Ritratto di Sir Henry Guildford di Hans Holbein il Giovane

Hans Holbein il Giovane: Ritratto di Sir Henry Guildford

Hans Holbein il Giovane: Ritratto di Sir Henry Guildford
Ritratto di Sir Henry Guildford, cm. 81,4 x 66, collezioni reali, Windsor.

Sull’opera: “Ritratto di Sir Henry Guildford” è un dipinto autografo di Hans Holbein realizzato con tecnica a tempera su tavola nel 1527, misura 81,4 x 66 cm. ed è custodito nelle collezioni reali dei Windsor a Londra. 

In alto a sinistra appare un cartiglio con la scritta “D. MCCCCCXXVII Etatis Suae XLIX”, che contrasta con una notizia da documentazione certa: la dichiarazione scritta del 1629 dello stesso Guildford di avere allora quarant’anni.

In precedenza il dipinto apparteneva, insieme al suo pendant,(“Ritratto di Mary Wotton – Lady Guildford”), dopo essere passato di mano dai committenti, a Lumley Castle il quale lo cedette alla collezione Arundel.

Nel Settecento sappiamo che fu venduto, probabilmente da Vertue, alla regina Carolina d’Inghilterra (Hannover, 1683 – Londra, 1737).

L’effigiato aveva rapporti di lavoro con la casa reale, in qualità di “controllore dell’amministrazione”.

Lo studioso di storia dell’arte Ganz ipotizzava che il conferimento dell’ordine della Giarrettiera (1527) a Sir Henry Guildford, un’ambita onorificenza con cui farne orgoglioso sfoggio, abbia costituito lo spunto per commissionare i due ritratti (si veda anche quello raffigurato nella pagina successiva).

Ritratto di Mary Wotton – Lady Guildford di Hans Holbein il Giovane

Hans Holbein il Giovane: Ritratto di Mary Wotton – Lady Guildford

Hans Holbein il Giovane: Ritratto di Mary Wotton - Lady Guildford
Ritratto di Mary Wotton – Lady Guildford, cm. 80 x 65, City Art Museum, Saint Louis.

Sull’opera: “Ritratto di Mary Wotton – Lady Guildford” è un dipinto di Hans Holbein realizzato con tecnica a tempera su tavola nel 1527, misura 80 x 65 cm. ed è custodito nella City Art Museum a Saint Louis. 

 Sull’abaco del capitello, in alto a sinistra, appare la scritta “ANNO MDXXVII AETATIS SVAE XXVII” che indica l’anno della realizzazione del dipinto e l’età della donna.

La presente tavola è il pendant del ritratto del marito dell’effigiata (si vedano le relative informazioni nella pagina precedente), insieme al quale, nel 1590, apparteneva a Lumley Castle e, più tardi, alla collezione Arundel.

Fino al 1930 di questa tavola non si seppe più nulla, anno in cui riapparve durante il corso di un’asta di Sotheby, non come opera di Holbein ma come “dipinto di scuola fiamminga“.

Uno studio preparatorio, ove l’effigiata appare in posizione del tutto frontale, è custodito presso il Kupferstichkabinett (Öffentliche Kunstsammlung) di Basilea.

Questo, per l’opera in esame, secondo gli studiosi di storia dell’arte rafforzerebbe l’autografia dell’artista.

Ritratto di Tommaso Moro di Hans Holbein il Giovane

Hans Holbein il Giovane: Ritratto di Tommaso Moro

Hans Holbein il Giovane: Ritratto di  Ritratto di Tommaso Moro
Ritratto di  Tommaso Moro, cm. 74,2 x 59, Frick Collection, New York, N. Y.

Sull’opera: “Ritratto di Tommaso Moro” è un dipinto di Hans Holbein realizzato con tecnica a tempera su tavola nel 1927, misura 74,2 x 59 cm. ed è custodito nella Frick Collection a New York, N. Y. 

 La data di realizzazione del dipinto compare in una scritta sul tavolo (in basso a sinistra).

