Eredità di Sandro Botticelli

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Dopo Sandro Botticelli

Uno stile troppo personalizzato per essere portato avanti da altri artisti

Autoritratto di Filippino Lippi
Autoritratto di Filippino Lippi

Dalla bottega di Sandro Botticelli, ove sono passati molti allievi, esce un solo maestro degno di questo nome: Filippino Lippi. Esso continuerà sviluppando in modo del tutto personale – e non può essere diversamente – il linguaggio pittorico del Botticelli. Infatti, a prescindere da questo episodio, abbastanza singolo, l’arte di Sandro è troppo personalizzata per poter essere continuata integramente da altri artisti, anche se a lui molto vicini.

Le composizioni a soggetto mitologico, abbastanza importanti per gli studiosi di storia dell’arte, nel corso di tutto il periodo rinascimentale avranno invece uno stile più vicino alla pittura di Michelangelo e Raffaello.

Lo stile di Sandro fu apprezzato solo dal tardo Settecento

Botticelli: cappella Sistina
Botticelli: cappella Sistina – Punizione dei Ribelli

Trascurando le lodi di Giorgio Vasari –tuttavia poche, a causa del sospetto di contatti di Botticelli con il partito di Savonarola – che lo stesso storico d’arte, allora alle dipendenze de’ Medici, non poteva perdonare, non si conoscono giudizi di studiosi di rilievo sull’artista in esame. Infatti fino al tardo Settecento, il pittore è noto soltanto per i riquadri realizzati nella Cappella Sistina.

Il valore del contributo Botticelliano

Tra la fine del Settecento e l’inizio dell’Ottocento, in concomitanza del periodo romantico e decadente l’artista diventerà un mito.

I Preraffaelliti studieranno il Botticelli per giocare sulla sua caratteristica linearità, con figure dal volto trasognato ed estatico che esprimono quella femminilità, cupa e passionale, mai riscontrata nello spirito umanistico. Questa analisi, alquanto fuorviante, incide molto – e per un lunghissimo periodo – sulla comprensione di tutta l’opera botticelliana.

Letture iconografiche ed analisi sullo stile dell’artista, che si integrano nei lavori della sua maturità, possono darci un quadro più completo e fedele di Botticelli.

Le analisi tecniche che sono state realizzate in occasione dei restauri delle sue opere evidenziano anche una notevole perizia tecnica.

Rientro di Botticelli a Firenze e le Storie di Nastagio degli Onesti

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Il rientro a Firenze e Nastagio degli Onesti

Il rientro a Firenze e l’interruzione del contratto romano

Mentre si trovava a Roma ai lavori della Cappella Sistina (si veda la pagina precedente sul link in alto) il Botticelli fu informato dell’improvvisa morte del padre, per cui dovette ritornare d’urgenza a Firenze.

Appena rientrato decise di non partecipare alla continuazione dei lavori previsti nel nuovo contratto stipulato a Roma e, quindi, si impegnò con le locali pregiate committenze, che parevano ormai non mancargli più.

Il 5 ottobre 1482, infatti, all’artista fu chiesto di partecipare alla decorazione della Sala dei Gigli (Apoteosi di san Zanobi e ciclo di uomini illustri) di Palazzo Vecchio insieme a Piero del Pollaiolo, Domenico Ghirlandaio e Pietro Perugino. L’unico ad occuparsi della committenza fu però il Ghirlandaio.

Gli influssi della Cappella Sistina

Tuttavia i lavori alla Cappella Sistina influirono sensibilmente sulla pittura di Botticelli, soprattutto su alcuni elementi figurativi con una rinnovata visione verso i motivi classici.

Inoltre ebbe un più consapevole approccio con gli sfondi, impiegando elementi architettonici dell’antichità. A questo c’è da aggiungere gli influssi, se pur minimi, di altri artisti e la visione diretta di antichi sarcofaghi.

Le Storie di Nastagio degli Onesti

Nel 1483 la famiglia de’ Medici (forse proprio Lorenzo il Magnifico) commissionò all’artista le Storie di Nastagio degli Onesti (tratte dal Decameron), da dipingere su quattro pannelli per cassone. Si trattava di un regalo di nozze per Lucrezia Bini e Giannozzo Pucci che si sposarono in quell’anno.

Gli elementi tratti dalla novella del Decameron, soprattutto quelli soprannaturali, di cui le singole storie erano colme, consentirono all’artista di integrare la sua capacità di rappresentazione narrativa con un registro fantastico ancora inesplorato. Tutto ciò è testimoniato dagli elementi presenti nei pannelli in esame, nonostante risulti evidente che molte zone fossero state affidate agli aiuti di bottega. Tuttavia l’importantissimo ciclo, secondo gli studiosi di Storia dell’arte, risulta tra i più originali in tutta produzione artistica di Botticelli.

Le quattro storie raffigurate dal Botticelli

Primo episodio
Botticelli - Storie di Nastagio degli onesti - nastagio incontra la donna e il cavaliere nella pineta di Ravenna
Botticelli – Storie di Nastagio degli onesti – Nastagio incontra la donna e il cavaliere nella pineta di Ravenna, Prado, Madrid.

Nastagio, dopo essere stato rifiutato dalla figlia di Paolo Traversari, si ritrova a vagare solo e pensieroso in una pineta di Ravenna.

Ad un tratto gli appare una donna che cerca di fuggire da un cavaliere e dai suoi cani: Questi ultimi alla fine riescono ad azzannarla nonostante i tentativi di Nastagio per evitare l’aggressione.

Secondo episodio

Nastagio (figura a sinistra) è sorpreso e inorridito dalla scena che gli si presenta davanti, con l’assalitore che estirpa il cuore della donna per poi darlo in pasto ai cani.

Botticelli: Storie di Nastagio degli Onesti - Uccisione della donna
Botticelli: Storie di Nastagio degli Onesti – Uccisione della donna, Prado, Madrid.

La donna miracolosamente si rialza e riprende la fuga richiamando cavaliere e cani ad un nuovo inseguimento (visibile al centro sul fondo). Nastagio riesce finalmente a chiedere al cavaliere spiegazioni sul suo comportamento, il quale lo informa di chiamarsi Guido. Inoltre gli dice di essere un suo avo, suicidatosi perché respinto dalla donna amata. Per tal motivo quindi egli deve, per volere divino, insieme all’antica amata, ripetere in quel luogo la stessa scena per un lunghissimo periodo: tanti anni per quanti mesi la donna derise i sentimenti del cavaliere.

