultima cena, del Pagamento di Giuda, della Preghiera nell’orto, del Tradimento di Giuda, del Cristo deriso e del Cristo alla colonna.

Armadio degli argenti – La strage degli innocenti di Beato Angelico

Beato Angelico: Armadio degli argenti – La strage degli innocenti

Beato Angelico: Armadio degli argenti - La strage degli innocenti
Beato Angelico: Armadio degli argenti – La strage degli innocenti, cm. 38,5 x 37, Museo Nazionale di San Marco a Firenze.

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Sull’opera: “La strage degli innocenti” è un dipinto appartenente all’ “Armadio degli argenti” – opera prevalentemente attribuita a Beato Angelico – realizzato con tecnica a tempera su tavola nel 1450, misura 38,5 x 37 cm. ed è custodito nel Museo Nazionale di San Marco a Firenze.

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