L’Annunciazione (riproduzione autografa) di El Greco

El Greco: L’Annunciazione (riproduzione autografa)

El Greco: L'Annunciazione (riproduzione autografa)
El Greco: L’Annunciazione, cm. 114 x 67, collezione Thyssen, Lugano

Sull’opera: “L’Annunciazione” è un dipinto autografo di El Greco, realizzato con tecnica a olio su tela nel 1597-1600, misura 114 x 67 cm. ed è custodito nella collezione Thyssen a Lugano. 

L’opera in esame è una riproduzione autografa di uno dei tre dipinti originali realizzati per il “Colegio del de Doña Maria de Aragõn a Madrid” (l’ “Adorazione dei pastori”, l’ “Annunciazione” e il “Battesimo di Cristo”). È firmata con la scritta “doménikos theotokópoulos epoiei”

L’aspetto iconografico è un tema caro all’artista, già trattato nel periodo del suo soggiorno in Italia, ma con integrazioni di diverse varianti. Le tre opere originali hanno le seguenti ubicazioni:

“Adorazione dei pastori”: tela, 346 x 137, Muzeu de Arta, Bucarest.

“Annunciazione”: tela 315 x 174, Museo Balaguer (deposito del Museo del Prado), Villanueva y Geltru.

“Battesimo di Cristo”: tela 350 x 144, Museo del Prado, Madrid.

Madonna con il Bambino e le sante Martina e Agnese di El Greco

El Greco: Madonna con il Bambino e le sante Martina e Agnese

El Greco: Madonna con il Bambino e le sante Martina e Agnese
El Greco: Madonna con il Bambino e le sante Martina e Agnese, cm. 193 x 103, National Gallery di  Washington

Descrizione del dipinto

Sull’opera: “Madonna con il Bambino e le sante Martina e Agnese” è un dipinto autografo di El Greco, realizzato con tecnica a olio su tela nel 1597-99 misura 193 x 103 cm. ed è custodito nella National Gallery di Washington. 

Fa parte dei cinque dipinti (e relative riproduzioni, autografe e non) per la Cappella S. Josè a Toledo.

Sulla tela è riportato un monogramma con due lettere dell’alfabeto greco. In precedenza si trovava sull’altare di destra della cappella.

La figura a sinistra della Madonna fu identificata in santa Tecla: l’identificazione con santa invece si ricava dagli inventai che redasse Jorge Manuel (W). L’opera si presenta in buono stato di conservazione.

L’adorazione dei pastori (Museo del Prado) di El Greco

El Greco: L’adorazione dei pastori (Museo del Prado)

El Greco: L'adorazione dei pastori (Museo del Prado)
El Greco: L’adorazione dei pastori, cm. 320 x 180, Museo del Prado, Madrid.

Sull’opera: “L’adorazione dei pastori” è un dipinto autografo di El Greco, realizzato con tecnica a olio su tela nel 1605, misura 320 x 180 cm. ed è custodito nel Museo del Prado a Madrid. 

In precedenza il dipinto in esame si trovava a Toledo nella chiesa di Santo Domingo el Antiguo, dove è rimasta l’antica cornice dorata, disegnata dallo stesso Greco.

Pervenne nel Museo del Prado nel 1954, venduta dalle suore della stessa chiesa. Si pensa che in origine l’opera  fosse destinata alla cappella di  famiglia dell’artista, presa in affitto il 26 agosto 1612 (data ricavata da un contratto ratificato dal Greco il 20 Novembre).

L’autografia del Greco, che trova unanimemente concordi gli studiosi di storia dell’arte, viene rafforzata dalla netta testimonianza del pittore Luis Tristán de Escamilla (Toledo, 1586 – Toledo, 1624), che collaborò con l’artista fra il 1603 e il 1607 e che, nel 1618, asserì di averlo visto alla realizzazione dell’opera.

La tela assume una rilevante importanza per la struttura compositiva ed il pregiato cromatismo che richiama la stilistica dei dipinti di Illescas (“Madonna della carità” e “Sant’Ildefonzo“, entrambi custoditi nell’Ospedale della Carità).