Terzo episodio
Botticelli - Storie di nastagio degli Onesti - Il banchetto nel bosco
Botticelli – Storie di Nastagio degli Onesti – Il banchetto nel bosco, Prado, Madrid..

Dopo l’orrenda apparizione, Nastagio decide di far conoscere alla figlia di Traversari la punizione a cui verrà sottoposta per averlo respinto. Poi la invita insieme al padre ed altre persone ad un banchetto, proprio nel luogo delle ripetute apparizioni. Alla solita ora appaiono le ripetute scene del cavaliere che insegue la donna, della sua aggressione e del cuore mangiato dai cani. Nastagio spiega i motivi di tale punizione alla donna che lo sta respingendo; finalmente lei, terrorizzata, acconsente di sposarlo.

Quarto episodio
Botticelli, Nozze di Nastagio degli Onesti
Botticelli, Storie di Nastagio degli Onesti – le nozze, Firenze, Palazzo Pucci.

Nastagio si sposa con la figlia di Traversari e la scena del riquadro raffigura il ricco banchetto nuziale. Sopra i tre capitelli in primo piano si possono identificare gli stemmi dei Pucci, dei Medici e dei Bini.

Nel 1483 l’artista fu chiamato da Lorenzo il Magnifico a partecipare, insieme ad altri famosi artisti locali (Domenico Ghirlandaio, Pietro Perugino e Filippino Lippi) alla decorazione della villa di Spedaletto, situata presso Volterra. Gli affreschi, tutti a carattere mitologico si persero purtroppo totalmente nel tempo[ Santi, citazione a pagina 86].

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Botticelli e i lavori nella Cappella Sistina

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La partenza per Roma di Botticelli insieme a Ghirlandaio, Perugino e Rosselli

Storie della vita di Cristo e di Mosè

La rottura politica della Famiglia de’ Medici con gli alleati della Congiura dei Pazzi del 1478  fu intelligentemente risanata attraverso scambi culturali, soprattutto con Ferdinando I di Aragona e Sisto IV.

Si ricorda che tale congiura venne messa in atto da alcuni membri della famiglia di banchieri fiorentini, che con aiuti esterni congiurarono contro i governanti. Il complotto da cui scampò Lorenzo il Magnifico, che grazie alla sua destrezza subì guaribili ferite, si concluse con la morte di Giuliano de’ Medici.

Botticelli: Prove di Cristo
Botticelli: Prove di Cristo

I migliori artisti di Firenze e dintorni entrarono così nelle varie corti della nostra penisola come portatori di bellezza e armonia della cultura fiorentina. Infatti il 27 ottobre del 1480 il Botticelli, insieme a Domenico Ghirlandaio, Pietro PeruginoCosimo Rosselli, tutti con i propri collaboratori a seguito, partirono per Roma per lavorare nella Cappella Sistina[Santi, citazione a pagina 86].

Il ciclo a cui erano chiamati a lavorare prevedeva l’esecuzione di dieci riquadri raffiguranti scene con le Storie della vita di Cristo e di Mosè.

Botticelli: Prove di Mosè
Botticelli: Prove di Mosè

Gli artisti nelle loro rappresentazioni dovevano attenersi scrupolosamente alle generali convenzioni, tanto da far risultare omogeneo il lavoro di insieme e cioè: una comune struttura compositiva, l’impiego di un’unica scala dimensionale, affini distribuzioni degli elementi ritmici, nonché conformità nella paesaggistica.

Inoltre si richiese l’utilizzo di una comune tonalità sulle rifiniture in oro, così da dare risalto agli affreschi con i bagliori delle illuminazioni interne.

Papa Sisto IV programmò l’iconografia disponendo simmetricamente le scene in modo da evidenziare il confronto concettuale tra le storie di Cristo e quelle di Mosè, con lo scopo di enfatizzare l’importanza del Nuovo Testamento, che attraverso la continuità della legge divina, stadio per stadio, si sarebbe tramutato nel messaggio cristiano, quindi tramandato da Gesù a san Pietro (primo pontefice) e a tutti i suoi successori.

Le scene del Botticelli

Botticelli - Punizione dei ribelli
Botticelli – Punizione dei ribelli

Il Botticelli doveva realizzare tre scene (Le Prove di Cristo, Le Prove di Mosè, La Punizione dei ribelli) e la raffigurazione di alcuni papi. Il 17 febbraio 1482 gli ampliarono il contratto per l’esecuzione di nuovi affreschi. Questi però mai videro la luce a causa di un improvviso richiamo dell’artista a Firenze per la morte del padre, da cui non ripartì. Ai tre affreschi, data la loro vastità, parteciparono alcuni collaboratori del Botticelli [Santi, citazione pagina 120].

In generale nella realizzazione dei riquadri il Botticelli non risultò ben determinato mostrando problematiche, sia nelle forme che nella narrazione, generando così un insieme alquanto frammentato.

Data la mole dell’artista ciò potrebbe essere dipeso dallo spaesamento nell’operare su soggetti non congeniali alle sue abitudini e nell’operare un ambiente a lui estraneo [Santi, citazione pagina 120].

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Botticelli al servizio della famiglia de’ Medici

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Sandro Botticelli e i Medici

Il gonfalone con Simonetta Vespucci ed altre commissioni

I frequenti rapporti di Botticelli con la famiglia de’ Medici e con le cerchie ad essa collegate garantirono all’artista, oltre alla protezione per un lungo periodo, molteplici commissioni.

Nel 1475 realizzò il gonfalone con la raffigurazione di Simonetta Vespucci – la nobil donna amata da Giuliano de’ Medici – per la giostra tenutasi in piazza Santa Croce, la cui bellezza epica accompagnò il pittore per tutta la sua carriera artistica.

Il gonfalone fu vinto da Giuliano de’ Medici[Santi, citazione a pagina 86].

Dopo la morte di Giuliano, caduto vittima della congiura dei pazzi, a Botticelli venne commissionata la raffigurazione su cartelloni dei condannati in contumacia da appendere alle pareti esterne, lato Porta della Dogana, del Palazzo della Signoria.