La tavola viene identificata dagli studiosi di storia dell’arte in quella che dalla collezione di Cristina di Svezia (Stoccolma, 1626 – Roma, 1689), passò alla galleria Orléans.

 Nel 1786 si trovava in Inghilterra in un’asta. Prima di entrare nell’attuale collezione (Frick Collection), l’opera apparteneva – probabilmente – alle collezioni Hade, Farrer e Huth.

Per quanto riguarda l’autografia di Holbein, pur persistendo ancora piccolissime titubanze, autorevoli studiosi come Wornum, Woltmann, Davies, Chamberlain, Christoffel, Stein, Ganz e Schmid, hanno conferito all’opera entusiastici riconoscimenti.

Tommaso Moro (Thomas More, Londra 1477/8 – Londra, 1535) era uomo di stato e celebre giurista, oltre che scrittore umanista: nell’ “Utopia” (1516) egli descrive un’ideale isola-regno in cui sarebbe vissuta una società altrettanto ideale, nella quale diversi studiosi contemporanei vi ravvisano un contrario – sempre idealizzato – dell’Europa sua contemporanea.

L’artista, sotto i consigli di Erasmo da Rotterdam (Rotterdam, 1466/1469 – Basilea, 1536), trovò in Thomas il protettore più influente nel corso del suo primo soggiorno in Inghilterra.

Quando però, nel 1532, Holbein fece ritorno a Londra, Thomas More, dopo gravi peripezie  era ormai caduto in disgrazia e aveva dovuto rinunciare ad alti incarichi, tra i quali quello di “Lord cancelliere”.

Nel 1535, con l’accusa di alto tradimento, fu condannato alla pena capitale e quindi giustiziato a Tower Hill il 6 luglio dello stesso anno.

Ritratto dell’astronomo Nikolaus di Hans Holbein il Giovane

Hans Holbein il Giovane: Ritratto dell’astronomo Nikolaus

Hans Holbein il Giovane: Ritratto dell'astronomo Nikolaus
Ritratto dell’astronomo Nikolaus, cm. 83 x 67, Louvre, Parigi.

Sull’opera: “Ritratto dell’astronomo Nikolaus” è un dipinto autografo di Hans Holbein realizzato con tecnica a tempera su tavola nel 1528, misura 83 x 67 cm. ed è custodito nel Museo del Louvre a Parigi. 

 Sul foglio di carta sul tavolo appare una scritta latina i  cui si legge: “Imago ad vivam effigiem expressa Nicolai Kratzeri monacensis q[ui] bavarus eraf quadragessimu [primuj annu tpre [tempore] ilio [com]plebat 1528”.

 La tavola, che attualmente si presenta segata leggermente su tre lati, appartenne a Luigi XVI (Versailles, 1754 – Parigi, 1793) a cui pervenne tramite la vendita all’asta della collezione Arundel.

Molti studiosi di storia dell’arte, ai quali Ganz si oppose con durezza, sostenevano l’ipotesi – tradizionalmente consolidata – secondo cui il dipinto in esame fosse identificato in quello ammirato nel 1604 da Carel van Mander presso la sede della collezione Andries de Loo.

Lo studioso che rifiutò tale supposizione identificava invece quest’ultimo non con un’opera di Holbein ma con un esemplare di più bassa qualità, da circa trecento anni in proprietà dei discendenti di Sir Walter Cope.

Ritratto di Robert Cheseman di Hans Holbein il Giovane

Hans Holbein il Giovane: Ritratto di Robert Cheseman

Hans Holbein il Giovane: Ritratto di Robert Cheseman
Hans Holbein il Giovane: Ritratto di Robert Cheseman, cm. 59 x 62,5, Mauritshuis, L’Aia.

Sull’opera: “Ritratto di Robert Cheseman” è un dipinto autografo di Hans Holbein realizzato con tecnica a tempera su tavola nel 1530, misura 59 x 62,5 cm. ed è custodito nel museo Mauritshuis a L’Aia. 

