Biografia, opere e vita artistica di Giovanni Antonio Canal detto Canaletto

Biografia opere e vita artistica di Canaletto

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Breve biografia di Canaletto

Biografia opere e vita artistica di Canaletto

Giovanni Antonio Canal detto il Canaletto (Venezia,17 ottobre 1697 – ivi, 19 aprile 1768) fu il caposcuola dei vedutisti veneti del Settecento.

Il padre era pittore di scenari teatrali: nel suo studio il giovane Canaletto apprese l’arte.

Fino dal 1716 aiutava il padre insieme al fratello Cristoforo, a disegnare le scene per due opere di Vivaldi e Chelleri, eseguite al teatro Sant’Angelo a Roma,durante un soggiorno romano, in cui aveva accompagnato il padre, come è testimoniato dai relativi libretti; ma è possibile che avesse lavorato precedentemente col padre, nei teatri veneziani.

Nei successivi quattro anni, la famiglia fornì le scene per altre opere di vari compositori, in diversi teatri romani.

In questo periodo romano Giovanni Antonio Canal (che era chiamato Canaletto per distinguerlo dal padre), forse perché si rese conto che i metodi convenzionali della scenografia contemporanea soffocavano le sue doti naturali: il suo innato amore per la pittura di paesaggio, si risvegliò forse attraverso contatti con artisti olandesi attivi a Roma, in particolare Gaspar Van Wittel (meglio noto come, Vanvittelli), che allora dipingeva rappresentazioni topografiche di Roma e di altre città italiane.

Poiché Van Wittel aveva allora appena intrapreso il genere di pittura vedutista,anche Canaletto iniziò dipingendo le antichità di Roma; quasi certamente risale a questo periodo una serie di ventidue disegni con vedute romane. (oggi conservati a Londra, al British Museum).

Alcune fra le più conosciute opere di Canaletto

Riva degli Schiavoni verso est (1745 circa)

Canaletto: Riva degli Schiavoni verso est (1745 circa), Edimburgo, Scottish National Gallery. Dimensione della tela: (40,1 X 59,7 cm.)
Canaletto: Riva degli Schiavoni verso est (1745 circa), Edimburgo, Scottish National Gallery. Dimensione della tela: (40,1 X 59,7 cm.)

Le geometrie fortemente razionalistiche e la prospettiva impeccabile rendono la tela Riva degli Schiavoni verso est, uno dei manifesti per eccellenza della pittura vedutista. La mano di Canaletto è capace di riprodurre “fotograficamente” uno degli scorci più apprezzati di Venezi

. A sinistra si vedono la colonna di San Marco con il leone in cima, la maestosa facciata gotica di Palazzo Ducale, e in lontananza,oltre le scale, le carceri della città.

Il dipinto, realizzato per committenti inglesi, riproduce fedelmente la vivacità e la frenesia di Venezia.

Inoltre la tela ha un’importanza particolare, in quanto si sofferma su quello che, alcuni secoli dopo, diventerà il punto d’osservazione prediletto dei pittori impressionisti, in visita a Venezia. (come Manet, Renoir e Monet).

Santa Maria Aracoeli e il Campidoglio

Antonio Canal: Santa Maria Aracoeli e il Campidoglio (1720 circa), Budapest, Szépmuvesti Museum.
Canaletto: Santa Maria Aracoeli e il Campidoglio (1720 circa), Budapest, Szépmuvesti Museum. Dimensioni della tela: (148 X 200 cm.)

Il Canaletto, al seguito del padre, a Roma, avrebbe iniziato proprio nell’Urbe a proporsi come interprete del vedutismo, un’arte in cui protagonisti sono scorci cittadini o vedute del paesaggio. Qui ritrae la piazza del Campidoglio e Santa Maria Aracoeli.

Secondo Charles Beddington, la tela sarebbe stata eseguita dal Canaletto dopo il ritorno da Roma, cioè nel 1720,venendo a porsi come punto di riferimento fondamentale nella ricostruzione dell’attività giovanile dell’artista.

L’attribuzione è basata sulla relazione con disegni del Canaletto facenti parte della serie di ventidue vedute romane da lui eseguite tra il 1719 e il 1720. Ma l’argomentazione è fragile, perché non esiste alcun legame stilistico tra questo mediocre dipinto e le opere vedutiste come l’Arco di Settimio Severo e l’Arco di Costantino, che Beddington ha datato 1720 – 1721, senza dare una convincente giustificazione dello stridente divario stilistico e cromatico.

Dopo il suo ritorno a Venezia, elaborò uno stile personale di vedute di Venezia e del suo entroterra, che incontrò il favore di un pubblico internazionale: ebbe tra i suoi acquirenti il principe del Liechtenstein e il banchiere inglese Joseph Smith, che divenne poi console inglese a Venezia e gli aprì le porte del ricco e nobile collezionismo inglese. Dal 1746 al 1755, Canaletto soggiornò a Londra (con brevi ritorni a Venezia).

Piazza San Marco

Canaletto: Piazza San Marco (1723 circa) Madrid, Museo Tyssen-Bornemisza. Dimensioni della tela: (141 X 204 cm.)
Canaletto: Piazza San Marco (1723 circa)
Madrid, Museo Tyssen-Bornemisza. Dimensioni della tela: (141 X 204 cm.)

Anche con questa tela il Canaletto si dimostra uno dei più grandi (se non il più grande) tra gli esponenti del vedutismo,genere pittorico in cui protagonista del dipinto sono le vedute di città o di paesaggi.

Questo genere, anche grazie all’abilità di pittori come Canaletto, si diffuse in particolare a Venezia,soprattutto per la bellezza e per l’unicità dei suoi scorci cittadini, che resero i dipinti dei vedutisti veneziani, richiestissimi in ogni parte d’Europa, i committenti di ogni angolo del continente si recavano infatti a Venezia per acquistare le vedute della città lagunare riprodotte su tela.

Il Canaletto esalta i contrasti chiaroscurali tra le zone in ombra e quelle soleggiate, ricorrendo ad una gamma cromatica verde- azzurra e grigio- argento, fredda e ai toni brumosi dei pittori paesaggisti. I dipinti del Canaletto comunque si distinguono sempre per la loro grande accuratezza.

Il Canal Grande verso Rialto

Canaletto: Il canal grande da campo San Vio presso il ponte di Rialto cm. 144 x 207, Venezia, Ca’ Rezzonico
Canaletto: Il canal grande da campo San Vio presso il ponte di Rialto cm. 144 x 207, Venezia, Ca’ Rezzonico

Questo dipinto appartiene alla serie delle quattro vedute realizzate da Canaletto agl’inizi degli anni venti per un unico committente, probabilmente, uno dei governatori dell’Ospedale dei Mendicanti.