La stessa cosa fu chiesta ad Andrea del Castagno nel 1440 in seguito al complotto degli Albizi contro la famiglia de’ Medici, che gli valse l’appellativo di “Andrea degli Impiccati”[Santi, citazione a pagina 86].

Chiaro è che l’artista in esame fosse ormai entrato nelle grazie de’ Medici e che ne avesse abbracciato pienamente la causa, ottenendo protezione e quindi la possibilità realizzare opere su pregiatissime committenze.

L’adorazione dei magi

Adorazione dei Magi di Botticelli agli Uffizi
Adorazione dei Magi di Botticelli agli Uffizi

A questo periodo viene assegnata l’Adorazione dei Magi (1475), eseguita per la chiesa di Santa Maria Novella nella cappella funeraria di Gaspare Zanobi, un prestigioso ed influente personaggio nel mondo dell’arte e della finanza. Trattasi di un’importante composizione con molte novità a livello formale: innanzitutto la scena ripresa frontalmente con al centro le immagini sacre, mentre gli altri personaggi sono disposti ai lati secondo una dilatazione spaziale prospettiva che parte dai primi piani. Prima di questa, infatti, la disposizione era con i tre re come capi corteo, che si ricollegava alla famosa cavalcata annuale dei Magi celebrata per le vie di Firenze. Lo schema iconografico più innovativo riguarda, comunque, la capanna che ospita la sacra famiglia entro edificio diroccato.

La descrizione del Vasari

Giorgio Vasari descrisse abbondantemente l’opera nelle “Vite” (1568). L’Albertini la cita nel 1510, il Billi nel 1515 e 1516, l’Anonimo Gaddiano nel 1542 e 1548 come autografa di Sandro Botticelli.

La concessione dell’altare passò poi ai Pedini, quindi venne passata a Fabio Mandragoni, importante mercante d’arte, che, su schema dello stesso Vasari fece modificare completamente le cornici.

Il trasferimento dell’opera agli Uffizi

Infine il padronato dell’altare passò a Bernardo Vecchietti che, appena l’ottenne, rimosse l’opera del Botticelli sostituendola con un altro dipinto. Nel 1796, dalla villa di Poggio Imperiale, in cui era stata trasferita dopo la rimozione dall’altare, passò alla Galleria degli Uffizi.

Nelle opere che seguono, ancora neoplatoniche, si rilevano influssi fiamminghi

Ritratto di uomo con medaglia di Cosimo il Vecchio
Ritratto di uomo con medaglia di Cosimo il Vecchio (1474)

Lo stesso periodo comprende altre opere, dalle quali si rileva chiaramente l’attaccamento ancora presente alla cerchia dei neoplatonici. Si evidenziano sul Botticelli  anche influssi fiamminghi, soprattutto quelli di Hans Memling, nella raffigurazione ritrattistica.

Tale percorso stilistico ha poca durata per quanto riguarda la ritrattistica, che pare già concluso nel “Ritratto di giovane” (1478, si veda foto in basso). Qui vi domina il linearismo formale a scapito delle conquiste del primo Rinascimento fiorentino iniziate da Masaccio. Si evidenzia così la tendenza a dare più importanza alla linea che ad ogni altro elemento dell’opera. Lo sfondo, infatti, è praticamente assente e l’effigiato totalmente trasfigurato da ogni contesto. La dilatazione spaziale diventa di secondaria importanza e non più indispensabile per dare realismo alla scena.

Una bottega ben avviata e molti allievi

Ritratto di giovane, 1470 circa, tempera su tavola
Ritratto di giovane, 1470 circa, tempera su tavola, 51×33,7 cm., Galleria Palatina, Firenze

Alla fine del decennio 1470-80 la bottega del Botticelli era ormai ben avviata, come testimonia la sua dichiarazione al Catasto del 1480. Qui si riporta un cospicuo numero di allievi, a suo seguito, e altri aiuti.

Nello stesso anno l’artista realizzò, su commissione dei Vespucci, il Sant’Agostino nello studio per chiesa di Ognissanti, una composizione dalle forti caratteristiche espressive che riportano ai più celebri lavori di Andrea del Castagno[Santi, citazione a pagina 86]. Nel 1481 realizzò l’Annunciazione di San Martino alla Scala

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Vita artistica di Botticelli: la filosofia neoplatonica dell’artista

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Botticelli neoplatonico

Anche per l’artista la teoria neoplatonica fu un efficace contributo ad una rivalutazione dell’antica cultura.

I principi di tale teoria riuscirono a risanare in gran parte la frattura creatasi tra i primi umanisti e i sostenitori della religione cristiana, che disapprovavano ogni cosa dell’antichità perché pagana.

Gli influssi delle filosofie mistiche sulla pittura dell’artista

I neoplatonici, rinunciando a riproporre integralmente la “virtù degli antichi come modello etico” della quotidianità, scelsero la conciliazione tra gli ideali della cultura classica ed i principi della cristianità. Si ispiravano – per l’appunto – a Platone ma anche alle idee di altri movimenti mistici tardo-pagani, che approvavano la religiosità delle comunità pre-cristiane.

Tali filosofie influirono profondamente anche sulle arti figurative – e Botticelli non ne fu esente – così che le tematiche relative alla bellezza e all’amore erano sempre presenti e centrali. Secondo il sistema neoplatonico l’amore poteva spingere l’uomo dal regno della materia a quello dello spirito.

La riabilitazione della mitologia

In tal modo venne riabilitata totalmente la mitologia, le cui soggetti ottennero uguale dignità rispetto a quelli sacri, permettendo così una larga diffusione anche alle decorazioni a sfondo profano.

La figura di Venere, la più immorale dell’Olimpo pagano, con la filosofia neoplatonica assunse presto un altro significato, che stimolò gli artisti (tra questi lo stesso Botticelli) alla raffigurazione di tematiche ad essa relative. Soggetti non più ad esclusivo sfondo pagano ma in duplice tipologia. La Venere celeste apparve come simbolo dell’amore spirituale e la Venere terrena quale simbolo della passione e degli istinti.

Il bene che sempre vince il male

Un altro tema che andava alla grande era la contrapposizione tra un principio superiore ed uno inferiore. Ercole, ad esempio, era sempre vincente contro i mostri, mentre Venere riusciva ogni volta ad abbonire Marte.

