La zingarella (Capodimonte) del Correggio

Correggio: La zingarella (Capodimonte)

Correggio - La zingarella
Correggio: La zingarella, cm. 37 x 49 Napoli Capodimonte.

Sull’opera: “la zingarella” è un dipinto autografo del Correggio realizzato con tecnica ad olio su tavola nel 1517, misura 37 x 49 cm. ed è custodito nel Museo di Capodimonte, Napoli.

Sin dagli inizi, e durante il corso dei secoli, si è pensato alla tematica del “Riposo durante la fuga in Egitto” nonostante la mancanza di San Giuseppe. Infatti, a prescindere dalla presenza di questo pur importante personaggio, vi sono tutti gli elementi per poterlo presupporre, oltre quello dell’ambiente ideale del boscoso recesso dove la Vergine tiene con sé il Bambino.

L’opera è citata negli inventari datati 1587 di Ranuccio Farnese cui sosteneva che l’effigiata fosse la sorella Margherita.

Nel 1734 l’opera perveniva a Napoli insieme al resto della collezione della famiglia Farnese.

Non c’è unanime accordo, fra gli studiosi di storia dell’arte, sulla cronologia che risulta variamente assegnata 1515 circa per Gronau (1907); 1514-15 per Longhi (“A” 1921): intorno al 1516 per il Ricci (1930), forse 1516 o posteriore nel ripensamento di Longhi(1958),  intorno agli anni 1515-16 per Bianconi, nel 1516 per Bottari.

Molte sono le copie di questa composizione, ma tra le più note è da citare quella custodita nella Pinacoteca Ambrosiana milanese, probabilmente da considerare in relazione ad un dipinto citato da  Fede Galizia nel proprio testamento.

La notte (Dresda), un dipinto del Correggio

Correggio: La notte (Dresda)

Correggio - La notte
La notte, assieme di cm. 256,5 x 188 Dresda, Gemäldegalerie; (sotto i particolari).

Sull’opera: “La notte” è un dipinto autografo del Correggio realizzato con tecnica ad olio su tavola nel 1529 – 1530, misura 256,5 x 188 cm. ed è custodito a Dresda, Gemäldegalerie.

L’opera in esame tratta il tema dell’adorazione dei pastori al presepe, la cui denominazione di “Notte” doveva essere più che scontata. Esiste documentazione datata 14 ottobre 1522 che indica il committente del dipinto nella persona di Alberto Pratonieri da Reggio Emilia. Questi la richiese per la cappella gentilizia in San Prospero della stessa città. Per l’opera fu pattuita la somma di quarantasette e mezzo ducati d’oro, come riporta la seguente scritta della detta documentazione: “Per questa Notte, di man mia, io Alberto Pratonero faccio fede a ciascuno, come io prometto di dare a Maestro Antonio da Correggio pittore libre duecento otto di moneta vecchia reggiana e questo per pagamento d’una tavola che mi promette di fare in tutta excellentia, dove sia depinto la Natività de! Signore Nostro, con le figure attinenti, secondo le misure e grandezza che cappeno nel disegno che mi ha puorto esso maestro Antonio, di man sua. In Reggio alii XIIII di ottobre MDXXII. Al predetto giorno gli contai per parte di pagamento libre quaranta di moneta vecchia”. l’Allegri sottoscrive in proposito: “Et io Antonio Lieto da Correggia mi chiamo haver receputo al dì et millesimo soprascritto, quanto è sopra scritto, et in segno di ciò questo ho scritto di mia mano” [Archivio di Stato di Modena, ].

Molto probabilmente Il dipinto fu portato a termine nel 1530 o poco prima, come testimonia la data scritta in incisione su una colonna della cappella, quando avvenne l’inaugurazione della stessa. In una lettera di F. Rangoni indirizzata al segretario di Alfonso II d’Este, si legge che la famiglia degli Estensi era interessata all’acquisto dell’opera si dal 1587.

