Cristo Crocifisso con un pittore di Francisco Zurbaran

Cristo Crocifisso con un pittore di Francisco Zurbarán

Francisco Zurbarán: Cristo Crocifisso con un pittore
Cristo Crocifisso con un pittore, cm. 105 x 84, Prado, Madrid.

Sull’opera: “Cristo Crocifisso con un pittore” è un dipinto autografo di Francisco Zurbarán realizzato con tecnica a olio su tela nel 1635-40, misura 105 x 84 cm. ed è custodito nel Museo del Prado a Madrid. 

In precedenza il presente dipinto si trovava probabilmente nelle collezioni reali a Madrid, da cui passò a Pau  (in Francia) nella collezione dell’infante Sebastian Gabriel di Borbone e Braganza, nipote di Carlo III.

L’opera passò poi ad un’erede di Sebastian Gabriel che la immise nelle collezioni del proprio consorte, Cristóbal Colon duca de la Veragua. Dal 1936 il “Cristo Crocifisso con un pittore” si trova nell’attuale sede.

Si pensa che il pittore raffigurato nel dipinto sia, per l’appunto, un autoritratto di Francisco Zurbarán.

Dipinti del monastero de Guadalupe di Francisco Zurbaran

Dipinti del monastero de Guadalupe di Zurbaran
Francisco Zurbarán: Dipinti del monastero de Guadalupe
Sopra: la “Carità tra Martin de Vizcaya”, cm. 290 x 222, Monastero geronimita, Guadalupe.

Sull’opera: i “Dipinti del monastero de Guadalupe” sono un ciclo di 19 dipinti di Francisco Zurbarán realizzati con tecnica a olio su tela e tavola intorno al 1638-39. Tutte le composizioni sono custodite nel Monastero geronimita a Guadalupe. 

Descrizione e storia dei Dipinti del monastero de Guadalupe

Trattasi di un significante complesso pittorico interamente rimasto nella sede originaria: il monastero geronimita di Guadalupe nell’Estremadura. Non esiste il contratto di allogazione del complesso ma dalle date riportate sulle opere, 1638 e 1639, appare verosimile che l’incarico fosse stato affidato a Zurbarán da fra’ Diego de Montalvo, il priore eletto il 5 agosto 1638.

Sulla “MESSA DI FRA PEDRO DE CABANUELAS” infatti è riportata la data 1638, mentre altri cinque quadri sono datati 1639.

Dalle varie documentazioni del monastero risulta comunque che l’intera decorazione della sagrestia fu portata a compimento soltanto nel 1647, quando il priore del convento era fra’ Ambrosio de Castellar.

Il compenso per i dipinti realizzati per la sagrestia venne saldato all’artista nel 1643.

Il ciclo consiste nella decorazione della stessa sagrestia con otto dipinti (tre sul lato della finestra e cinque sul lato opposto) e della cappella di San Jeronimo (due quadri alle pareti, l’Apoteosi di san Gerolamo nell’attico e otto immagini di santi nel basamento dell’altare).

Guinard evidenziò anche vari lavori realizzati in loco da aiuti di bottega a completamento del ciclo: lo “Spirito Santo”, il “San Nicola da Bari”, la “Messa di san Gregorio”, la “Vergine consegna la pianeta a sant’Ildefonso” ed il “San Gerolamo penitente”.

Gran parte dei dipinti vennero sottoposti a restauro in occasione della mostra allestita a Madrid nel 1964.

Tre dipinti

23 Zurbaran - Dipinti del monastero de Guadalupe

Carità tra Martin de Vizcaya – cm. 290 x 222, Monastero geronimita, Guadalupe.

24 Zurbaran - Dipinti del monastero de Guadalupe

Fra Gonzalo de Illescas, cm. 290 x 222, Monastero geronimita, Guadalupe.

25 Zurbaran - Dipinti del monastero de Guadalupe

San Gerolamo flagellato dagli angeli – cm. 235 x 290, Monastero geronimita, Guadalupe.

La lista completa delle opere

SAGRESTIA

TENTAZIONE DI FRA’ DIEGO DE ORGAZ, olio su tela , olio su tela, cm. 290 X 222, anno 1639. Stesura di mediocre qualità,, secondo Guinard, eseguita forse con la collaborazione di allievi. Per Soria la raffigurazione degli animali è stilisticamente vicina alle Fatiche di Ercole.

APPARIZIONE DI CRISTO A FRA’ ANDRÉS SALMERON, olio su tela, cm. 290 X 222, anno 1639.

FRA’ GONZALO DE ILLESCAS, olio su tela, cm. 290 X 222, anno 1639: Reca la scritta: “Franco de Zurbaran f / 1639″. Soria mise in evidenza la prospettiva a carattere medievale. Guinard lo considerò uno fra i più significativi ritratti di uomini dotti al lavoro, la cui origine risale al Sant’Ildefonso del Greco. L’effigiato, vescovo di Cordova, che morì nel 1464, fu confessore di Giovanni II di Castiglia e uno fra i più famosi personaggi del Quattrocento spagnolo.

LA MESSA DI FRA’ PEDRO DE CABANUELAS , olio su tela, cm. 290 X 222, anno 1638.

FRA’ FERNANDO YANEZ DE FIGUEROA DAVANTI A ENRICO III, olio su tela, cm. 290 X 222, anno 1639.

280. VISIONE DI FRA’ PEDRO DE SALAMANCA, olio su tela, cm. 290 X 222, anno 1639.

CARITÀ DI FRA’ MARTIN DE VIZCAYA, olio su tela, cm. 230 X 222, anno 1639.

COMMIATO DI FRA’ JUAN DE CARRION DAI SUOI COMPAGNI, olio su tela, cm. 290 x 222, anno 1639.

CAPPELLA DI SAN JERÓNIMO

SAN GEROLAMO FLAGELLATO DA ANGELI , olio su tela, cm. 235 X 290, anno 1639.

TENTAZIONI DI SAN GEROLAMO, olio su tela, cm. 235 X 290, anno 1639.

APOTEOSI DI SAN GEROLAMO, OLIO SU TELA, cm. 145 X 103, anno 1639.

MONACO CHE LEGGE, OLIO SU TAVOLA, cm. 34 X 16, anno 1639.

VESCOVO CHE LEGGE, olio su tavola, cm. 34 X 16, anno 1639.

MONACO CON LE MANI INCROCIATE, olio su tavola, cm. 34 x 16, anno 1639.

MONACO INGINOCCHIATO, olio su tavola, cm. 16 X 34, anno 1639.

MONACO SEDUTO, olio su tavola, cm. 16 X 34, anno 1639.

MONACO IN PROFILO, olio su tavola, cm. 34 X 16, ‘1639.

MONACO CON UNA CROCE NELLA MANO SINISTRA, olio su tavola, cm. 34 X 16, anno 1639.

SANTA MARTIRE, olio su tavola, cm. 34 X 16, anno 1639.

“Dipinti per l’ospedale de la Sangre a Siviglia” di Francisco Zurbaran

Dipinti per l’ospedale de la Sangre a Siviglia di Francisco Zurbarán

Francisco Zurbarán: Dipinti per l'ospedale de la Sangre a Siviglia
Sopra: la Santa Dorotea, cm. 173 x 103, Museo Provincial de Bellas Artes, Siviglia.

