La Maestà di Massa Marittima di Ambrogio Lorenzetti

Ambrogio Lorenzetti: La Maestà di Massa Marittima

Ambrogio Lorenzetti: Maestà
Maestà di Massa Marittima, cm. 150 x 205, Museo di arte sacra a Massa Marittima.

Sull’opera: “Maestà di Massa Marittima” è un dipinto autografo di Ambrogio Lorenzetti, realizzato con tecnica a tempera su tavola nel 1335, misura 150 x 205 cm. ed è custodito nel Museo di arte sacra a Massa Marittima. 

La presente composizione, una delle tre grandi Maestà di Ambrogio, è considerata dagli studiosi fra le prime grandi opere allegoriche della sua attività artistica. Le altre due Maestà sono dipinte a fresco: una nella chiesa di Sant’Agostino di Siena e l’altra nella cappella di San Galgano a Montesiepi (Siena).

Si pensa, soprattutto per la presenza nel dipinto della figura di sant’Agostino (in piedi a sinistra del trono) e dei santi Giovanni Evangelista, Pietro e Paolo (seduti a destra della Madonna), che la Maestà venne realizzata per la chiesa agostiniana di San Pietro all’Orto di Massa Marittima. Altri studiosi di storia dell’arte, invece, ipotizzano che l’opera potrebbe essere stata eseguita per un’altra chiesa agostiniana (di Sant’Agostino) che però, da quanto risulta da documentazioni certe, in quel periodo era ancora in costruzione.

Tuttavia si può ipotizzare che l’opera sia stata custodita in quell’edificio. Di questa composizione, a partire dal XVII secolo, non si seppe più niente fino a quando, nel 1867, vennero trovati i cinque elementi – oggetto di uno smembramento del complesso pittorico – senza cuspidi, predella e cornice, nella soffitta della chiesa di Sant’Agostino.

I riquadri furono sottoposti ad un severo restauro, dopodiché vennero trasferiti nella sede del Palazzo del Comune e, più tardi, nella pinacoteca del Palazzo del Podestà, quindi nell’attuale sede. La ricomposizione delle tavole in un solo riquadro, data la continuità della stesura pittorica dei cinque elementi, fu cosa abbastanza semplice.

Al centro del dipinto domina la figura della Madonna in trono che tiene in braccio il Bambino. In basso, ai lati dei tre alti gradini del trono, stanno sei angeli (tre a sinistra e tre a destra) recanti incensieri e strumenti musicali. Ai lati dello stesso trono – due per parte ed in perfetta simmetria –  stanno altri quattro angeli: quelli in basso recano i cuscini del trono e gli altri due hanno il compito di lanciare fiori. Qui, come in altre composizioni di Ambrogio sullo stesso tema, nella relazione tra la Madonna ed il figlioletto viene enfatizzato il rapporto umano tra i due (con la tipica vigorosa presa del Bambino da parte della Vergine), rafforzato dal diretto contatto dei volti e da un dialogo fatto di sguardi ravvicinati.

Del trono, pressoché nascosto  dalle sei figure già descritte, si vedono soltanto gradini, ma  è tuttavia doveroso pensare che schienale e seggio non siano assenti: esso appare quindi costituito soltanto dai soli cuscini (o un unico lungo cuscino) sorretti (o sorretto) dai due angeli.

Infine, in primo piano sui gradini del trono, sono ubicate le Virtù teologali personificate. Il resto dei personaggi – tutti in piedi – rappresentano santi, profeti e patriarchi. Nella prima fila a sinistra, sopra i tre angeli, si possono identificare S. Basilio, S. Nicola, S. Francesco e S. Caterina. Sopra di essi stanno S. Giovanni evangelista, san Pietro, san Paolo e due sante. Sulla destra del trono – in piedi, sopra gli angeli musicisti – vengono riconosciuti S. Benedetto, S. Antonio abate, S. Agostino e S. Cerbone (figura alla estrema destra), patrono di Massa Marittima a cui è intitolato il Duomo, identificabile per le oche che gli girano attorno. Dietro di essi ci sono gli evangelisti Matteo, Marco e Luca, con due sante.

Più in alto si intravedono altri volti ed aureole di altre figure, ed ancora –  sotto gli archi a sesto acuto – altri volti, che certamente rappresentano profeti, apostoli e patriarchi.

