“La scacciata dei mercanti dal tempio (Scrovegni)” di Giotto

Giotto: La scacciata dei mercanti dal tempio (Scrovegni)

Giotto: La scacciata dei mercanti dal tempio (Scrovegni)
La scacciata dei mercanti dal tempio, cm. 200 x 185, Cappella degli Scrovegni, Padova.  (foto da Wikimedia Commons).

Secondo elenco opere di Giotto

Sull’opera: “La scacciata dei mercanti dal tempio” è un affresco autografo di Giotto, realizzato nel 1304-06, misura 200 x 185 cm. ed è custodito nella Cappella degli Scrovegni a Padova.

Secondo lo studioso di storia dell’arte Cellini (1948) l’architettura del tempio è quella che raffigura l’antico duomo di Siena, ma altre identificazioni sono state fatte a riguardo. Il Gioseffi (1963) ipotizza che possa trattarsi invece di una rievocazione della basilica di S. Marco a Venezia.

La crocifissione (Scrovegni) di Giotto

Giotto: La crocifissione (Scrovegni)

Giotto: La crocifissione (Scrovegni), Padova.
Giotto: La crocifissione, cm. 200 x 185, Cappella degli Scrovegni, Padova.

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Sull’opera: “La crocifissione” è un affresco di Giotto, realizzato nel 1304-06, misura 200 x 185 cm. ed è custodito nella Cappella degli Scrovegni a Padova.

Secondo lo Gnudi, in questa composizione – prettamente autografa di Giotto – si evidenziano, ancor più che nelle altre appartenenti allo stesso ciclo, forti legami con l’iconografia tradizionale, sia nella disposizione delle figure che nella ritmica spaziale.

La scena, naturalmente legata ai momenti degli episodi precedenti – relativi alla Passione di Cristo – ha in quest’opera, una stesura di più alto valore coloristico.

Il compianto su Cristo morto (Scrovegni) di Giotto

Giotto: Il compianto su Cristo morto (Scrovegni)

Giotto: Il compianto su Cristo morto (Scrovegni)
Giotto: Il compianto su Cristo morto, 200 x 185 cm. Cappella degli Scrovegni, Padova. (foto da Wikimedia Commons).

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        Sull’opera: “Il compianto su Cristo morto” è un affresco è un affresco autografo di Giotto, realizzato nel 1304-06, misura 200 x 185 cm. ed è custodito nella Cappella degli Scrovegni a Padova.

Quello sopra raffigurato è annoverato fra gli affreschi più celebri e significativi appartenenti al ciclo, soprattutto per il forte messaggio espressivo di intensa drammaticità che si sprigiona dalla figura del Cristo e da quelle che lo circondano.

Lo studioso di storia dell’arte Toesca (1951), in relazione all’opera sopra raffigurata scriveva “ch’è tra i più belli, somma è l’unità d’impressione per l’armonico insieme del colore, ma di figura in figura le tinte divariano nettamente, ricercate in tenui gradazioni e perfino nei cangianti delle ombre”.

La Resurrezione (Scrovegni) di Giotto

Giotto: La Resurrezione (Scrovegni)

Giotto: La Resurrezione (Scrovegni)
Giotto: La Resurrezione, 200 x 185, Cappella degli Scrovegni, Padova.  (foto da Wikimedia Commons).

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        Sull’opera: “La Resurrezione”, o “Noli me tangere”, è un affresco autografo di Giotto, realizzato nel 1304-06, misura 200 x 185 cm. ed è custodito nella Cappella degli Scrovegni a Padova.

A sinistra, in secondo piano, stanno due angeli seduti sul sepolcro ormai vuoto. I soldati, distesi bocconi in primo piano, dormono tranquillamente e non si sono accorti dell’avvenuto miracolo della Resurrezione; sulla destra, la scena dell’apparizione alla Maddalena del Cristo risorto

A proposito di questa scena, l’affresco è conosciuto anche con il titolo di “Noli me tangere”.

L’episodio, intriso di metafisica astrazione, ha spinto più volte gli studiosi a scorgervi anticipazioni della pittura di Piero della Francesca, soprattutto in relazione ai soldati dormienti.

I motivi ornamentali delle Nozze di Cana di Giotto

Giotto: I motivi ornamentali delle Nozze di Cana

Giotto: Motivi ornamentali delle "Nozze di Cana" e del "Compianto su Cristo morto"
Giotto: Motivi ornamentali delle “Nozze di Cana” e del “Compianto su Cristo morto”, cm. 402, Cappella degli Scrovegni, Padova.

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        Sull’opera: I motivi ornamentali delle “Nozze di Cana” e del “Compianto su Cristo morto” inquadrano i due comparti degli affreschi di Giotto; sono stati eseguiti, probabilmente dallo stesso Giotto con la con la collaborazione di altri artisti, nel 1304-06, misurano 200 x 40 cm. e sono custoditi nella Cappella degli Scrovegni a Padova.