 La tavola in esame viene citata in una lista di opere d’arte, invano richieste come di diritto dalla Gran Bretagna, tra quelle dell’asse ereditario di Guglielmo III (Binnenhof, L’Aia,  1650 – Kensington Palace, Londra, 1702) (1650-1702), dalla regina Anna d’Inghilterra (1665 – 1714).

 L’opera fece parte anche della collezione di Johan Willem Friso, principe di Orange-Nassau: dietro la tavola, le lettere “W -E.P.L. C.” indicano il contrassegno di un collezionista.

Sullo sfondo si legge “ROBERTVS CHESEMAN. ETATIS. SVAE. XLVIII, ANNO. DM. M-D.XXXIII”.

Robert Cheseman di Dormanswell (1485-1547), nonostante appartenesse all’antica aristocrazia terriera, di cui ne era un attivo membro, non fu mai – come allora si pensava – “falconiere” del re.

L’autografia di Holbein, già conferitagli da Woltmann, non è mai stata messa in dubbio da altri studiosi di storia dell’arte.

“Ritratto di Thomas Godsalve con il figlio John” di Hans Holbein il Giovane

Hans Holbein il Giovane: Ritratto di Thomas Godsalve con il figlio John

Hans Holbein il Giovane: Ritratto Thomas Godsalve con il figlio John
Hans Holbein il Giovane: Ritratto di Thomas Godsalve con il figlio John, cm. 35 x 36, Gemäldegalerie, Dresda.

Sull’opera: “Ritratto di Thomas Godsalve con il figlio John” è un dipinto autografo di Hans Holbein realizzato con tecnica a tempera su tavola nel 1528, misura 35 x 36 cm. ed è custodito nella Gemäldegalerie a Dresda. 

Su un cartiglio sul fondo, a sinistra sopra il figlio John, si legge una data: “Anno Dni MDXXVIII” (Anno domini 1528).

Thomas sembra stia pensando a ciò che dovrà finire di scrivere – o già scritto – su un foglio di carta: “Thomas Godsalve de Norwico Etatis sue Anno quadragesimo septo.” (Thomas Godsalve de Norwico Età 47 anni.

In precedenza la tavola, che faceva parte della collezione Arundel, fu venduta, nel 1749 tramite Le Leu, all’elettore di Sassonia a Parigi.

Thomas Godsalve al tempo era notaio, mentre suo suo figlio John sarebbe dovuto entrare, di lì a poco, al servizio della corte.

Venere e amore (Basilea) di Hans Holbein il Giovane

Hans Holbein il Giovane: Venere e amore (Basilea)

Hans Holbein il Giovane: Venere e amore (Basilea)
Venere e amore, cm. 34,5 x 26, Öffentliche Kunstsammlung, Basilea.

Sull’opera: “Venere e amore” è un dipinto autografo di Hans Holbein realizzato con tecnica a tempera su tavola probabilmente nel 1526, misura 34,5 x 26 cm. ed è custodito nella Öffentliche Kunstsammlung a Basilea.

 La tavola in esame viene citata, insieme alla “Laide di Corinto” (opera datata dall’artista: 1526, cm. 35,6 x 26,7, Öffentliche Kunstsammlung, Basilea) nell’inventario del gabinetto Amerbach del 1566, con la scritta “Zwei täfelin daruf eine Ottenburgin ……” (tradotto: Due tavolette, su cui una Ottenburgin ….).

 Alcuni studiosi, tra i quali Ganz e Schmid, ipotizzarono quindi che i due dipinti fossero l’uno pendant dell’altro e che costituissero, accoppiati, un’allegoria dell’amor puro e amor venale.

La differenza in altezza di un centimetro farebbe supporre che la presente opera fosse stata, a suo tempo, corredata di un listello –  attualmente perduto – recante una scritta.

