Biografia e vita artistica di Guido Reni

Pagine correlate all’artista: Le opere di Guido Reni –  Citazioni e critica – Bibliografia.

Biografia di Guido Reni

Guido Reni, considerato dagli studiosi di Storia dell’arte come uno fra i maggiori pittori del Seicento, nasce il 14 Novembre 1575 a Bologna.

Gli inizi della carriera artistica a Bologna

La sua prima formazione avvenne nello studio di Calvaert, un pittore manierista fiammingo, e quindi, intorno ai vent’anni, presso l’Accademia degli Incamminati, che i Carracci avevano istituito da pochissimo tempo.

Dopo lunghe e faticose esercitazioni, che comprendevano anche su riproduzioni di opere note, tra cui quelle di Annibale Carracci, il Reni incominciò a scostarsi dalla pittura manierista e dagli influssi del gruppo legato a quell’Accademia.

Il soggiorno romano

Nel 1602, all’età di ventisette anni, il pittore, che già lavorava in proprio, volle arricchire il proprio bagaglio artistico recandosi a Roma. Qui entrò così a diretto contatto con la pittura che in quel periodo andava per la maggiore, la lezione caravaggesca.

Nelle prime opere di Guido Reni risaltano riferimenti ai canoni accademici ma, a distanza di pochissimo tempo, intorno al biennio 1604-1605 nella capitale, realizzò la Crocefissione di San Pietro per la Chiesa di San Paolo alle Tre Fontane, dove già si evidenzia la peculiarità del suo linguaggio pittorico e di una propria ricerca estetica.

Il superamento dei canoni barocchi

Autoritratto, olio su tela, intorno al 1632, 48,5 x 37 cm., Galleria degli Uffizi a Firenze.
Guido Reni: Autoritratto, olio su tela, intorno al 1632, 48,5 x 37 cm., Galleria degli Uffizi a Firenze.

L’artista nei suoi ripetuti esperimenti – tra cui quello, non meno importante, di superare la spettacolarizzazione e l’artificiosità barocca – mirava ad una rappresentazione più credibile della realtà. Riuscì infatti a controllarla e disciplinarla con integrazioni classiciste. In breve tempo Guido Reni divenne celebre negli ambienti romani, diventando l’interprete del gusto dell’alta aristocrazia.

Data la sua fama, ormai già abbastanza consolidata, non gli mancò la protezione di grandi personaggi come papa Paolo V e Scipione Borghese.

Il trasferimento a Bologna

La sua attività il Reni la divideva tra Roma e Bologna ma alla fine scelse quest’ultima dove, dal 1620, vi si stabilì in modo definitivo.

Ritratto della madre, cm. 64 x 55, Pinacoteca Nazionale di Bologna.
Ritratto della madre, cm. 64 x 55, Pinacoteca Nazionale di Bologna.

Nel periodo del soggiorno romano, nonostante la gioia per i positivi riscontri sui lavori realizzati al papa e all’alta nobiltà, il pittore si accorse di provare una certa voglia di affrancamento da tale ambiente. Sentì, infatti, il bisogno di una più libera espressione di linguaggio, rifiutandosi di soddisfare i singoli gusti.

Il Reni, infatti, non sopportava la mancanza di riguardo della committenza verso la propria creatività, nonché i continui solleciti per accelerare i tempi di realizzazione delle opere ancora in fase di sviluppo. Per trattenerlo negli ambienti romani gli proposero il titolo di Cavaliere che l’artista prontamente rifiutò.

Le opere più significative di Guido Reni

Dipinti nel palazzo del Quirinale: La nascita della Vergine
Dipinti nel palazzo del Quirinale: La nascita della Vergine

Tra le grandi opere realizzate a Roma possiamo ricordare i dipinti della “Sala delle Nozze Aldobrandine”, i dipinti della “Sala delle Dame” in Vaticano, le decorazioni del Palazzo del Quirinale, quelle della Cappelle Paolina e dell'”Annunciata” in Santa Maria Maggiore, l'”Aurora” del Palazzo Rospigliosi Pallavicini.

Ritornato nella città natale l’artista realizzò la “Strage degli Innocenti” e il “Sansone vittorioso” (1611-1612), riprendendo quindi a lavorare a pieno ritmo per una clientela di alta aristocrazia – anche fuori della nostra penisola – per la quale riuscì pienamente a soddisfarne le richieste, non solo quelle a tematica religiosa ma anche altre a sfondo mitologico, impiegando uno stile atto a teorizzare la bellezza nell’accezione di morale.

Le opere dell’ultimo periodo

Ercole e Deianira, cm. 259 x 193 Louvre Parigi
Guido Reni: Ercole e Deianira, cm. 259 x 193 Louvre Parigi

Sempre a Bologna il Reni realizzò, su commissione del duca di Mantova, “Le fatiche di Ercole” attualmente custodita al Louvre, “Lucrezia” e “Cristo al Calvario”.

