I dipinti di Michelangelo Buonarroti

Dipinti di Michelangelo

In questa pagina vengono descritte le opere di Michelangelo relative alla pittura ed alla grafica.

Pagine correlate: La biografia, la vita artistica e la critica su Michelangelo – Michelangelo dalle Vite di Giorgio Vasari (pdf) – Le opere di Michelangelo nella SistinaLa pittura di MichelangeloIl periodo artistico – Bibliografia – Pittori toscani del suo periodo – La Pittura di Raffaello.

Sulle opere

Dell’opera grafica sono qui rappresentati diversi disegni, su un centinaio di fogli appartenenti a Michelangelo, compresi quelli a lui attribuiti con più o meno certezza. Le varie sezioni della pagina mostrano anche opere andate perdute.

Le pitture sono qui dettagliatamente descritte e, fra queste, le più importanti, come la decorazione della Cappella Sistina e Paolina, rimandano anche ad approfondimenti molto più particolareggiati.

Il tormento di Sant’Antonio

Tormento di sant'Antonio, intorno agli anni 1487-89,
Michelangelo: Tormento di sant’Antonio, intorno agli anni 1487-89, tecnica a tempera su tavola

Tormento di sant’Antonio, intorno agli anni 1487-89, tecnica a tempera su tavola, 47 x 35 cm., Kimbell Art Museum, Fort Worth (Texas). L’attribuzione a Michelangelo è incerta.

Pare che si tratti di una copia tratta da un incisione di Martino d’Ollandia, raffigurante le Tentazioni di sant’Antonio. Questa ipotesi vede concordi molti studiosi di storia dell’arte, tra cui il Condivi, il Vasari ed il Varchi.

Probabilmente Michelangelo, all’epoca della realizzazione di questo quadro, aveva poco più di dodici-tredici anni di età. Si pensa anche che l’avesse realizzato su suggerimento del suo compagno apprendista Francesco Granacci, anch’esso allievo di Domenico Ghirlandaio.

Il Varchi riteneva, inoltre, che si trattasse del primo dipinto di Michelangelo. Il Condivi aggiungeva che l’opera fosse stata realizzata su legno e come “oltre all’effigie del santo, c’erano molte strane forme e mostrosità di demoni”.

Approfondimenti sull’opera “Il tormento di Sant’Antonio)

San Pietro: riproduzione di una figura del Pagamento del tributo di Masaccio

Michelangelo: San Pietro, intorno agli anni 1488-90, tecnica a penna e sanguigna si carta
Michelangelo: San Pietro, intorno agli anni 1488-90, tecnica a penna e sanguigna si carta

San Pietro, intorno agli anni 1488-90, tecnica a penna e sanguigna si carta,  31,7 x 19,7 cm., Staatliche Graphische Sammlung Monaco di Baviera. L’autografia di Michelangelo e accettata con unanimità.

L’opera è una copia di un’opera di Masaccio (Pagamento del tributo), che si trova nella Cappella Brancacci a Firenze. il San Pietro è una delle opere più antiche attribuite al giovanissimo artista.

Michelangelo riprodusse su un foglio di carta il San Pietro, visibile nella zona destra della scena masaccesca mentre paga al gabelliere il tributo richiestogli.

Approfondimenti sull’opera “San Pietro”).

La Madonna di Manchester

Buonarroti: Madonna di Manchester, intorno agli anni 1496-97, tecnica a tempera su tavola,  102 x 76 cm., National Gallery, Londra
Michelangelo: Madonna di Manchester, intorno agli anni 1496-97, tecnica a tempera su tavola,  102 x 76 cm., National Gallery, Londra

Madonna di Manchester, intorno agli anni 1496-97, tecnica a tempera su tavola,  102 x 76 cm., National Gallery, Londra. L’attribuzione all’artista è incerta e con aiuti.

La tavola viene tradizionalmente assegnata al giovanissimo artista, all’epoca del suo primo soggiorno romano, quando Jacopo Galli, riconoscendo il grande talento dell’adolescente, lo metteva in contatto con persone facoltosa procurandogli le prime commissioni, tra cui segnaliamo la Deposizione di Cristo nel sepolcro per Sant’Agostino, più sotto descritta. Probabilmente allo stesso filone di richieste appartiene anche “Le Stimmate di san Francesco” per San Pietro in Montorio (dipinto andato perduto).

(Approfondimenti sull’opera “La Madonna di Manchester”).

Deposizione di Cristo nel sepolcro

Michelangelo: Deposizione di Cristo nel sepolcro, intorno agli anni 1500-1501, tecnica a tempera su tavola, dimensioni 159 x 149 cm., National Gallery, Londra
Michelangelo: Deposizione di Cristo nel sepolcro, intorno agli anni 1500-1501, tecnica a tempera su tavola, dimensioni 159 x 149 cm., National Gallery, Londra

Deposizione di Cristo nel sepolcro, intorno agli anni 1500-1501, tecnica a tempera su tavola, dimensioni 159 x 149 cm., National Gallery, Londra. L’autografia di Michelangelo è certa ma con aiuti.

Le ricerche recentemente effettuate indicano che la composizione fu commissionata al pittore dalla chiesa di Sant’Agostino a Roma su intermediazione di Jacopo Galli, un facoltoso banchiere. Quest’ultimo, riconoscendo grande talento del giovane Michelangelo, che in quel periodo soggiornava a Roma, voleva inserirlo in ambienti di alto rilievo. La commissione restò incompiuta ed il quadro prese altre strade.

L’artista interruppe il soggiorno di Roma per recarsi a Firenze, lasciando nella capitale la sua opera, che pervenne alla collezione Farnese. Da qui passò per le mani di altri collezionisti romani, fino a quando fu acquistata nel 1868 dalla National Gallery di Londra.