A proposito di quanto detto sopra, si ha la certezza che nel maggio 1640 il duca Francesco I d’Este trasferì l’opera a Modena, dove rimase per oltre un secolo fin quando Francesco III, nel 1746, la cedette ad Augusto III di Sassonia il quale la portò a Dresda senza la sua bellissima cornice originale.

Per quanto riguarda la cronologia, le ipotesi degli studiosi convergono tutte intorno 1530. Solo Popham [1957] riferisce di un disegno datato il 1522 custodito a Cambridge (proprietà, Clarke) che rispecchia l’impianto commissionato da Alberto Pratoneri, assegnando evidentemente alla “Notte” una cronologia antecedente a tale data; questa ipotesi non ha fondamenti in quanto gli elementi stilistici dell’opera non hanno nessi collegabili a tale data, quindi si tratta di uno studio per un’altro dipinto (come riportato dal Ricci) o per un’altra Notte.

L’opera in esame mostra un’interessante articolazione luministica, dove la luce non proviene da una sola fonte: la leggera, morbida e soffusa luce del tramonto, e quella ideologica – potente e calda – sprigionata dal bambino che illumina in pieno la Madonna  e gli altri personaggi in primo piano, a seconda del grado della loro importanza divina.

Correggio: Particolare del dipinto con tre figure cm. 73 x 60
Correggio: Particolare dell’opera 73 x 60

La Madonna di Campori del Correggio

Correggio: La Madonna di Campori

Correggio - Madonna di Campori
Correggio: Madonna di Campori, 58 x 45, Modena, Galleria Estense.

Sull’opera: “Madonna Campori (Madonna col Bambino) è un dipinto autografo del Correggio realizzato con tecnica ad olio su tavola nel 1517 – 1518, misura 58 x 45 cm. ed è custodito a Modena nella Galleria Estense. 

In origine l’opera si trovava a Modena nella cappella del castello di Soliera. Nel 1636 pervenne al cardinale Campori; alla fine dell’Ottocento il marchese Giuseppe Campori, discendente dell’alto prelato, la donò alla Galleria Estense (1894).

La Ganimede (Vienna) del Correggio

Correggio: La Ganimede (Vienna)

Correggio - Ganimede
Correggio: Ganimede, cm. 163 x 71 Vienna Kunsthistorisches Museum.

Sull’opera: “Ganimede” è un dipinto autografo del Correggio realizzato con tecnica ad olio su tela nel 1531, misura 163 x 71 cm. ed è custodito a Vienna nel Kunsthistorisches Museum.

Capitò che nel 1585 l’opera in esame fu ammirata da Khevenhiller (ambasciatore di Rodolfo II) nella collezione dell’ex favorito reale Pérez.

Correva voce che l’ambasciatore, estasiato dal quadro, volesse acquistarlo per inviarlo al proprio sovrano ma, non riuscendo ad ottenerlo, due anni più tardi fece fare una copia, di cui però non rimane alcuna testimonianza.

Cosa certa è che l’opera originale, quella che veramente voleva acquistare l’ambasciatore, era ritornata a far parte dei tesori della corona spagnola, insieme ad altre copie dell'”IO e Zeus” il pendant e la Leda.

L’opera originale “Io e Zeus” invece era a Milano già dal 1584. Altra certezza è che “Ganimede” insieme all'”IO e Zeus” già dal 1631 si trovava a Vienna, e, questa città viene segnalata anche dall’Ottonelli nel 1652.

Per la cronologia, gli studiosi di storia dell’arte sono assai concordi ad assegnargli il periodo 1530 – 1532.

Zeus e io (Giove e io) del Correggio

Correggio: Zeus e io (Giove e io)

Correggio: Zeus e io (Giove e io)
Correggio: Zeus e io (Giove e io), assieme di cm. 163 x 71 Kunsthistorisches Museum di Vienna.

Sull’opera: “Zeus e io” è un dipinto autografo del Correggio realizzato con tecnica ad olio su tela nel 1531, misura 163 x 71 cm. ed è custodito a Vienna nel Kunsthistorisches Museum.