Opera successiva

Descrizione dei Dipinti per l’ospedale de la Sangre a Siviglia

Sull’opera: I “Dipinti per l’ospedale de la Sangre a Siviglia” sono un ciclo di nove tele realizzate da Francisco Zurbarán con tecnica a olio intorno al 1640-50. Attualmente sono custodite nel Museo Provincial de Bellas Artes a Siviglia. 

Il ciclo in esame, a cui appartenevano una Vergine e otto Sante, risulta agevolmente costituibile l’originaria disposizione in quanto arrivato integrale al Museo Provincial de Bellas Artes di Siviglia nel 1915 privo, tuttavia, delle relative documentazioni.  a tal proposito neanche le fonti settecentesche ne forniscono notizie.

Secondo Guinard le nove tele pervennero all’ospedale de la Sangre intorno ai primi anno dell’Ottocento. Esiste una missiva, inviata all’ospedale de Sange dal canonico Lopez Cepero nell’anno 1837, in cui si chiede di favorire Taylor nell’acquisto delle opere per la collezione di Luigi Filippo. Detta lettera attesta quindi la presenza dell’intero ciclo in quell’anno ed in quella sede.

Anche Gonzalez de Leon segnalò un gruppo di otto Sante (“sibille”) presso in quell’ospedale nel 1844.

Per quanto riguarda l’autografia, Guinard, evidenziando discordanze stilistiche tra un’opera e l’altra, nutrì forti dubbi su sette delle nove tele, escludendo la Sant’Agnese e la Santa Dorotea.

Lo stesso studioso ipotizzò riguardo alla cronologia gli anni tra il 1640 e il 1650, quelli cioè che corrispondono al periodo della grande produzione ciclica di Zurbarán.

Le otto tele

MADONNA COL BAMBINO SEDUTA SULLE NUVOLE (Vergine del rosario), cm. 181 X 102, Museo Provincial de Bellas Artes, anno 1640.

SANT’AGNESE. Siviglia, Museo Provincial de Bellas Artes, cm. 172 X 101, anno 1640.

SANTA BARBARA. Siviglia, Museo Provincial de Bellas Artes, cm. 173 X 103, anno 1640.

SANTA CATERINA. Siviglia, Museo Provincial de Bellas Artes, cm. 169 X 102, anno 1640.

SANTA DOROTEA. Siviglia, Museo Provincial de Bellas Artes, cm. 173 X 103, anno 1640.

SANTA ENGRACIA. Siviglia, Museo Provincia! de Bellas Artes, cm. 173 X 102, anno 1640.

SANTA EULALIA. Siviglia, Museo Provincial de Bellas Artes, cm. 173 X 102, anno 1640.

SANTA MARINA. Siviglia, Museo Provincial de Bellas Artes, cm. 170 X 101, anno 1640.

SANTA MATILDE. Sivi-giia. Museo Provincial de Bellas Artes 173 X 102, anno 1640.

San Gerolamo di Francisco Zurbaran

San Gerolamo di Francisco Zurbarán

Francisco Zurbarán: San Gerolamo
San Gerolamo, cm. 185 x 103, Fine Arts Gallery, San Diego.

Sull’opera: “San Gerolamo” è un dipinto autografo di Francisco Zurbarán realizzato con tecnica a olio su tela nel 1640, misura 185 x 103 cm. ed è custodito nella Fine Arts Gallery a San Diego. 

È il pendant del San Benedetto del Kleinberger & Co. di New York (olio su tela, 188 X 100, anno 1640), che subì la stessa storia esterna.

Il dipinto in esame fu acquistato nel 1823 a Madrid, insieme al suo pendant, dall’ambasciatore inglese lord Heytesbury, al tempo di Ferdinando VII.

Le due tele, tramite la vendita Heytesbury, svoltasi nel 1926, passarono a Julius Bóhler di Lucerna. Più tardi pervennero alla Fine Arts Gallery a San Diego (San Gerolamo) ed al Kleinberger & Co. di New York (San Benedetto).

Entrambi i dipinti provengono certamente da una serie dispersa di opere aventi per tema i santi fondatori di Ordini religiosi.

San Francesco in meditazione di Francisco Zurbaran

San Francesco in meditazione di Zurbarán

Francisco Zurbarán: San Francesco in meditazione
San Francesco in meditazione, cm. 64 x 53, Alte Pinakothek, Monaco.

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Descrizione e storia del San Francesco in meditazione

Sull’opera: “San Francesco in meditazione” è un dipinto autografo di Francisco Zurbarán realizzato con tecnica a olio su tela nel 1658, misura 64 x 53 cm. ed è custodito nella Alte Pinakothek a Monaco. 

L’opera in esame, che in precedenza apparteneva all’elettore palatino a Mannheim, pervenne nel 1777 a Monaco, anno in cui il proprietario Carlo Teodoro fu nominato elettore di Baviera. La tela si trova nell’attuale museo dal 1836.

Quello della presente pagina è uno fra i pochi dipinti che non si trovassero in Spagna prima del secolo XIX.

Kehrer evidenzia il cromatismo, armoniosamente caratterizzato da fusioni di grigi e di bruno. Soria, invece, vi interpretò lo stato d’animo tipico dell’ultima fase dell’artista, che volge alla malinconia e all”intimismo, rilevandoci tuttavia toni  meno drammatici.

Santa Rufina di Francisco Zurbaran

Santa Rufina di Francisco Zurbarán

Francisco Zurbarán: Santa Rufina
Santa Rufina, cm. 183 x 109, National Gallery of Ireland, Dublino.

Sull’opera: “Santa Rufina” è un dipinto autografo di Francisco Zurbarán realizzato con tecnica a olio su tela nel 1635-40, misura 183 x 109 cm. ed è custodito nella National Gallery of Ireland di Dublino. 

 La composizione in esame, conosciuta anche come “Santa Giustina”, si trovava in precedenza nella collezione di Luigi Filippo al Louvre. Alla relativa vendita, svoltasi nel 1853, il dipinto passò nella raccolta Denyson a Newark-on-Trent.

Rimasto come proprietà dei discendenti di quest’ultimo, venne venduta al museo nel 1933.

Guinard evidenzia l’eccellente qualità della stesura pittorica.

Dipinti per Nuestra Señora de la Defension a Jerez de Frontera di Francisco Zurbaran

 Francisco Zurbarán

Francisco Zurbarán: Dipinti per Nuestra Senora de la Defension a Jerez de Frontera
Dipinti per Nuestra Señora de … . Sopra: L’Annunciazione – cm. 261 x 175, Musée des Beaux Arts, Grenoble

Sull’opera: I “Dipinti per Nuestra Señora de la Defension a Jerez de Frontera” sono un ciclo pittorico di 26 dipinti di Francisco Zurbarán realizzati con tecnica a olio su tela e tavola negli anni 1638-39 per il convento di Jerez. I dipinti sono custoditi nei vari musei internazionali. 

Storia e descrizione

Esiste un documento che testimonia l’attività di Zurbaràn per il convento di Jerez.