(Approfondimenti sull’opera “La Deposizione di Cristo nel sepolcro”)

Stigmate di san Francesco

Stigmate di san Francesco, intorno al 1500, tecnica a tempera su tavola, sconosciute le dimensioni. Il dipinto è andato perduto.

Dall’Anonimo Magliabechiano si ricava che una “tavola d’altare non molto grande” di mano di Michelangelo si trovava nella chiesa di San Pietro in Montorio.

Nelle vite del Vasari la perduta opera viene citata in entrambe le edizioni (1550 e 1568). Nella prima si parla di una completa autografia di Michelangelo, mentre nella seconda si specifica che soltanto la preparazione grafica è dell’artista, sopra la quale appare la stesura pittorica di mano di “un barbiere” che lavorava presso il cardinale Raffaele Riario.

Battaglia di Cascina

Battaglia di Cascina, intorno agli anni 1505-1506, affresco parietale, Palazzo Vecchio, Firenze
Michelangelo: Battaglia di Cascina, intorno agli anni 1505-1506, affresco parietale, Palazzo Vecchio, Firenze

Battaglia di Cascina, intorno agli anni 1505-1506, un perduto cartone di un affresco parietale mai realizzato, Palazzo Vecchio, Firenze.

La Battaglia di Cascina è un cartone di Michelangelo Buonarroti, andato perduto. L’opera sarebbe dovuta servire per la realizzazione di un affresco a Palazzo Vecchio (Firenze), nella Sala del Maggior Consiglio, oggi denominata Salone dei Cinquecento.

Il cartone della Battaglia, che fu realizzato intorno al 1505-06, è conosciuto perché esistono studi e copie antiche attestanti la realizzazione. Una fra migliori riproduzioni è quella realizzata intorno al 1542 da Aristotile da Sangallo, custodita a Holkham Hall (Norfolk) nelle collezioni private del conte di Leicester. Per le mani di quest’ultimo passò anche il Codice Leicester di Leonardo.

Tondo Doni

Tondo Doni
Tondo Doni (Sacra famiglia con San Giovannino), anno 1504, diametro 120 cm.  Uffizi Firenze

Tondo Doni, intorno agli anni 1504-1508, tecnica a tempera su tavola, dimensioni  120 cm. di diametro, Galleria degli Uffizi, Firenze. È certa l’autografia dell’artista.

Il tema del dipinto in questione ebbe nel sedicesimo secolo e in gran parte del diciassettesimo un’interpretazione di aspetto pietistico. Soltanto più tardi assunse un aspetto naturalistico-familiare, condiviso anche da molti studiosi del Novecento, tra cui ricordiamo Tolnay (1943-60) e Mariani (1947). Tale interpretazione è infatti che Maria, dopo aver terminato di leggere, prende il Bambino che le sta passando San Giuseppe.

Altri studiosi di storia dell’arte vi leggevano altre allegorie, come quella dove la Madonna, che simboleggia la Chiesa, fosse messa a confronto degli ignudi rappresentati in secondo piano come personaggi profetici (Corsi, 1815).

(Approfondimenti sull’opera ” Il Tondo Doni”)

La decorazione della volta della Cappella Sistina

Michelangelo Buonarroti: La decorazione della volta della Cappella Sistina.
Michelangelo Buonarroti: La decorazione della volta della Cappella Sistina.

Intorno agli anni 1508–1512, affreschi sul soffitto della Cappella sistina, Città del Vaticano Città del Vaticano, Roma Cappella. È certa l’autografia di Michelangelo.

La volta della Cappella mostra la famosissima serie di storie del Buonarroti, realizzate tra il 1508 ed il 1512. Detta decorazione è ormai da tutti gli studiosi considerata come uno dei capolavori più importanti di tutta l’arte occidentale di ogni tempo.

Papa Giulio II commissionò il grande ciclo di affreschi (500 m² di superficie, lavorata in ogni zona del soffitto) a Michelangelo, il quale accettò la grande sfida pur sentendosi più scultore che pittore.

L’opera del soffitto doveva completare iconologicamente il ciclo già raffigurato sulle pareti con le Storie di Gesù e di Mosè, realizzate nella seconda metà del Quattrocento (1481-82), da artisti tra cui ricordiamo Ghirlandaio, Signorelli, Perugino, Botticelli e Cosimo Rosselli.

(Approfondimenti sull’opera: Decorazione della volta della Cappella Sistina)

Madonna col Bambino

Madonna col Bambino, intorno al 1525, tecnica a matita nera e rossa, biacca e inchiostro su carta, dimensioni 54,1 x 39,6 cm., Casa Buonarroti, Firenze.
Michelangelo Buonarroti: Madonna col Bambino, intorno al 1525, tecnica a matita nera e rossa, biacca e inchiostro su carta, dimensioni 54,1 x 39,6 cm., Casa Buonarroti, Firenze.

Madonna col Bambino, intorno al 1525, tecnica a matita nera e rossa, biacca e inchiostro su carta, dimensioni 54,1 x 39,6 cm., Casa Buonarroti, Firenze. L’attribuzione al Buonarroti è pressoché certa.

Il disegno conservato da sempre a Casa Buonarroti. In origine si trovava, nella “Camera degli Angioli” della stessa “Casa”, dove l’autore lo sistemò .

Nel 1875, in occasione del quarto centenario dell’artista, la composizione fu esposta al pubblico insieme ad altre opere del Buonarroti, riscuotendo ampi consensi e anche un grande interesse internazionale.

(Approfondimenti sull’opera: Madonna col Bambino)

Leda e il cigno

Michelangelo: Copia attribuita a Rosso Fiorentino di Leda e il cigno, anno 1530, tecnica a tempera.
Michelangelo: Copia attribuita a Rosso Fiorentino di Leda e il cigno, anno 1530, tecnica a tempera.

Leda e il cigno, anno 1530, tecnica a tempera. Non si conoscono altri dati di questo dipinto, andato perduto di cui rappresentiamo una riproduzione.