Le ricerche fatte dagli studiosi di storia dell’arte intorno alla seconda metà del secolo scorso (“Catalogo della mostra di Basilea”: Baldass, “ZKW”, 1961 e Reinhardt, Festschritt Werner Hager, 1966) sembrano non suffragare dette ipotesi: i dipinti sarebbero approdati in periodi diversi al gabinetto Amerbach, oltre al fatto che una riduzione di altezza di “Venere e Amore” non apparirebbe del tutto verosimile, e, peraltro, i dipinti farebbero supporre cronologie abbastanza scostate, con un intervallo di uno o forse due anni.

Citazioni e critica su Hans Holbein

Citazioni e critica su Hans Holbein (citazioni tratte dai “Classici dell’Arte”, Rizzoli Editore)

Pagine correlate: Cenni sulla biografia e vita artistica – Le opere.

Ciò che gli studiosi di Storia dell’arte scrivono su Hans Holbein:

Che in Hans Holbein il Giovane sia da scorgere il primo che abbia introdotto in Inghilterra la leggiadra architettura italiana del XVI secolo, è cosa ben nota. Sua era la sala di Wilton [sic], la più pura espressione stilistica che avessero gli inglesi, e straordinariamente aggraziata quanto ai singoli ornamenti;solo di recente essa è stata abbattuta. Gli inglesi più nulla hanno di ciò che venne costruito secondo i suoi progetti.   J. D. passavant. Kunstreise durch England und Belgien, 1833.

La massima fioritura pittorica si ebbe, a Basilea, in seguito al trasferimento da Augusta della celebre dinastia di pittori Holbein…

È da ritenere una vera calamità, per la città svizzera, che questo grande pittore, nel quale le tendenze della scuola svevo-augustea raggiungono la massima perfezione, vi dimorasse solo fino all’anno 1520, soggiornandovi in seguito poche volte, per periodi più o meno lunghi, di ritorno dall’Inghilterra. Ciò nonostante, l’influsso esercitato dall’assiduo artista tramite le sue numerose opere nel campo della ritrattistica come in quello della pittura storica e dell’arabesco, con olii o con affreschi, ma segnatamente coi molti disegni che, fuori dei generi suddetti, illustrano eventi della vita quotidiana, rappresentano architetture, recipienti, armi, e sono espressione del gusto più raffinato e di una straordinaria vivacità, deve essere stato oltremodo profondo e vario, anche perché i disegni in questione sono stati largamente usati come modelli da pittori su vetro, orafi e armaioli.  G. F. waagen, Kunstwerke und Kunstler in Deutschland, 1845.

Tra i pittori nordici di ogni tempo, è Holbein l’unico, senza eccezione neppure per Dürer, che sia pervenuto a uno stile affatto libero, sublime, svincolandosi dalle piccinerie e dalle mancanze di gusto del suo ambiente, interpretando la figura umana in tutta la sua verità e bellezza. Da molti punti di vista egli pertanto si pone sullo stesso piano del grande Peter Vischer, il quale si è del pari slanciato a trascendere le anguste barbarie dell’arte della patria sua, pur senza perdere la forza, l’interiorità e la freschezza del genuino maestro tedesco. Holbein, tuttavia, già nell’arte della città natale trovò un’atmosfera adatta, improntata a una superiore nobiltà formale, che egli avrebbe saputo fondere con un più educato sentimento della natura.     W. LUBKE, Grundriss der Kunstgeschichte, 1868.

Qui [Catalogo, n. 29] è raffigurato il Cristo appena deposto. A mio giudizio, i pittori hanno preso l’abitudine di rappresentare il Cristo sulla croce come anche dopo la deposizione, pur sempre col volto straordinariamente bello, facendosi un dovere di conservare questa sua bellezza anche tra i più atroci tormenti. Nel quadro … non c’era però traccia di bellezza: era quella la vera salma di un uomo il quale aveva sofferto infiniti tormenti e ferite già prima della crocifissione, durante la salita al Calvario e nelle cadute, sotto il peso della croce e sotto i colpi degli aguzzini e del popolaccio, per sopportare finalmente, durante sei ore — stando ai miei calcoli -, il tormento della crocifissione. E il volto di un uomo appena calato dalla croce, che ancora conserva molto di vivo e di caldo, che non è ancora irrigidito, sicché, morto, pare ancora soffrire : questo l’artista ha saputo esprimere con grande maestria. Ma, appunto per questo, il volto non è affatto risparmiato, tutto è fedele alla realtà, e la salma di un uomo, chiunque egli fosse, non poteva, dopo simili sofferenze, che apparire con quell’aspetto.       F. M. dostoievski, in L’idiota, 1868-69.