Lo splendido capolavoro della “Pala del voto” (382 x 242 su supporto di seta), custodito nella Pinacoteca Nazionale di Bologna, dà inizio all’ultimo periodo della carriera artistica di Guido Reni, del quale si segnalano l’“Adorazione dei pastori” (1640-42), attualmente alla National Gallery di Londra, l’altra “Adorazione dei pastori” (1640-42; 485 x 330 cm.) della Certosa di San Martino a Napoli, la “Fanciulla con corona” (1640-42; 91 x 73 cm.) e “Cleopatra” (1640-42) entrambe custodite nella Pinacoteca Capitolina di Roma).

Il pittore si spense il 18 agosto 1642, all’età di sessantasette anni, dopo due giorni di agonia. Il suo corpo rimase esposto per due giorni nella basilica di San Domenico a Bologna.

Autoritratto di Guido Reni

Autoritratto di Guido Reni

Autoritratto di Guido Reni
Guido Reni: Autoritratto, olio su tela, intorno al 1632, 48,5 x 37 cm., Galleria degli Uffizi a Firenze.

Dove attualmente si trova

Sull’opera sopra raffigurata: “Autoritratto” è un dipinto autografo di Guido Reni realizzato con tecnica ad olio su tela intorno al 1632, misura 48,5 x 37 cm. ed è custodito nella Galleria degli Uffizi a Firenze.

Breve storia del ritratto

Gli studiosi di Storia dell’arte nel 1954, in occasione della famosa mostra bolognese allestita nello stesso anno, confermarono l’identificazione dell’effigiato già portata avanti dalla tradizione.

Gli studiosi misero più volte a confronto l’opera in esame con autoritratti certi del Maestro, e vi furono trovate indubitabili analogie.

La cronologia, che gira intorno al 1632 (ipotizzata dal Kurz nel “JKS” del 1937), viene accolta con favore dagli studiosi del Novecento (Catalogo …. 1954).

La crocifissione di San Pietro (Vaticano) di Guido Reni

Guido Reni: La crocifissione di San Pietro (Vaticano)

La crocifissione di San Pietro
La crocifissione di San Pietro, cm. 305 x 175 Pinacoteca Vaticana, Roma (sotto un particolare).

Sull’opera: “La crocifissione di San Pietro è un dipinto autografo di Guido Reni realizzato con tecnica ad olio su tela nel 1604 – 1605, misura 305 x175 cm. ed è custodito nella Pinacoteca Vaticana, Roma.

L’opera in esame fu commissionata al Reni dal cardinale Pietro Aldobrandini per essere collocata nella chiesa di San Paolo alle Tre Fontane a Roma.

Una composizione dall’impianto prettamente caravaggesco come come concordano le più autorevoli voci della critica. Il Bellori (1672), a proposito della “Crocefissione di San Pietro” scrisse che il Reni l’avrebbe realizzata “come esperimento … ad emulazione del Caravaggio“; il Malvasia (1678) mise in relazione l’inimicizia che alimentava il Cavalier d’Arpino (Giuseppe Cesari) verso il Caravaggio, contando sul fatto che Il Reni avrebbe dato una dimostrazione della sua maestria per annientare il pittore rivale togliendogli popolarità negli ambienti romani.

L’opera del Reni è certamente derivata dalla tela del Caravaggio, ma è comunque da chiarire, che le finalità dell’artista non dovevano essere soltanto quelle descritte dai due grandi storici.

Per quanto riguarda la cronologia del dipinto gli studiosi di storia dell’arte gli assegnano il biennio 1604-05 (Hibbard, “BM” 1965) in riferimento ad un documento dell’archivio Aldobrandini, nel quale si parla di un acconto di cinquanta scudi, intascato dall’artista il 27 novembre 1604 per il dipinto.

particolare della crocefissione di San Pietro
particolare della crocefissione di San Pietro.

Il ratto d’Europa di Guido Reni

Guido Reni: Il ratto d’Europa

Il ratto d'Europa
Guido Reni: Il ratto d’Europa, cm. 174 x 124 (129?), Collezione Mahon Londra.

Sull’opera: “Il ratto d’Europa” è un dipinto autorevolmente attribuito a Guido Reni realizzato con tecnica ad olio su tela tra il 1630 ed il 1640, misura 174 x 124 cm. ed appartiene alla Collezione Mahon Londra.