I dipinti divennero proprietà del principe del Liechtenstein e, sul finire del secolo, vennero trasferiti a Vienna.

La tela, precedentemente in collezione privata, è pervenuta al museo veneziano nel 1983.

La scena è osservata da palazzo Balbi, in direzione del ponte di Rialto che chiude le linee di fuga sullo sfondo. Il canale,delimitato in primo piano dal perimetro della tela,corre verso il punto di fuga della composizione; lungo le sue rive si svolge la scenografica sfilata dei palazzi addossati gli uni agli altri,quelli sul lato sinistro, splendono illuminati dal sole che rivela impietoso il degrado delle costruzioni.

Oltre ai minuti particolari architettonici. Grazie all’impiego preso a prestito dalla tecnica scenografica,di due diverse fonti di luce (poste su entrambi i lati della tela) alterando in modo suggestivo la visione reale, le acque della laguna sono oscurate dalle ombre di palazzo Balbi,sulla sinistra,e da quelle delle case dei Mocenigo, sulla sponda opposta. La pittura del Canaletto, oltre ad unire nella rappresentazione topografica, architettura e natura, si atteneva a rigorose e precise condizioni di luce e a valori assoluti della prospettiva, ottenuta con l’uso della camera ottica.

Biografia opere e vita artistica di Canaletto

BREVE NOTA SULLA CAMERA OTTICA

La camera ottica era uno strumento molto usato dai pittori del 1700, permetteva di proiettare l’immagine della realtà su uno schermo di carta oleata, in modo da poter procedere al ricalco.

La nuova pittura del Canaletto, piace tanto che nel 1722 l’artista ha già fama di un genio, che supera la tradizionale pittura topografica del Carlevarijs. Il successo consente a Canaletto di assicurarsi la collaborazione di una bottega, dove vengono vendute le sue opere, prima a italiani e poi ad inglesi.

Nel 1723 lavora per il banchiere inglese Joseph Smith, futuro console a Venezia, e suo mecenate, per il quale esegue disegni e dipinti destinati a decorargli l’abitazione.

Il Canal Grande visto da campo San Vio

Il Canal Grande visto da campo San Vio (1723), Madrid, Museo Tyssen – Bornemisza. Dimensioni della tela: (142 X 214 cm.)
Canaletto: Il Canal Grande visto da campo San Vio (1723), Madrid, Museo Tyssen – Bornemisza. Dimensioni della tela: (142 X 214 cm.)

Anche quest’opera fu acquisita dal principe del Liechtenstein insieme ad altre. La scena osservata dal lato del campo San Vio, pone il punto di vista dello spettatore leggermente rialzato,così da spaziare fino al bacino di San Marco.

La facciata marmorea di palazzo Corner ,interamente riprodotta, contrasta con la fiancata dall’intonaco vecchio e scrostato. Sul lato destro della tela, una parte del campo popolato dagli abitanti della zona: quattro uomini, poveramente vestiti, si riposano al sole, mentre parlano con l’uomo in piedi di fronte a loro.

Al precario approdo sono ancorati due barconi,uno solo di essi ha la vela spiegata; ed è qui che il pittore sembra soffermarsi maggiormente, cercando attraverso le molteplici tonalità del marrone, di creare l’effetto della tela logora e sporca.

Come realmente risultano certe vecchie imbarcazioni. Ma, senza dubbio, il particolare più realistico ci è offerto dalla donna affacciata al balcone della palazzina di destra, che con la scopa in mano e lo straccio della polvere appeso al balcone, osserva lo svolgersi della vita della piazza sottostante, mentre sul tetto lavora lo spazzacamino.

Il bacino di San Marco dalla Giudecca

Il bacino di San Marco con la dogana dalla punta della Giudecca, cm. 141 x 152,5 Cardiff National Museum of Wales
Canaletto: Il bacino di San Marco con la dogana dalla punta della Giudecca, cm. 141 x 152,5 Cardiff National Museum of Wales

Il bacino di San Marco con la dogana è visto dalla punta della Giudecca.

La tela appartiene alle opere giovanili di Canaletto dipinte a Venezia.

Questo scorcio di Venezia, fra i più suggestivi della città lagunare, verrà commissionato spesso al vedutista veneziano, questa veduta dalla Giudecca è forse più insolita, ma indubbiamente questa veduta del bacino di San Marco piaceva a tutti e solo i più ricchi e fortunati potevano portarsi a casa una tela del Canaletto, che aveva ormai una bottega avviata e prospera.

Il bacino di San Marco

Canaletto: Il bacino di San Marco verso est, cm. 204, Boston, Museum of Fine Arts.
Canaletto: Il bacino di San Marco verso est, cm. 125 x 204, Boston, Museum of Fine Arts.

La pittura vedutista di Canaletto in quest’opera ritrae “fotograficamente” un luminoso bacino di San Marco, con la Riva degli Schiavoni, uno dei punti d’attracco della città lagunare, molto fitto d’imbarcazioni di ogni tipo.

Il bacino di San Marco verso est abbraccia una luminosa Isola di San Giorgio, che fa da sfondo al fitto movimento delle imbarcazioni.

Canaletto “dilata” lo spazio, come se lo vedesse attraverso un grandangolo e cerca la veduta panoramica abbassando la linea dell’orizzonte.

Il bacino di San Marco dalla piazzetta

Canaletto: Il bacino di San Marco con l’isola di san Giorgio dalla piazzetta, cm. 63, Milano, collezione. privata.
Canaletto: Il bacino di San Marco con l’isola di san Giorgio dalla piazzetta, cm. 47 x 63, Milano, collezione. privata.

Canaletto. Il bacino di San Marco con l’isola di San Giorgio dalla piazzetta (1726 – 1728)
Milano, collezione privata. Dimensioni della tela: (47 X 63 cm.).

Il Canaletto eseguì altre tele con il bacino di San Marco, questa è custodita oggi da un collezionista privato.

Il ritorno del bucintoro al molo

Antonio Canal : Il ritorno del bucintoro al molo (1734), Windsor Castle, Royal Collection. Dimensioni della tela: (77 X 126 cm.)
Canaletto: Il ritorno del bucintoro al molo (1734), Windsor Castle, Royal Collection. Dimensioni della tela: (77 X 126 cm.)

Il quadro dipinto per il console inglese Joseph Smith, ritrae il bucintoro nel giorno dell’Ascensione.

Entro un rigoroso telaio prospettico, il pittore inserisce con assoluta esattezza il complesso sviluppo dei maggiori monumenti di Piazza San Marco, visti dalle acque del bacino, nel giorno della maggiore solennità della Serenissima, quando il doge rievoca lo sposalizio del mare, simbolo del dominio veneziano sull’Adriatico.