Il Giudizio Universale (Scrovegni) di Giotto

Giotto: Il Giudizio Universale (Scrovegni)

Giotto - Il Giudizio Universale (Scrovegni) part sinistra
Giotto: Il Giudizio Universale, particolari, cm. 1000 x 840 (assieme), Cappella degli Scrovegni, Padova (foto da Wikimedia Commons).

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        Sull’opera: “Il giudizio universale” è un affresco di Giotto, realizzato con la vasta partecipazione di pittori di bottega (probabilmente suo è il disegno dell’intero impianto) nel 1304-06, misura 1000 x 840 cm. ed è custodito nella Cappella degli Scrovegni a Padova.

L’affresco percorre l’intera zona superiore della parete d’ingresso, al di sopra della porta.

L’intero impianto strutturale rispetta le regole iconografiche tradizionali con l’imponente figura del “Cristo Giudice) collocata al centro, entro una cornice ovale iridata.

Iniziando dall’alto, in entrambi i lati, dominano due schiere di angeli a zone radialmente sovrapposte; ai lati del Cristo stanno gli apostoli, mentre sotto, separati da una oblunga  croce tenuta ferma da due angeli, i gruppi dei santi e degli eletti, disposti sulla destra (del Cristo), mentre i demoni ed i dannati e i demoni, sulla sinistra.

Nella parte inferiore, sempre in riferimento alla destra Cristo, sta il gruppo degli offerenti con la figura di Enrico Scrovegni che offre alla Vergine la “Cappella” sorretta da un  monaco.

Di tutto l’affresco, secondo gli studiosi di storia dell’arte, soltanto alcune parti sono da considerarsi autografe di Giotto, tra le quali certamente è la figura del Cristo per la grande somiglianza con quello della “Resurrezione”, la Madonna e il gruppo degli offerenti, compreso Enrico Scrovegni.

Probabilmente sono autografe anche le figure delle due schiere di angeli sopra il Cristo e quelle degli eletti, ma tale assegnazione viene resa alquanto ardua dal cattivo stato di conservazione, più o meno accentuato, delle varie zone.

Secondo il Selvatico (1836), alcune parti dell’affresco vennero abbondantemente rifatte agli inizi dell’Ottocento.

Assieme del Giudizio Universale

Assieme in bianco e nero del Giudizio Universale, cm. 1000 x 840, Cappella degli Scrovegni, Padova

37 Giotto - Il giudizio universale part

Particolare dell’angelo (figura in alto a sinistra), cm. 113,

38 Giotto - Il giudizio universale part

Particolare dei dannati, (figure in basso a sinistra) cm. 102

39 Giotto - Il giudizio universale part

Particolare dei dannati, cm. 85 (figure in basso a sinistra)

40 Giotto - Il giudizio universale part

Altro particolare dei dannati, cm. 85, (figure in basso a sinistra)

Le nozze di Cana (Scrovegni) di Giotto

Giotto: Le nozze di Cana (Scrovegni)

Giotto: Le nozze di Cana (Scrovegni)
Giotto: Le nozze di Cana, cm. 73, Cappella degli Scrovegni, Padova.

Secondo elenco opere di Giotto

 Sull’opera: “Le nozze di Cana” è un affresco autografo di Giotto, nel 1304-06, misura 200 x 185 cm. ed è custodito nella Cappella degli Scrovegni a Padova.

L’impianto compositivo, per quanto riguarda le linee prospettiche, risulta più realisticamente sviluppato di quello nelle precedenti opere. Secondo lo Gnudi ed il Salvini, si evidenzia in questa composizione quel cambiamento nell’artista, che avrà il suo positivo sbocco nella realizzazione degli affreschi in Santa Croce, in una nuova concezione spaziale.

Per il Selvatico, la forte peculiarità della grossa figura che beve nei pressi delle anfore, fa pensare che si possa trattare di un vero e proprio ritratto di Giotto.

Particolare dell’Epifania (Scrovegni) di Giotto

Giotto: Particolare dell’Epifania (Scrovegni)

Giotto: Particolare dell'Epifania (Scrovegni)
Giotto: L’Epifania, particolare, cm. 89, Cappella degli Scrovegni, Padova.

Secondo elenco opere di Giotto

Sull’opera: “L’Epifania” è un affresco autografo di Giotto, realizzato nel 1304-06, misura 200 x 185 cm. ed è custodito nella Cappella degli Scrovegni, Padova.

Lo Gnudi mette in evidenza le caratteristiche “gotiche” e “pisane” del riquadro sopra raffigurato.

Il Salvini, pur considerandole tali, vede anche “la composizione a bassorilievo” di questi episodi iniziali della vita di Gesù, in uno stretto ed ideale legame – soprattutto per l’omogeneità materica tra figure e la paesaggistica – con gli affreschi delle “Storie di Gioacchino”, eseguiti in precedenza.