Holbein raggiunge, come pochi altri maestri della pittura nordica, una tale perfezione artistica, sia in fatto di precisione che di dignità formale o di semplice splendore cromatico, che va posto, sotto questo riguardo, sullo stesso piano dei coevi italiani, in special modo i maestri lombardi. È assai probabile che dalla Lombardia gli sia venuta un’influenza immediata che ne ha favorito lo sviluppo; tuttavia, Holbein non si può affatto definire come un seguace delle tendenze italiane. Anzi, la sua concezione dell’arte appare in tutto e per tutto tedesca.    F. kugler, Handbuch der Kunstgeschichte, 1872

L’arte di Holbein ebbe inizio dove ebbe termine quella di Dürer. Holbein diede attuazione pratica a ciò che Dürer aveva intuito teoricamente, e fin dai primi anni si impadronì di ciò cui Dürer era approdato soltanto nell’ultima fase del suo sviluppo artistico, e anche qui solo per approssimazione : il senso della libertà e bellezza della forma. Non fu l’influsso dell’Italia, anche se più tardi da questa provengono spinte cospicue, ad avviare Holbein su tale strada : l’imboccò autonomamente, seguendo il realismo tipico dell’arte nordica. Dopo Hubert van Eyck, Holbein è il primo pittore in cui lo sguardo nella contemplazione della natura non sia turbato dalla bizzarria e mancanza di gusto del periodo gotico della decadenza. Holbein vede le cose proprio nella loro essenza, ne arretra di fronte alle estreme conseguenze del realismo, ricreando la natura fin nei minimi particolari e impercettibili moti, portando la tendenza realistica alla massima perfezione possibile.

Tuttavia, il realismo non costituisce l’ultimo, il supremo obiettivo di Holbein; e neppure la sua vastissima attività di ritrattista, che per lungo tempo da sola è bastata ad assicurargli la fama, si fonda unicamente sul realismo. L’occhio di Holbein è strutturato in modo da permettergli, al pari degli antichi fiamminghi, di percepire con la massima acutezza tutti i particolari della natura; in pari tempo, però, assai meglio dei fiamminghi, Holbein sa fare un passo indietro, per vedere ciò che va raffigurato non soltanto nei particolari, bensì anche come insieme organico. Sicché, per lui si da una verità più alta di quella consistente in una perfetta resa dei singoli fenomeni, e Holbein supera l’abisso che altrimenti l’arte nordica si apre tra il caratteristico e il bello. Senza aver seguito gli approfonditi studi teoretici dì Dürer, e, per esempio, senza nulla sapere di anatomia, solamente grazie al proprio occhio di artista, Holbein si impadronisce delle leggi dello stile, dell’eleganza della linea, della tecnica del modellato quali erano state sviluppate dal Rinascimento italiano. Le figure grevi, atticciate delle sue prime composizioni fan posto a immagini nobili, slanciate. La maestria formale si sposa fin dall’inizio allo splendore cromatico e, laddove Dürer tratta il colore semplicemente quale un’aggiunta variopinta, sfavillante, un piacere per l’occhio, i dipinti di Holbein sono immediatamente concepiti in termini coloristici.   woltmann, Holbein und seine Zeit. Des Kunstlers Familie, Leben und Schaffen, 1874-76.