Sotto una luce solare, il monumentale bucintoro (regale nave a remi che ospita il doge), solca lentamente le acque sulle quali scintilla una luce d’argento, mentre una folla, sparsa tra gondole e barche addobbate a festa, lo attende tranquillamente sulla banchina del molo.

Vedutismo

Con il Settecento nacque nell’ambiente artistico una forte esigenza di oggettività e precisione, capaci d’impreziosire il genere del vedutismo anche di un valore documentario.

Già dalla prima metà del XVIII secolo s’iniziò a manifestare una certa inclinazione per la razionalità che si riverberò anche sul modo di rendere il paesaggio.

La richiesta di vedute aumentò in breve tempo per i luoghi di grande interesse turistico e politico e tale fenomeno spiega così il motivo per cui, in alcuni centri di grande richiamo, si siano formate vere e proprie schiere d’artisti specializzati in questo genere pittorico, come avvenne per esempio a Venezia.

Si comprende perciò il motivo per il quale un pittore dalle discrete doti tecnico-artistiche come Canaletto, si sia specializzato proprio in tale pittura, conducendola molto presto a livelli molto alti di precisione e cura del dettaglio.

In breve tempo l’artista riuscì ad essere adorato dai più svariati committenti che capitavano a Venezia; e in particolare dal pubblico inglese, e questo fu uno dei motivi che nel 1746 spinsero Canaletto a stabilirsi a Londra, dove, salvo due brevi rientri a Venezia, rimase fino al 1755.

Sempre per Joseph Smith dipingerà “La Regata sul Canal Grande” e “Interno di San Marco di notte”.

La Regata sul Canal Grande

Antonio Canal: La Regata sul Canal Grande (1732), Londra, Collezioni Reali. Dimensioni della tela: (77 X 126 cm.)
Canaletto: La Regata sul Canal Grande (1732), Londra, Collezioni Reali. Dimensioni della tela: (77 X 126 cm.)

Il dipinto raffigura il Canal Grande durante una gara molto importante per i Veneziani, la Regata storica (ancora oggi disputata e molto ammirata).

Il dipinto ci fa notare l’intenso traffico di gondole e altre barche che fanno da contorno, cariche di spettatori e tifosi.

Sui palazzi veneziani affollati di gente, si vedono dei drappi ricamati che sono appesi a simboleggiare il giorno di festa. Si vede un bellissimo cielo sereno,che occupa quasi metà del quadro.

Nei suoi quadri Canaletto oltre ad unire nella rappresentazione topografica architettura e natura,mostra un’attenta resa atmosferica, dalla scelta di precise condizioni di luce per ogni particolare momento della giornata e da un’indagine condotta con criteri di scientifica oggettività,in concomitanza col maggiore momento di diffusione dell’Illuminismo. Insistendo sul valore geometrico della prospettiva, che l’artista a volte descrive servendosi della camera ottica.

Interno di San Marco di notte

Canaletto: Interno di San Marco di notte (1733), Londra, Collezioni Reali. Dimensioni della tela: (33 X 22 cm.)
Canaletto: Interno di San Marco di notte (1733), Londra, Collezioni Reali. Dimensioni della tela: (33 X 22 cm.)

Il dipinto rappresenta la Basilica di San Marco durante le funzioni del Venerdì santo. La crociera e il transetto nord vengono ripresi da un punto d’osservazione posto a sud (in corrispondenza della cupola di San Leonardo).

I volumi interni sembrano rimpiccioliti e l’illusione dell’altezza è rafforzata dalla catena filiforme a cui è sospesa la lampada.

La luce arriva sulla croce appesa all’ingresso e si diffonde creando un senso di mistero e di solennità nel sacro tempio e nei riti che vi sono celebrati.

Questo dipinto di Canaletto si evidenzia per essere uno dei pochi (forse l’unico) notturno della produzione del pittore, che invece deve la sua fama allo studio della luce e alla particolare luminosità delle sue opere.

La festa di San Rocco

Canaletto: La festa di San Rocco (1735), Londra, National Gallery. Dimensioni della tela 147 X 199 cm.
Canaletto: La festa di San Rocco (1735), Londra, National Gallery. Dimensioni della tela 147 X 199 cm.

A Venezia il 16 agosto,giorno della festa di San Rocco, si commemorava ancora la fine della terribile pestilenza del 1576 (di cui morì anche Tiziano).

In quel giorno il Doge ascoltava la Messa nella chiesa di San Rocco. La tela del Canaletto mostra la grande processione di dignitari di stato e ambasciatori che escono dalla chiesa.

I partecipanti portano mazzolini di fiori che venivano loro consegnati all’arrivo come memoria della peste. Il Doge viene riparato da un parasole e indossa ori ed eleganti abiti da cerimonia bordati di ermellino.

Ci sono delle tende a proteggere dal sole agostano i partecipanti. Tradizionalmente, nel giorno della festa si teneva presso la Scuola di San Rocco di Venezia una mostra di dipinti.

A causa delle guerre che sconvolgono l’Europa, Canaletto vedrà notevolmente ridursi le committenze di stranieri, e forse anche grazie alle sue importanti conoscenze inglesi, nel 1746 decise di trasferirsi a Londra,dove vivrà per circa dieci anni.

SOGGIORNO A LONDRA

Giunto all’apice della fama, Canaletto, nel 1746, si trasferì a Londra. Dove venne in contatto con una realtà urbana, climatica e storica profondamente diversa, che gli diede l’opportunità di ripensare il suo approccio al “vero”. Realizzò, nello studio di Silver Street (l’attuale Beak Street, presso Regent’s Park) numerosi dipinti. Queste sue opere londinesi, oggi sono inaccessibili al grande pubblico, in quanto, per lo più, sono in proprietà private. Qui cerchiamo di mostrarne alcune. In Inghilterra il Canaletto comincia a raffigurare tipici paesaggi calmi e privi di architetture complesse, della brughiera inglese. Esemplificativi in tal senso sono anche alcuni dipinti come il castello di Warwick, realizzato per Francis Greville Brooke, futuro duca di Warwick, e alcune vedute del Tamigi, nelle quali il Canaletto poteva utilizzare gli artifici di cui si serviva per raffigurare i bacini di Venezia. Interessante un dipinto conservato presso l’Abbazia di Westminster, che raffigura l’abbazia stessa con la processione dell’Ordine del Bagno: si tratta di un dipinto a scopo celebrativo, nel quale il pittore poteva servirsi della propria esperienza maturata nel dipingere le sfarzose feste della Repubblica di Venezia.

Il Tamigi da Richmond House

Canaletto. Veduta del Tamigi da Richmond House (1747), Proprietà privata. Dimensioni della tela 105 X 117 cm.
Canaletto:  Veduta del Tamigi da Richmond House (1747), Proprietà privata. Dimensioni della tela 105 X 117 cm.