Leda e il cigno è un dipinto a tempera su tavola, andato perduto, realizzato da Michelangelo verso il 1530. Dell’opera in esame soltanto alcune copie e varianti sono arrivate ai nostri giorni. La riproduzione qui raffigurata è assegnata a Rosso Fiorentino.

Secondo il Condivi Michelangelo regalò il dipinto ad un suo garzone. Questo pervenne ad Antonio Mini che, nel 1531 lo portò in Francia. L’anno successivo l’opera si trovava nei depositi di Francesco I, che più tardi, probabilmente dopo averla acquistata, la destinò al castello di Fontainebleau.

Da allora si persero le tracce dei Leda e il cigno: alcuni studiosi di storia dell’arte asseriscono che venne fatta bruciare da un ministro di Luigi XII perché assai scandalosa, mentre per altri fu soltanto nascosta.

È probabile che l’ultima apparizione, di cui il Milizia parla di una composizione “malconcia”, fu quella del 1740. Da allora si sono perse le tracce.

(Approfondimenti sull’opera: Leda e il cigno)

Noli me tangere

Noli me tangere, anno 1531
Michelangelo Buonarroti: Noli me tangere, anno 1531

Noli me tangere, anno 1531. Non si conoscono altri dati.

Caduta di Fetonte

Michelangelo: Caduta di Fetonte, intorno al 1533, disegno su carta, dimensioni 31,2 x 21,5 cm., British Museum, Londra
Michelangelo: Caduta di Fetonte, intorno al 1533, disegno su carta, dimensioni 31,2 x 21,5 cm., British Museum, Londra

Caduta di Fetonte, intorno al 1533, disegno su carta, dimensioni 31,2 x 21,5 cm., British Museum, Londra. È certa l’autografia di Michelangelo.

Venere e Amorino

Pontormo: Venere e amorino
Pontormo: Venere e amorino

Opera: Venere e Amore, intorno agli anni 1532-1534. Non si conoscono altri dati. La composizione sopra riportata, Venere e Amore, è una riproduzione del Pontormo.

Il Giudizio universale

Michelangelo: Giudizio Universale prima del restauro, Cappella Sistina
Michelangelo: Giudizio Universale prima del restauro, Cappella Sistina

Intorno agli anni 1537–1541, grande affresco parietale di 1370 x 1220 cm., Cappella sistina, Città del Vaticano Città del Vaticano, Roma. L’autografia di Michelangelo è certa.

Per la realizzazione del Giudizio universale nella parete dell’altare ci fu bisogno di effettuare alcuni lavori di modifica. Avvenne così il primo “intervento distruttivo” nella storia della Sistina. L’aspetto originale della zona altare venne totalmente stravolto, sia come impostazione volumetria che come raffigurazioni iconografiche, che continuavano a delinearsi con gli antichi apporti fino a quel momento.

Si rimossero le pitture quattrocentesche di Pietro Perugino, alcune raffigurazioni di pontefici, appartenenti alla stessa serie di quelle ubicate tra le finestre delle pareti, e le due lunette di Abramo e Fares, dipinte nel 1508 dallo stesso Michelangelo. Delle composizioni rimosse ci pervengono soltanto, con copie iconografiche, le due lunette e la pala centrale dell’Assunta che si trovava sopra l’altare.

(Approfondimento sull’opera “Il Giudizio Universale”).

Conversione di Saulo (o Vocazione di San Paolo)

Michelangelo Buonarroti: La conversione di Saul (o Vocazione di San Paolo)
Michelangelo Buonarroti: La conversione di Saul (o Vocazione di San Paolo), anno 1542 – 1545, 625 x 661 cm. Cappella Paolina Vaticano.

Conversione di Saulo, intorno agli anni 1542–1545, affresco parietale, dimensioni 625 x 661 cm., Cappella Paolina, Città del Vaticano Roma. L’autografia di Michelangelo è certa.

Il tema di questo dipinto riguarda l’episodio riportato negli Atti dagli apostoli (IX 3 SS.). L’artista lo sviluppa in base a ciò che si affermava sin dal Duecento .. con Saulo, poi diventato San Paolo, caduto per terra.

Nel 1934 la composizione venne sottoposta ad un accurato restauro e, in tale occasione, vi si individuarono alcune ridipinture che interessavano anche la testa del cavallo. Queste furono rimosse nel 1953.

Crocifissione di San Pietro

Michelangelo: Crocifissione di San Pietro, intorno agli anni 1545–1550, affresco parietale, dimensioni 625 x 662 cm., Cappella Paolina, Città del Vaticano, Roma.
Michelangelo: Crocifissione di San Pietro, intorno agli anni 1545–1550, affresco parietale, dimensioni 625 x 662 cm., Cappella Paolina, Città del Vaticano, Roma.

Crocifissione di San Pietro, intorno agli anni 1545–1550, affresco parietale, dimensioni 625 x 662 cm., Cappella Paolina, Città del Vaticano, Roma. È certa l’autografia di Michelangelo.

Crocifissione per Vittoria Colonna

Crocifissione per Vittoria Colonna, intorno al 1545.
Michelangelo Buonarroti: Crocifissione per Vittoria Colonna, intorno al 1545.

Crocifissione per Vittoria Colonna, intorno al 1545. Non si conoscono altri dati.

Pietà per Vittoria Colonna

Buonarroti: Pietà per Vittoria Colonna, intorno al 1546, tecnica a carboncino su carta, dimensioni 28,9 x 18,9 cm., Isabella Stewart Gardner Museum, Boston.
Michelangelo: Pietà per Vittoria Colonna, intorno al 1546, tecnica a carboncino su carta, dimensioni 28,9 x 18,9 cm., Isabella Stewart Gardner Museum, Boston.