Sant’Andrea (Museo del Greco) di El Greco

El Greco: Sant’Andrea (Museo del Greco)

El Greco: Sant'Andrea (Museo del Greco)
El Greco: Sant’Andrea, cm. 97 x 77, Museo del Greco, Toledo.

Sull’opera: “Sant’Andrea” è un dipinto autografo di El Greco, realizzato con tecnica a olio su tela nel 1610-14, misura 97 x 77 cm. ed è custodito nel Museo del Greco a Toledo. 

Il dipinto sopra raffigurato fa parte di una serie di 13 tele che in origine erano appese alle pareti dell‘ospedale di Santiago a Toledo, dove vi rimasero sino al 1848. Passarono quindi nel Museo provinciale, dal quale, nel 1908, pervennero al Museo del Greco a Toledo. Qui le tele, tutte in pessime condizioni di mantenimento, vennero ripulite, restaurate e ripassate.

Tutti i dipinti, tranne il Redentore, non furono portati a compimento.

La presente serie comprende: Il Redentore, Sant’Andrea (si osservi la barba e le mani, incompiute), San Bartolomeo, San Filippo, San Giacomo Maggiore, San Giacomo Minore, San Giovanni Evangelista, San Giuda Taddeo, San Matteo, San Paolo, San Pietro, San Simone e San Tommaso.

Opere di El Greco

Pagine correlate alle opere di El Greco: Biografia e vita artistica – La critica degli studiosi – Il periodo artistico.

Le opere più significative dell’artista

1 greco - la dama dell'ermellino

La dama dell’Ermellino, cm. 62 x 50, Museum and Art Galleries, Glasgow.

2 greco - la trinità

La Trinità, cm. 300 x 178, Prado, Madrid.

3 greco - l'espolio

L’Espolio, cm. 285 x 173, Cattedrale di Toledo.

4 greco - allegoria della lega santa

Allegoria della lega santa, cm. 58 x 35, National Gallery di Londra.

5 greco - sacra famiglia con sant'anna

Sacra Famiglia con Sant’Anna, cm. 127 x 106, Ospedale Tavera, Toledo.

6 greco - il martirio di san lorenzo

Il martirio di San Maurizio, cm. 448 x 301, Monastero, Escorial (San Lorenzo de El Escorial), Madrid.

7 greco - l'entierro del conde de orgaz.

L’Entierro del Conde de Orgaz (Il seppellimento del conte di Orgaz), cm. 460 x 360, Chiesa di Santo Tomè, Toledo.

8 greco - san martino divide il mantello

San Martino divide il mantello con un mendicante, cm. 193 x 103, National Gallery of  Washington.

9 greco - madonna col bambino e le sante martina e agnese

Madonna con il Bambino e le sante Martina e Agnese, cm. 193 x 103, National Gallery of  Washington.

10 greco - l'annunciazione

L’Annunciazione, cm. 114 x 67, collezione Thyssen, Lugano.

Altre opere

11 greco - ritratto del cardinale nino de guevara

Ritratto del cardinale Nino de Guevara, cm. 171 x 108, Metropolitan Museum of New York.

12 greco - cristo crocifisso con la madonna, la maddalena, san giovanni evangelista e angeli
Cristo crocifisso, con la Madonna, la Maddalena, San Giovanni Evangelista e angeli, cm. 312 x 169, Museo del Prado, Madrid.
13 greco - l'ildefonzo

Sant’Ildefonzo, cm. 187 x 102, Ospedale della Carità, Illescas.

14 greco - madonna della carità

Madonna della carità, cm. 180 x 124, Ospedale della Carità, Illescas.

15 greco - l'adorazione nell'orto

L’orazione nell’orto, cm. 169 x 112, Chiesa di Santa Maria, Andùjar (Jaén).

16 greco - l'adorazione dei pastori

L’adorazione dei pastori, cm. 164 x 107, Metropolitan Museum of New York.

17 greco - il battesimo di cristo

Il battesimo di Cristo, cm. 330 x 211, Ospedale Tavera, Toledo.

18 greco - la cacciata dei mercanti

La cacciata dei mercanti dal tempio, cm. 106 x 104, Chiesa di San Gines, Madrid.

19 greco - sant'andrea

Sant’Andrea, cm. 97 x 77, Museo del Greco, Toledo.