In queste vedute del Tamigi Canaletto adotta le stesse tecniche che usava per il Canal Grande a Venezia.

L’Abbazia di Westminster con la processione dell’Ordine del Bagno

Canaletto: L’Abbazia di Westminster con la processione (1749), Londra, Abbazia di Westminster, Warwick. Dimensioni della tela 99 X 101 cm.
Canaletto: L’Abbazia di Westminster con la processione (1749), Londra, Abbazia di Westminster, Warwick. Dimensioni della tela 99 X 101 cm.

Qui Canaletto quasi si compiace di ritornare alle grandi architetture e alle feste,come fosse a Venezia.

Dopo aver interrotto il soggiorno inglese una prima volta nel 1750, e una seconda nel 1753, Canaletto torna a Londra e stringe rapporti con Thomas Hollis, uno dei più importanti committenti del periodo inglese: per lui Canaletto dipinge Il Ponte Walton e l’interno della Rotonda Ranelagh, luogo molto conosciuto, oltre che uno dei rari interni realizzati dal pittore in Inghilterra,perciò era una veduta molto cara all’osservatore.

La rotonda di Ranelagh

Canaletto. La rotonda di Ranelagh (1754), Londra, National Gallery. Dimensioni della tela 46 X 75 cm.
Canaletto. La rotonda di Ranelagh (1754), Londra, National Gallery. Dimensioni della tela 46 X 75 cm.

L’opera (una delle poche a ritrarre un interno tra quelle dipinte in Inghilterra), fu eseguita su commissione del Duca di Richmond, che tra l’altro era stato uno dei primi clienti del pittore, a Venezia, durante gli anni venti.

Il pittore comincia così a creare i rapporti con i suoi nuovi clienti, tra i quali figuravano il principe boemo Johann Georg, Christian von Lobkowitz e il nobile inglese Hugh Percy, futuro Duca di Northumberland.

Accolto con iniziale diffidenza, Tintoretto riesce a ricevere in terra straniera diverse commissioni da parte dell’aristocrazia inglese. In breve tempo l’artista riuscì ad essere adorato dal pubblico inglese.

In questo periodo, durato circa una decina d’anni, l’artista fornisce attraverso vedute un’immagine realistica della Gran Bretagna del Settecento, realizzando al contempo un vero e proprio spaccato della società inglese a lui contemporanea, come ne è esempio la Rotonda di Ranelagh, uno dei luoghi più noti e frequentati della capitale,dove si poteva conversare,prendere un tè e ascoltare un concerto.

Veduta del castello di Warwick

Canaletto: Prospetto sud di Warwick Castle, cm. 71 Warwick Castle collezione priva
Canaletto: Il castello di Warwick (Prospetto sud di Warwick Castle), 42 x 71 cm. Warwick Castle, collezione privata, anno 1751.

Nell’ammirare l’imponente architettura del castello l’osservatore può misurarsi con le immense distese della pianura anglosassone, nel mezzo di una veduta riprodotta con una visuale a grandangolo, che non trascura lontane case e campanili, evidenziando la tranquillità del luogo. La stessa quiete espressa anche nel Ponte Walton.

Il ponte Walton

Il ponte Walton (1754), Londra, Dulwick Picture Gallery. Dimensioni della tela: (48 X 76 cm.).

Il dipinto mostra in primo piano gente che passeggia lungo la riva del Tamigi e sullo sfondo il ponte di legno baciato dal sole,sotto un cielo coperto da nuvole scure, dove l’effetto a grandangolo lascia vedere le case della città sullo sfondo.

Veduta del Tamigi e della city da un arco del ponte di Westminster

Antonio Canal: Veduta del Tamigi e della city da un arco del ponte di Westminster (1746 – 47), Collezione privata. Dimensioni della tela 57 X 95 cm.
Canaletto: Veduta del Tamigi e della city da un arco del ponte di Westminster (1746 – 47), Collezione privata. Dimensioni della tela 57 X 95 cm.

Le vedute panoramiche, i parchi e i ponti sul Tamigi confermano la sensibilità di Canaletto per le atmosfere paesaggistiche, ma anche il suo interesse di vita mondana inglese. Come fosse un cronista dell’epoca, Canaletto coglie i traffici frenetici della vita commerciale, ma anche il fasto della città che si specchia nel Tamigi.

Vista da un angolo insolito, quasi romantico, con in cui il pittore sembra manifestare il proprio affetto per la città inglese.

Il Tamigi con la cattedrale di St. Paul nel giorno di Lord Mayor

Canaletto: Il Tamigi con la Cattedrale di Saint Paul il giorno di Lord Mayor, anno 1746, Praga, Collezione Lobkowicz. Dimensioni della tela 38 X 27 cm.
Canaletto: Il Tamigi con la Cattedrale di Saint Paul il giorno di Lord Mayor, anno 1746, Praga, Collezione Lobkowicz. Dimensioni della tela 38 X 27 cm.

La luminosità diffusa,caratteristica dello stile del pittore, infonde serenità nei quadri perché rende i dettagli dello sfondo nitidi e definiti come quelli del primo piano. Le vedute panoramiche sul Tamigi confermano la sensibilità del pittore per le atmosfere paesaggistiche,ma anche il suo interesse di vita mondana inglese.

Palazzo Ducale e Piazza San Marco

Antonio Canal: Palazzo Ducale e Piazza San Marco (1755 circa), Firenze, Galleria degli Uffizi. Dimensioni della tela 51 X 83 cm.
Canaletto: Palazzo Ducale e Piazza San Marco (1755 circa), Firenze, Galleria degli Uffizi. Dimensioni della tela 51 X 83 cm.

Si tratta d’una bella prova dell’abilità quasi “fotografica” del Canaletto, che era solito realizzare i suoi capolavori (forse anche questo) servendosi della camera ottica: un dispositivo che gli permetteva di riprodurre ciò che vedeva nella realtà.

I colori sono tersi, tipici dell’ariosa pittura “gioiosa” del Canaletto,che realizzava i suoi dipinti senza far percepire il declino politico della Repubblica di Venezia durante il Settecento: la Venezia del Canaletto sembra una città sempre in festa. O almeno molto trafficata, come in questo caso.

Il bacino di San Marco è pieno di gondole e imbarcazioni che navigano in ogni direzione. Nella visuale che ci propone il Canaletto,notiamo da sinistra la Zecca, il palazzo dell’attuale Biblioteca Marciana,la piazza con il Palazzo Ducale,e poi continuiamo osservando le prigioni fino ad arrivare aPalazzo Dandolo, sede oggi dell’Hotel Danieli.