Tutte scene, queste, che simboleggiavano il contrasto continuo degli stati d’animo dell’uomo. Stati d’animo, sospesi tra vizi e virtù, di cui nessuno è mai stato capace – e mai lo sarà – di conseguire la perfezione. In pratica, però, la sua tendenza è rivolta verso il bene, anche se i suoi istinti sfociano spesso nell’irrazionalità. Tale consapevolezza della propria gracilità crea così un dramma esistenziale – tipico dell’uomo neoplatonico – che sa di dover vivere sempre una condizione irraggiungibile.

Sandro Botticelli conobbe diversi filosofi neoplatonici, da cui trasse i principi fondamentali delle loro idee riuscendo, infatti, a raffigurare la bellezza da essi teorizzata. Questa bellezza la integrava – a differenza di altri artisti a lui contemporanei, legati al medesimo ambiente culturale – con apporti caratteriali personali, oscillanti tra il contemplativo ed il malinconico.

Nel 1474 l’artista ricevette la commissione per un ciclo di affreschi per il Camposanto Monumentale di Pisa. Prima di iniziarlo avrebbe dovuto realizzare – come prova della sua abilità – una pala d’altare raffigurante l’Assunta.

Entrambe le commissioni non furono mai portate a compimento per ragioni sconosciute[Santi, citazione a pagina 86].

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Botticelli nei primi anni di attività: biografia e stile

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Biografia e stile di Sandro Botticelli

Il S. Sebastiano e la filosofia neoplatonica

Nel 1472 il Botticelli aderì – insieme a Filippino Lippi, suo amico e figlio del suo primo maestro Filippo – alla confraternita della Compagnia di San Luca di Firenze.

Sandro Botticelli - San Sebastiano
Sandro Botticelli –  San Sebastiano, 1473, tempera su tavola, 195×100 cm., Gemäldegalerie, Berlino.

A questo periodo viene riferito il San Sebastiano – 1473, tempera su tavola, 195×100 cm., attualmente a Berlino, Gemäldegalerie – già in Santa Maria Maggiore.

Nella composizione si evidenzia ancora l’avvicinamento del Botticelli alla filosofia dell’Accademia neoplatonica, iniziato già dal periodo della Fortezza [Santi, citazione pagina 85].

Nella cerchia dei circoli culturali fiorentini, frequentati anche dalla famiglia Medici, con la forte presenza di Agnolo Poliziano e Marsilio Ficino, la realtà quotidiana era intesa come principalmente integrata da due grandi principi: il divino e la materia inerte.

L’uomo deteneva così un rango privilegiato perché attraverso l’intelligenza e la ragione era arrivato alla contemplazione del divino. Tuttavia, se guidato soltanto dai propri istinti materiali, sarebbe anche potuto cadere verso livelli più bassi della sua condizione.

Botticelli nel San Sebastiano non si limitò ad enfatizzare la bellezza corporea ma volle elevare la figura del santo a mezz’aria, allontanandola così dalla mondanità. Inoltre la fece risaltare con una forte luminosità sullo sfondo avvicinandola al cielo e alla trascendenza.

Le Storie di Giuditta

Scoperta del cadavere di Oloferne
Botticelli – Scoperta del cadavere di Oloferne

Nelle Storie di Giuditta – un dittico del 1472, composto da due tavolette dipinte a tempera, probabilmente unite in origine – il Botticelli rappresentò un ulteriore esempio della lezione dei suoi maestri (Filippo Lippi, Antonio del Pollaiolo, Andrea del Verrocchio).

Nel primo riquadro (Scoperta del cadavere di Oloferne), infatti, si evidenzia il linguaggio del Pollaiolo nell’accesa energia dei toni cromatici, nell’incisiva modellazione dei personaggi e nel forza espressionistica dell’intero contesto.

La drammaticità e la violenza che si respira nella scena della scoperta del cadavere di Oloferne, che caratterizzano in pieno la prima tavoletta, sono totalmente assenti nella seconda dove un’idilliaco scenario, assai più vicino allo stile “lippesco”, racconta il Ritorno di Giuditta a Betulia. Qui le due immagini che vengono rappresentate appaiono serene ed inserite in una delicata paesaggistica, dove camminano a passi lenti ed incerti.

Botticelli - Il ritorno di Giuditta
Botticelli – Il ritorno di Giuditta

Per gli studiosi di Storia dell’arte non si tratta comunque della solita citazione del Botticelli dato che l’assai movimentato panneggio delle due figure testimonia un senso di ansia e nervosismo, lontano dal Lippi, come pure la malinconica espressione di Giuditta, che tiene la spada come avesse in mano una semplice bacchetta di legno.

Il dittico venne donato da un certo Rodolfo Sirigatti alla moglie del granduca di Toscana Francesco I de’ Medici, Bianca Cappello (Borghini, 1584).

L’opera rimase proprietà della famiglia de’ Medici e passò quindi al figlio Antonio, principe di Capiscano. Dal 1632 si trova esposta agli Uffizi di Firenze.

Uno stile ormai consolidato

Nel decennio Settanta-Ottanta il linguaggio pittorico del maestro si mostra ormai del tutto delineato. La sua produzione artistica si integra più tardi con temi filosofici e umanistici richiesti da importanti committenti, compresi quelli della famiglia Medici. Si apre così la stagione dei suoi grandi capolavori [Santi, citazione a pagina 9].

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Vita artistica e pittura di Botticelli – esordi

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La fase intermedia della sua vita artistica

Il lavoro nella propria bottega

Già dal 1469 il Botticelli iniziò a lavorare per conto proprio, come testimonia la portata al Catasto dello stesso anno, dove gli studiosi lo indicano come operativo in casa propria.

Il 9 ottobre morì Filippo Lippi, suo primo maestro, e nel 1470 l’artista aprì per conto proprio una bottega [Santi, citazione pagina 85].

La “Spalliera” per il Tribunale della Mercanzia

Fortezza del Botticelli
Fortezza del Botticelli (dalle Sette Virtù del pollaiolo)

Sempre nel 1470, nel periodo estivo, Sandro realizzò per  il Tribunale della Mercanzia di Firenze una spalliera allegorica con raffigurata una fortezza. Fu, questa, una committenza pubblica di grande prestigio che dette in quel periodo grande risonanza per l’artista [Santi, citazione pagina 85].