Dagli scritti del critico Malvasia, si rileva che l’artista realizzò tre diverse versioni con lo stesso tema: una commissionata da Carlo I d’Inghilterra, una richiesta da una famiglia spagnola tramite il duca di Guastalla, una terza per Ladislao IV di Polonia, che nel 1640, in una lettera – citando il dipinto – ringraziava il Reni. Oggi si conoscono soltanto la versione in esame e quella sotto riportata in bianco e nero (custodita all’Ermitage, Leningrado), entrambe autorevolmente attribuite al pittore. Ma mancano gli elementi per poter stabilire a quale versione si fossero riferite le citazioni degli studiosi.

“Il ratto d’Europa” raffigurato in alto (a colori):  Attualmente a Londra, facente parte della Collezione Mahon, un dipinto realizzato con tecnica ad olio su tela (174 x 124 -129?). Il primo acquisto documentato fu fatto dall’inglese Sir Jacob De Bouverie nel 1741; da questi passò al figlio, il primo conte di Radnor, per rimanere esposto nel castello Longford dei conti di Radnor per oltre due secoli,  sino al 1945. Il Mahon (1947), evidenziando il pregio poetico della diffusa luminescenza che circondava la figura, fu il primo a pubblicare l’autografia del dipinto, trovando ampi consensi nella critica del periodo, e quella degli anni che seguirono.

“Il ratto d’Europa” raffigurato in basso (in bianco e nero): Attualmente all’Ermitage di Leningrado, un dipinto realizzato con tecnica ad olio su tela dalle dimensioni di 114,5 X 88,5 cm.

Trattasi di una versione che rappresenta una parte del dipinto di Mahon, che fu acquistata dalla collezione di R. Oudney di Londra nel 1779. Anche questa versione venne venne assegnata all’artista ed inserita fra le  opere autografe del Reni nei cataloghi del museo russo.

Il ratto d'Europa, cm. 1114,5 X 88,5, Ermitage di Leningrado
Il ratto d’Europa, cm. 1114,5 X 88,5, Ermitage di Leningrado.

L’evangelista Matteo di Guido Reni

Guido Reni: L’evangelista Matteo

L'evangelista Matteo (San Matteo e l'angelo)
Guido Reni: Evangelista Matteo (San Matteo e l’angelo), 86 x 68 cm., Pinacoteca Vaticana, Roma.

Sull’opera: “L’evangelista Matteo (San Matteo e l’angelo)” è un dipinto autografo di Guido Reni, realizzato con tecnica ad olio su tela nel 1635 – 1640, misura 86 x 68 cm. ed è custodito nella Pinacoteca Vaticana, Roma.

Considerato dagli studiosi di Storia dell’arte come uno tra i più validi capolavori che il Reni realizzò nella maturità.

L’attribuzione dell’opera fu assegnata all’unanimità dagli studiosi di storia dell’arte, salvo qualche riserva orale di Mahon.

San Sebastiano (Pinacoteca Nazionale di Bologna) di Guido Reni

Guido Reni: San Sebastiano (Pinacoteca Nazionale di Bologna)

San Sebastiano (Pinacoteca Nazionale di Bologna) di Guido Reni
Guido Reni: San Sebastiano, cm 232 x 135 (si trova nella Pinacoteca Nazionale di Bologna).

Sull’opera: “San Sebastiano” è un dipinto autografo di Guido Reni realizzato con tecnica ad olio su tela nel 1640 – 1642, misura 232 x 135 cm. ed è custodito nella Pinacoteca Nazionale di Bologna.

Il dipinto si trovava sin dalla sua realizzazione nella chiesa di San Salvatore a Bologna. Il Malvasia (Studioso di storia dell’arte), sia nel 1678 che nel 1686, lo definì addirittura un “abbozzo” realizzato dall’artista nell’ultimo periodo della sua attività artistica.

Dopo il restauro eseguito in occasione della mostra del 1954 a Bologna, l’opera è a tutti gli effetti da considerarsi come completamente “portata a termine”.

Ottime considerazioni furono espresse nel Catalogo della Mostra del 1954 e dal Cavalli: “…… alta poesia ……”

Adorazione dei pastori di Guido Reni

Adorazione dei pastori di Guido Reni

Adorazione dei pastori di Guido Reni
Adorazione dei pastori, cm. 485 x 330, Certosa di San Martino Napoli (sotto i particolari).

Sull’opera: “Adorazione dei pastori” è un dipinto autografo di Guido Reni realizzato con tecnica ad olio su tela nel 1640 – 1642, misura 485 x 330 cm. ed è custodito nella Certosa di San Martino a Napoli.

Il Malvasia (studioso di storia dell’arte) nei suoi scritti, circa l’opera in esame, parla di due versioni con la stessa tematica, con piccole differenze, realizzate dal Reni nell’ultimo periodo della sua attività artistica. 