RITORNO A VENEZIA

Rientrato a Venezia,Canaletto si dedica a vedute di fantasia,secondo un genere pittorico chiamato “capriccio”,ossia unisce in una stessa veduta edifici di città diverse, oppure accosta palazzi realmente esistenti ad architetture mai realizzate. Sfruttando l’abilità tecnica appresa in teatro,Canaletto libera la propria capacità inventiva e confonde realtà e finzione.

I CAPRICCI

Forse stanco del vedutismo, Canaletto prova di mescolarlo con la sua fantasia ed offre vedute reali a costruzioni mai realizzate oppure vedute di architetture unite sulla tela, ma, in realtà esistenti in città differenti.

Capriccio con edifici Palladiani

Canaletto: Capriccio con edifici Palladiani (1756 – 59), Parma, Galleria nazionale. Dimensioni della tela 58 X 82 cm.
Canaletto: Capriccio con edifici Palladiani (1756 – 59), Parma, Galleria nazionale. Dimensioni della tela 58 X 82 cm.

Il dipinto raffigura un corso d’acqua che sembra preso dalla veduta di Windsor, attraversato da un ponte.

Le gondole,le barche e i vari tipi d’imbarcazione ci dicono che siamo a Venezia, ma gli edifici (esistenti realmente),in realtà, si trovano in tutt’altra città.

Il dipinto infatti è un capriccio, un genere pittorico che ebbe fortuna nel Settecento. Sulla destra,è raffigurata la Basilica Palladiana e a sinistra, si vede Palazzo Chiericati, due celebri architetture progettate da Andrea Palladio, ma che nulla hanno a che fare con gondole o barche in genere, trovandosi infatti a Vicenza.

Il capriccio del pittore sembra esaltarsi di fantasia al centro della composizione, dove si vede un ponte, che era un progetto del Palladio per il “suo” Ponte di Rialto(progetto mai realizzato), ma che il capriccio di Canaletto riproduce fedelmente.

Capriccio con rovine ed edifici classici

Antonio Canal: Capriccio con rovine ed edifici classici (1756), Milano, Museo Poldi Pezzoli. Dimensioni della tela 91 X 124 cm.
Canaletto: Capriccio con rovine ed edifici classici (1756), Milano, Museo Poldi Pezzoli. Dimensioni della tela 91 X 124 cm.

Giunto ormai alla fine della carriera, in questo capriccio dai monumenti antichi liberamente inventati, riemergono i colori tellurici degli esordi, in una fantasiosa città di Roma, identificata attraverso diversi richiami architettonici, come la cupola azzurra della basilica di San Pietro, oppure l’arco di trionfo ispirato ai fori romani.

Alcune rovine immaginarie evocano suggestioni mitologiche. Anche questi fantasiosi dipinti di Canaletto si distinguono per la loro grande accuratezza. Il pittore muore nella sua Venezia il 19 aprile 1768.

Altri Capricci di Canaletto: Capriccio con colonnato e cortile, Capriccio con rovine classiche.

Parco di Badminton da Badminton house

Canaletto: Veduta del parco di Badminton dalla loro residenza.(1748 – 49), Badminton House, Collezione del Duca di Beaufort. Dimensioni della tela 86 X 122 cm.
Canaletto: Veduta del parco di Badminton dalla loro residenza.(1748 – 49), Badminton House, Collezione del Duca di Beaufort. Dimensioni della tela 86 X 122 cm.

Canaletto: Veduta del parco di Badminton dalla loro residenza.(1748 – 49),
Badminton House, Collezione del Duca di Beaufort. Dimensioni della tela: (86 X 122 cm.)
In questo dipinto il pittore sembra compiacersi dell’assoluta tranquillità del vasto panorama, che offre allo spettatore la possibilità di misurarsi con le immense distese della pianura anglosassone nel mezzo di una vasta veduta dipinta spesso con effetto di grandangolo, per decantare la grandezza della proprietà del Duca di Beaufort.

Le ricerche su questa pagina sono state effettuate da Paolo Dotta.

Biografia di Canaletto, citazioni e critica

Biografia di Canaletto, citazioni e critica

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Biografia di Giovanni Antonio Canal, detto il Canaletto

Rio dei mendicanti, cm. 200, Milano, collezione privata.
Rio dei mendicanti, cm. 200, Milano, collezione privata.

Giovanni Antonio Canal, detto Canaletto (Venezia, 1697- Venezia 1768), pittore e incisore italiano, è uno tra i vedutisti più famosi, insieme a Francesco Guardi.

Proprio a Venezia, in quegli anni, si sviluppa il Vedutismo, poiché  c’è l’abitudine, per i giovani nobili di quel tempo, di fare un viaggio di istruzione per l’Europa (Grand tour) e di portare a casa, come ricordo, le vedute dei paesaggi visitati.

Il Canaletto inizia la sua attività artistica collaborando con il padre Bernardo, pittore di teatro, fino al 1719, anno in cui soggiorna a Roma e conosce G. P. Pannini (pittore vedutista).

Canaletto: La piazzetta verso la torre dell'orologio
Canaletto: La piazzetta verso la torre dell’orologio

Più tardi ritorna nella sua città natale e realizza diverse tele rappresentanti vedute di Venezia, divenendo molto famoso, non solo nella città lagunare ma anche in Inghilterra.

Di grande pregio sono le prime pitture, quelle degli anni 1725-1726 e quelle dirette al mercato inglese, del 1728.

Probabilmente compie due viaggi in Inghilterra, uno nel 1746 e l’altro nel 1751, e vi soggiorna, nonostante due rientri a Venezia, fino al 1755. Anche qui realizza delle vedute di castelli e scene urbane. Tornato definitivamente nella sua città natale, nel 1763 entra a far parte dell’Accademia.

L’ingresso al canal grande con la dogana e la chiesa della salute, cm. 72,5, Houston (Texas), Museum of Fine Arts.
L’ingresso al canal grande con la dogana e la chiesa della salute, cm. 72,5, Houston (Texas), Museum of Fine Arts.

Dopo il periodo trascorso in Inghilterra, l’arte del Canaletto non sembra più la stessa, tanto che alcuni parlano di “decadenza”.

Molti sono i suoi dipinti e per citarne alcuni ricordiamo: Rio dei mendicanti, Chiesa dei santi Giovanni e Paolo con la scuola di San Marco, L’ingresso del Canal Grande con la dogana e la chiesa della salute… Alcuni ritengono che la sua opera migliore sia The Stonemason’s Yard.

Chiesa dei santi Giovanni e Paolo con la scuola di San Marco, cm. 165, Dresda, Gemäldegalerie.
Chiesa dei santi Giovanni e Paolo con la scuola di San Marco, cm. 165, Dresda, Gemäldegalerie.