Il dipinto in esame ha poco delle caratteristiche tradizionali di una Maestà, soprattutto di quell’epoca. L’eccessivo affollamento dei personaggi, simmetricamente disposti ai lati del trono, conferisce all’evento della nascita di Gesù Cristo una carica di epocale importanza, per il fatto che a tale evento ci sia la presenza di tutti i personaggi che hanno fatto la storia della Chiesa. Inoltre, le tre virtù teologali, inserite in primo piano, caratterizzano ancor più l’allegoria dell’opera.

Intorno al 1335, anno della realizzazione del complesso pittorico in esame, si assiste ad un cambiamento dello stile dell’artista. Dalle immagini – ancora abbastanza voluminose e poco dinamiche, inserite in una dilatazione spaziale già meglio definita – tecnicamente migliorate con un ottimo impiego dei chiaroscuri (come testimonia il “San Procolo” del 1332 degli Uffizi di Firenze), si passa a figure con atteggiamenti più disinvolti e naturali, anche in quelle che non sono in movimento: si osservi, a tal proposito, le tre virtù teologali sedute sui tre gradini del trono, gli angeli e la figura di S. Francesco. Tutte le altre immagini conservano invece la tipica staticità.

Il convivere di questi due stili nella presente composizione, che sparirà definitivamente nei dipinti senesi già negli ultimi anni Trenta, denota la transizione stilistica in atto nel 1335 in Ambrogio Lorenzetti. Infine le morbidissime variazioni cromatiche, che conferiscono alla stesura pittorica i toni del pastello, rendono ancora più gradevole l’armonia globale, anche se si deve confrontare col preponderante oro dello sfondo.

Miracoli di San Nicola da Bari di Ambrogio Lorenzetti

Ambrogio Lorenzetti: Miracoli di San Nicola da Bari

Ambrogio Lorenzetti: Miracoli di San Nicola da Bari 1
Miracoli di San Nicola da Bari
Ambrogio Lorenzetti: Miracoli di San Nicola da Bari
Miracoli di San Nicola da Bari

Miracoli di San Nicola da Bari, cm. 96 x 52,5 (48 x 51 circa, ogni riquadro) la prima e 92 x 49 (46 x 48 circa, ogni riquadro), Galleria degli Uffizi, Firenze.

Sull’opera: “Miracoli di San Nicola da Bari” sono rappresentati da una serie di quattro composizioni autografe di Ambrogio Lorenzetti, dipinte su due supporti lignei, facenti parte probabilmente di una pala di S. Procolo. Le due tavole misurano rispettivamente 96 x 52,5 cm. (48 x 51 circa, ogni riquadro) e 92 x 49 (46 x 48 circa, ogni riquadro) e sono custodite nella Galleria degli Uffizi a Firenze.

Le quattro raffigurazioni

Il “Dono alle tre prostitute” (per altri, “Regalo della dote a tre vergini”, la “Elezione a vescovo”, il “Miracolo del bambino risuscitato” ed il “Miracolo della moltiplicazione del grano”.

Il ciclo venne realizzato da Ambrogio durante il suo soggiorno fiorentino, che da documentazioni certe inizia dal 1321, anno in cui si iscrisse all’Arte dei Medici e degli Speziali.

È proprio in questo periodo che, grazie a tale iscrizione ed al vuoto lasciato da Giotto con la sua partenza del 1327, l’artista riceve una moltitudine di commissioni.

I quattro pannelli con i miracoli di san Nicola originariamente si trovavano nella chiesa di San Procolo (fonte: il Vasari), dove si custodiva anche la pala di San Procolo, realizzata dallo stesso Lorenzetti.

Si suppone in generale che in origine anche i dipinti di san Nicola facessero parte di un dossale a forma di trittico, con la raffigurazione – nel registro centrale – di un san Nicola di Bari, andato perduto. Alcuni studiosi di storia dell’arte pensano alle due tavole come due ante di un tabernacolo.

Gli episodi narrati sono caratterizzati da un’eccezionale naturalezza descrittiva, con molteplici nuovi accorgimenti e con la già palpabile riduzione del fondo dorato, impiegato in zone sempre più marginali e dando quindi più rilievo alle architetture, che qui occupano gran parte dello sfondo.

La particolare cura di ogni dettaglio dovette suscitare grande sorpresa nell’ambiente fiorentino, abituato alle all’essenziale semplicità della pittura giottesca.