La garanzia, datata 07.11.1637, sottoscritta dallo stesso artista, dal pittore Cano e dallo scultore José de Arce che riguarda la realizzazione e la decorazione scultorea dell’altar maggiore.

La cronologia dell’intero complesso è comunque indicata dalle date, 1638 e 1639, riportate sull’Adorazione dei pastori (cm. 261 175, Musée des Beaux Arts, Grenoble) e sulla Circoncisione (261 175, Musée des Beaux Arts, Grenoble).

La ricostituzione esatta dell’insieme è assai difficile, e l’unica fonte seicentesca, L’Historia de Jerez de la Frontera, di fra’ Esteban Rallón, non fornisce ampi dettagli.

Inoltre, le molteplici ridipinture settecentesche rendono poco affidabili le indicazioni di Ponz e Ceàn.

Nel 1835, in seguito alla soppressione del convento di Jerez, sette dipinti furono venduti a Taylor che li cedette a Luigi Filippo per la sua Galerie Espagnole.

Le altre opere, ad eccezione del “Monaco certosino” e del San Cristoforo”, andati smarriti, approdarono al Museo di Cadice.

Alcune tele del ciclo

18 Zurbaran - Dipinti per Nuestra Senora de la Defension a Jerez de Frontera

L’Annunciazione – cm. 261 x 175, Musée des Beaux Arts, Grenoble.

19 Zurbaran - Dipinti per Nuestra Senora de la Defension a Jerez de Frontera

L’adorazione dei pastori –  cm. 261 175, Musée des Beaux Arts, Grenoble.

L'adorazione dei magi

L’adorazione dei magi –  cm. 261 175, Musée des Beaux Arts, Grenoble.

20 Zurbaran - Dipinti per Nuestra Senora de la Defension a Jerez de Frontera

La Circoncisione – cm. 261 175, Musée des Beaux Arts, Grenoble.

21 Zurbaran - Dipinti per Nuestra Senora de la Defension a Jerez de Frontera
Angelo con turibolo – cm. 122 x 66, Museo Provincial de Bellas Artes, Cadice.

La lista dei dipinti:

Nell’Altar Maggiore

L’ADORAZIONE DEI PASTORI. Grenoble, Musée des Beaux-Arts, tecnica ad olio su tela, 261 X 175, 1638.

LA BATTAGLIA DI JEREZ. New York, Metropolitan Museum, olio su tela, 335 X 191, 1638.

L’ADORAZIONE DEI MAGI. Grenoble, Musée des Beaux-Arts, olio su tela, 261 X 175, 1638.

L’ANNUNCIAZIONE. Grenoble, Musée des Beaux-Arts, olio su tela, 261 X 175, 1638.

SAN BRUNO IN ESTASI. Cadice, Museo Provincial de Bellas Artes, olio su tela, 341 X 195, 1638.

LA CIRCONCISIONE. Grenoble, Musée dea Beaux-Arts, olio su tela, 261 X 175, 1639.

SAN GIOVANNI BATTISTA. Cadice, Museo Provincial de Bellas Artes, olio su tela, 60 X 79, 1638.

SAN LORENZO. Cadice, Museo Provincial de Bellas Artes, olio su tela, 60 X 79, 1638.

SAN GIOVANNI EVANGELISTA. Cadice, Museo Provincial de Bellas Artes, olio su tela, 65 X 63, 1638.

SAN MATTEO. Cadice, Museo Provincial de Bellas Artes, olio su tela,  65 X 63, 1638.

SAN MARCO. Cadice, Museo Provincial de Bellas Artes, olio su tela, 55 X 53 1638.

SAN LUCA. Cadice, Museo Provincial de Bellas Artes, olio su tela, 55 X 53 1638.

PASILLO DEL SACRARIO

ANGELO CON TURIBOLO. Cadice, Museo Provincial de Bellas Artes, olio su tavola, 122 x 66, 1638.

MONACO CERTOSINO, olio su tavola.

SANT’ANTELMO. Cadice, Museo Provincial de Bellas Artes”, olio su tavola, 120 X 64 1638.

SANT’UGO VESCOVO DI GRENOBLE. Cadice, Museo Provincial de Bellas Artes, olio su tavola, 120 X 64 1638.

SAN BRUNO. Cadice, Museo Provincial de Bellas Artes, olio su tavola, 122 X 66, 1638.

ANGELO CON TURIBOLO. Cadice, Museo Provincial de Bellas Artes, olio su tavola 122 x 66, 1638.

IL BEATO NICOLA ALBERGATI. Cadice, Museo Provincial de Bellas Artes, olio su tavola, 120 X 64, 1638.

SANT’ARTALDO. Cadice, Museo Provincial de Bellas Artes, olio su tavola, 120 X 84, 1638.

SANT’UGO VESCOVO DI LINCOLN. Cadice, Museo Provincial de Bellas Artes, olio su tavola, 120 X 64, 1638.

IL BEATO JOHN HOUGHTON. Cadice, Museo Provincial de Bellas Artes, olio su tavola, 122 X 66, 1638.

CORO DEI LAICI

L’IMMACOLATA CONCEZIONE CON I SANTI GIOACCHINO E ANNA. Edimburgo, National Gallery of Scotland, olio su tela, 251 X 172, 1638.

MADONNA DEL ROSARIO CON CERTOSINI. Poznàn, Muzeum Narodowe w Poznaniu, olio su tela, 325 X 190, 1638.

SAGRESTIA

 274. SAN BRUNO IN MEDITAZIONE. Cadice, Museo Provinciale de Bellas Artes, olio su tela, 108 X 82, 1638.

SAN CRISTOFORO, olio su tela, 1638.

Dipinti per San Roman a Siviglia di Francisco Zurbaran

Dipinti per San Roman a Siviglia

Francisco Zurbarán: Dipinti per San Roman a Siviglia
Dipinti per San Roman a Siviglia – San Romano e San Barula – cm. 246 x 185, Art Institute, Chicago.

Sull’opera: I “Dipinti per San Roman a Siviglia” sono un ciclo pittorico di cinque tele di Francisco Zurbarán realizzate con tecnica a olio nel 1638 per la decorazione dell’altar maggiore di quella chiesa. La tela in esame, il “San Romano e San Barula”, misura 246 x 185 cm. ed è custodita nell’Art Institute di Chicago. 

Delle cinque opere che furono eseguite per decorare la parte centrale dell’altare della chiesa di San Roman a Siviglia, quattro – ad eccezione della presente composizione – sono andate disperse.

Non esiste documentazione relativa al ciclo, che venne appena menzionato da Ponz e Ceàn nel Settecento. Per quanto riguarda la cronologia, il riferimento è costituito dall’iscrizione “1638” riportata sul dipinto superstite.

Indicazioni base delle tele

SAN ROMANO E SAN BARULA. Chicago, Art Institute, olio su tela 248 X 185 cm. 1638: sul libro che reca il santo appare la scritta: “BEATVS ROMANVS ORABAT DICENS, DOMINE IESV CHRISTE OSTEM VIRTVTEM TVAM, VT MAGNIFICETVR NOMEN SANCTVM TVVM, QVOD EST BENEDICTVM IN SECVLA, ORA PRO NOBIS BEATE ROMANE, VT DIGNI EFFICIAMVR PROMISSIONIBVS CHRISTI”. L’opera, che nel 1810 si trovava all’Alcázar di Siviglia, il maresciallo Soult la trasfwrì a Parigi. Apparve alla relativa vendita nel 1853 ma non fu acquistata da nessuno. Più tardi  (1667) ricomparve in una seconda vendita. Intorno al 1910 apparteneva a Ščukin; nel 1913 passò nella collezione Carvallo. Nel 1933 faceva parte della collezione di Charles Deering a Chicago, i cui eredi la lasciarono in deposito e, più tardi (1947), la donarono all’attuale museo.