Le sue opere, oltre a combinare nella raffigurazione topografica, sia architettura che paesaggistica naturale, nascono dall’attento rendimento atmosferico, dalla scelta di giuste contrapposizioni di luce in ogni minimo particolare periodo del giorno e da uno studio accurato con criteri di indubbia oggettività, in contemporanea con il pieno sviluppo del movimento razionalistico dell’Illuminismo.

Il pittore perseverando sulla validità matematica della prospettiva, usa nella maggior parte dei suoi lavori, l’antica antenata della nostra macchina fotografica.

Cosa hanno detto i critici della Storia dell’arte su Canaletto

La critica nei secoli: (citazioni tratte dai “Classici dell’Arte”, Rizzoli Editore)

Pittor di vedute, al quale e nella intelligenza e nel gusto e nella verità, pochi tra gli scorsi e nessuno tra i presenti si può trovar che si accostino. A. M. zanetti, Descrizione di tulle le pubbliche pitture …, 1733

… la scuola veneziana risulta trovarsi in una situazione eccellente, assai quotata in Italia; ma tra tutti quei ‘virtuosi’, ce ne son pochi o punti che ci convincono. Passiamo in rassegna, se volete, questi signori. 1° – Canaletti, Pittore di Vedute, lunatico, intrattabile, “Baptistise” [sic?], che vende un quadro da collezione (giacché non ne esegue d’altro genere) fino a 120 zecchini, e che s’è impegnato per quattro anni a non lavorare che per un mercante inglese, chiamato Smitt. Da scartare.   C. G. tessin, lettera a C. Horleman, 16 giugno 1736.

  … Quanto al Canaletto, la sua specialità è di dipingere le vedute di Venezia; in questo genere supera tutto ciò che è mai esistito. La sua maniera è luminosa, gaia, viva, trasparente e mirabilmente minuziosa. Gli inglesi hanno a tal punto viziato questo pittore, offrendogli per i suoi quadri tre volte di più di quanto ne chieda egli stesso, che non è più possibile comprar nulla da lui …      C.H de brosses, Letires familieres …. 1739.

Alla .fine di maggio giunse a Londra da Venezia il famoso pittore di vedute Cannalletti … di Venezia. La moltitudine delle opere che egli eseguì all’estero per nobili e gentiluomini inglesi gli ha procurato grande fama, ed è molto quotato per la sua grande bravura in tale genere.  G. vertue, Notebooks, 1746.

Dopo aver studiato qualche tempo sotto il padre, pittore, passò a Roma ancor giovinetto, e facendo sua indefessa applicazione il disegnare con esattezza, e con mirabil gusto dipingere le belle antiche fabbriche, in pochi anni gli venne di rappresentare su le tele con tale intendimento e maestria che da pochissimi degli antichi, e da nessun de’ moderni fu eguagliato nell’arte di copiare e contrafare con tanta perfezione il vero. P. guarienti, in P. A. orlandi,  Abecedario  pittorico, 1753.

Tal fabbrica [il ponte di Rialto nell’invenzione, non realizzata, di Palladio] lodata a ragione dall’autor suo, dipinta e soleggiata dal pennello del Canaletto, di cui mi sono servito, non le posso dire il bello effetto che faccia massime specchiandosi nelle sottostanti acque … Ella può ben credere che non mancano al quadro ne barche ne gondole, che fa in eccellenza il Canaletto, ne qualunque altra cosa trasferir possa lo spettatore in Venezia; e le so dire che parecchi Veneziani han domandato qual sito fosse quello della città ch’essi non avevano per ancora veduto.    F. Algarotti, Opere (Raccolta di lettere …), 1765.

Ci formiamo un’idea così romantica di Venezia per la sua ben nota e singolare posizione, che ora essa non risponde per nulla alle mie aspettative, specie dopo aver esaminato le vedute del Canaletto, tutte d’un solo colore : io trovo che questa, come altre famose città, è composta di cose diverse per dimensioni, per ordini architettonici, per tempo, per materiali.   ch. burnet, The Present State of Music …, 1771.

Unì il Canal ne’ suoi quadri alla natura le pittoresche licenze con tanta economia, che le opere sue vere compariscono a chi non ha che buon senso per giudicarne; e chi molto intende trova di più in esse grand’arte nella scelta de’ siti, nella distribuzione delle figure, nei campi, nel maneggio delle ombre e dei lumi; oltre a una nitidezza e saporita facilità di tinta e di pennello, effetti di mente serena e di genio felice.  A. M. zanetti, Della pittura veneziana „., 1771.

… si distinse per il talento nel dipingere vedute, ed eseguì a lungo quadri di siffatto genere : la finezza del tocco, la verità che vi poneva, e la singolarità degli aspetti li hanno fatti oggetto di ricerca da parte degli stranieri, degli inglesi soprattutto, per i quali ha lavorato molto. Fece due viaggi a Londra, e si riempì le tasche di ghinee. Lavorò nella maniera del Vanvitelli, ma io lo credo superiore.    P. J. mariette, Abecedario [prima del 1774], 1851-33.

Ama il grand’effetto, e nel produrlo tiene alquanto del Tiepolo, che talvolta gli fa le figure; e ovunque muove il pennello, sian fabbriche, sian acque, sian nuvole, sian figure, imprime un carattere di vigore, che par vedere gli oggetti nell’aspetto che più impone. Usa qualche libertà pittoresca, sobriamente però, e in modo che il comune degli spettatori vi trova natura, e gl’intendenti vi notan arte. Questa possedè in grado eminente. L. lanzi, Storia pittorica della Italia [IV ediz.],III, 1818.

Niuno seppe più vivamente rappresentare gli oggetti, ne con maggiore effetto, ma non sempre entro i limiti delle regole di prospettiva …                     Ticozzi, Dizionario dei pittori …, 1818.

Il manierismo del Canaletto è il più degradato che io conosca in tutto il mondo dell’arte. Esercitando la più servile e sciocca imitazione, esso non imita nulla se non la vacuità delle ombre, ne offre singoli ornamenti architettonici, per quanto esatti e prossimi … Ne io ne chiunque altro avrebbe osato dire una parola contro di lui : ma si tratta d’un piccolo, cattivo pittore, e così continua dovunque a moltiplicare e aumentare gli errori …       Rusckin  Modern Painters, 1843-60.

Le qualità pittoriche di Canaletti, le ritroviamo quasi intatte nelle garbate acqueforti, colme di luce … Le figure di Canaletti — e proprio qui si vede bene ch’egli sapeva farle da solo e poteva evitare di ricorrere all’aiuto del Tiepolo — sono incise con intagli che ne seguono le forme, anzi le seguono forse troppo servilmente … D’altronde Canaletti è un vero modello per il modo in cui incide l’architettura e rende l’ondeggiare delle acque …                 CH le blanc, Manuel de l’amateur d’estampes, 1854.