La campagna ben governata di Ambrogio Lorenzetti

Ambrogio Lorenzetti: La campagna ben governata

Ambrogio Lorenzetti: La campagna ben governata
La campagna ben governata, (particolare dagli Effetti del buon governo), Palazzo Pubblico, Siena.

Sull’opera: “La campagna ben governata” appartiene ad una serie di affreschi autografi di Ambrogio Lorenzetti (“Allegoria del buon governo”), realizzati negli anni 1337-39 e custoditi nel Palazzo Pubblico, Siena. 

Il titolo dell’intero ciclo è “Allegoria ed Effetti del Buono e del Cattivo Governo”. Le scene furono affrescate tra il 1337 e il 1339 ed ambientate, parte in campagna e parte in città.

Nella presente composizione si vuole evidenziare che la natura può essere migliorata dalla costante opera dell’uomo e, quindi, interpretata con umanissima ispirazione lirica.

Un castello in riva ad un lago di Ambrogio Lorenzetti

Ambrogio Lorenzetti: Un castello in riva ad un lago

Ambrogio Lorenzetti: Un castello in riva ad un lago
Un castello in riva ad un lago, cm. 22,5 x 33, Pinacoteca di Siena.

Sull’opera: “Un castello in riva ad un lago” è un dipinto autografo di Ambrogio Lorenzetti, realizzato con tecnica a tempera su tavola, misura 22,5 x 33 cm. ed è custodito nella Pinacoteca di Siena. 

la presente tavoletta, insieme ad un’altra (pagina successiva) in cui è raffigurato un porto (secondo alcuni studiosi sarebbe il porto senese di Talamone, di fronte all’Argentario) è molto probabilmente il primo esempio di pittura a tema paesaggistico nell’arte occidentale.

Si pensa che i due dipinti  dovettero subire, all’epoca, l’umile impiego come quello di ornare qualche mobile o chiusura di cofano.

Veduta di città sul mare di Ambrogio Lorenzetti

Ambrogio Lorenzetti: Veduta di città sul mare

Ambrogio Lorenzetti: Veduta di città sul mare
Ambrogio Lorenzetti: Veduta di città sul mare, cm. 22,5 x 33,5, Pinacoteca di Siena.

Sull’opera: “Veduta di città sul mare” è un dipinto autografo di Ambrogio Lorenzetti, realizzato con tecnica a tempera su tavola, misura 22,5 x 33,5 cm. ed è custodito nella Pinacoteca di Siena. 

La tavoletta in esame, insieme ad un’altra (pagina precedente) in cui è raffigurato un castello in riva al mare, è probabilmente il primissimo esperimento di raffigurazione a tema paesaggistico.

Le torri, inconcepibilmente elevate e dal cromatismo rosato, i tetti cesellati a quadretti, gli edifici con le finestre scarne, le strade deserte e l’aspra atmosfera – fredda, tersa e statica – fanno di questo piccolo porto, sicuramente senese (probabilmente Talamone), una visione da fiaba di un fascino indescrivibile.

La città ben governata di Ambrogio Lorenzetti

Ambrogio Lorenzetti: La città ben governata – Allegoria degli Effetti del Buon Governo in Città

Ambrogio Lorenzetti: La città ben governata - Allegoria degli Effetti del Buon Governo in Città
La città ben governata: Allegoria degli Effetti del Buon Governo in Città (1338-1339),  Palazzo Pubblico di Siena, Sala dei Nove, parete di destra. (foto da Wikimedia Commons).

Sull’opera: “La città ben governata: Allegoria degli Effetti del Buon Governo in Città” appartiene ad una serie di affreschi autografi di Ambrogio Lorenzetti, realizzati negli anni 1337-39 e custoditi nel Palazzo Pubblico, Siena. 

In questo affresco lo sfondo cittadino di Siena, una città turrita in maniera prettamente gotica, ha perduto la funzione di integrazione agli episodi narrati in primo piano e si impone con forza sulle scene stesse richiamando – con le sue armoniose ed imponenti architetture – il concetto stesso della perfezione e della tranquillità.