Pietà per Vittoria Colonna, intorno al 1546, tecnica a carboncino su carta, dimensioni 28,9 x 18,9 cm., Isabella Stewart Gardner Museum, Boston. L’autografia del Buonarroti è certa. Esistono anche alcune traduzioni realizzate su tavola, ma di incerta attribuzione all’artista.

Epifania

Epifania, intorno agli anni 1550-1553, tecnica a carboncino su carta, dimensioni 232 x 165 cm., British Museum, Londra.
Michelangelo: Epifania, intorno agli anni 1550-1553, tecnica a carboncino su carta, dimensioni 232 x 165 cm., British Museum, Londra.

Epifania, intorno agli anni 1550-1553, tecnica a carboncino su carta, dimensioni 232 x 165 cm., British Museum, Londra. L’autografia di Michelangelo è certa.

La lunetta con Achim e Eliud nella Cappella Sistina

Michelangelo Buonarroti: la lunetta di Achim e Eliud

Michelangelo Buonarroti: Lunetta con Achim e Eliud, intorno al 1508-1512, dimensioni 340 x 650 cm., Cappella Sistina, Città del Vaticano.
Michelangelo Buonarroti: Lunetta con Achim e Eliud, intorno al 1508-1512, dimensioni 340 x 650 cm., Cappella Sistina, Città del Vaticano.

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Sull’affresco

La lunetta con Achim ed Eliud è un affresco di Michelangelo Buonarroti, realizzato in un periodo compreso tra il 1508 ed il 1511, misura circa 340 x 650 cm. ed appartiene alla decorazione della Cappella Sistina. Il dipinto, insieme agli affreschi della volta, venne commissionato all’artista da papa Giulio II.

La lunetta si trova sulla parete sinistra all’entrata (la prima procedendo verso l’altare), sotto il pennacchio raffigurante il Davide e Golia.

Precisazione: Il fruitore dell’intera decorazione, che entra nella cappella e procede verso l’altare, per ammirare l’affresco con Achim e Eliud, deve trovarsi nella campata d’ingresso e voltarsi verso la parete avendo l’altare alla propria destra. Vai alla pagina delle lunette.

Storia della lunetta

Nelle lunette, tutte raffigurate sui registri superiori delle quattro pareti della cappella (due rimosse, nel 1537, dalla parete di fondo) sono rappresentate scene degli Antenati di Cristo, tratte dal Vangelo di Matteo.

Michelangelo realizzò le composizioni delle pareti (lunette) in contemporanea con gli affreschi del soffitto della Cappella Sistina. L’artista svolse le due decorazioni in due fasi comuni, iniziando ad affrescare dalle campate prossime all’entrata e procedendo verso la parete di fondo dove, qualche decennio più tardi (1541), portò a termine il grande affresco del Giudizio Universale. Seguì in tal maniera la stessa cronologia per i due cicli: l’intera volta e le quattro pareti della cappella.

Anche per le esecuzioni delle composizioni nelle lunette il pittore iniziò dalle campate prossime all’ingresso, dipingendo gli episodi con cronologia inversa rispetto a quelli scritti nel Vangelo. Ne deriva, perciò, che le ultime narrazioni di Matteo corrispondono alle prime raffigurazioni della cappella, e viceversa.

Il Buonarroti portò a compimento la prima metà del soffitto e delle pareti (registri superiori) nell’estate del 1511, lavorando su un ponteggio di legno. Per continuare a decorare la cappella dovette smontare quest’ultimo ed innalzarlo lungo l’altra metà della grande stanza. La seconda fase dei lavori, che non interessa la lunetta di Achim ed Eliud, iniziò nell’ottobre del 1511 ed ebbe termine esattamente un anno dopo, nelle giornate vicine alla vigilia di Ognissanti, quando avvenne la “scopertura” della grande decorazione michelangiolesca.

Fra gli affreschi (volta e registri superiori delle pareti), quelli che ebbero maggiori danneggiamenti da fumi di ceri furono le lunette. Il restauro del 1986 riportò, stupefacentemente, il cromatismo degli affreschi, all’originale splendore.

Si pensa che la lunetta con Achim ed Eliud fosse una delle prime ad essere realizzate (probabilmente la terza).

Descrizione della lunetta

L’artista rappresentò nelle lunette le scene degli antenati di Cristo, riprese da Vangelo secondo Matteo.

La raffigurazione con Achim ed Eliud si trova nella prima lunetta della parete sinistra, procedendo verso l’altare. Per ammirare l’affresco, dopo essere entrati in cappella, bisogna voltarsi a sinistra per avere l’altare alla propria destra, quindi alzare lo sguardo sul registro superiore.

La struttura compositiva della lunetta in esame è organizzata con due gruppi di figure, ripartite su due metà, intervallate dalla tabella con scritti i nominativi dei personaggi (ACHIM – ELIVD) in caratteri maiuscoli.

Michelangelo portò a compimento la composizione in quattro giornate lavorative. Due giorni occorsero per il gruppo di sinistra, uno per quello di destra ed uno per la targa e la parte alta della cornice. Si pensa, però, che parte della scena della zona a sinistra sia stata rifatta in seguito ad un pentimento occorso in fase abbastanza avanzata, secondo il quale il vecchio venne ridipinto di getto e di sana pianta.

L’identificazione dei protagonisti ha creato nel corso dei secoli ampi dibattiti e, tutt’oggi, non c’è ancora pieno accordo tra gli esperti, data la difficoltà di discernere l’uno dall’altro.

La zona a sinistra

Michelangelo Buonarroti: particolare sinistro della lunetta con Achim e Eliud
Michelangelo Buonarroti: particolare sinistro della lunetta con Achim e Eliud

La zona sinistra mostra un anziano in un atteggiamento assai dinamico. Ripreso di profilo, è nell’atto di torcere energicamente il busto verso lo spettatore, rimanendo con lo sguardo rivolto alla bambina a sinistra.

L’energico effetto plastico della figura è in gran parte derivato dall’articolata e dinamica posa del personaggio, ripreso in un attimo di cambiamento espressivo, anche se eseguito in un contesto non troppo articolato.