II prevalere della pittura di Francesco Guardi su quella del Canaletto e del Longhi non è la conseguenza della moda, ma la conseguenza di una fatalità artistica. Guardi, infatti, si impadronisce del nostro spirito quando già il nostro spirito trova Canaletto antiquato o soverchiamente rigido, e Pietro Longhi assai spesso infantile più che ingenuamente arguto … Mentre cioè il consentimento verso Canaletto e Pietro Longhi si attenua e vi riconosciamo dentro non poco dell’amore ereditario e dell’ossequio a quella che passa per essere da un secolo e mezzo la convinzione generale, il consentimento verso Francesco Guardi aumenta di giorno in giorno.  G. damerini, L’arte di Francesco Guardi, 1912.

Canaletto [acquafortista] non cerca i neri intensi; è il maestro dei grigi argentati, entro i quali si spande a larghi fiotti la luce. Dappertutto appare la carta. Incurvati come piccole onde, i segni sembrano ritmare; si muovono, ricevono e riflettono il sole, danno la sensazione dell’atmosfera che ondeggia attorno alle forme e che ci permette di concepirle, non come figure secche delimitate da campiture, ma come volumi calati in una dimensione mutevole … Mariette rimprovera a Canaletto “il tocco troppo uniforme e troppo poco delicato”; ed è ingiusto.  H. focillon, Piranesi, 1918.

Nel Canaletto non c’è scenografia : egli si profonda tutto nel paese, e lì tra acque, pietre e cieli, ritrova la sua pittura, fresca come le cose nate allora. Legato alla tradizione dei suoi vecchi, costretto alla ‘veduta’, che il pellegrino innamorato vuoi por­tare con sé, il fondo della sua concezione è indubbiamente di prospettiva lineare … Ma troppo intorno a lui tutta Venezia gridava colore : ed egli, sopra a quella prospettiva scritta e lineata, non plasticata come negli scenografi, versa e tramezza l’atmosfera lagunare. Del colore questa fu la rivincita. Trovò in essa un ammorbidimento alle secchezze di spigoli e un addolcimento di fusioni al troppo rigido delle parallele di linee, e vi trovò il veicolo della luce, che a volte ristagna nell’aria, fatta prigioniera dei vapori umidi, come un velario tra noi e la veduta delle cose. La vita delle pietre bionde, nella luce, su la distesa dell’acque, tra salsedini di mare e fiati di laguna, fu il tema dominante della sua pittura. Le sue paste sottilizzate come un’epidermide, e com’essa porose e piene di raggricci, com’essa setacee anche nelle rugosità striate lievissimamente dal pennello, riempirono come tessuti viventi i riquadri dei telai disegnativi. Ma per le cose minute che la prospettiva non inquadra nei suoi ranghi, una gondola che guizza, un pitocco su uno scalino, un palone che pencola, una vela che s’affloscia, un pontile crollato, trova accenti di una disinvoltura briosa che meraviglia se uno non ha posto mente a quel che c’è di vivido e di compresso nella spianatura e appiattimento dei suoi scenari di case.   L. dami, La pittura italiana del Seicento e Settecento, 1924.

Mentre rinasceva a Venezia … l’arte del paesaggio, l’arte delle vedute raggiungeva uno dei suoi fastigi con Giannantonio Canal, soprannominato Canaletto … Vi si dedicò di progetto lasciata la pittura teatrale … con un programma ben chiaro, quale poteva nascere in una mente matura. Programma che è la forza e la debolezza della sua arte. Fu subito persuaso della bontà dei suoi piani dall’esempio freddino, ma fruttuosissimo sul piano pecuniario, di Luca Carlevarijs, e aiutato da quello se non molto più caldo, molto più esperto di Giampaolo Pannini, conosciuto a Roma, ove subito si recò, massimo rappresentante delle tendenze prospettiche dei Bibbiena e delle pittoriche del Roberti, del Ghisolfi e del Locatelli. Questa pittura che, eccettuate le macchiette, collimava più con la quadratura che con la libera arte, venne dal Canaletto resa ancor più sistematica dall’uso della ‘camera oscura’ … Era nel pittore, per sua fortuna, un vivo senso del colore, un gusto dell’arioso e del pittoresco, che, nelle prime opere … lo fanno pensare avviato alle più belle conquiste del pittoresco … La visione documentale è animata dalla ricchezza del tocco, dal ricco contrasto delle luci e delle ombre, dal bei variare dei cieli, dalla ricchezza dell’elemento umano. Nulla di porcellanoso ancora, sino alla gran veduta romana, con il Colosseo, di Hampton Court; quella che reca la data 1743. Ma, dopo i viaggi in Inghilterra …, il Canaletto s’irrigidisce, diviene sempre più preciso e meticoloso nella linea, meccanico nelle macchiette, ridotte a bioccoli sferici di pigmento, a virgolette, non più figure stilizzate, ma vive, come nei primi dipinti … G. Fiocco, La pittura veneziana del Seicento e Settecento, 1929.

Disegnatore prima di ogni altra cosa, Canaletto trovò nell’incisione un’espressione diretta e particolarmente felice per la sua visione chiaroscurale, ed oseremo anche affermare che le ‘sue pitture sono, sotto questo punto di vista, inferiori alle stampe. Infatti, le linee direttrici nelle architetture restano un po’ dure sotto il colore nei quadri, ma si fondono del tutto in maniera naturale fra i tratti incisi nelle sue stampe.    A. calabi, L’incisione italiana, 1931.

… non vorrei vedere tanto in lui il precursore del paesaggio moderno, cioè copiato dal vero, quanto il creatore del genere tutto suo del paesaggio monumentale. La modestia di verista, con la quale egli si presenta, è solo iniziale; mentre, nel dar significato alle vedute e nel taglio del quadro e nella prospettiva, è un costruttore, come è un poeta della luce nel rattenerne nelle lontananze tutta la chiarità solare : levigatore di smalti alle volte come un olandese, addensatore talvolta impetuoso di masse di colore e anzi di grumi di colore, specie nelle figure dei suoi primi piani. Da recentissimi novatori lo ho udito citare, non senza compiacimento pur sentendo l’esagerazione, fra i pittori classici monumentali italiani, come Masaccio … Ma, se ai più non è ancora noto nella sua vera struttura e potenza, è perché la piacevolezza della veduta distrae dal considerarlo nel sue valore artistico e anche perché troppe tele passano per sue che non lo sono.     G. Fogolari, II Settecento italiano, 1932.

Delle vedute veneziane, taluna risente la cifra nelle onde e nelle architetture : ma le più, per la schiettezza del pennello. la sagace finezza dei toni e la vastità dell’atmosfera, dove la luce solare filtra nella nebbia d’argento, stupende.  U. ojetti – L. dami,  Atlante ai storia dell’arte italiana, 193..