Particolari:

14 Ambrogio Lorenzetti - Particolare della città ben governata

Particolare della zona alta

15 Ambrogio Lorenzetti - Particolare della città ben governata

Particolare della zona bassa

Brevi biografie e alcune opere di Pietro ed Ambrogio Lorenzetti

Pagine correlate agli artisti alle opere dei Lorenzetti: Il Gotico – La pittura di P. Lorenzetti – La pittura di A. Lorenzetti – Ambrogio Lorenzetti dalle vite di Vasari (pdf) – Il Gotico e Cimabue – Gotico e Giotto – Gotico e Duccio – Il Gotico e Simone Martini

Pietro Lorenzetti: breve biografia

L’artista nasce a Siena intorno al 1280 e muore in questa città nel 1348.

La sua formazione artistica si compie a Siena e i suoi primi dipinti subiscono gli influssi di Duccio di Buoninsegna (il polittico per la chiesa aretina di Santa Maria della Pieve commissionato dal vescovo Tarlati), mentre le opere successive provengono tutte dal suo genio creativo ispirato all’arte gotica, che sta ormai terminando il suo proficuo ciclo trecentesco.

Pietro, nei suoi primi anni di attività artistica opera prevalentemente nel Senese, più tardi, si sposta tra Assisi e Firenze, dove rimangono alcune sue opere di notevole importanza.

In queste si rivelano, soprattutto nei valori volumetrico-spaziali, gli influssi della scuola giottesca (compresi quelli di Martini che pur si scostava dalla pittura di Giotto), come si evidenzia nel polittico della Beata Umiltà realizzato a Firenze.

La sua pittura sembra volgere verso un punto di incontro tra la l’arte fiorentina e quella senese ma, nonostante questa ricerca di conciliazione, rifiuta in modo assai evidente gli stilemi di entrambe, ormai stereotipati.

La sua opera più significativa è certamente “La Passione di Cristo”, realizzata nella Basilica Inferiore di Assisi, che comprende la “Deposizione dalla croce”, un’opera considerata dalla critica come la sua massima espressione. L’immagine stessa del Cristo richiama la cultura senese, che ha nelle sue fondamenta il germe bizantino.

Nonostante che in Pietro Lorenzetti confluiscano motivi con espressività mutata rispetto a quelli della compagine artistica del suo periodo, non si può fare altro che confermare la grande capacità espressiva della sua pittura.

Ambrogio Lorenzetti: breve biografia

Su Ambrogio ci sono poche, frammentarie e dubbie notizie. Anche la data di nascita, che si colloca in un largo lasso di anni, ma è probabile che sia nato prima della fine del Trecento.

Come il fratello, il suo luogo di nascita è Siena e la sua prima formazione artistica si compie in questa città.

Ambrogio è influenzato da Duccio di Boninsegna ma la sua pittura si distingue in modo netto e chiaro da quella di Pietro.

Pochissimi sono i punti in comune fra i due fratelli, ed in più, gli stilemi di Ambrogio sono quelli tradizionali, che Pietro rifiuta, cioè quelli della scuola giottesca, pur risentendo gli influssi della pittura senese. Addirittura il Vasari ignora, non solo che siano fratelli, ma anche una loro parentela. Mentre lo stesso Vasari gli preferisce il fratello Pietro, il Ghiberti elogia le sue capacità, considerandole più elevate di quelle di Simone Martini e riconoscendolo ”altrimenti dotto che nessuno degli altri”.

Il suo primo accreditato dipinto è la “Madonna con il Bambino” (1319), realizzato per la chiesa di Vico l’Abate in una località vicino Firenze.

Altre opere sono state realizzate da Ambrogio Lorenzetti a Firenze e nei suoi pressi, perciò questo fa presupporre una sua non saltuaria presenza in questa città: tra l’altro, nel 1327, risulta immatricolato nell’arte degli Speziali e de’ Medici, alla quale è iscritto lo stesso Giotto.

Ambrogio, dunque, opera assiduamente sia a Siena che a Firenze e spesso in compagnia del fratello Pietro. Entrambi influenzano gli artisti del loro periodo, sia in patria che fuori e la scuola senese conserverà per molto tempo la loro impronta continuando a produrne seguaci. Ambrogio morirà nel 1348, l’anno della grande pestilenza.

Poco prima, nel 1347, viene eletto membro del Consiglio dei Pacieri, un’istituzione senese che lo premiava per la sua fama di grande Maestro.

Alcune delle loro opere:

Opere di Pietro Lorenzetti

1 Pietro Lorenzetti - Madonna dei Carmelitani

Madonna dei Carmelitani (Madonna del Carmine), cm. 171 x 161, Chiesa del Carmine, Siena.