SANTI GIOACCHINO E ANNA, olio su tela, 1638. Il quadro si perse come gli altri elementi laterali dell’altare elencati di seguito.

SAN GIOVANNI BATTISTA, olio su tela,1638.

30. SAN GIUSEPPE, olio su tela, 1638.

SAN MICHELE, olio su tela, 1638.

Citazioni e critica su Francisco Zurbaran

Citazioni e critica su Francisco Zurbarán: La critica di esponenti dello scorso secolo (citazioni tratte dai “Classici dell’Arte”, Rizzoli Editore)

Pagine correlate all’artista: Cenni sulla sua biografia e vita artistica – Elenco delle opere – Le opereil suo periodo.

Cosa hanno detto i critici della Storia dell’arte su Zurbarán

kehrer, Francisco de Zurbarán, 1918

(Kehrer) L’arte di Zurbarán ci si è rivelata. Il maestro ci appare quale personalità fermamente delineata. Non occorre più dire che egli non negò la tradizione, ma che sorse dal terreno dell’arte sivigliana. In che cosa consiste dunque la sua personale grandezza? Egli ha parlato con sublime schiettezza e semplicità, nello spirito di una pura oggettività. Artisti come Hans von Marées avrebbero trovato per lui parole di altissima ammirazione. Zurbarán non era uno spirito di genialità problematica.

Sin dalla giovinezza egli si impose in realtà un unico compito: come debba essere concepita la singola figura umana perché possa apparire monumentale. In quanto si approfondì in questa direzione egli divenne unilaterale, ma in questa unilateralità scoprì la propria grandezza. Se già allo stesso Velàzquez non venne risparmiato l’appunto di “aver dipinto solo teste” — e il suo regale signore lo aveva splendidamente difeso da questa accusa —, così si potrebbe dire di Zurbarán che egli dipinse soltanto frati. Ma con ciò si individua il nucleo della sua arte, e diventa possibile valutarne giustamente il significato.

Ed ancora

La grandezza di un artista sta forse nella vastità della sua tematica? Chi ha saputo rappresentare dei frati meglio di lui, cioè con maggiore potenza, monumentale? Nessuno prima di lui ne dopo di lui lo ha uguagliato in questo, nonché superato. Zurbarán non fu soltanto il classico pittore barocco di figure isolate, ma anche il classico della rappresentazione della quiete in sé, di una quiete che può veramente chiamarsi santa. In profondo contrasto con la sua epoca, egli non si avventurò alla ricerca di effetti stupefacenti, e l’illusione del movimento vorticoso manca in lui quasi completamente. I concetti di movimento e di massa hanno un valore e un senso molto limitati per questo spagnolo, proprio come per l’olandese Rembrandt. Ad essi si adattano altrettanto male, quanto si adattano bene al fiammingo Rubens. Il barocco spagnolo è qualcosa di diverso dal barocco italiano e tedesco : sarà compito di un lavoro futuro mettere in evidenza la sua particolare posizione nell’evoluzione stilistica del Seicento.    kehrer, Francisco de Zurbarán, 1918

R. Longhi

[…] Fu chiamato talora il Caravaggio spagnolo, ma con soverchio semplicismo, perché, sebbene insistesse più a lungo che non il Velàzquez nei contrasti di un chiaroscuro estremo, se ne valse, più che per una libera indagine pittorica, agli effetti di un austero, drammatico rigore, versato quasi esclusivamente negli argomenti religiosi e monastici. Come un popolano, un aldeano, che cerchi un solido ‘manichino’ spirituale cui tener fede, egli ritagliò i suoi frati bianchi nei cartoni di un fanatismo drammatico e popolare: li dispose poi secondo le tracce compositive più varie (sebbene si tenesse di preferenza agli schemi più arcaici che danno a tanti suoi quadri un sapore primitivo) e, come ogni spagnolo di quei tempi, mescolò a quegli austeri schematismi frammenti di realtà superbamente tangibile : dai suoi famosi panni bianchi frateschi, ai cesti d’ova, agli agnelli dei presepi rusticani, e via dicendo. R. Longhi ” A. L. mayer, Gli antichi pittori spagnoli della collezione Contini Bonacossi, 1930

F. Sànchez – Cantón

[…] Guardate, come somma di caratteri che l’analisi ci consentirà di provare, quel mirabile Sant’Ambrogio del Museo di Siviglia, e osservate la qualità del sontuoso piviale e della mitra, e notate il valore che oserei definire più costruttivo che scultoreo dell’imponente figura; con pedanteria, ma giustamente, sarebbe possibile dire che l’architettura si sovrappone alla plastica. Forse udendo ciò penserete a un pittore preoccupato solo della materia, e desidero fare una precisazione : se per Zurbarán esisteva il mondo esterno, quello interiore e quello soprasensibile avevano una realtà non meno vigorosa ed efficace. Si da in lui più che in qualunque altro artista spagnolo ciò che chiamerei ‘realismo integrale. Quell’armonico e vitale principio che formulava santa Teresa di Gesù quando diceva che “Dio va anche tra le pentole della cucina”. Il parallelo suggerito non è fuori luogo; vedremo pentole di Zurbarán in cui il genio dell’artista, mosso da Dio, ha lasciato durevoli elementi di emozione plastica. Ne erudizione, ne attitudine a creare composizioni complicate, ne ingegno per l’allegoria o il simbolo. Se volessimo contrapporgli una grande figura europea contemporanea, si materializzerebbe quella di Rubens. È difficile incontrare due pittori più differenti, e senza dubbio la sensibilità è una delle qualità eminenti anche del genio di Rubens; non si dimentichi che Lope de Vega lo chiamava “gran poeta degli occhi”, benché entrambe siano sensibilità di segno diverso.     F. Sànchez – Cantón, La sensibilidad de Zurbarán, 1944

H. P. G. Seckel

Nelle nature morte di Zurbarán non c’è nulla del dramma secolare, dell’esibizione teatrale, dell’esuberanza materialistica delle pitture di genere e delle nature morte dei contemporanei italiani, olandesi, fiamminghi e di molti artisti spagnoli. Non c’è nulla della seducente esibizione di costose ghiottonerie e preziose stoviglie su tavole coperte di broccato, che facevano appello ai sensi dei commercianti borghesi dell’epoca. Non c’è nulla della saturazione noncurante della tavola semisparecchiata, con i suoi elementi di studiato disordine, che assume quasi la statura di principio estetico. Questi elementi laici sono in diretta contraddizione con lo spirito religioso e la semplicità che pervadono le nature morte di Francisco de Zurbarán.     H. P. G. Seckel, Francisco de Zurbarán as a painter of Still-life, in “Gazette des Beaux-Arts”, 1946.