Holbein si accinge all’opera … senza accentrare l’attenzione soltanto su ciò che seduce i sensi, oppure sull’appariscente, il grandioso e il commovente; nel ritratto, egli ha di mira il più fedele, il più perfetto adeguamento al carattere e agli aspetti obiettivi. Di conseguenza, la figura si presenta di solito eretta, in atteggiamento naturale; lo sfondo non è che una superficie verde cupo, e tutto, anche per quanto attiene all’abbigliamento, è eseguito con la massima cura e precisione. Impossibile negare che, se il ritratto è un genere pittorico a sé stante, questo di Holbein può ben definirsi il metodo migliore, anzi l’unico adatto.      F. von schlegel, Ansichten und Ideen von der christlichen Kuast, 1877.

Quando penso a Holbein, mi immagino uno di quei giganti del Nord che hanno condotto le razze germaniche all’assalto del mondo latino… Mai campione dell’arte è stato armato come Holbein per sfidare l’Italia in tutti i generi e su tutti i terreni.     J. rousseau, Hans Holbein, 1883.

Dürer fu l’ultimo pittore della scuola tedesca e insieme il massimo degli artisti del Medioevo; Holbein fu il primo e il maggiore di coloro che subirono in tutto e per tutto le nuove influenze, di arte e di vita, giunte in Germania da oltralpe … fu il primo dei pittori dell’Europa settentrionale a essere ‘moderno’ nell’accezione odierna … Tra le caratteristiche di Holbein erano serenità ed equilibrio … Nelle sue opere, il realismo toccò vette altissime e insieme di grande nobiltà. Il diletto che gli veniva dalla natura trova espressione in tutto ciò che faceva: osservatore minuzioso, ricavava grandissimo piacere dal riprodurne le molte bellezze fin nei più minuti particolari; ma, in pari tempo, dalla sua opera spira una sincera gioia di vivere e una simpatia partecipe di tutte le cose del mondo circostante, animate e inanimate. Pensieri filosofici e sottigliezze teologiche lo lasciavano indifferente. Vero figlio del Rinascimento qual era, Holbein ne divenne tuttavia uno degli artisti più originali. La sua forte personalità improntava di sé tutto quanto sfiorava… In entrambe le città [Basilea e Londra] fu maestro insuperato da tutti gli altri pittori. La sua arte si sviluppò con lunghe linee personali e originali fino a raggiungere quella imponenza stilistica che costituisce il tratto forse più pregnante di tutto ciò che dalle sue mani è stato creato.           G chamberlain, Hans Holbein the Younger, 1913.

Importanza decisiva ai fini della sua arte ebbe raffermarsi delle arti applicate. Figlio di Augusta, Holbein possedeva per retaggio familiare quella sottile sensibilità estetica verso la forma che era mancata alla generazione precedente, quella di Dürer. Holbein fu forse il primo artista tedesco di gusto : amò il valore materiale delle cose, i nobili metalli, i tessuti preziosi, la vita lussuosa di uomini e donne fuor dal comune. Il suo interesse per le arti minori indicò all’artigianato tedesco la strada di una fiorente attività al servizio delle necessità quotidiane di uomini raffinati… All’ambito specifico dell’arte applicata appartengono, nell’opera di Holbein, gli schizzi e gli abbozzi per orafi e pittori su vetro, i lavori per la produzione libraria e i dipinti parietali di Lucerna, Basilea e Londra.           U christoffel,  Hans Holbein der Jungere, 1924 (1950).