2 Pietro Lorenzetti - Polittico della Beata Umiltà e tredici storie della sua vita

Polittico della Beata Umiltà e tredici storie della sua vita – seconda tavoletta di destra, cm. 172 x 192, Galleria degli Uffizi, Firenze.

3 Pietro Lorenzetti - Polittico

Polittico (Madonna col Bambino), cm. 298 x 309, Santa Maria della Pieve, Arezzo.

4 Pietro Lorenzetti - Deposizione dalla croce

Deposizione dalla croce, Basilica Inferiore di San Francesco, Assisi.

Crocifissione

Crocifissione, Basilica Inferiore di San Francesco, Assisi.

6 Pietro Lorenzetti - Sogno di Sebac

Sogno di Sebac, (particolare della predella della Pala del Carmine), Pinacoteca di Siena.

8 Pietro Lorenzetti - Natività della Vergine
Natività della Vergine, cm. 187 x 182, Museo dell’Opera del Duomo, Siena.

Opere di Ambrogio Lorenzetti

Ambrogio Lorenzetti - Madonna col Bambino, Chiesa di Sant'Angelo (Vico l'Abate)

Madonna col Bambino della Chiesa di Sant’Angelo (Vico l’Abate), Museo di San Casciano, Val di Pesa.

9 Ambrogio Lorenzetti - Natività della Vergine

Natività della Vergine (Madonna del latte), cm. 90 x 45, Museo Diocesiano, Siena.

Ambrogio Lorenzetti - Maestà. cm. 150 x 205, Palazzo Comunale, Massa Marittima

Maestà di Massa Marittima, cm. 150 x 205, Museo di arte sacra a Massa Marittima.

10 Ambrogio Lorenzetti - Miracoli di San Nicola da Bari

Miracoli di San Nicola da Bari, cm. 48 x 51, Galleria degli Uffizi, Firenze.

11 Ambrogio Lorenzetti - La campagna ben governata

La campagna ben governata, (particolare dagli Effetti del buon governo), Palazzo Pubblico, Siena.

12 Ambrogio Lorenzetti - Un castello in riva ad un lago

Un castello in riva ad un lago, cm. 22,5 x 33, Pinacoteca di Siena.

13 Ambrogio Lorenzetti - Veduta di città sul mare

Veduta di città sul mare, cm. 22,5 x 33,5, Pinacoteca di Siena.

La città ben governata

La città ben governata: Allegoria degli Effetti del Buon Governo in Città (1338-1339),  Palazzo Pubblico di Siena, Sala dei Nove, parete di destra.

16 Ambrogio Lorenzetti - La Pace

La Pace, (particolare dall’allegoria del Buon governo), Palazzo Pubblico, Siena.

Bibliografia:

“Dizionario biografico degli italiani LXV”, Istituto dell’Enciclopedia italiana, Roma, 2005.

“Pietro e Ambrogio Lorenzetti”, Chiara Frugoni, Le Lettere, Firenze 2010.

Il Gotico e Ambrogio Lorenzetti

La pittura gotica ed i suoi continuatori

Ambrogio Lorenzetti

Pagine correlate all’artista: Le opere di Simone MartiniOpere dei Lorenzetti – Il GoticoIl Gotico e Giotto  – Pittura di P. Lorenzetti – Il Gotico e Cimabue  – Il Gotico e Duccio.

Ambrogio Lorenzetti e la sua pittura

Ambrogio Lorenzetti - Madonna col Bambino, Chiesa di Sant'Angelo (Vico l'Abate), San Casciano, Val di Pesa
Ambrogio Lorenzetti – Madonna col Bambino, Chiesa di Sant’Angelo (Vico l’Abate), San Casciano, Val di Pesa

Ambrogio Lorenzetti, fratello di Pietro, (prime documentazioni 1319 – 1347) realizza nell’anno 1319 la Madonna della chiesa di Sant’Angelo (Vico l’Abate) in Val di Pesa: una Madonna ottenuta con un elegante tratto curvilineo, un cromatismo caldo ed armonioso che richiama la pittura di Simone Martini, una prospettiva frontale che evidenzia la vasta e corposa forma ed un atteggiamento solenne ed ieratico, che lo avvicina a Giotto.