F.  Pomfey

Come uomo e come artista Zurbarán fu coerente; in equilibrio costante con la sua maniera di vedere e di sentire. Conosceva bene se stesso e adempì ammirevolmente al precetto socratico; sapeva che cosa era capace di fare, e con intelligente intuizione non prendeva strade diverse dal cammino autentico della personalità; coltivava amorosamente i fiori del suo ‘giardino interiore’; giardino che non esala la voluttuosa fragranza del cromatismo sorridente di Murillo, ne la ricchezza artistica dell’intellettualismo italianizzante di Juan de las Roelas; ne i suoi fiori possiedono la incomparabile perfezione del giardino di Velàzquez. Possedeva però una grande capacità artistica, una straordinaria personalità. Grazie alla sua esaltata sensibilità coloristica, si formò una tavolozza straordinariamente bella, con cui ottenne dei risultati fino ad allora inediti, con il contrasto fra due toni, sia negli incarnati con il rosso e le terre chiare sia nelle vesti con il suo caratteristico effetto luminoso nei bianchi.     F.  Pomfey, Zurbarán, su vida y sus obras, 1948.

S. Dalì

Attenzione! Zurbarán ci sembrerà ogni giorno più moderno, e molto più categoricamente del Greco italianizzante rappresenterà la figura del genio spagnolo.    S. Dalì, Genio y figura de la pintura espanola, in El alma de Espana, 1951.

J. Milicua Ilarramendi

Alcuni dei principi e degli elementi fondamentali dello stile di Zurbarán si connettono strettamente alle preoccupazioni che contraddistinguono l’avanguardia della sua generazione : così la sua ansia di captare con fedeltà le apparenze formali, il volume e la struttura particolare di ogni cosa; e l’uso, non sistematico, ma che lascia traccia permanente in lui, del metodo di illuminazione di origine caravaggesca, quella luce violenta e monodirezionale che imprigiona le immagini iniettando loro una forza di presenza straordinaria. Questi elementi stilistici ‘moderni’, che però nel 1630 già declinavano in tutta Europa, si uniscono a schemi compositivi e note di colore che derivano da una cultura più antica, in parte della generazione sivigliana anteriore (Roelas, Herrera il Vecchio, Pacheco). Ma la discriminazione critica delle componenti del suo stile non è, in ultima analisi, valida per intuire l’autentico contenuto poetico di Zurbarán. Ciò che rende indimenticabili, per esempio, le sue nature morte è il loro significato misterioso, impossibile da definire a parole perché fa appello direttamente alla sensibilità; le quattro stoviglie di modesta qualità borghese sembrano l’offerta di un arcano rito religioso, ordinate sotto la luce quieta secondo uno ‘spirito di geometria che si riallaccia alla mistica spagnola, non a Descartes. […].

Ed ancora

Ma Zurbarán non ebbe, o non gli interessò sviluppare, la facoltà innata in Velàzquez di mettere assieme parti indipendenti di diversi modelli in una unione di naturalezza convincente, di scena ripresa all’improvviso nella realtà circostante. Secondo quanto è possibile vedere soprattutto nelle sue grandi composizioni, Zurbarán articola i dati reali laboriosamente, con candore da primitivo. Da ciò proviene in gran parte quell’aria arcaizzante che ci incanta nella sua pittura. Nell’arte del vigoroso Zurbarán ammiriamo prima di tutto la sua poetica quieta e la sincera devozione con cui il pittore si avvicina agli oggetti per trascriverli amorosamente sulla tela, impregnandoli di una vita nuova e silenziosa, compiendo quell’opera di ‘rivelazione’ propria di ogni artista autentico. La sua fantasia ci sorprende con sante di una deliziosa mondanità, vestite con lusso provinciale, alcune ritratte ‘a lo divino’. Altre volte con immagini devozionali di tremenda verità, tra le più profonde e sentite che abbia dato l’arte spagnola di ogni tempo. […] In altri quadri di maggior complessità, i panni si dispongono in modo da creare, indipendentemente dalla composizione figurativa, una composizione autonoma di piani colorati. Questo aspetto ‘astrattista’ della sua arte ha contribuito non poco alla diffusione che la fama di Francisco de Zurbarán ha conosciuto negli ultimi venti.     J. Milicua Ilarramendi, Zurbarán, s.d.

J. Lassaigne

In effetti Zurbarán non è uno di quei patriarchi della pittura che, nella voluttà della creazione e nella curiosità della vita, ritrovano le fonti di una nuova giovinezza. La sua opera implica una tale tensione, che non può essere prolungata indefinitamente. È talmente astratta e volontaria, così lontana da ogni riferimento materiale e da ogni altra influenza, che il pittore non può sperare di trovare un confronto nel riferimento alla realtà. Alle origini, c’è un incontro di ciò che è mentale e di ciò che è fisico; nell’inconscio dell’artista si produce una specie di sedimentazione che sovrappone, ad un determinato soggetto, immagini di grandissima intensità che la mano realizza con una mirabile e minuziosa fedeltà. Zurbarán può ricercare questo urto iniziale e rinnovarne gli effetti, ma solo le prime espressioni restano perfette e più cariche di significati. La ripetizione può depurarle, ma non arricchirle. Non si potrebbe porre la questione del progresso e del perfezionamento.

E ancora

Il giorno in cui un tale dispendio di energie non è più possibile, l’opera è conclusa. La moderna pittura metafisica ha conosciuto una fine altrettanto brusca. […] Questo pittore è uno dei più sorprendenti che siano mai esistiti. È possibile trovare degli antecedenti a questa o a quella parte della sua opera, ma non dei maestri. Le sue nature morte fanno pensare a Cotàn; certe teste di vecchi, come il San Pietro di Siviglia, il san Gerolamo di Guadalupe nelle Tentazioni di san Gerolamo, richiamano alla mente figure che Ribera disegnava con tanta insistenza. Ma in verità Zurbarán deve tutto soltanto a se stesso. È unico e solo. La semplicità della sua formazione ha avuto rispetto del suo temperamento malinconico e selvaggio ; la sua opera conserva sempre un accento di semplicità. La curva così variabile della sua produzione indica che egli ha dipinto solo per rispondere ad un istinto profondo. Quando comincia a dubitare se ne sta in silenzio e la sua vita è segnata da veri e propri ritiri, nella giovinezza e dopo il 1640. La perdita dei quadri dipinti in questi periodi non costituisce una spiegazione plausibile. Nei momenti di pienezza e quando è d’accordo con le cose, il pittore esplica un’intensa attività. Quando attraversa una crisi interiore, come alla fine della vita, le opere denunciano dispersione ed assenza di equilibrio.     J. Lassaigne, La pittura spagnola, 1952