20 greco - l'adorazione dei pastori

L’adorazione dei pastori, cm. 320 x 180, Museo del Prado, Madrid.

La cacciata dei mercanti dal tempio (Madrid) di El Greco

El Greco: La cacciata dei mercanti dal tempio (Madrid)

El Greco: La cacciata dei mercanti dal tempio (Madrid)
El Greco: La cacciata dei mercanti dal tempio, cm. 106 x 104, Chiesa di San Gines, Madrid.

Sull’opera: “La cacciata dei mercanti dal tempio” è un dipinto autografo di El Greco, realizzato con tecnica a olio su tela nel 1610-14, misura 106 x 104 cm. ed è custodito nella Chiesa di San Ginés (Cofradia del Santisimo (sic) Sacramento) a Madrid. 

 L’opera in esame è simile quella custodita alla Frick Collection di New York. L’architettura del fondo – qui assai più completa e vasta – ricorda, secondo Wethey, quella dell’altar maggiore di Illescas.

Allo stesso tempo lo studioso considera la qualità di questo dipinto nettamente inferiore a quella di tutte le altre versioni dello stesso artista; inoltre vi evidenzia un intervento del figlio Jorge Manuel.

Per quanto riguarda la cronologia, la composizione fu realizzata nel periodo compreso tra il 1610 ed il 1614, come ritiene la maggior parte degli studiosi.

La dama dell’Ermellino (Glasgow) di El Greco

El Greco: La dama dell’Ermellino (Glasgow)

El Greco: La dama dell'Ermellino (Glasgow)
El Greco: La dama dell’Ermellino, cm. 62 x 50, Museum and Art Galleries, Glasgow.

Sull’opera: “La dama dell’Ermellino” è un dipinto autografo di El Greco, realizzato con tecnica a olio su tela nel 1577-78, misura 62 x 50 cm. ed è custodito nel Museum and Art Galleries (Maxwell MacDonaId), Glasgow. 

L’effigiata sarebbe stata identificata in Jerónima de !as Cuevas, madre di Jorge Manuel e compagna dello stesso artista. Tale ipotesi, che viene generalmente accettata dagli studiosi di storia dell’arte, è confermata da Waterhouse (1951) che vi interpreta, nell’anello del dito anulare, l’iniziale del suo nome in carattere greco.

Occorre far presente che tale metodo di riconoscimento, non viene impiegato però in tutte le altre opere del Greco, e che la maggior parte degli studiosi – generalmente – è orientata a leggervi intenti di effetti di brillantezza cromatica.

Qualche critico ha ipotizzato, senza ottenere vasto consenso, che si potesse trattare della principessa Catalina Micaela, figlia di Filippo II d’Asburgo (Felipe II de España), o di una generica dama di ambito reale: ma l’effigiata pare non mostri affatto alto lignaggio.

In precedenza l’opera in esame era stata  attribuita al Tintoretto da Beruete (“GBA”, 1901), quindi, messa in dubbio da eminenti studiosi, sarebbe stata inserita – come in un perfetto incastro di mosaico – nella prima produzione periodo spagnolo del Greco (M.; W.; PI.).

I dubbi sull’autografia dell’artista però sono stati fatti riaffiorare da Lafuente Ferrari.

Per quanto riguarda la cronologia del quadro, Willumsen ne anticipa la realizzazione al periodo italiano del pittore, mettendo in evidenza che la fascia copricapo della donna è di fattura cretese. In realtà analoghe fasce si possono notare anche nei ritratti di Holbein, realizzati per le dame della corte di Enrico VIII, re d’Inghilterra e d’Irlanda.

La Trinità (Prado) di El Greco

El Greco: La Trinità (Prado)

El Greco: La Trinità (Prado)
El Greco: La Trinità, cm. 300 x 178, Prado, Madrid.

Sull’opera: “La trinità” è un dipinto autografo di El Greco, realizzato con tecnica a olio su tela nel 1577-79, misura 300 x 178 cm. ed è custodito nel Museo del Prado a Madrid. 

La storia dell’opera si conosce dal 1827, anno in cui fu acquistata per Ferdinando VII di Borbone.

Per quanto riguarda l’autografia del Greco, gli studiosi di storia dell’arte sono universalmente d’accordo nel riconoscergliela in pieno.