Crocifisso di Padova di Giotto

Giotto: Crocifisso di Padova

Giotto: Crocifisso di Padova
Giotto: Crocifisso, cm. 223 x 164, Cappella degli Scrovegni, Padova.

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        Sull’opera: “Crocifisso” è un dipinto prevalentemente attribuito a di Giotto, realizzato con tecnica a tempera su tavola nel 1317, misura 223 x 164 cm. ed è custodito nella Cappella degli Scrovegni a Padova.

Come del Crocifisso di Rimini, anche in quello in esame non esistono antiche documentazioni. Le prime notizie ci arrivano dal Cavalcaselle (1864) che, vedendolo appeso nell’abside della cappella degli Scrovegni, lo descrisse assegnandolo a Giotto.

Il profilo della tavola ha un’andatura molto varia con intagli dorati che percorrono tutta la croce. Il Redentore è raffigurato nella cimasa (la parte alta della croce), mentre la Vergine e San Giovanni sono collocati alle estremità dei due bracci (rispettivamente a sinistra ed a destra).

La tavola è dipinta anche sul verso, dove sono raffigurati i simboli evangelici e l’Agnello mistico, assegnati ad unanimità alla bottega giottesca.

Le ipotesi di attribuzione sono molto varie fra gli studiosi di storia dell’arte: il Rintelen, sia nei suoi scritti del 1912 che in quelli del 1923, ritiene che si tratti di copia realizzata da un allievo di Giotto, mentre il Weigeit e il Brandi la negano decisamente; altri studiosi, tra i quali il Longhi, lo Gnudi ed il Salvini pensano ad una consistente collaborazione di altri artisti.

Madonna in Maestà (Uffizi) di Giotto

Giotto: Madonna in Maestà (Uffizi)

Giotto: Madonna in Maestà (Uffizi)
Giotto: Madonna in Maestà, cm. 325 x 204, Galleria degli Uffizi, Firenze.  Particolare

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        Sull’opera: “Madonna in Maestà” è un affresco autografo di Giotto, realizzato con tecnica a tempera su tavola nel 1306-10, misura 325 x 204 cm. ed è custodito nella Galleria degli Uffizi a Firenze.

Il Bambino è seduto sul ginocchio della Madonna ed ha un robusto aspetto, il cui atteggiamento da Cristo Benedicente gli conferisce piena autorevolezza e moralità.

La sua veste, intonata sul rosso, è in armonia con tutto il contesto della tavola. Intorno al trono sono collocati i santi e gli angeli, disposti in diversi piani, uno dei quali è superiore a quello della Vergine con il Bambino in trono; tuttavia, la loro figurazione ha proporzioni inferiori, tanto che sembrano quasi disperdersi.

All’ottima resa plastica dei soggetti, in una seppur limitata volumetria, concorre il cromatismo del fondo con la sua morbida tonalità, per effetto del mosaico, e con le gradevoli variazioni tonali tendenti al verdolino dei carnati, colpiti in alcune zone da efficaci riflessi delle vesti. Gli effetti di chiaro-scuro in questo dipinto rispecchiano la morbidezza, la giusta fusione e la netta compattezza, proprie dell’artista. Giotto riesce, in maniera eccezionale, a fondere una nutrita articolazione figurativa – propria della pittura gotica – alla sostenuta spazialità di stampo romanico, nello sviluppo di un più maturo linguaggio che vedremo* negli affreschi della Cappella degli Scrovegni a Padova.

La “Madonna in Maestà” fu citata per la prima volta, già come dipinto di Giotto, collocata nella chiesa di Ognissanti a Firenze. Il documento, datato 1418, era in relazione alla consegna dell’ultimo altare a destra, dove compariva il nome di un certo Francesco di Benozzo.

Si conoscono soltanto poche e frammentate notizie fino al 1810, anno in cui il dipinto venne rimosso dalla chiesa, per essere trasferito Galleria dell’Accademia di Firenze e, quindi nel 1919, agli Uffizi. Universalmente  attribuito a Giotto fin dall’antichità, a partire dal Ghiberti, il dipinto viene considerato fra i grandi capolavori autografi dell’artista.

Per quanto riguarda la cronologia, gli studiosi di storia dell’arte Rintelen, Venturi, Weigeit, Brandi, Offner, Gnudi, Battisti e Salvini ipotizzano una datazione intorno al 1310, mentre altri studiosi come Thode, Toesca e Coletti, ritengono che si tratti di un’esecuzione avvenuta prima degli affreschi per la Cappella degli Scrovegni.

* La cronologia della tavola in relazione a quella degli affreschi  nella cappella degli Scrovegni è variamente assegnata: per alcuni è prima, per altri è dopo.