L’opera fu commissionata nel mese di maggio da Tommaso Sederini proprio per essere esposta nel tribunale, che si trovava in piazza della Signoria all’inizio di via de’ Gondi. Più tardi venne singolarmente trasferita al piano terreno del Palazzo degli Uffizi, ove fu elencata dal Cinelli nel catalogo del 1677.

Il riquadro della Fortezza

Il riquadro rappresentante la Fortezza si doveva inserire in un ciclo di opere (la settima) di Piero Pollaiolo che infatti risulta realizzato come “Le sette Virtù”.

Il giovane artista accolse, in linea generale, lo schema propostogli dal Pollaiolo ma stravolse la configurazione globale. Infatti invece di dipingere lo scranno marmoreo propostogli dal pittore titolare del ciclo, realizzò un trono ridondante di decorazioni dalle forme fantasiose, un chiaro richiamo alla questione morale nell’esercizio della magistratura.

La viva e reale architettura di questa composizione bene si armonizza con l’elegante e plastica immagine femminile che la occupa seduta. A tal proposito si ricorda che furono proprio le insistenti ricerche di Botticelli sulla bellezza assoluta, al di là dello spazio e del tempo, che via via lo allontanarono dai modelli dell’apprendistato. Dopodiché elaborò quel caratteristico stile che lo rese unico nel mondo artistico fiorentino del periodo.

Eleganza, emotività e sentimenti

Il pittore cercò così di enfatizzare la grazia e l’eleganza intellettuale nella rappresentazione dei sentimenti.

La peculiarità delle sue opere più belle sta soprattutto in un forte linearismo, accompagnato da un energico lirismo. Qui il conflitto fra artificiosità delle forme e naturalismo va praticamente ad annullarsi, lasciando il posto ad un armonioso equilibrio.

Il Botticelli, però, prima di realizzare quei capolavori, ormai universalmente riconosciuti dalla storia dell’arte, ebbe modo di integrare il proprio bagaglio artistico con altri studi in nuovi dipinti.

Gli studiosi di Storia dell’arte considerano questo periodo come la fase intermedia tra le prime opere e quelle della maturità dell’artista.

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Vita artistica, pittura e stile di Sandro Botticelli

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Biografia di Sandro Botticelli

L’apprendistato nella bottega di Filippo Lippi

Botticelli iniziò la sua vita artistica con l’apprendistato nel 1464 sotto la guida di Filippo Lippi, frequentandone la bottega per tre anni.

Con il suo maestro lavorò attivamente a Prato nella cappella maggiore del Duomo in alcune pitture ad affresco raffiguranti le Storie di santo Stefano e san Giovanni Battista, che corrispondono, più o meno, agli ultimi riquadri di quella serie.

Gli influssi delle Madonne del Lippi sul giovane Botticelli

Gli studiosi della Storia dell’arte collocano in tale periodo le Madonne nel cui linguaggio pittorico si evidenziano gli influssi del Lippi sul giovane allievo.

Queste, nello stile, ricordano soprattutto la Lippina (Madonna con bambino ed angeli) degli Uffizi, realizzata nel 1465.

madonna col bambino e un angelo
Madonna col bambino e un angelo, 1465-1467, tempera su tavola, 87×60 cm., Galleria dello Spedale degli Innocenti, Firenze

Il primo lavoro attribuito al giovane Botticelli è la Madonna col Bambino e un angelo, realizzata intorno al 1465 ed attualmente custodita presso la galleria dell’Ospedale degli Innocenti. Qui sono chiare ed evidenti le somiglianze di stile con la Lippina del Lippi, tanto da farla sembrare un omaggio dell’apprendista al suo maestro.

Sempre riferite allo stesso anno – ed ancora con lo stesso linguaggio pittorico del Lippi – sono la Madonna col Bambino e due angeli, attualmente conservata a Washington, dove l’artista ha aggiunto un angelo alle spalle del Bambino, e la Madonna col Bambino e un angelo del Museo  (1465-1467,  tempera su tavola) ubicata nel Musée Fesch di Ajaccio (si veda la foto sotto raffigurata).

Gli influssi di Antonio del Pollaiolo e del Verrocchio

Madonna col Bambino e un angelo, 1465-1467, tempera su tavola
Madonna col Bambino e un angelo, 1465-1467, tempera su tavola, 110×70 cm., Musée Fesch, Ajaccio.

Nel processo di evoluzione della pittura del Botticelli risultano però ancora più forti e determinanti gli influssi di  Antonio del Pollaiolo e di Andrea del Verrocchio.

Si pensa, infatti, che il giovane allievo potesse aver frequentato la bottega di Verrocchio dopo la partenza del Lippi per Spoleto.

Il linguaggio pittorico verrocchiesco, infatti, si evidenzia in una seconda serie di Madonne realizzate tra il 1468 e il 1469. Fra queste, la Madonna in gloria di serafini e la Madonna del Roseto, qui appresso raffigurate, sono entrambe custodite nella Galleria degli Uffizi. Un’altra Madonna (Madonna con il bambino e due angeli) si trova nel Museo Nazionale di Capodimonte di Napoli (1468 circa).

Una concezione matematica del linguaggio pittorico

In quest’ultima l’architettura sul fondo viene ben definita in una volumetria ideale dello spazio nel quale sono inserite le quattro figure. La struttura compositiva viene perciò sviluppata seguendo piani scalari, nello svolgimento di una rapporto mediato tra lo spazio reale e quello teorico reso dal piano prospettico.

Botticelli madonna in gloria di serafini
Madonna in gloria di serafini, 1469-1470, tempera su tavola, 120×65 cm. Uffizi, Firenze

Qui, nello stile di Botticelli, si avverte non soltanto un linearismo enfatizzato come espressione di movimento, ma anche una forte meditazione sulla concezione matematica del linguaggio pittorico. Meditazione che a quei tempi, infatti, dominava con le ricerche iniziate da Piero della Francesca.

Il medesimo linguaggio del Botticelli si ritrova in altre composizione dello stesso periodo con variazione, tuttavia, delle forme naturalistiche ed architettoniche.

Già dal 1469 l’artista iniziò a lavorare in proprio, come testimonia la portata al Catasto dello stesso anno, dove è indicato come operante in casa propria. Il 9 ottobre morì Filippo Lippi e nel 1470 il Botticelli aprì per conto proprio una bottega d’arte [Santi, citazione pagina 85].