L’opera in esame si trova nel Museo del Prado dal 1954. La tematica e la struttura compositiva ha diverse similitudini con una stampa di Dürer del 1511 (CA.).

L’Espolio (Cattedrale di Toledo) di El Greco

El Greco: L’Espolio (Cattedrale di Toledo)

El Greco: L'Espolio (Cattedrale di Toledo), cm. 285 x 173,
El Greco: L’Espolio, cm. 285 x 173, Cattedrale di Toledo.

Sull’opera: “L’Espolio” è un dipinto autografo di El Greco, realizzato con tecnica a olio su tela nel 1577-79, misura 285 x 173 cm. ed è custodito nella Cattedrale di Toledo. 

La tela, firmata con la scritta “doménikos theoto … krès ep …”, è ben leggibile sul foglietto parzialmente accartocciato posto in basso, sulla destra, sotto quello che sembra un trivello.

Si pensa che l’artista abbia realizzato l’opera subito dopo il suo arrivo in Spagna (1577). Da documentazioni certe si ricava  che la composizione il 15 giugno 1579 era già stata portata a termine e valutata 227 ducati.

Dal documento si rileva anche che lo stesso artista, ritenendo tale somma piuttosto bassa, rivendicava invece 800 ducati. Una fra le varie ragioni avanzata dagli estimatori per giustificarne il basso pregio era la presenza delle tre Marie (in primo piano sulla sinistra), che nell’episodio non vengono minimamente citate. La vertenza ebbe breve durata e si chiuse con la prima pubblica ammissione dell’alto pregio pittorico della tela, che venne ufficialmente accettata dai commissionari il 14 settembre 1579, con il pagamento rimandato al  però al 3 dicembre 1581.

Nello stesso periodo venne commissionata al Greco la realizzazione dell’altare sul quale sarebbe stato ospitato I’ “Espolio”, la cui decorazione, scultorea e architettonica, pagata 535 ducati, fu portata a termine nel febbraio del 1587. Questo ci dice quanto l’attività scultoria del Greco, a quel tempo, fosse più apprezzata di quella pittorica. L’altare, ormai andato perduto, e la composizione furono ubicati nella sagrestia nello stesso anno. La tela fu inserita più tardi nella attuale struttura, portata a termine nel 1616.

L’opera, nonostante il pessimo stato di conservazione, causato soprattutto dal continuo allentamento del supporto pittorico e dalla sporcizia accumulata nel tempo, costituisce per gli studiosi di storia dell’arte una delle mete più alte dell’artista.

Citazioni e critica del Novecento su El Greco

Citazioni e critica del Novecento su El Greco

Pagine correlate a El Greco: Biografia e vita artistica – Le opere – Il periodo artistico.

 (citazioni tratte dai “Classici dell’Arte”, Rizzoli Editore)

Come hanno parlato gli studiosi di Storia dell’arte di El Greco:

discepolo di Tiziano, del quale agli inizi seppe imitare così bene lo stile, che i suoi dipinti erano stimati quanto quelli del suo maestro, grazie alla sua squisita abilità di imitazione, mostrò d’essere un insigne ritrattista, anche se non volle mai esser considerato tale; e per questo motivo non perseverò nel cercare fama in quel genere d’abilità, e preferì dedicarsi al suo stravagante stile di pittura, proprio per non rassomigliare al suo maestro Tiziano.             G mayans y siscar, Arte de Pintar (1776), 1854.

II Greco fu molto rispettato e stimato a Toledo, nonostante i suoi stravaganti dipinti, benché nella loro dura e strana colorazione si rilevi sempre un certo sapore di maestro, specialmente nel disegno.   A Cean Diccionario de los mas ilustres Profesores de las Betlas Artes en Espana, 1800 .

grandezza di pittore … e follia di genio … poiché i dipinti peggiori hanno sempre qualcosa di inatteso, che va oltre il possibile, e insieme suscita sorpresa e induce al sogno.   th. gautier, Voyage en Espagne (1843), 1845.