La ninfa è raffigurata nell’opera nell’abbraccio di Giove che appare sotto forma di una nuvola. Dal momento della sua realizzazione fino al 1603 il dipinto segue la medesima vicenda della Danae.

Nel 1621 il dipinto non si trovava più a Praga ma forse era già a Vienna, nella quale risulta certamente dal 1702.

Allegoria del vizio del Correggio

Correggio: Allegoria del vizio

Correggio - Allegoria del vizio
Correggio: Allegoria del vizio, cm. 141 x 86 Louvre Parigi.

Opera successiva

Sull’opera: “Allegoria del vizio” è un dipinto autografo del Correggio realizzato con tecnica ad olio su tavola nel 1532 – 1533, misura 141 x 86 cm. ed è custodito a Parigi nel Museo del Louvre.

Una composizione dall’impianto alquanto articolato. La figura barbuta e tozza seduta sotto il grande albero rappresenta il “Vizio”, che sta cercando di liberarsi dai lacci che gli tengono legate le mani al tronco dello stesso albero.

Sulla sinistra è collocata la figura della “Coscienza” che – come scrive il Mengs – gli sta avvicinando le vipere per impaurirlo.

La figura sulla destra in alto è la “Gioia” che lo stordisce con uno zufolo; l’altra è l’Abitudine che gli avvince all’albero il piede sinistro. 

Tutte e tre le figure hanno serpenti come ornamento delle loro capigliature. In primo piano è collocato un piccolo satiro con in mano un grappolo d’uva, secondo un ‘taglio’ di cui troviamo in altre opere del Correggio.

L’opera proviene dal Castello di Mantova di Isabella d’Este, come riportato da documentazioni datate 1542 e 1627, pubblicate dal D’Arco nel 1845 e dal Luzio nel 1908. Nel 1628 l’opera apparteneva a Carlo I d’Inghilterra (in Luzio, 1913).

Dopo la decapitazione del re l’Allegoria del vizio fu acquistata da Jabach, un noto banchiere che la rivendette a Luigi XIV.

Gli affreschi nel duomo di Parma del Correggio

Correggio: Gli affreschi nel duomo di Parma

Affreschi nel duomo di Parma: L'Assunzione della Vergine, veduta complessiva
Correggio: Affreschi nel duomo di Parma: L’Assunzione della Vergine, veduta complessiva cm. 1900 x 2800, (i particolari sotto).

L’Assunzione della Vergine è un affresco di cm 1900 x 2800 (veduta complessiva) realizzato tra il 1526 ed il 1530 (o con dubbio, il 1528) dal Correggio, che decora la cupola del Duomo di Parma.

L’opera tratta il tema del momento dell’assunzione al cielo della Madonna.

la forma che tende all’ellittico, nel senso del transetto, è compresa nelle dimensioni sopra riportate (1,9 x 2,8 m.). L’intera opera si estende anche al tamburo (forma ottagonale con gli oculi delle finestre).

Le aperture separano le figure – singole o in coppia – dei giganteschi apostoli, dietro ai quali, stanno – al di sopra del parapetto stesso – angeli non alati (o meglio, efebi) che bruciano l’incenso.

Più in alto, dopo un ampio ‘registro” di nuvoloni – che si fanno sempre più piccoli verso l’alto – squarciandosi con imponenza nell’azzurro, è raffigurato il trionfale arrivo della Madonna al cielo, provocando un vortice di serenità in un primo coro. Qui gli angeli cantano, suonano, danzano, si librano vertiginosamente, si abbracciano.

Più in alto sono collocati i beati, in un altro girone, serrato in adorazione: attorno alla Madre si identificano Adamo, Eva con il pomo”, Giuditta con la testa di Oloferne, Abramo con lsacco, David con Golia, ed altre figure. L’opera parmense del Correggio è considerata una delle basi più significative della pittura barocca, per il drammatico linguaggio della scena, per l’integrazione di componenti architettonici e pittorici, e per la grande innovazione prospettica dal basso verso l’alto, assai apprezzata dagli artisti del secolo successivo. I tempi per apprezzare tali novità non erano ancora maturi e l’opera non ebbe molto successo …… ma tanto scalpore.