L’anziano, in quell’attimo, entra improvvisamente in uno stato meditativo, pur mantenendo quella stessa energia di movimento che pare non potersi scaricare in tempi brevi.

Ad aumentare la solidità della figura sono le sapienti variazioni cromatiche del panneggio, con un mantello dai toni rossastri, una camicia gialla ed una mantellina verde.

La zona a destra

Michelangelo Buonarroti: particolare destro della lunetta con Achim e Eliud
Michelangelo Buonarroti: particolare destro della lunetta con Achim e Eliud

L’altra parte della lunetta mostra una madre che con grande spontaneità sta voltandosi verso il proprio bambino, dando le spalle al fruitore dell’opera, mentre lo tiene stretto a sé con un braccio.

La donna è nell’atto di prendere qualcosa da un piatto, che sta su uno sgabello, per portarlo alla bocca del figlio.

Anche questa zona ha grandi effetti plastici, a cui si aggiungono quelli luministici, che scandiscono il netto passaggio tra il primo piano e quelli in profondità. Infatti ol fondo è ottenuto con pennellate più fluide, veloci ed ampie, mentre le due figure risultano con tratti marcati, fitti e corposi.

Non mancano gli effetti cangianti, che amplificano la solidità delle forme, come quei colpi di luce sulla veste e sulla manica della donna.

La lunetta con Giacobbe e Giuseppe nella Cappella Sistina

Michelangelo Buonarroti: la lunetta di Giacobbe e Giuseppe

Michelangelo Buonarroti: Lunetta con Giacobbe e Giuseppe, intorno al 1508, dimensioni 340 x 650 cm., Cappella Sistina
Michelangelo Buonarroti: Lunetta con Giacobbe e Giuseppe, intorno al 1508, dimensioni 340 x 650 cm., Cappella Sistina, Città del Vaticano.

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Sull’affresco

La lunetta con Giacobbe e Giuseppe è un affresco di Michelangelo Buonarroti, realizzato intorno al 1508, misura circa 340 x 650 cm. ed appartiene alla decorazione della Cappella Sistina. La composizione, insieme agli affreschi della volta, fu commissionata da papa Giulio II.

L’affresco si trova raffigurato sulla parete dell’entrata, sotto il pennacchio di Davide e Golia sul lato sinistro (procedendo verso l’altare).

Precisazione: Il fruitore dell’intera decorazione, che entra nella cappella e procede verso l’altare, per ammirare la lunetta, deve voltarsi verso l’entrata per averla in alto a destra. Vai alla pagina delle lunette.

Storia della lunetta

Nelle lunette di Michelangelo sono rappresentati gli episodi degli Antenati di Cristo, presi dal Vangelo secondo Matteo.

L’artista realizzò le composizioni sui registri superiori delle pareti contemporaneamente ai riquadri della volta della Cappella Sistina. Le due decorazioni si svolsero entrambe in due fasi lavorative comuni: Michelangelo iniziò ad affrescare procedendo dalle campate in entrata verso quelle dell’altare.

Si seguì in tal modo la stessa cronologia per i due cicli pittorici: l’intero soffitto e le quattro pareti, escluso il Giudizio Universale, che il Buonarroti eseguì nel 1541.

Anche per l’esecuzione delle lunette Michelangelo incominciò a lavorare dalle campate dell’ingresso, dipingendo le scene in ordine inverso da come sono scritte nel Vangelo. Ne deriva, in tal modo, che gli ultimi episodi scritti da Matteo corrispondono a quelli delle prime lunette, e viceversa.

Il pittore portò a termine la prima metà del soffitto e dei registri superiori delle pareti, nell’estate del 1511, lavorando su un ponteggio. Per continuare i lavori dovette smontarlo ed innalzarlo sull’altra metà. La seconda fase delle decorazioni, che non interessa la lunetta di Giacobbe e Giuseppe, iniziò nell’ottobre del 1511 ed ebbe termine un anno dopo, poco prima della vigilia di Ognissanti, quando avvenne la “scopertura” della grande decorazione.

Fra gli affreschi michelangioleschi (volta e pareti), quelli che ebbero maggiori danni da fumi furono le lunette. Dopo il restauro del 1986 il cromatismo degli affreschi ritornò, incredibilmente, all’originale splendore.

Si pensa che la lunetta con Giacobbe e Giuseppe fosse una delle prime ad essere realizzate (probabilmente la seconda).

Descrizione della lunetta

Tutte e sedici le lunette che l’artista dipinse (due sono state rimosse per dare più spazio al Giudizio universale) seguono la genealogia di Cristo, riportata dal Vangelo secondo Matteo. Giacobbe e Giuseppe, nonno e padre putativo di Cristo, erano gli antenati più diretti.

La raffigurazione si trova in alto a destra sulla parete di entrata. La finestra sotto la base è semplicemente simulata a pittura.

Il dipinto in esame è strutturato con due gruppi di figure, ripartiti nelle due metà della lunetta, intervallati dalla tabella con i nominativi dei personaggi (IACOB – IOSEPH) scritti in capitali romane. Il tabellone ha la caratteristica di essere l’unico, della serie realizzata nella prima fase dei lavori, senza i modiglioni ai lati.

La zona a sinistra

Michelangelo Buonarroti: particolare sinistro della lunetta con Giacobbe e Giuseppe, intorno al 1508
Michelangelo: particolare sinistro della lunetta con Giacobbe e Giuseppe, intorno al 1508

Giacobbe, che secondo l’interpretazione tradizionale è raffigurato nella zona di sinistra, appare completamente avvolto in un ampio mantello dai toni gialli con il volto adirato e perplesso.

Il suo viso, ripreso frontalmente e ben curato, è reso assai particolareggiato con piccoli tocchi di pennello e tratteggi, spesso incrociati, per meglio conferire carattere ed espressività.