“Creta gli die la vita”. Della sua tradizione familiare, nulla sappiamo. È, prima di tutto, un germe di libera personalità, stravagante, anarchica. Dalla sua razza deriva la finezza e l’instabilità dello spirito; forse dal primo ambiente in cui visse, la cultura ellenica; dall’eredità artistica accumulata, il clima greco-alessandrino che persiste nelle sue composizioni e nelle sue figure, e la tendenza caratteristicamente bizantina a ripetere le proprie formule; dall’Italia e dal secolo XVI; la vastità degli orientamenti, gli sprazzi di universale sapere, l’eroico idealismo. Il Greco è l’ultimo epigono del Rinascimento….

Solitario in quella terra [di Castiglia], dimentica regole e abbandona maestri; si raccoglie in se stesso, s’impregna dello spirito e della natura regionale, vi si getta liberalmente, mentre se ne lascia compenetrare ; s’impadronisce, insomma, del genio della terra e dell’anima spagnole; traduce da esse fedelmente ciò che vibra all’unisono con il suo singolare temperamento — la violenza, la dignità, l’esaltazione, la tristezza, il misticismo, l’intimità realistica, la cinerognola e rossastra monocromia —, e dopo un rapido inevitabile periodo di prove e di tentativi, riesce a fare opera originale ed eterna, e scopre una via che può chiamare sua.

E per quella via prosegue, inquieto, tormentato con penetrante chiaroveggenza dal problema del colore e della luce che ancor oggi è il vero problema della pittura; in una crescente vertiginosa esaltazione di sfondi e di forme, di linee e di colori;

con l’ardente anelito di fervido iniziatore; rifuggendo da ogni trivialità e da ogni inerzia; scorretto, informe, scapigliato; mai fiacco o leccato ; talvolta precipitando, talaltra riuscendo nell’intento, come accade a chiunque si avventuri su sconosciuti sentieri; proclamando che la pittura non è ‘arte’, vale a dire soggetta a ricette e a canoni, ma lavoro d’ispirazione, personalissimo; affettando disprezzo per Michelangelo, al quale lo legano tuttavia la perenne scontentezza di sé e l’irrequietezza spirituale; provocatore, come lui, di sempre nuove difficoltà; idealista e realista; chiaro e diafano alcune volte come le pagine del Chisciotte; intricato e concettoso altre volte come quelle del Persilfs: capace di dipingere ciò che è umano meglio di ciò che è divino, e quasi sempre ostinato a legare ciò che è divino a ciò che è umano; più libero, più moderno, più attuale di mano in mano che va invecchiando, e sempre ribelle fino all’ultimo istante di vita. Questo fu il Greco.    M. B. Cossio, El Greco 1908.

Ho trovato un uomo, un uomo grande, geniale oltre ogni immaginazione: il Greco. Un uomo dei tempi di Rembrandt, ma vicino a noi come un contemporaneo. Il mio viaggio in Spagna sarà una visita a quest’uomo, e se non ne riportassi altro che lui, avrei guadagnato mille volte più di quanto non mi sia mai ripromesso. Tu non sai quasi nulla di lui. Figurati un Cézanne o un Renoir o, meglio, fai la somma di tutti i grandi francesi e togli tutto quanto hanno di parigino, direi quasi tutto ciò che hanno di francese, tutto quello che rivela l’appartenenza a un determinato genere di pittura. Te lo puoi immaginare sostituito dalla grecita, ma, per amor del ciclo, che non sia antichità schematizzata. La sua grecita è sangue, non forma. Egli ha superato l’antichità e si è evoluto oltre la scultura. È un pittore, e non ti puoi neanche figurare quanto sia pittore. Un outsider tra i greci, con l’audace indipendenza di chi si è segregato dal suo popolo, la cui parte più nobile fa sbocciare in lui fiori novelli. È, si direbbe, il polo opposto dell’antichità. Proviene da Tintoretto e ‘ ha conosciuto l’antichità per il tramite di Michelangelo. Un confronto con Michelangelo alla maniera di Rubens, ma senza l’intervento della scultura. Mentre Rubens si sfoga in orge carnali, il Greco realizza una bellezza totalmente spiritualizzata : un colore che per essere vivo non ha bisogno della carne, in quanto prodotto antico. Si corre quindi il rischio di considerarlo un assertore dello spirito. Ma tale non è, come non lo è Degas, e meno ancora Rembrandt. Chiaro fino all’eccesso, e quindi enormemente più in alto di Cézanne. Egli realizza ciò che vuole, è capace di tutto e vuole le altezze supreme. Nel Greco tutto è principio e fine. Egli possiede, se mai, interpretazioni ancora più ricche, ma se ne libera del tutto. Dipinge Cristo in croce, la Resurrezione, ritratti della Madonna, con tutta la furia del Rinascimento. Ma sembra che la furia ci trasporti, oltre il Cristianesimo, nell’antichità. Sei capace di immaginarla, questa antichità trasposta? È una grecita affatto nuova.