Il contratto per la realizzazione dell’opera fu stipulato dall’artista ed i suoi committenti (fabbricieri del duomo di Parma) il 3 novembre 1522.

A. Venturi, in un suo scritto del 1926 parla dell’affresco di Parma: “richiami alla Camera di San Paolo, oltre le conchiglie, sono i festoni di frutta legati da nastri … gli occhi cinti da ghirlande d’alloro sostituiscono i clipei di Michelangelo, e figure sedute una per lato, come nella Cappella Sistina le coppie di efebi, li reggono pel sostegno di nastri”.

Per quanto riguarda la cronologia, è molto affidabile quella sopra riportata: Il Ricci gli assegna il quinquennio 1526-30; il Bottari, dopo aver effettuato una lunga ed accurata analisi formale, ipotizza più o meno stessa cronologia; come pure il Bianconi. Anche il Tassi è d’accordo con il 1530 ma posticipa l’inizio della realizzazione al 1527.

Particolare della cupola e del tamburo 280 x 230
Correggio: Particolare della cupola e del tamburo (280 x 230)
Particolare della cupola con l'Assunta 190 x 150 cm.
Correggio: Particolare della cupola con l’Assunta (190 x 150 cm.)
Particolare della cupola con Eva (190 x 150 cm)
Correggio: Particolare della cupola con Eva (190 x 150 cm)
Particolare della cupola con Sante e angeli 110 x 90 cm
Correggio: Particolare della cupola con Sante e angeli 110
Particolare della cupola con pennacchio e San Giovanni Battista 550 x 450 cm
Correggio: Particolare della cupola con pennacchio e San Giovanni Battista 550 x 450 cm
Correggio - Affreschi nel duomo: Particolare della cupola con gli angeli
Correggio – Affreschi nel duomo: Particolare della cupola con gli angeli (cm. 200 x 165)

Educazione di Amore del Correggio

Correggio: Educazione di Amore

Correggio - Educazione di amore
Correggio: Educazione di Amore, cm. 155 x 92 National Gallery di Londra.

Sull’opera: “Educazione di amore” è un dipinto autografo del Correggio realizzato con tecnica ad olio su tavola nel 1528, misura 155 x 92 cm. ed è custodito nella National Gallery di Londra.

Amore è tra Venere e Mercurio che gli dà degli insegnamenti: “Insegna a leggere” è testualmente riportato nell’inventario datato 1627 della famiglia Gonzaga a Mantova, cui il dipinto appartenne.

Nel 1628 l’opera passò a Carlo I d’Inghilterra. Poi fu venduta al duca d’Alba al prezzo di ottocento sterline; dopodiché il dipinto arrivò in Spagna dove fu acquistato dal principe de la Pace.

Nel 1808 Murat glielo confiscò trasferendolo a Napoli. Da qui passò a Vienna dove Carolina Buonapartel lo vendette al marchese di Londonderry. Quest’ultimo lo cedette più tardi allo Stato britannico.

Con questi numerosi passaggi si verificarono dei danneggiamenti che furono inadeguatamente restaurati. Inoltre è assai probabile che il supporto pittorico fosse stato ridotto di una trentina di centimetri in ambo i lati.

La cronologia è discordante tra gli studiosi di storia dell’arte: il Gronau gli assegna il triennio 1523-25; il Venturi, 1525; Il Ricci, 1520; il Bianconi il biennio 1522-23; il Bottari, il triennio 1524-26 circa.

Madonna della scodella del Correggio

Correggio: Madonna della scodella

Correggio - Madonna della scodella
Correggio: Madonna della scodella, cm. 218 x 137 Parma Galleria (sotto il particolare).

Sull’opera: “Madonna della scodella” è un dipinto autografo del Correggio realizzato con tecnica ad olio su tavola nel 1530, misura 218 x 137 cm. ed è custodito nella Galleria di Parma.