Dietro di lui appaiono – in secondo piano, descritte in maniera più sommaria – le figure di una donna e un fanciullo.

La zona a destra

Michelangelo: particolare destro della lunetta con Giacobbe e Giuseppe, intorno al 1508
Michelangelo: particolare destro della lunetta con Giacobbe e Giuseppe, intorno al 1508

Nella zona a destra appare il gruppo dove vengono identificati Maria, Giuseppe ed il Bambin Gesù.

La donna è ripresa di profilo, con il volto verso il fruitore dell’opera, ed il busto leggermente in torsione da mostrare la schiena.

Spiccano la veste ed il mantello che la ricoprono, dai toni ricchi e variegati tendenti al rosa, ed ancor di più l’articolato copricapo di forgia esotica con vistose fasce a tricorno, ben decorate con inserti cangianti.

Il tratto del volto è ben marcato nel frontale e tende a sfumare lievemente in profondità, accordandosi con i toni più spenti delle due figure dietro di lei.

Giuseppe, ripreso in penombra, tiene il Bambino tra le braccia, mentre una fanciulletta completamente nuda, torcendo leggermente il busto, sta orientando uno specchio verso di loro. L’atteggiamento della bambina richiama forse un’allegoria della Chiesa.

I dibattiti su Giuseppe

Per quanto riguarda l’identificazione di Giuseppe, nel corso dei secoli, si sono fatte diverse interpretazioni, alcune tra le quali del tutto diverse dalla presente ipotesi. Giuseppe, per altri studiosi, sarebbe infatti l’uomo a sinistra col manto giallo, mentre Giacobbe apparirebbe a destra con la propria moglie.

Questa seconda ipotesi è certamente la meno seguita, poiché la donna è messa molto in risalto, mentre i toni rosati del suo mantello sono una caratteristica tipicamente mariana. D’altronde, anche volendo seguire queste l’identificazioni, con Giuseppe a sinistra e Maria a destra, chi dovrebbe essere l’uomo insieme a Maria? Non certamente Gioacchino, suo padre, che porterebbe fuori dal tema degli antenati di Cristo!

La lunetta con Azor e Sadoc nella Cappella Sistina

Michelangelo Buonarroti: la lunetta di Azor e Sadoc

Michelangelo Buonarroti: Lunetta con Azor e Sadoc, intorno al 1508- 1511, dimensioni 340 x 650 cm., Cappella Sistina
Michelangelo Buonarroti: Lunetta con Azor e Sadoc, intorno al 1508- 1511, dimensioni 340 x 650 cm., Cappella Sistina, Città del Vaticano.

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Sull’affresco

La lunetta con Azor e Sadoc è un affresco di Michelangelo Buonarroti, realizzato tra il 1508 ed il 1511, misura circa 340 x 650 cm. ed appartiene alla decorazione della Cappella Sistina commissionata da papa Giulio II.

La composizione si trova all’entrata, sulla parete destra (procedendo verso l’altare), sotto il pennacchio raffigurante Giuditta e Oloferne.

Precisazione: Il fruitore dell’intera decorazione, che entra nella cappella e procede verso verso il fondo, per osservare l’affresco, si deve girare in modo che l’altare rimanga alla sua sinistra. La lunetta è nella zona alta della parete destra. Vai alla pagina delle lunette.

Storia della lunetta

Nelle lunette di Michelangelo vengono narrati episodi degli Antenati di Cristo, presi dal Vangelo di Matteo.

Il pittore affrescò i registri superiori delle pareti contemporaneamente alla realizzazione della decorazione del soffitto della Cappella Sistina. I due cicli pittorici si svolsero entrambi in due fasi comuni, iniziando ad affrescare dalle campate in entrata, procedendo verso l’altare.

Michelangelo seguì in tal modo lo stesso procedimento cronologico di esecuzione, sia per gli affreschi della volta che per quelli delle quattro pareti (escluso il Giudizio Universale, che eseguì nel 1541).

Anche per la realizzazione delle lunette l’artista incominciò a lavorare dalle campate prossime all’ingresso, dipingendo le narrazioni in ordine inverso da come sono riportate nel Vangelo. Ne deriva così che gli ultimi episodi scritti da Matteo corrispondono ai primi affreschi, e viceversa.

L’artista portò a compimento la prima metà della Cappella Sistina (soffitto e registri superiori delle pareti) intorno all’estate del 1511. Per continuare i lavori Michelangelo dovette smontare il grosso ponteggio, innalzato sulla prima metà della cappella, per costruirlo nuovamente sull’altra metà. La seconda fase dei lavori, che non interessa la lunetta di Azor e Sadoc, iniziò nell’ottobre del 1511 e terminò nell’anno successivo, poco prima della vigilia di Ognissanti, giorno della “scopertura” della grande decorazione del soffitto.

Fra gli affreschi delle due decorazioni (volta e registri superiori delle pareti) del Buonarroti, quelli che ebbero maggiori annerimenti da fumi furono proprio le lunette. Dopo il restauro del 1986 i colori degli affreschi ritornarono, sorprendentemente, all’originale splendore.

Si pensa che la lunetta con Azor e Sadoc fosse una delle prime ad essere realizzate (probabilmente la quarta).

Descrizione della lunetta

Come già sopra accennato, Michelangelo riportò nelle lunette la genealogia di Cristo riferita al Vangelo di Matteo.

La composizione di Azor e Sadoc la troviamo ubicata sull’ultima lunetta della parete destra, entrando in cappella.

Essa è strutturata con due gruppi di figure – due a sinistra, una a destra – intervallate dalla tabella centrale con i nominativi dei personaggi (AZOR – SADOCH), scritti in lettere maiuscole.

L’identificazione dei protagonisti ha creato, e continua a creare, vari dibattiti ed incertezze, data la difficoltà nella nominazione del singola figura.