La versione a colori rappresentata in questa pagina risultò pienamente autografa in seguito ad una accurata pulitura eseguita nel Novecento, che ha portato alla luce evidenti caratteristiche dell’artista della sua piena maturità, diversamente da quanto affermava il Malvasia che definiva entrambe le tele “abbozzate e imperfette”.

Il Cavalli considera entrambe le opere come esemplari caratteristici del tardo stile di Guido Reni i cui tocchi, decisi e solidi evidenziano “un processo che ricorda, dall’esterno, quello di Tiziano vecchio”.

L’Adorazione dei pastori rappresentata in bianco e nero (foto in basso), è una tela di 480 X 321 cm. che apparteneva alla collezione Liechlonste a Vienna e più tardi a Vaduz. Probabilmente – secondo il Cavalli – realizzata prima dell’Adorazione di Napoli ma pur sempre appartenente allo stesso periodo stilistico dell’artista. Anche per questa versione c’è ampio accordo sull’autografia. L’opera è custodita alla National Gallery di Londra.

Un’altra tela di 100 X 100 (?), con una diversa struttura ma con lo stesso tema, si trova nel Museo Puskin di Mosca. Quest’opera risulta tradizionalmente attribuita al Reni e confermata dal Kurz nel 1937. Già dal 1779 apparteneva alla collezione Walpote che la cedette all’Ermitage, dove rimase esposta fino al 1924, anno in cui passò all’attuale sede.

Un ulteriore copia, una tela di 42 x 53 cm. si trova nei depositi della Pinacoteca di Brera a Milano, tradizionalmente attribuita a Luca Cambiaso, fu nel 1957 ascritta al Reni per lo stile tanto vicino all’Adorazione custodita a Napoli (Frabetti in “RCG” 1957).

Particolare n° 1 dell'Adorazione dei pastori
Particolare n° 1 dell’Adorazione dei pastori.
Particolare n° 2 dell'Adorazione dei pastori
Particolare n° 2 dell’Adorazione dei pastori.
Particolare della Madonna con Bambino dell'Adorazione dei pastori
Particolare della Madonna con Bambino.

La versione di Londra

Adorazione dei pastori di Londra
Adorazione dei pastori di Londra.

Fanciulla con corona di Guido Reni

Guido Reni: Fanciulla con corona

Fanciulla con corona
Guido Reni: Fanciulla con corona, cm. 91 x 73 Pinacoteca Capitolina, Roma.

Sull’opera: “Fanciulla con corona” è un dipinto autografo di Guido Reni realizzato con tecnica ad olio su tela nel 1640 – 1642, misura 91 x 73 cm. ed è custodito nella Pinacoteca Capitolina di Roma.

L’opera fu citata dal Malvasia in casa Sacchetti a Roma, insieme ad altre opere tarde del Reni.

Venne esposta nel 1954 nella grande mostra dell’artista a Bologna, e presentata dal Cavalli come opera stilisticamente vicina alla Lucrezia per “la estrema semplicità e la purezza dell’idea figurativa”.

Il suicidio di Lucrezia di Guido Reni

Guido Reni: Il suicidio di Lucrezia

Il suicidio di Lucrezia
Guido reni: Il suicidio di Lucrezia, cm. 91 x 73 Pinacoteca Capitolina in Roma.

Sull’opera: “Il suicidio di Lucrezia” è un dipinto autografo di Guido Reni realizzato con tecnica ad olio su tela nel 1640 – 1642, misura 91 x 73 cm. ed è custodito nella Pinacoteca Capitolina di Roma.

Secondo il Cavalli [1955] l’opera in esame proviene con tutta probabilità dalla collezione Sacchetti di Roma, assieme ad altre composizioni tarde del Reni.

Davide con la testa di Golia (Louvre) di Guido Reni

Guido Reni: Davide con la testa di Golia (Louvre)

Guido Reni: Davide con la testa di Golia (Louvre)
Guido Reni: Davide con la testa di Golia, cm. 220 x 145 Louvre Parigi (sotto un particolare).
Davide con la testa di Golia: particolare del Davide
Davide con la testa di Golia: particolare del Davide.

Sull’opera: “Davide con la testa di Golia” è un dipinto autografo di Guido Reni realizzato con tecnica ad olio su tela nel 1605, misura 220 x 145 cm. ed è custodito a Parigi nel Museo del Louvre.

L’opera apparteneva alle collezioni artistiche di Luigi XIV; secondo Malvasia il “David” è probabilmente identificabile con un’opera che il pittore realizzò per Sua Maestà Cristianissima.

Il “David con la testa di Golia”, tra le più celebri composizioni del Reni, ha una cronologia collocabile nell’ambito dei suoi primi contatti con l’arte romana: si rilevano nessi naturalistici caravaggeschi da un lato, e ricerche che conducono alla statuaria antica  per un perfezionamento della bellezza ideale, dall’altro.