Madonna del roseto
Madonna del roseto, 1469-1470, tempera su tavola, 124×64 cm., Galleria degli Uffizi, Firenze

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L’Annunciazione (Galleria degli Uffizi) del Botticelli

Sandro Botticelli: L’Annunciazione (Galleria degli Uffizi)

Il Botticelli: L'Annunciazione (Galleria degli Uffizi)
Sandro Botticelli: L’Annunciazione, cm. 150 x 156, Galleria degli  Uffizi, Firenze

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Sede dell’opera

Sull’opera: “L’annunciazione” è un dipinto prevalentemente attribuito ad Alessandro Filipepi detto il Botticelli, realizzato con tecnica a tempera su tavola nel 1489 – 1490, misura 150 x 156 cm. ed è custodito nella Galleria degli Uffizi di Firenze.

La storia

Da documentazione esistente  risulta che l’opera in esame fu commissionata al Botticelli, intorno alla metà di maggio 1489, da Benedetto di ser Giovanni Guardi, per destinarla alla cappella nella chiesa di San Frediano a Cestello, oggi “Santa Maria Maddalena de’ Pazzi” (fonte: “Libro dei benefattori” del monastero di Cestello in Pinti).

Per molto tempo non i seppe più nulla del dipinto, fino al 1870, anno in cui riapparve in una villa fiesolana dove vivevano le monache di Santa Maria Maddalena de’ Pazzi.

Nel 1874 il dipinto pervenne alla Galleria degli Uffizi. L’autografia, che non è certa al 100%, viene sostenuta dagli studiosi di storia dell’arte Ulmann, Bode (1921 e 1926), Adolfo e Lionello Venturi (rispettivamente nel 1925 e nel 1937) e Mesnil. Altri studiosi ipotizzano la realizzazione in collaborazione con gli artisti della bottega mentre il Bellini (1942) sostiene che ci sia stata collaborazione tra il Botticelli e Filippino Lippi.

50 botticelli - l'annunciazione particolare

Particolare sullo sfondo dell’Annunciazione

Sandro Botticelli: elenco delle opere realizzate dall’artista

Elenco delle opere di Botticelli

Pagine correlate all’artista: Le opere – Il periodo artistico – La critica – Cenni sulla biografia e lo stile – Vita artistica di Botticelli – Bibliografia.

Opere realizzate durante la formazione e nel periodo giovanile

Madonna col Bambino degli Innocenti, anno 1465-1467, tecnica a tempera su tavola, 87 x 60 cm., Galleria dello Spedale degli Innocenti, Firenze.

Madonna col Bambino e un angelo, anno 1465-1467, tecnica a tempera su tavola, 110 x 70 cm., Museo Fesch, Ajaccio.

Adorazione dei Magi, anno 1465-1470, tecnica a tempera su tavola, 50 x 136 cm., National Gallery, Londra.

La Madonna col Bambino, anno 1467 circa, tecnica a tempera su tavola, 71 x 51 cm., Musée du Petit Palais, Avignone.

Madonna della Loggia, anno 1467 circa, tecnica a tempera su tavola, 72 x 50 cm., Galleria degli Uffizi, Firenze.

La Madonna col Bambino e un angelo adorante, anno 1468 circa, tecnica a tempera su tavola, 88 x 68 cm., Norton Simon Museum, Pasadena.

Madonna col Bambino, due angeli e Giovanni Battista, anno 1468 circa, tecnica a tempera su tavola, 85 x 62 cm., Galleria dell’Accademia, Firenze.

La Madonna col Bambino e due angeli, anno 1468-1469 circa, tecnica a tempera su tavola, 100 x 71 cm., Museo di Capodimonte, Napoli.

Ritratto di giovane, anno 1469 circa, tecnica a tempera su tavola, 51 x 33,7 cm., Palazzo Pitti, Galleria Palatina, Firenze.

Altre opere

Madonna in gloria di serafini, anno 1469-1470, tecnica a tempera su tavola, 120 x 65 cm., Galleria degli Uffizi, Firenze.

La Madonna del Roseto, anno 1469-1470, tecnica a tempera su tavola, 124 x 65 cm., Galleria degli Uffizi, Firenze.

Madonna delle Grazie, (attribuzione dubbia) anno 1470 circa, tecnica a tempera su tavola, 80 x 58 cm., collezione privata, Castellammare di Stabia.

Fortezza, anno 1470 circa, tecnica a tempera su tavola, 167 x 87 cm., Galleria degli Uffizi, Firenze.

Pala di Sant’Ambrogio, anno 1470 circa, tecnica a tempera su tavola, 170 x 194 cm., Galleria degli Uffizi, Firenze.

Madonna dell’Eucarestia, anno 1470 circa, tecnica a tempera su tavola, 84 x 65 cm., Isabella Stewart Gardner Museum, Boston.

Ritratto di Esmeralda Brandini, anno 1470-1475, tecnica a tempera su tavola, 65,7 x 41 cm., Victoria and Albert Museum, Londra.

Adorazione dei Magi, anno 1470-1475, tecnica a tempera su tavola, formato tondo, misura diametro 131,5 cm., National Gallery, Londra.

Ritorno di Giuditta a Betulia, anno 1472 circa, tecnica a olio su tavola, 31 x 24 cm., Galleria degli Uffizi, Firenze.

Altre opere

Scoperta del cadavere di Oloferne, anno 1472 circa, tecnica a tempera su tavola, 31 x 25 cm., Galleria degli Uffizi, Firenze.

San Sebastiano, anno 1474 circa, tecnica a tempera su tavola, 195 x 75 cm., Staatliche Museen, Berlino.

Dipinti realizzati nel suo primo periodo mediceo

Ritratto d’uomo con medaglia di Cosimo il Vecchio, anno 1474 circa, tecnica a tempera su tavola, 57,5 x 44 cm., Galleria degli Uffizi, Firenze.

Adorazione dei Magi, anno 1475 circa, tecnica a tempera su tavola, 111 x 134 cm., Galleria degli Uffizi, Firenze.

Adorazione del Bambino, anno 1476-1477, affresco, 200 x 300 cm., chiesa di Santa Maria Novella, Firenze.

Santa Caterina d’Alessandria, anno 1475 circa, Lindenau-Museum, Altenburg.

Madonna del Mare, anno 1477 circa, tecnica a tempera su tavola, 60,5 x 49,5 cm., Galleria dell’Accademia, Firenze.