Il mondo della fede medievale giaceva assai distanziato alle sue spalle, e così il mondo della fantasia popolare. E neanche alla Riforma partecipò. Spalla a spalla con gli umanisti, lottò contro la corruzione mondana ed ecclesiastica; tuttavia era al di là dei suoi orizzonti prefigurare in arte, sull’esempio di Dürer, un nuovo mondo di sacri sentimenti. Quest’uomo, dal risoluto indirizzo classico, dotato dalla natura di altissime qualità artistiche, fu offerto all’arte tedesca nell’ora in cui era divenuta una necessità storica la fusione con il Rinascimento : non più meramente italiano, ma potenza nella cultura europea. Sembrò intenzione del destino fare di lui la guida e il sovrano; e tuttavia, ciò non accadde. Nell’ambito suo personale, con sicurezza congeniale, Holbein compì una sintesi necessaria: la quale però assurse a evento universale soltanto in forma assai confusa. La vita di Holbein, tanto inquieta e discontinua quanto perspicuo e fermo fu il suo sviluppo interiore, basta di per sé a renderne chiaro il limite esterno: la confusa difformità delle condizioni tedesche. La Germania poteva, sì, produrre questo genio, non però mettergli a disposizione un ambito libero in cui dispiegare le proprie forze.        G Dehio, Geschichte der deutschen Kunst, 1926.

Se si paragonano due ritratti, il primo di Joos van deve, conservato a Hampton Court, di poco antecedente, al secon­do di Holbein, si ha l’impressione che Enrico [Vili], prima dell’arrivo di Holbein, non avesse il gusto di vestirsi bene. Camicia e giubba sono troppo bassi, con le pieghe disordinate: il berretto è calzato di sbieco, col risultato di esporre al di là del dovuto fronte e tempie, e così far apparire ancora più tozzo e informe il volto grasso del rè. Invece di valorizzare al massimo ciò che ha a disposizione, deve abbellisce i tratti tipici del sovrano fino a renderli irriconoscibili… Il fatto che Holbein fin dall’inizio, anziché attenuare la taurina solidità di Enrico, ne abbia sottolineato la potenza e la forza, gli deve aver assicurato la gratitudine del sovrano.      W. stein, Holbein, 1929.

II nostro Raffaello è stato Hans Holbein, la sua Camera della Segnatura fu la Grossratssaal di Basilea, che tuttavia venne demolita, per cui nulla rimane dei dipinti parietali, escluse alcune teste, bozzetti e copie. Chi visita il museo basileense di solito passa di fretta davanti a questi resti e ai dipinti su tavola di Holbein; in questo modo si ha un’immagine assai lacunosa dell’essenza di Holbein pittore. Il quale fu — alle soglie del mondo moderno — il nostro unico, grande affrescatore.     waetzoldt, Hans Holbein der Jungere. Werk und Welt, 1939.

La libertà intcriore di Holbein ha prodotto un frutto particolarmente prezioso: egli è l’unico tra i pittori coevi che abbia preso veramente sul serio la donna quale personalità psichico-intellettuale, osservandola e rappresentandola con la stessa attenzione che riservava all’uomo. Per tutto il resto, è questa un’epoca assai ‘maschile’: lo spirito, lo cerca soltanto nell’uomo, ed è nei ritratti maschili che riesce a cristallizzare la inconfondibilità dell’io nei suoi caratteri più pregnanti, mentre l’immagine della donna, di regola, sfugge, scade nell’anonimato. È solo Holbein, in verità, che sottrae l’io femminile all’anonima universalità.      W. hager, Meisterbildnisse der Durerzeit, 1940.

Ritratto di Laide di Corinto di Hans Holbein il Giovane

Hans Holbein il Giovane: Ritratto di Laide di Corinto

Hans Holbein il Giovane: Ritratto di Laide di Corinto
Hans Holbein il Giovane: Ritratto di Laide di Corinto, cm. 35,6 x 26,7, Öffentliche Kunstsammlung, Basilea.

Sull’opera: “Ritratto di Laide di Corinto” è un dipinto autografo di Hans Holbein realizzato con tecnica a tempera su tavola nel 1526, misura 36,5 x 26,7 cm. ed è custodito nella Öffentliche Kunstsammlung a Basilea. 

Per le varie considerazioni sulla presente opera si rimanda alla pagina precedente (Venere e amore).

In basso reca la scritta a cui segue la data: “LAIS CORINTHIACA: 1526:”.

Faceva parte, insieme a “Venere e amore”, della collezione Amerbach.