C. Sterling

Gli Aranci e limoni [già Contini Bonacossi] è uno dei capolavori della natura morta di tutti i tempi. L’influsso caravaggesco vi è patente: forme come purificate dalla luce, precisione cristallina del particolare e tuttavia densità monumentale dei volumi. Ma appare completamente assimilato da uno spirito che aspira a uno stile più severamente controllato e più cosciente delle sue capacità di espressione spirituale di quanto non sia mai stato quello del Caravaggio. Zurbarán è dotato al massimo grado di questa “capacità di stupirsi” che è alla base di ogni creazione e che Henri de Focillon sapeva così bene indicare attorno a sé. Ogni originale pittore di nature morte non fa altro che testimoniare del suo stupore di fronte alla bellezza delle cose. Ma pare che nel Seicento gli spagnoli — come abbiamo visto in Cotàn — sentissero più profondamente degli altri le trasformazioni e i ritmi inattesi che il sole impone agli oggetti e da cui il pittore può trarre armonie quasi musicali. Zurbarán non dipinge che pochi oggetti per volta e ce li restituisce in tutta la loro integrità; il volume e la linea conservano in lui un’eloquenza simultanea; non permette mai che la luce o l’ombra assorbano una parte del rilievo o il frammento del contorno di un oggetto. Così pensa l’oggetto invece di dipingerlo semplicemente come il suo occhio lo registra. La sua composizione, che Cavestany definisce così bene “compensata”, non è meno lucida. Il pittore accorda l’arabesco di una foglia alla curva di un limone, e alla svasatura di una tazza fa corrispondere la svasatura di un paniere; è convinto, proprio come Cézanne o come Braque, che con una natura mortasi può fare una sinfonia plastica.   C. Sterling, la nature morte de l’antiquité a nos jours, 1952.

B de Pantorba

[…] Le sante di Zurbarán, numerose — ripartite fra musei e collezioni private —, formano un capitolo importantissimo dell’opera del maestro. Quasi tutte a figura intera, gentili, molto belle, più che immagini sacre, malgrado gli attributi religiosi o i segni della santità che alcune presentano, sembrano ritratti di giovani dame andaluse lussuosamente vestite, riccamente abbigliate. […] In tutte, Zurbarán fa sfoggio della sua maestria nel dipingere le vesti e impiega i più vari e ricchi colori della sua tavolozza. Con questi pomposi abiti delle sue sante, in cui giocano tutti i colori dell’iride, il pittore si risarcisce, si prende la rivincita di ciò che potremmo chiamare astinenza nel campo del colore. La tavolozza degli insuperabili bianchi paglierini, delle calde terre e dei raffinati bruni e dei neri violacei si compiace e si diletta dipingendo abiti dai brillanti toni rossi, verdi, gialli, azzurri… Nei ritratti di monaci, Zurbarán ci mostra la profondità e il vigore del suo disegno; qui c’è l’uomo che sa fissare il carattere, il tipico. Nelle figure di sante, si rivela per la prima volta l’abbondanza cromatica di un pittore cui piace raffigurare ricchezze ed eleganze proprie dell’abbigliamento femminile: tele sontuose, ricami, pizzi, tulli, gioielli e qualche volta il lindo e arioso cappelline, come nella seducente Santa Margherita di Londra. Martiri?…

E ancora

Vergini consegnate al sacrificio per mantener viva la loro fede nella dottrina sublime del Crocifisso?… Chi potrà veder questo nelle sante, un poco o molto mondane, di Zurbarán? Niente si troverà in loro che ricordi o suggerisca sangue e morte. Niente di terribile e duro. Fino a questa fanciulla che mostra il piatto dove palpitano i suoi seni appena recisi; lo fa con atteggiamento sereno e con un gesto privo di dolore…

Possiamo, forse, sopprimere dai titoli la parola comune che unisce queste fanciulle. Non riusciranno certamente a convincerci che sono sante, che sono donne di ardente misticismo e carne disposta all’olocausto, le belle fanciulle che posero davanti al loro grande pittore la loro dolce grazia sivigliana, e oggi, raccolta dal pittore, ci portano la miracolosa fragranza, mai appassita, della loro giovinezza.    B de Pantorba, Zurbaran, 1953.

Elenco delle opere di Francisco Zurbaran

Pagine correlate a elenco opere Zurbaran: Biografia e vita artistica – Le opere principali di Zurbaran – Il suo periodo – La critica.

L’elenco dei lavori di Zurbaran

Un dettagliato elenco dei lavori di Francisco Zurbarán con le rispettive misure e luoghi in cui essi sono custoditi:

Immacolata Concezione, anno 1618, tecnica ad olio su tela, 193 x 156 cm., Collezione privata, Bilbao.

Sant’Ambrogio, anno 1626-1627, tecnica ad olio su tela, 205 x 98 cm., Museo de Bellas Artes, Siviglia.

Il San Gerolamo, anno 1626-1627, tecnica ad olio su tela, 198 x 125 cm., Museo de Bellas Artes, Siviglia.

San Gregorio Magno, anno 1626-1627, tecnica ad olio su tela, 198 x 125 cm., Museo de Bellas Artes, Siviglia.

Cristo crocifisso, anno 1627, tecnica ad olio su tela, 291 x 165 cm., The Art Institute, Chicago.

Apparizione di Gesù Bambino ad Antonio da Padova (?), anno 1627-1630, tecnica ad olio su tela, 157 x 103 cm., Museu de Arte, San Paolo.

San Serapio, anno 1628, tecnica ad olio su tela, 120 x 103 cm., Wadsworth Atheneum, Hartford.

Adorazione dei Magi, anno 1629, tecnica ad olio su tela, 124 x 104,5 cm., Collezione privata.

Natività della Vergine, anno 1629, tecnica ad olio su tela, 141 x 109 cm., Princeton University, Los Angeles.

Funerali di san Bonavenura, anno 1629, tecnica ad olio su tela, 250 x 225 cm., Parigi, Museo del Louvre.

Altre opere

Visione di san Pietro Nolasco, anno 1629, tecnica ad olio su tela, 179 x 223 cm., Museo del Prado, Madrid.

Apparizione dell’apostolo Pietro a san Pietro Nolasco, anno 1629, tecnica ad olio su tela, 179 x 223 cm., Museo del Prado, Madrid.

 Tazza d’acqua e rosa su un vaso d’argento, anno 1630 circa, tecnica ad olio su tela, 21,2 x 30,1 cm., National Gallery, Londra.

Santa Casilda, anno 1630 circa, tecnica ad olio su tela, 171 x 107 cm., Museo Thyssen-Bornemisza, Madrid.

Maria Bambina, anno 1630 circa, tecnica ad olio su tela, 117 x 94 cm., Metropolitan Museum of Art, New York.

Immacolata Concezione, anno 1630, tecnica ad olio su tela, 174 x 138 cm., Museo Diocesano, Sigüenza.

Visione di Alonso Rodriguez, anno 1630, tecnica ad olio su tela, 266 x 167 cm., Museo de la Real Academia de Bellas Artes de San Fernando, Madrid.

Cristo in croce, anno 1630, tecnica ad olio su tela, 214 x 143,5 cm., Museo Thyssen-Bornemisza, Madrid.

Sant’Andrea apostolo, anno 1630-1632, tecnica ad olio su tela, 146,7 x 61 cm., Szépművészeti Múzeum, Budapest.

Sant’Agata, anno 1630-1633, tecnica ad olio su tela, 127 x 60 cm., Musée Fabre, Montpellier.

San Fernando, anno 1630-1634, tecnica ad olio su tela, 129 x 61 cm., Ermitage, San Pietroburgo.