Il Greco sta sopra a tutti. È, come Dante e Shakespeare, l’inventore di una lingua. Con la quale nessun artista ridirà mai cose altrettanto grandi. … E tutte le generazioni dopo di lui vivono nel suo mondo. Tra lui e Tiziano, il suo maestro, c’è una maggiore differenza che tra lui e Renoir o Cézanne. E ciò nonostante Renoir e Cézanne sono maestri di una originalità incontestabile, perché non è possibile usare la lingua del Greco se non la si riscopre da sé continuamente. I cosiddetti moderni non hanno un avo migliore al quale richiamarsi … È un’idea grandiosa pensare che l’opera di un solo uomo abbia potuto sviluppare i più alti impulsi culturali di millenni, diciamo pure senza esagerazione, da Fidia ai nostri giorni.   J. meier-grafee, Spaniche Reise, 1910

Greco e la fantasticata nuovamente materia dei panneggi che ripugnano al corpo e stan di per sé ed agiscono come realtà impacciosa e solida,          R. Longhi, Rinascimento fantastico.

È una pittura spaventevole e splendida, grigia e nera, rischiarata da riflessi verdi. Nelle vesti nere non vi sono che due chiazze grigie: i colletti e i polsi donde escono teste ossute e mani pallide. Soldati o prede è l’ultimo sforzo della tragedia cattolica. Portano già il lutto. Non guardano più che al ciclo. I loro volti grigi hanno l’aridità della pietra. Le ossa che forano la pelle secca, i lobi oculari sprofondati nelle orbite cave sembrano afferrati da pinze di metallo. Tutto ciò che definisce il cranio e il viso è reso con superne! dure, come se il sangue non gonfiasse più la carne già avvizzita. Si direbbe che dal centro dell’individuo partano delle propaggini nervose che tirano a sé la pelle. Non v’è che l’occhio che bruci, fisso nella volontà di raggiungere l’ardente morte a forza di render sterile la vita. Se si segue a ritroso lo sguardo, esso vi porta fino all’implacabile cuore. Le bocche sono come ferite. Il pelo è rarefatto dal digiuno, dall’ascetismo, dall’asfissia lenta che si diffonde nelle camere chiuse. Sembra che il vento del deserto vi sia passato sopra. Quando la veste rossa inondata d’oro e la mitra d’un vescovo spandono sui fondi uniformemente grigi e neri i sontuosi ricordi portati da Venezia e dall’Oriente, si direbbe che la pittura impieghi la sua forza manipolando le voci del mondo per dare più accento al triste splendore delle facce grigie, alle armonie di morte e di polvere che salgono come un inno alla gioia silenziosa di offrire in sacrificio allo spirito divino della vita tutte le gioie cui essa ci spinge. Il suo rimorso d’essere nato lo perseguita fino alla fine; ma, quando lo esprime nella sua pittura, la magnificenza che essa assume lo vendica dei suoi terrori.  E. faure, Histoire de l’art, 1926.

La mano del Greco [nel periodo italiano] era sicura e stendeva il colore senza esitazione. La facoltà di dare la vita era come una forza della natura. L’arte gli si è sviluppata come frutto del temperamento e dell’abilità nello stendere il colore. Non lui ha creato il suo stile: il suo stile è diventato quel che è stato a sua stessa insaputa, nel mescolarsi dello stile europeo a quello orientale.   J. F. willumsen, La yeunesse du Greco. 1927.