Lo studioso di storia dell’arte Woermann mette in evidenza che l’atteggiamento di Laide con mano protesa echeggia il Cristo del “Cenacolo” leonardesco, mentre Ganz riscontra nel cromatismo gli influssi della pittura ritrattistica francese.

Gli stessi caratteri somatici della figura di questa tavola appaiono anche in altri dipinti dell’artista di questo periodo, come ad esempio – oltre, naturalmente, alla Venere della pagina precedente – nella Madonna del borgomastro Meyer.

Opere di Hans Holbein il Giovane

Pagine correlate alle opere di Hans Holbein il Giovane: Cenni biografici – La critica

Alcune tra le più importanti opere dell’artista

 Insegna di un maestro di scuola
 Insegna di un maestro di scuola

Insegna di un maestro di scuola – Lezione ai bambini e Lezione agli adulti, cm. 55, 5 x 65,5 ciascuno, Öffentliche Kunstsammlung, Basilea.

Il borgomastro Jakob Meyer Hasen
Dorothea Annengiesser

Dittico dei coniugi Meyer – Il borgomastro Jakob Meyer Hasen – Dorothea Annengiesser, entrambi cm. 38,5 x 31, Öffentliche Kunstsammlung, Basilea.

04 Holbein - Ritratto della moglie

Ritratto della moglie, cm. 45 x 34, Mauritshuis, L’Aia.

05 Holbein - Ritratto di Bonifacius Amerbach

Ritratto di Bonifacius Amerbach, cm. 28,5 x 27,5, Öffentliche Kunstsammlung, Basilea.

06 Holbein - Pala Gerster

Pala Gerster, cm. 140,5 x 102, Museum der Stadt, Solothurn.

07 Holbein - altare Oberried

Altare Oberried – Adorazione dei pastori (cm. 231 x 109) e Adorazione dei Magi (cm. 230 x 110), Duomo di Friburgo.

08 Holbein - Ritratto di Erasmo da Rotterdam

Ritratto di Erasmo da Rotterdam, cm. 43 x 33, Louvre, Parigi.

09 Holbein - Madonna del Borgomastro Meyer

Madonna del Borgomastro Meyer, cm. 146,5 x 102, Collezione principi Von Hessen und bei Rhein, Darmstad.

Quattro pannelli di un altare della Passione

Quattro pannelli di un altare della PassioneOrazione nell’orto e incoronazione di spine (cm. 136 x 31) – Cattura e trasporto della croce (cm. 149,5 x 31) –  Presentazione a Kaifa e Crocifissione (cm. 149,5 x 31) – Flagellazione e Seppellimento (cm. 136 x 31), Öffentliche Kunstsammlung, Basilea.

18 Holbein - Venere e amore

Venere e amore, cm. 34,5 x 26, Öffentliche Kunstsammlung, Basilea.

19 Holbein - Laide di Corinto

Laide di Corinto, cm. 35,6 x 26,7, Öffentliche Kunstsammlung, Basilea.

20 Holbein - Ritratto di Sir Henry Guildford

Ritratto di Sir Henry Guildford, cm. 81,4 x 66, collezioni reali, Windsor.

21 Holbein - Ritratto di Mary Wotton - Lady Guildford

Ritratto di Mary Wotton – Lady Guildford, cm. 80 x 65, City Art Museum, Saint Louis.

22 Holbein - Ritratto di tommaso Moro

Ritratto di  Tommaso Moro , cm. 74,2 x 59, Frick Collection, New York, N. Y.

23 Holbein - Ritratto dell'astronomo Nikolaus

Ritratto dell’astronomo Nikolaus, cm. 83 x 67, Louvre, Parigi.

24 Holbein - Ritratto di Robert Cheseman

Ritratto di Robert Cheseman, cm. 59 x 62,5, Mauritshuis, L’Aia.

25 Holbein - Ritratto Thomas Godsalve con il figlio John

Ritratto di Thomas Godsalve con il figlio John, cm. 35 x 36, Gemäldegalerie, Dresda.