La zona a sinistra con la donna ed il fanciullo

Michelangelo Buonarroti: particolare sinistra della lunetta con Azor e Sadoc.
Michelangelo Buonarroti: particolare sinistra della lunetta con Azor e Sadoc.

A sinistra appaiono una donna seduta su un gradone di marmo che indica qualcosa ad un bambino, distogliendolo da un atto che lo teneva fortemente impegnato (forse giocava, o scriveva, oppure stava disegnando). Infatti pare che il gesto della madre, avendolo distolto dalle proprie cose, lo abbia scocciato e che si stia voltando lentamente con un atteggiamento alquanto disinteressato.

In un’illuminazione proveniente da sinistra, la donna è ripresa di profilo con il busto in leggera torsione verso lo spettatore. Indossa un abito abbastanza vistoso dai toni rosati, nelle cui zone d’ombra appaiono gamme tendenti ai lilla, ed una fascia verde chiaro che la stringe in vita.

Spicca l’ampia scollatura con bordi gialli che, volutamente, le scopre la spalla destra mostrando parte della chiara camicia. Sul braccio destro pende il terminale di un mantello giallo, mentre sulla testa porta un variegato copricapo fatto di fasce terminanti con un velo.

Il volto della donna, ripreso di profilo, è contornato da un tratto rossastro, probabilmente definito con un piccolo pennello.

La figura a destra

Michelangelo Buonarroti: particolare destro della lunetta con Azor e Sadoc.
Michelangelo Buonarroti: particolare destro della lunetta con Azor e Sadoc.

Nella zona a destra appare un’anziana figura maschile ripresa di profilo il cui volto, girato frontalmente verso il fruitore dell’opera, mostra rughe profonde e ben marcate.

L’uomo, che alcuni vi hanno identificato lo stesso Michelangelo, ha un’espressione pensierosa e pare in balia di pensieri di grande apprensione. Infatti ha la fronte increspata, le sopracciglia alzate e tiene il mento appoggiato alla mano, nell’atto di trovare una soluzione ai suoi problemi.

Un mantello dai toni giallo-ocra lo avvolge quasi completamente, lasciando scoperti soltanto i piedi ed un braccio vestito da una manica verdastra.

Come nell’altra scena, la luce, sempre proveniente da sinistra, modella con nettezza l’intera figura dando solidità e rilievo plastico all’intera composizione.

Le pennellate appaiono veloci e decise.

La lunetta con Naasson nella Cappella Sistina

Michelangelo Buonarroti: la lunetta con Naasson

Michelangelo Buonarroti: Lunetta con Naasson, intorno al 1511-12, dimensioni 340 x 650 cm., Cappella Sistina, Città del Vaticano.
Michelangelo Buonarroti: Lunetta con Naasson, intorno al 1511-12, dimensioni 340 x 650 cm., Cappella Sistina, Città del Vaticano.

Pagina correlata: I dipinti di Michelangelo

Sull’affresco

La lunetta con Naasson è un’opera di Michelangelo Buonarroti, realizzata intorno al 1511-12, misura circa 340 x 650 cm. ed appartiene alla decorazione della Cappella Sistina. La composizione, che si trova sul registro superiore della parete sotto il pennacchio con il serpente di bronzo (a destra guardando verso l’altare), fu commissionata all’artista da papa Giulio II. Vai alla pagina delle lunette.

Storia della lunetta

Nelle lunette appaiono scene degli Antenati di Cristo prese dal Vangelo di Matteo.

Michelangelo eseguì le composizioni delle pareti in contemporanea agli affreschi sulla volta della Sistina. I lavori di decorazione si svolsero in due fasi, iniziando dall’ingresso e procedendo verso l’altare.

L’artista seguì così la stessa cronologia esecutiva, sia per i riquadri del soffitto che per le lunette. Anche per la realizzazione di queste ultime iniziò da quelle vicine all’ingresso, dipingendo gli episodi in ordine inverso a quello del Vangelo. Ne deriva che le ultime scene del Vangelo corrispondono alle le prime realizzate.

L’artista portò a termine la prima fase dell’intera decorazione nell’estate del 1511 e, insieme a questa, anche le lunette sui registri superiori delle pareti lunghe. Per continuare i lavori della decorazione dovette smontare il ponteggio ligneo, che aveva montato nella prima metà della cappella, per innalzarlo di nuovo sull’altra metà. La seconda fase dei lavori iniziò nell’ottobre dello stesso anno e terminò poco prima della vigilia di Ognissanti del 1512, giorno dell’inaugurazione e “scopertura” della maestosa decorazione.

Fra gli affreschi della decorazione michelangiolesca, quelli che subirono maggiori annerimenti, derivati da fumi, furono le lunette. Dopo il restauro del 1986 i colori dei dipinti ritornarono, stupefacentemente, agli antichi splendori.

La presente lunetta, cioè quella con Naasson, fu probabilmente la tredicesima (sulle sedici originarie) che Michelangelo realizzò sulle pareti della cappella. L’affresco fu il quinto ad essere portato a compimento sul secondo ponte, e il penultimo della serie a noi pervenute, dato che quelli con “Abramo, Isacco, Giacobbe, Giuda” e “Fares, Esrom e Aram” furono raschiati per ottenere più spazio per il grande dipinto del Giudizio Universale.

Descrizione e stile

La lunetta con Naasson si trova sotto il pennacchio raffigurante Il serpente di bronzo, sulla parete destra procedendo verso l’altare (l’ultimo della parete). In opposizione, frontalmente a sinistra, troviamo la lunetta di Aminadab sotto il pennacchio con “La punizione di Aman”.

La composizione è configurata con due personaggi inseriti su ciascuna metà della lunetta.

Le due figure, a differenza di tutte le altre lunette, eccetto quella di Aminadab, qui sono intervallate da una tabella con un solo nominativo, scritto in capitali romane: “NAASON” (sic).