Immacolata Concezione, anno 1630-1635, tecnica ad olio su tela, 139 x 104 cm., Museo del Prado, Madrid.

San Francesco d’Assisi, anno 1630-1640, tecnica ad olio su tela, 134 x 97 cm., Kunsthistorisches Museum, Vienna.

Cristo crocifisso, anno 1630-1640, tecnica ad olio su tela, 255 x 193 cm., Museo de Bellas Artes, Siviglia.

Altre opere

Santa Margherita d’Antiochia, anno 1631 circa, tecnica ad olio su tela, 194 x 112 cm., National Gallery, Londra.

Gloria di san Tommaso d’Aquino, anno 1631, tecnica ad olio su tela, 475 x 375 cm., Museo de Bellas Artes, Siviglia.

La benedizione di Enrique Suso, anno 1631-1640, tecnica ad olio su tela, 209 x 154 cm., Museo de Bellas Artes, Siviglia.

Immacolata Concezione e due devoti, anno 1632, tecnica ad olio su tela, 252 x 170 cm., Museo Nacional de Arte de Cataluña, Barcellona.

San Francesco in meditazione, anno 1632, tecnica ad olio su tela, 114 x 78 cm., Museo Nacional de Bellas Artes, Buenos Aires.

1 – Natura morta con limoni, arance e una rosa, anno 1633, tecnica ad olio su tela, 60 x 107 cm., Norton Simon Museum, Pasadena.

2 – Natura morta con mele cotogne, anno 1633 circa, tecnica ad olio su tela, 35 x 40 cm., Museo Nacional de Arte de Cataluña, Barcellona.

3 – Natura morta con vasi, anno 1633 circa, tecnica ad olio su tela, 46 x 84 cm., Museo del Prado, Madrid.

Sant’Ugo di Grenoble nel refettorio carthusiano, anno 1633 circa, tecnica ad olio su tela, 102 x 168 cm., Museo de Bellas Artes, Siviglia.

Altre opere

Ritratto di fra Francisco Zumel, anno 1633 circa, tecnica ad olio su tela, 204 x 122 cm., Museo de la Real Academia de Bellas Artes de San Fernando, Madrid.

Ritratto di fra Pedro Machado, anno 1633 circa, tecnica ad olio su tela, Museo de la Real Academia de Bellas Artes de San Fernando, Madrid.

1- Ercole e il leone di Nemea, anno 1634, tecnica ad olio su tela, 151 x 166 cm., Museo del Prado, Madrid.

2 – Ercole e l’Idra di Lerna, anno 1634, tecnica ad olio su tela, 133 x 167 cm., Museo del Prado, Madrid.

3 – Ercole e il cinghiale dell’Erimanto, anno 1634, tecnica ad olio su tela, 132 x 153 cm., Museo del Prado, Madrid.

Altre opere

4 – Ercole e il toro di Creta, anno 1634, tecnica ad olio su tela, 134 x 153 cm., Museo del Prado, Madrid.

5 – Ercole separa i monti Calpe e Abyla, anno 1634, tecnica ad olio su tela, 136 x 153 cm., Museo del Prado, Madrid.

6 – Ercole sconfigge Gerione, anno 1634, tecnica ad olio su tela, 136 x 167 cm., Museo del Prado, Madrid.

Lotta di Ercole e Anteo, anno 1634, tecnica ad olio su tela, 136 x 153 cm., Museo del Prado, Madrid.

Ercole e il Cerbero, anno 1634, tecnica ad olio su tela, 136 x 156 cm., Museo del Prado, Madrid.

La morte di Ercole, anno 1634, tecnica ad olio su tela, 136 x 167 cm., Museo del Prado, Madrid.

La difesa di Cadice contro gli inglesi, anno 1634, tecnica ad olio su tela, 302 x 323 cm., Museo del Prado, Madrid.

La resa di Siviglia, anno 1634, tecnica ad olio su tela, Duke of Westminster Collection, Westminster.

Ritratto di Don Alonso Verdugo de Albornoz, anno 1635, tecnica ad olio su tela, 185 x 103 cm., Gemäldegalerie, Berlino.

San Francesco contempla il teschio, anno 1635 circa, tecnica ad olio su tela, 91,4 x 30,5 cm., Saint Louis, Art Museum.

Immacolata Concezione, anno 1635-1637, tecnica ad olio su tela, 183 x 107 cm., Chiesa di San Juan Bautista, Marchena.

Altre opere

Agnus Dei, anno 1635-1640, tecnica ad olio su tela, 37 x 62 cm., Museo del Prado, Madrid.

San Francesco d’Assisi, anno 1635-1640, tecnica ad olio su tela, 152 x 99 cm., National Gallery, Londra.

Santa Lucia, anno 1635-1640, tecnica ad olio su tela, 104 x 77 cm., National Gallery of Art, Washington.

Santa Rufina di Siviglia, anno 1635-1640, tecnica ad olio su tela, 172 x 105 cm., Museo del Prado, Madrid.

Sant’Agnese, anno 1635-1642, tecnica ad olio su tela, 97 x 74 cm., Museu de Arte, San Paolo.

Santa Isabella di Turingia, anno 1636, tecnica ad olio su tela, 125 x 100,5 cm., Museo de Bellas Artes, Bilbao.

Sant’Apollonia, anno 1636 circa, tecnica ad olio su tela, 113 x 66 cm., Museo del Louvre, Parigi.

San Lorenzo, anno 1636, tecnica ad olio su tela, 292 x 225 cm., Ermitage, San Pietroburgo.

Sant’Antonio abate, anno 1636, tecnica ad olio su tela, 162 x 120 cm., Galleria Palatina, Palazzo Pitti, Firenze.

Sant’Antonio abate, anno 1636, tecnica ad olio su tela, 282 x 221 cm., Collezione privata, Barcellona.

Esequie di santa Caterina, anno 1636-1639, tecnica ad olio su tela, 200 x 137 cm., Colección Conde Ibarra, Siviglia.

Esequie di santa Caterina, anno 1637, tecnica ad olio su tela, 201 x 126 cm., Alte Pinakothek, Monaco.

Apoteosi di san Bruno, anno 1637-1639, tecnica ad olio su tela, 341 x 195 cm., Museo de Bellas Artes, Cadice.

Beato John de Houghton , anno 1637-1639, tecnica ad olio su tela, 122 x 64 cm., Museo de Bellas Artes, Cadice.

Altre opere

Annunciazione, anno 1638 circa, tecnica ad olio su tela, 261 x 175 cm., Grenoble, Museo di Grenoble.

Adorazione dei pastori, anno 1638 circa, tecnica ad olio su tela, 267 x 185 cm., Musée de Grenoble, Grenoble.

San Lorenzo, anno 1638 circa, tecnica ad olio su tela, 60 x 79 cm., Museo de Bellas Artes, Cadice.

Angelo con aspersorio, anno 1638 circa, tecnica ad olio su tela, 122 x 66 cm., Museo de Bellas Artes, Cadice.

Angelo con aspersorio, anno 1638 circa, tecnica ad olio su tela, 122 x 66 cm., Museo de Bellas Artes, Cadice.

Cristo benedicente, anno 1638, tecnica ad olio su tela, 99 x 71 cm., Museo del Prado, Madrid.