Nei dipinti, come nelle acqueforti, mi pare possa vedersi i presentimento audace dell’impressionismo, non solo per la particolare attenzione che il Canaletto porta sulla luce e ombra ma anche per il modo con cui gli oggetti — che sono visti pii da vicino che di consueto — reagiscono all’una e all’altra.       W. pittaluga, Le acqueforti del Canaletto in “l’Arte” 1934.

 … rivela uno spirito pacato, un poco estatico, tocco appena di elegiaca malinconia : uno spirito che si subordina alle cose, anche se gode di produrle in accostamenti strani, e, per così dire, innaturali. D. valeri, La mostra degli incisori del ‘700, in “Le tre Venezie”, 1941.

… costruisce per sognare sulle trovate della sua fantasia, Canaletto si radduce alla varia realtà e su quella adagia la sua calma letizia. Con lui specialmente incomincia un nuovo modo di ‘vedere’, ossia di contemplare e di effettuare. A distanziare convenientemente il Canaletto dai veri e propri vedutisti suoi contemporanei, si è soliti osservare che l’essenziale della sua novità fu d’essersi giovato d’un punto d’osservazione arbitrario, scelto volta a volta secondo contingenze personali, al di fuori delle formalizzate acconciature prospettiche in uso presso quei manieristi. La ragione è tutt’altra e superiore a simili risorse pratiche : si tratta per lui di una condizione morale che gli assicura la trasposizione lirica del soggetto prescelto. Proprio la sua effettività per il soggetto lo sostiene il più delle volte in quel suo stato di grazia. Tutta quella argentina mareggiatura di riflessi in cielo e nell’acqua gli servirà quale appoggio stilistico per comunicarci il suo stato d’animo aggentilito e soddisfatto.  A. de witt, L’incisione italiana, 1941.

Si ha l’impressione precisa che Venezia sia stata davvero la musa geniale della pittura canalettiana. Non è la vibrazione molecolare ed atmosferica della pittura di Francesco Guardi, per cui la città è trasfigurata in una visione di capricciosa fantasia; è una serena compiacenza dell’impaginazione precisa di alcuni aspetti monumentali e scenografici, mediata attraverso i canoni rigorosi della prospettiva, rivissuta con una luminosità calda, armoniosa, quasi sensuale.    R. pallucchini, Canaletto e Guardi, 1941.

Considerando le acqueforti del Canaletto, è necessario tener presenti la qualità e il carattere della sua personalità artistica. È la stessa pienezza di sentimento figurativo portato verso una serena contemplazione di aspetti vedutistici creati dall’uomo e dalla natura, che nel Canaletto prende forma, si sostanzia, si precisa, ricreandosi, col medesimo senso di poesia, sulle tele come nelle incisioni, nei colori come nel bianco e nero … Esse … non costituiscono un’esplosione, non si esauriscono cioè in un momento di creazione isolata, ma sono l’espressione, realizzata graficamente in termini incisori, del sentimento poetico del Canal.                       pallucchini, Le acqueforti del Canaletto, 1945.

II grande Antonio Canal … parte dapprima dalla secca ‘veduta’ romana nel genere del Vanvitelli e del Pannini; poi, per essere più vero, si vale della ‘camera ottica’, e proprio allora, miracolosamente, versa in poesia. Quando si pensi che sessan-t’anni prima a Venezia andavano per la maggiore i paesaggi di Monsù Cussin, mentre in Olanda il Vermeer dipingeva la veduta di Deift, s’intenderà su che piano europeo il Canaletto abbia ora levato la pittura veneziana. Quella sua certezza illuministica di verità assoluta, volta alla luce dorata, a traversoni d’ombra, dei pomeriggi inutili in una Venezia che si sbriciola e screpola come le rughe delle sue mirabili acqueforti, ha la mestizia stereoscopica delle vedute del ‘mondo nuovo’.     R. longhi, Viatico per cinque secoli di pittura veneziana, 1946.

… le acquaforti del Canaletto, avvicinabili in Venezia, per altezza di qualità, soltanto a quelle di G. B. Tiepolo e del Piranesi, devono il loro carattere, sorprendentemente nuovo, alla funzione della luce, da cui tutto, in esse, dipende : effetti di volume, di spazio, di linea, di sentimento. Tale funzione si è manifestata in modi vari, sebbene in genere sia parso altrimenti. Se, a volte, la luce ha coinciso con una diffusa spazialità dorata, escludendo le ombre, altra volta ha alterato chiariscuri;

senza contrasti, tuttavia, perché gli scuri, di per sé, per il gioco discosto dei tagli, contengono luce; altra volta essa ha assunto sugli oggetti un potere dissolvente, di gusto evolutamente moderno. A seconda dei casi, che, a dire il vero, così schematizzati, significano ben poco, la luce, assoluta ordinatrice di queste composizioni, intensifica la spazialità, fino a distruggere, talora, ogni velatura dell’atmosfera; oppure l’attenua, la spazialità, proprio a mezzo dell’atmosfera; oppure la suggerisce soltanto, suggestivamente. E da vita sentimentale agli oggetti, e cristallizza, all’opposto, con istantanea immediatezza, il moto delle figure, per intensificarne il sentimento. Sempre, poi, attraverso l’opera paziente, attenta, abilissima, s’affermano la contenuta emozione, l’equilibrio, la serietà morale del pittore, il quale impegna ovunque tutto se stesso.  M. pittaluga,  Acquafortisti veneziani del Settecento, 1952.

II gusto contemporaneo predilige nuovamente le minuziose e vivaci telette dei pittori di vedute veneziane, tra i quali non v’è dubbio che il Canaletto emerga, come già dominava ai suoi tempi. È una visione lieta e solare, quella della Venezia canalettiana, espressa da un linguaggio che piega il gioco delle luci reali all’espressione di una vitalità fantastica sempre ripetuta e sempre nuova. A quel segreto si riferisce anche tutta la produzione grafica del pittore, dalle incisioni ai numerosissimi disegni. Di questi conosciamo tutti i tipi possibili: dai rapidi cenni a matita agli schizzi prospettici, dagli studi di macchiette ai disegni ‘finiti’, da vendere a carissimo prezzo. L’immagine grafica, per il Canaletto, non è più solamente un mezzo per giungere alla espressione poetica, ma è spesso addirittura l’espressione poetica stessa. … Crediamo che non vi siano molti altri disegni (tolti forse quelli contemporanei del Tiepolo) che sappiano suggerire analoghi profondissimi squarci di luminosità, di biancore solare. T. pignatti, 11 quaderno dei disegni del Canaletto alle Gallerie di Venezia, 1958.