Ritratto di Giuliano de’ Medici, anno 1478-1480, tecnica a tempera su tavola, 75,6 x 52,6 cm., National Gallery of Art, Washington.

Il Ritratto di Giuliano de’ Medici, anno 1478-1480 circa, tecnica a tempera su tavola, 54 x 36 cm., Accademia Carrara, Bergamo.

Ritratto di Giuliano de’ Medici, anno 1478-1480 circa, tecnica a tempera su tavola, 53 x 36 cm., Gemäldegalerie, Berlino.

Madonna col Bambino e otto angeli, anno 1478 circa, tecnica a tempera su tavola, formato tondo, misura diametro 135 cm., Gemäldegalerie, Berlino.

Altre opere

Sant’Agostino nello studio, anno 1480, affresco, 152 x 112 cm., chiesa di Ognissanti, Firenze.

Cristo benedicente, anno 1480 circa, tecnica a tempera su tavola, 45 x 29 cm., Detroit Institute of Arts, Detroit.

Ritratto di giovane donna, anno 1480 circa, tecnica a olio su tavola, 47,5 x 35 cm., Gemäldegalerie, Berlino.

Madonna del Magnificat, anno 1480-1481, tecnica a tempera su tavola, formato tondo, diametro 118 cm., Galleria degli Uffizi, Firenze.

Ritratto di dama, anno 1480-1485, tecnica a tempera su tavola, 82 x 54 cm., Städelsches Kunstinstitut, Francoforte.

Madonna del Libro, anno 1480-1481 circa, tecnica a tempera su tavola, 58 x 39,5 cm., Museo Poldi Pezzoli, Milano.

Annunciazione di San Martino alla Scala, anno 1481, affresco staccato, 243 x 550 cm., Galleria degli Uffizi, Firenze.

Opere realizzate nel soggiorno a Roma

Ritratti di papi, anno 1481 circa, affreschi, Cappella Sistina, Città del Vaticano.

Prove di Mosè, anno 1481-1482, affresco, 348,5 x 558 cm., Cappella Sistina, Città del Vaticano.

Punizione dei ribelli, anno 1481-1482, affresco, 348,5 x 570 cm., Cappella Sistina, Città del Vaticano.

Altre opere

Prove di Cristo, anno 1481-1482, affresco, 345 x 555 cm., Cappella Sistina, Città del Vaticano.

Dipinti realizzati nel suo secondo periodo mediceo

Adorazione dei Magi, anno 1482 circa, tecnica a tempera su tavola, 70 x 103 cm., National Gallery of Art, Washington.

Primavera, anno 1482 circa, tecnica a tempera su tavola, 203 x 314 cm., Galleria degli Uffizi, Firenze.

Pallade che doma il centauro, anno 1482 circa, tecnica a tempera su tela, 205 x 147,5 cm., Galleria degli Uffizi, Firenze.

Ritratto di giovane uomo, anno 1482-1483, tecnica a tempera su tavola, 41 x 31 cm., National Gallery of Art, Washington.

Venere e Marte, anno 1483 circa, tecnica a tempera su tavola, 69 x 173,5 cm., National Gallery, Londra.

Primo episodio di Nastagio degli Onesti, anno 1483 circa, tecnica a tempera su tavola, 83 x 138 cm., Museo del Prado, Madrid.

Altre opere

Secondo episodio di Nastagio degli Onesti, anno 1483 circa, tecnica a tempera su tavola, 82 x 138 cm., Museo del Prado, Madrid.

Terzo episodio di Nastagio degli Onesti, , anno 1483 circa, tecnica a tempera su tavola, 83 x 142 cm., Museo del Prado, Madrid.

Nastagio degli Onesti, quarto episodio, anno 1483 circa, tecnica a tempera su tavola, 83 x 142 cm., collezione privata di palazzo Pucci, Firenze.

Ritratto virile, anno 1483 circa, tecnica a tempera su tavola, 37,5 x 28,2 cm., National Gallery, Londra.

Madonna Bardi, anno 1485, tecnica a tempera su tavola, 185 x 180 cm., Staatliche Museen, Berlino.

Ritratto di giovane donna, anno 1485 circa, tecnica a tempera su tavola, 61 x 40 cm., Galleria Palatina, Firenze.

Nascita di Venere, anno 1485 circa, tecnica a tempera su tela, 172,5 x 278,5 cm., Galleria degli Uffizi, Firenze.

Annunciazione, anno 1485 circa, tecnica a tempera e oro su tavola, 19,1 x 31,4 cm., Metropolitan Museum, New York.

Altre opere

Ciclo di villa Lemmi, anno 1486 circa, affreschi trasferiti su tela, Musée du Louvre, Parigi.

  • Venere e le tre Grazie offrono doni a una giovane, 211 x 284 cm.
  • Giovane uomo introdotto tra le Arti Liberali, 238 x 284 cm.

Madonna della melagrana, anno 1487 circa, tecnica a tempera su tavola, formato tondo, misura diametro 143,5 cm., Galleria degli Uffizi, Firenze.

Opere realizzate nell’ultimo periodo

Pala di San Barnaba, anno 1488 circa, tecnica a tempera su tavola, 268 x 280 cm., Galleria degli Uffizi, Firenze.

  • Visione di sant’Agostino, tecnica a tempera su tavola di predella, 20 x 38 cm.
  • Cristo nel sepolcro, tecnica a tempera su tavola di predella, 21 x 41 cm.
  • Salomè con la testa di Giovanni Battista, tecnica a tempera su tavola di predella, 21 x 40,5 cm.
  • Estrazione del cuore di sant’Ignazio, tecnica a tempera su tavola di predella, 21 x 40,5 cm.

Madonna col Bambino, San Giovannino e angeli, anno 1488-1490, tecnica a tempera su tavola, formato tondo, misura diametro 170 cm., Galleria Borghese, Roma.

Annunciazione di Cestello, anno 1489-1490, tecnica a tempera su tavola, 150 x 156 cm., Galleria degli Uffizi, Firenze.

Vergine adorante il Bambino, anno 1490 circa, tecnica a tempera su tavola, formato tondo, misura diametro 59,6 cm., National Gallery of Art, Washington.

Vergine che adora il Bambino dormiente, anno 1490 circa, tecnica a tempera su tela, 122 x 80 cm., National Gallery of Scotland, Edimburgo.