Per noi il Greco è un visionario. Con la sua pittura sconvolge le menti, le chiese si popolano di incubi religiosi, risolleva le immagini, e, trasfigurandole, portandole su un piano irreale, confondendo i due elementi, dipingendo nel quadro tutto presenta e con la stessa intensità. Le sue figure sono fantasmi che si concretano con una realtà tattile terribile; le sue figure sono sottili magie perché non finiscono. La bellezza intangibile dei personaggi divini si sforma, si corrompe ad ammonire le genti: per dire loro che col malcostume stanno uccidendo la bellezza divina, e il dolore sofferto per l’umanità sfigura i loro visi. E gli altri personaggi a contatto con Dio sono sbalorditi, annientati, per le immense cose ritrovate e che stanno per perdere. Greco è bene impastato del suo tempo. È impossibile considerare in sé la pittura senza intendere le grandi tragedie del tempo e la corruzione religiosa con la Riforma, con la Controriforma e l’Inquisizione; senza intendere lo sfacelo spirituale portato da quel senso rinascimentale estetico, sensuale e pagano; infatti, partito dalla scuola italiana e veneta soprattutto dopo aver avuto a maestri Bassano, Tintoretto, Veronese, Tiziano, trasformatesi in Spagna, incominciando sulle orme di quei grandi, va pian piano operando la più grande rivoluzione in senso artistico che sia avvenuta e cioè sconvolge nel quadro i canoni compositivi classici, e in questo senso si può ben chiamare il primo artista moderno. Toglie l’equilibrio delle masse, il ritmo compositivo, venendo così a far cadere il senso dell’armonia, che cercava di ingraziarsi il gusto dello spettatore con una sapiente armonia e in senso assoluto si potrebbe dire decorativa” disposizione dei personaggi e delle cose. Tutto viene sbalestrato, sconvolto, perché quello che importa è il contenuto, in ogni quadro, nel periodo della sua completa maturità. I personaggi sono veduti, rivelati, nell’attualità umana e senza alcuno scopo di piacere, ma di rivelare. E l’intensità di visione è tanto forte che per scacciare e distruggere quei beni acquisiti compositivi si ripete, e si ripete fino a che il grazioso, il cerebrale, il senso estetico spariscono. Guardiamo, a questo proposito, le molte Cacciate dei mercanti dal tempio. Innanzi tutto, che cosa più grande, immanente, di quel soggetto, di quel tempio!   scipione (Luigi Bonichi), Carte segrete (1930), 1943.

I personaggi del Greco sono imprigionati e, ciò che è peggio, costretti in una prigione viscerale. Infatti, tutto quanto li circonda è organico, animale. Nubi, rocce, cortinaggi si sono misteriosamente trasformati in mucosa, muscoli nudi e peritonei. Il ciclo al quale ascende il conte Orgaz è come una cosmica operazione di appendicite. La Resurrezione di Madrid è una resurrezione in un tubo digerente. E nei quadri di epoche posteriori proviamo l’orripilante sensazione che tutti i personaggi umani e divini abbiano incominciato a soffrire un processo di digestione, vengano gradatamente assimilati dai loro visceri.   A. L. huxley, Music at Night, an other Essays, 1931

A dir vero la dimora spagnola cominciò con un mezzo insuccesso, ma anche uscire dalle catene antiche gli fu vantaggioso, permettendo al suo temperamento di espandersi appieno in opere che spaventarono i benpensanti di allora e diedero modo ai decadenti di poi di vedere in lui il campione di un’arte al di là della regola. Il vero è che in Spagna, lontano da ogni influenza, si fece sempre più strada nel Greco quella bizantinità fondamentale che la cognizione della pittura veneziana del pieno Cinquecento non aveva mai soffocato. Ed è il suo naturale e sempre più deciso affiorare che da alla pittura una voce insolita, appassionata e quasi dolorosa; che non è ne pazzia spirituale ne deficienza fisica.  G. Fiocco, Greco, in “Enciclopedia italiana di scienze, lettere ed arti”, XVII, 1933.

La deformazione del Greco coincide spesso con quella di Modigliani; nessun dubbio che le conseguenze spirituali delle due deformazioni siano simili, ma dove i due artisti sono separati è nel colore. In Modigliani vi sono una grazia senese, una vivacità cromatica che rifiuta di seguire la melanconia delle sue figure: nel Greco il colore è un’assoluta trasformazione dello spazio, una severa architettura che inquadra delle divinità, umane e celesti.    Lo Duca in Emporium, agosto 1937.