La messa di Frate Pedro de Cabañuelas, anno 1638, tecnica ad olio su tela, Monasterio de Nuestra Seňora, Guadalupe.

San Gerolamo con santa Paola Romana e sant’Eustachio, anno 1638-1640, tecnica ad olio su tela, 247 x 174 cm., National Gallery of Art, Washington.

Annunciazione, anno 1638-1640, tecnica ad olio su tela, Bob Jones University, Greenville (Carolina del Sud).

Santa Casilda di Burgos, anno 1638-1642, tecnica ad olio su tela, 184 x 90 cm., Museo del Prado, Madrid.

San Francesco d’Assisi, anno 1639, tecnica ad olio su tela, 162 x 137 cm., National Gallery, Londra.

Il San Marco, anno 1639, tecnica ad olio su tela, 55 x 53 cm., Museo de Bellas Artes, Cadice.

San Matteo, anno 1639, tecnica ad olio su tela, 65 x 63 cm., Museo de Bellas Artes, Cadice.

Ritratto di Fra Gonzalo de Illescas, anno 1639, tecnica ad olio su tela, 290 x 222 cm., Monasterio de Nuestra Seňora, Guadalupe.

Le tentazioni di san Gerolamo, anno 1639, tecnica ad olio su tela, 235 x 290 cm., Monasterio de Nuestra Seňora, Guadalupe.

Altre opere

Cena in Emmaus, anno 1639, tecnica ad olio su tela, 228 x 154 cm., Museo di San Carlos, Città del Messico.

Martirio di san Giacomo, anno 1639, tecnica ad olio su tela, 225 x 186 cm., Museo del Prado, Madrid.

Circoncisione di Cristo, anno 1639, tecnica ad olio su tela, 264 x 176 cm., Museo di Grenoble, Grenoble.

Adorazione dei Magi, anno 1639-1640, tecnica ad olio su tela, 264 x 176 cm., Musée de Grenoble, Grenoble.

Visione di frate Andrés Salmerón, anno 1639-1640, tecnica ad olio su tela, 290 x 222 cm., Monasterio de Nuestra Seňora, Guadalupe.

Casa di Nazaret, anno 1640 circa, tecnica ad olio su tela, 165 x 230 cm., Museum of Art, Cleveland.

Sant’Antonio da Padova, anno 1640 circa, tecnica ad olio su tela, 148 x 108 cm., Museo del Prado, Madrid.

San Diego de Alcalá, anno 1640 circa, tecnica ad olio su tela, 116 x 86,6 cm., Museo Lázaro Galdiano, Madrid.

Il San Francesco d’Assisi, anno 1640, tecnica ad olio su tela, Museu Nacional d’art de Catalunya, Barcellona.

Altre opere

San Gerolamo, anno 1640 circa, tecnica ad olio su tela, 185 x 103 cm., Timken Art Gallery, San Diego.

Santa Dorotea, anno 1640-1650, tecnica ad olio su tela, 173 x 103 cm., Museo de Bellas Artes, Siviglia.

San Bonaventura al concilio di Lione, anno 1640-1650, tecnica ad olio su tela, 250 x 225 cm., Museo del Louvre, Parigi.

Il San Bonaventura da Bagnoregio, anno 1640-1650 circa, tecnica ad olio su tela, 239 x 222 cm., Gemäldegalerie, Dresda.

San Francesco d’Assisi, anno 1645 circa, tecnica ad olio su tela, 197 x 106 cm., Musée des Beaux-Arts, Lione.

Annunciazione, anno 1650, tecnica ad olio su tela, 213 x 314 cm., Philadelphia Museum of Art, Collezione di W.P. Wilstach, Filadelfia.

Ritratto di Alvar Velázquez de Lara, anno 1650, tecnica ad olio su tela, 199 x 104 cm., Musée Goya, Castres.

Crocifissione, anno 1650, tecnica ad olio su tela, 265 x 173 cm., Ermitage, San Pietroburgo.

Sacra Famiglia, anno 1650-1660, tecnica ad olio su tela, 136 x 128 cm., Colección del Marqués de Perinat.

Cristo portacroce, anno 1653, tecnica ad olio su tela, Cattedrale di Chartres.

La Vergine delle grotte, anno 1655, tecnica ad olio su tela, 262 x 305 cm., Museo de Bellas Artes, Siviglia.

Immacolata Concezione bambina, anno 1656, tecnica ad olio su tela, 193 x 156 cm., Colección Plácido Arango, Madrid.

Madonna col Bambino, anno 1658, tecnica ad olio su tela, 101 x 78 cm., Museo Puškin, Mosca.

Altre opere

San Giacomo della Marca, anno 1658, tecnica ad olio su tela, 291 x 165 cm., Museo del Prado, Madrid.

Sacro Volto, anno 1658, tecnica ad olio su tela, 105 x 83 cm., Museo Nacional de Escultura, Valladolid.

San Bonaventura riceve la visita di Tommaso d’Aquino, anno 1658, tecnica ad olio su tela, 291 x 165 cm., Basilica di San Francesco il Grande, Madrid.

Un dottore di leggi, anno 1658-1660, tecnica ad olio su tela, 194 x 103 cm., Isabella Stewart Gardner Museum, Boston.

Vergine bambina, anno 1658-1660, tecnica ad olio su tela, 73,5 x 53,5 cm., Ermitage, San Pietroburgo.

Il sudario della Veronica, anno 1658-1661, tecnica ad olio su tela, 104 x 84 cm., Museo de Bellas Artes, Bilbao.

Sacra Famiglia, anno 1659, tecnica ad olio su tela, 121,5 x 97 cm., Szépművészeti Múzeum, Budapest.

San Francesco avvolto nel saio, anno 1659, tecnica ad olio su tela, 127 x 97 cm., Colección Plácido Arango, Madrid.

San Francesco d’Assisi, anno 1660 circa, tecnica ad olio su tela, 65 x 53 cm., Alte Pinakothek, Monaco.

Immacolata Concezione, anno 1660 circa, tecnica ad olio su tela, 261 x 176 cm., National Gallery of Scotland, Edimburgo.

La Vergine Bambina addormentata, anno 1660 circa, tecnica ad olio su tela, collegiata di Jerez de la Frontera.

Natura morta con giare di ceramica, anno 1660 circa, tecnica ad olio su tela, 46 x 84 cm., Museo del Prado, Madrid.

San Luca pittore davanti al crocifisso, anno 1660 circa, tecnica ad olio su tela, 105 x 84 cm., Museo del Prado, Madrid.

Altre opere

Cristo flagellato raccoglie la tunica, anno 1661, tecnica ad olio su tela, 167 x 107 cm., Chiesa parrocchiale de Jadraque, Guadalajara.

Immacolata Concezione, anno 1661, tecnica ad olio su tela, 136,5 x 102,5 cm., Szépművészeti Múzeum, Budapest.

Madonna col Bambino e san Giovannino, anno 1662, tecnica ad olio su tela, 169 x 127 cm., Museo de Bellas Artes, Bilbao.

Sant’Orsola, Genova, Palazzo Bianco. Sant’Eufemia, Palazzo Bianco, Genova.

Viatico di San Bonaventura, Palazzo Bianco, Genova.