Altre opere

Pala di San Marco, anno 1490-1492, tecnica a tempera su tavola, 378 x 258 cm, Galleria degli Uffizi., Firenze:

  • Incoronazione della Vergine e santi, tecnica a tempera su tavola di predella, 378 x 258 cm.
  • San Giovanni Evangelista a Patmos, tecnica a tempera su tavola di predella, 21 x 269 cm.
  • Sant’Agostino nella cella, tecnica a tempera su tavola di predella, 21 x 269 cm.
  • Annunciazione, tecnica a tempera su tavola di predella, 21 x 269 cm.
  • San Gerolamo penitente, tecnica a tempera su tavola di predella, 21 x 269 cm.
  • Miracolo di Sant’Eligio, tecnica a tempera su tavola di predella, 21 x 269 cm.

Annunciazione, anno 1490 circa, tecnica a tempera su tavola, 49,5 x 58,5 cm., Kelvingrove Art Gallery and Museum, Glasgow.

Sant’Agostino nello studio, anno 1490-1494, tecnica a tempera su tavola, 41 x 27 cm., Galleria degli Uffizi, Firenze.

Ritratto di Michele Marullo Tarcaniota, anno 1490-1495 circa, tecnica a tempera su tela trasferita da tavola, 49 x 35 cm., Collezione Cambó, Barcellona.

Madonna col Bambino e san Giovannino, anno 1490-1495, tecnica a tempera su tela, 134 x 92 cm., Galleria Palatina, Firenze.

Ritratto di Ser Piero Lorenzi, anno 1490-1495, tecnica a tempera su tavola, 50 x 36,5 cm., Philadelphia Museum of Art, Filadelfia.

Altre opere

Pala delle Convertite, anno 1491-1493 circa, tecnica a tempera su tavola, 215 x 192 cm., Courtauld Institute Galleries, Londra.

  • Maddalena che ascolta la predica di Cristo, 18 x 42 cm., Philadelphia Museum of Art, Filadelfia.
  • Festa in casa di Simone, 18 x 42 cm., Philadelphia Museum of Art, Filadelfia.
  • Noli me tangere, 18 x 42 cm., Philadelphia Museum of Art, Filadelfia.
  • Comunione e assunzione della Maddalena, 118 x 42 cm., Philadelphia Museum of Art, Filadelfia.

Madonna del padiglione, anno 1493 circa, tecnica a tempera su tavola, formato tondo, diametro 65 cm., Pinacoteca Ambrosiana, Milano.

Calunnia, anno 1494-1495, tecnica a tempera su tavola, 62 x 91 cm., Galleria degli Uffizi, Firenze.

Ritratto di Dante, anno 1495 circa, tecnica a tempera su tela, 54,7 x 47,5 cm., collezione privata, Ginevra.

Compianto sul Cristo morto, anno 1495 circa, tecnica a tempera su tavola, 107 x 71 cm., Museo Poldi Pezzoli, Milano.

Compianto sul Cristo morto con i santi Girolamo, Paolo e Pietro, anno 1495 circa, tecnica a tempera su tavola, 140 x 207 cm., Alte Pinakothek, Monaco.

Comunione di san Girolamo, anno 1495 circa, tecnica a tempera su tavola, 34,5 x 25,4 cm., Metropolitan Museum, New York.

Giuditta con la testa di Oloferne, anno 1495-1500, tecnica a tempera su tavola, 36,5 x 20 cm., Rijksmuseum, Amsterdam.

Discesa dello Spirito Santo, anno 1495-1505, tecnica a olio su tavola, 207 x 229 cm., Birmingham Museum & Art Gallery, Birmingham.

Storie di Virginia, anno 1498 circa, tecnica a tempera su tavola, 85 x 165 cm., Accademia Carrara, Bergamo.

Storie di Lucrezia, anno 1498 circa, tecnica a tempera su tavola, 83,5 x 180 cm., Isabella Stewart Gardner Museum, Boston.

Altre opere

San Gerolamo, anno 1498-1505, tecnica a tempera su tela, 44,5 x 26 cm., Ermitage, San Pietroburgo.

San Domenico, anno 1498-1505, tecnica a tempera su tela, 44,5 x 26 cm., Ermitage, San Pietroburgo.

Cristo coronato di spine, anno 1500 circa, tecnica a tempera su tavola, 47,6 x 32,3 cm., Accademia Carrara, Bergamo.

Madonna col Bambino e san Giovanni Battista, anno 1500 circa, tecnica a tempera su tavola, 123,8 x 84,4 cm., Museum of Fine Arts, Boston.

Trasfigurazione con i santi Gerolamo e Agostino, anno 1500 circa, tecnica a tempera su tavola, 27,5 x 35,5 cm., Galleria Pallavicini, Roma.

Orazione nell’orto, anno 1500 circa, tecnica a tempera su tavola, 53 x 35 cm., Museo de la Capilla Real, Granada.

Adorazione del Bambino, anno 1500 circa, tecnica a tempera su tavola, formato tondo, misura diametro 125,7 cm., North Carolina Museum of Art, Raleigh.

L’Adorazione del Bambino, anno 1500 circa, tecnica a olio su tavola, formato tondo, misura diametro 120,8 cm., Museum of Fine Arts, Houston.

Adorazione dei Magi, anno 1500 circa, tecnica a tempera su tavola, 108 x 173 cm., Galleria degli Uffizi, Firenze.

Natività mistica, anno 1501, tecnica a tempera su tela, 108,5 x 75 cm., National Gallery, Londra.

Battesimo ed elezione a vescovo di san Zanobi, anno 1500-1505, tecnica a tempera su tavola, 66,5 x 149,5 cm., National Gallery, Londra.

Tre miracoli di san Zanobi, anno 1500-1505, tecnica a tempera su tavola, 65 x 139,5 cm., National Gallery, Londra.

Tre miracoli di san Zanobi, anno 1500-1505, tecnica a tempera su tavola, 67,3 x 150,5 cm., Metropolitan Museum, New York.

Ultimo miracolo e morte di san Zanobi, anno 1500-1505, tecnica a tempera su tavola, 66 x 182 cm., Gemäldegalerie, Dresda.

Crocifissione simbolica, anno 1502 circa, tecnica a tempera su tela, 73,5 x 50,8 cm., Fogg Art Museum, Cambridge (Massachusetts).