Tra il 1324 ed il 1327) Ambrogio realizza i dipinti parietali nella basilica di San Francesco a Siena con il Martirio dei frati francescani in Ceuta e San Francesco da Siena con San Ludovico di Tolosa (attualmente nell’ottava cappella, quella Bandini Piccolomini). Qui l’artista, andando oltre i concetti dettati dai precedenti tirocini culturali, riesce a creare armoniose composizioni con immagini grandiose e tranquille.

Ambrogio Lorenzetti - Madonna del latte, seminario, Siena
Ambrogio Lorenzetti – Madonna del latte, seminario, Siena

Nella Maestà del Palazzo comunale di Massa Marittima, il cromatismo preziosamente articolato e il tratto calmo dei contorni, conferiscono alle figure un profondo senso plastico. Un’altra importante opera è la Madonna del Latte (Natività della Vergine) dove le figure hanno atteggiamenti più sciolti e pieni di vitalità, nonostante un cromatismo calmo e poco articolato.

Ambrogio Lorenzetti appartiene agli artisti fiorentini fino al 1327. Nel 1332 raffigura i santi Nicola e Procolo per la chiesa di San Procolo a Firenze (attualmente custoditi nel Museo Bandini di Fiesole): due figure allungate ed alquanto smagrite. Sempre nello stesso anno Ambrogio dipinge le quattro storie di Nicola di Bari (oggi custodite agli Uffizi). Qui le composizioni sono più equilibrate, come pure le stesse forme, inserite nei vari piani prospettici in uno spazio ben delineato, tanto da apparire Ambrogio – non a ragione per alcuni studiosi del periodo successivo – come anticipatore del Rinascimento in fatto di spazialità. Ma effettivamente, la forza ed il talento del Lorenzetti nel disegnare, sono certamente lontani dalla logica della Rinascita fiorentina, essendo esso ancora attaccato alle astratte visioni medioevali. Nonostante ciò, la permanenza di Ambrogio nelle zone del fiorentino, ha grande rilevanza storica per quell’ambiente trecentesco, come in seguito avremo modo di vedere.

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Ambrogio Lorenzetti – Maestà , cm. 150 x 205, Palazzo Comunale, Massa Marittima

Nel frattempo Ambrogio inserisce le sue morbide peculiarità nel carnato delle figure rappresentate nella Pala del Municipio di Massa Marittima, in un’articolata composizione dove una meravigliosa Vergine con il Bambino spicca fra angeli, evangelisti, profeti, apostoli, patriarchi e le tre virtù teologali. Il tema della Maestà viene filosoficamente sviluppato dal Lorenzetti che crea un ambiente con una visione ultraterrena.

Ambrogio Lorenzetti: La Pace
Ambrogio Lorenzetti: La Pace

Più tardi gli vengono commissionati gli affreschi del Palazzo Pubblico Senese nella “Sala dei Nove”, dove rappresenta una moralità simbolicamente figurata sul “Buon Governo” e sul “Cattivo Governo”. Qui egli riesce a districarsi dai vincoli potenzialmente crescenti che immancabilmente si incontrano nella narrazione delle allegorie, specialmente nella descrizione degli effetti del governo nelle città e nelle zone di campagna, ma cadendo talvolta in infelici ispirazioni, come quella dell’antica statuaria per la personificazione della Pace. Infine l’opera offre una visione cartografica, irreale e fantastica dello Sato Senese, dove la panoramica ostenta audacia e vastità, con colline, che graziosamente ondulanti, si succedono con ritmi cadenzati.

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Ambrogio Lorenzetti: Particolare de La città ben governata

Nella rappresentazione della fosca città medioevale, dove le regole prospettiche si devono adattare a sempre più complicate composizioni, prende ancora più forza l’evocazione fiabesca. Il linguaggio descrittivo di Ambrogio, in questa particolare fase, si avvicina a quello di Duccio di Boninsegna, ma trasfigurando la vita profana anziché le narrazioni religiose. Questo può essere derivato dagli incessanti rapporti culturali tra Siena e gli artisti francesi, che già nel Duecento sentivano l’attrazione al reale.

Ambrogio Lorenzetti - Miracoli di San Nicola da Bari, cm. 48 x 51, Galleria degli Uffizi, Firenze.
Ambrogio Lorenzetti – Miracoli di San Nicola da Bari, cm. 48 x 51, Galleria degli Uffizi, Firenze.