I personaggi raffigurati nell’opera sono quelli della “Sacra Famiglia”, in questo caso assistiti dagli angeli di cui, quattro fra le nuvole, uno a destra a fianco alla Madonna un altro sulla destra nel fondo.

Nonostante l’avanzata età del Bambino, nell’opera in esame vi venne identificato il tema del “riposo durante la fuga in Egitto”.

La maggior parte degli studiosi di storia dell’arte pensa che il Correggio abbia attinto la scena dai Vangeli apocrifi, quelli cioè fuori dal canone biblico, cui riferiscono l’episodio del riposo avvenuto dopo il ritorno da tale fuga.

Il dipinto proviene dalla chiesa del Santo Sepolcro di Parma, commissionato al Correggio intorno al 1524 e portato a termine non prima del 1530, come testimonia lo scritto del 2 giugno sulla cornice (disegnata dall’artista, ed intagliata e dorata dallo Zucchi): “Divo Joseppho Deipara Virginis custodi fidiss. coelitusq. destinato huisce arae comuni aere erectores devoti alacresq. erescere MDXXX die II Juni”.

L’opera, appartenente al bottino napoleonico, venne portata a Parigi nel 1796; più tardi ritornò in Italia, e, risulta dalle carte che nel 1816 già apparteneva alla Galleria di Parma.

Nel 1896 il Ricci la fece inserire nella cornice originale, rimasta per un lungo periodo nel Santo Sepolcro, separata dall’opera.

Per quanto riguarda la cronologia, gli studiosi ottocenteschi assegnano date generalmente antecedenti: Pungileoni (1817) e Meyer (1871) gli attribuiscono il biennio 1527-28; Mignaty (1888), il 1526; più recenti studi della critica propendono per il 1529-30, salvo lo scostamento del Bianconi (1960) che ipotizza il biennio 1528-29.

Particolare della Madonna della scodella
Correggio: Particolare della Madonna della scodella

Il giorno (Madonna di San Gerolamo) del Correggio

Correggio: Il giorno (Madonna di San Gerolamo)

Correggio - Il giorno
Correggio: Il giorno (Madonna di San Gerolamo), assieme di 205 x 141 Parma Galleria.

Sull’opera: “Il giorno (Madonna di San Gerolamo)” è un dipinto autografo del Correggio realizzato con tecnica ad olio su tavola nel 1527 – 1528, misura 205 x 141 cm. ed è custodito Nella Galleria di Parma.

Nell’opera, oltre alla Madonna con il Bambino, vengono raffigurati San Gerolamo col leone (alla sua destra in primo piano), la Maddalena, il Battista fanciullo ed un angelo. Uno dei due titoli (Il Giorno) rappresenta il contrapposto a quello de “La Notte (Gemäldegalerie, Dresda) di cui l’opera in esame viene considerata a tutti gli effetti una “pendant”.

Secondo una testimonianza del Tiraboschi, andata distrutta (o semplicemente perduta), il dipinto fu commissionato al Correggio nel 1523 da donna Briseide Colla (vedova Bergonzi) per la propria cappella nella chiesa di Sant’Antonio a Parma, stabilendo una parcella di quattrocento lire imperiali più beni in natura come cascine, frumento ed un intero maiale. 

Agli inizi del Settecento, quando le autorità ecclesiastiche decisero di far demolire la chiesa di Sant’Antonio, l’opera fu portata nella canonica della stessa, ma fu presentimento comune che potesse essere venduta con troppa facilità. Infatti correva voce di potenziali acquirenti, tra i quali anche personaggi potenti come Augusto III di Sassonia.

Per questa ragione fu portata nel Capitolo del Duomo, e pochi anni più tardi trasferita nell’Accademia artistica, quindi acquistata dal governo di Parma. Dal 1796 al 1816 il dipinto venne trasferito in Francia come parte del bottino napoleonico.

Per quanto riguarda la cronologia, gli studiosi concordano all’unanimità sul biennio 1527 – 1528.

particolare del Giorno
Correggio: Particolare del Giorno