Nelle lunette della seconda parte dei lavori di decorazione – e qui siamo in questa fase – la targa prende una forma più semplice e fluida. Questo perché iniziarono le pressioni di papa Giulio II, che invitava Michelangelo a portare a compimento l’intero ciclo in tempi assai più rapidi. Anche il cromatismo subì dei cambiamenti nelle lunette, soprattutto nei fondi, diventando più chiaro. Successe pure alle figure, che appaiono più grandi, evidenziano un’esecuzione più veloce e sciolta.

L’ingrandirsi delle proporzioni, che certamente fece sì che i tempi si accorciassero, fu soprattutto un accorgimento tecnico dell’artista per creare un’illusione ottica all’osservatore che, entrando in cappella, procedeva verso l’altare. In tal modo riuscì ad amplificare e rendere più leggibili i dipinti più lontani, più sottoposti a scarsa illuminazione e più soggetti ad effetti di controluce delle finestre.

In questo affresco le figure non sono simmetricamente in contrapposizione ma, per la prima volta nella decorazione dei registri superiori delle pareti, appaiono con il profilo orientato nella stessa direzione.

La mancanza della simmetria compositiva dà subito nell’occhio. Tale orientamento si trovava anche in un’altra lunetta, poi raschiata – raffigurante Abramo, Isacco, Giacobbe e Giuda – dove i cinque personaggi dipinti erano tutti rivolti verso destra.

L’uomo, sulla destra

Michelangelo Buonarroti: Lunetta con Naasson, intorno al 1511-12, particolare dell'uomo., Cappella Sistina, Città del Vaticano.
Michelangelo Buonarroti: Lunetta con Naasson, particolare dell’uomo., Cappella Sistina.

Anche se a prima vista le figure appaiono entrambe femminili, non c’è dubbio che quella nella zona a destra sia identificata in Naasson.

L’uomo è comodamente seduto su uno scalone con le gambe sollevate – una su qualcosa che sembra un gradino ligneo, l’altra appoggiata all’asta del leggio – con la schiena adagiata al bordo della tabella.

Un mantello rosso lo avvolge quasi completamente, lasciando scoperta la testa, ripresa di profilo, e parte della gamba destra, che probabilmente calza uno stivale.

Il profilo del viso ed il disinvolto atteggiamento di Naasson fanno pensare ad una figura adolescenziale spensierata e, tuttavia, leggermente corrucciata. Non pare affatto interessato alla donna raffigurata nell’altra zona e si mostra, invece, carico di pensieri.

La donna, sulla sinistra

Michelangelo Buonarroti: Lunetta con Naasson, particolare della donna, Cappella Sistina
Michelangelo Buonarroti: Lunetta con Naasson, particolare della donna, Cappella Sistina

La zona di sinistra mostra una donna in piedi, ripresa in modo tale da poter essere interamente raffigurata in uno spazio appena disponibile, assecondante il bordo superiore della lunetta.

Ha i piedi nudi – uno sul terreno, un po’ sconnesso, l’altro su un gradone di marmo – nell’atto di osservare la propria immagine riflessa nel piccolo specchio ovale, che tiene nella mano. Una scena che, inserita nell’epoca dell’informatica, richiamerebbe invece l’atto di una ragazza impegnata su Internet in una chat a lei cara. Insistendo sul paragone, lontanissimo dall’essere affine con il ritratto in esame, si osservi tuttavia l’interesse della donna a quel piccolo oggetto piatto, da cui sembra non voler toglier lo sguardo.

La testa della donna è abbastanza elaborata. Si noti la bionda chioma – raccolta in una crocchia, o nodo – da cui si protrae una lunga coda, che le cade nascosta oltre la spalla. Spicca l’orecchino con il suo lungo pendente, che la giovane pare a sfiorare con l’indice quello indossato nell’orecchio nascosto. Il profilo del viso è ben marcato, i cui toni sono in armonia con le variazioni cromatiche e i delicati trapassi chiaroscurali creati dalla fonte luminosa proveniente da sinistra.

La giovane indossa un vestito dai toni verdastri con spessi bordi a pelliccia assai più chiari, tenuti con borchie auree. Ha una fascia gialla come cintura, visibile solo dalla parte della schiena. La camicia ha toni rosati, con ombre cangianti arancioni nei forti contrasti, e rossi nelle parti completamente in ombra, come ad esempio nel braccio sinistro.

Esistono due studi sulla posa della figura nel cosiddetto “Codice di Oxford”, custodito nell’Ashmolean Museum (Università di Oxford), ed un nudo virile a Casa Buonarroti a Firenze.

La lunetta con Aminadab nella volta della Cappella Sistina

Michelangelo Buonarroti: la lunetta con Aminadab

Michelangelo Buonarroti: Lunetta con Aminabad, intorno al 1511-12
Michelangelo Buonarroti: Lunetta con Aminadab, intorno al 1511-12, dimensioni 340 x 650 cm., Cappella Sistina, Città del Vaticano.

Pagina correlata: I dipinti di Michelangelo

Sull’affresco

La lunetta con Aminadab è un’opera di Michelangelo Buonarroti, realizzata intorno al 1511-12, misura circa 340 x 650 cm. ed appartiene alla decorazione della Cappella Sistina. L’affresco, che si trova sul registro superiore della parete sotto il pennacchio della Punizione di Aman (a sinistra guardando verso l’altare), fu commissionato all’artista da papa Giulio II. Vai alla pagina delle lunetteVai alla pagina della volta della Cappella Sistina.

Storia

Le lunette, nelle cui raffigurazioni appaiono scene degli Antenati di Cristo (Vangelo di Matteo), vennero eseguite in contemporanea agli affreschi sulla volta, in due fasi, procedendo verso l’altare.

Michelangelo, iniziando dalle lunette vicine all’ingresso, dipinse gli episodi in ordine inverso a quello narrato dal Vangelo, quindi le ultime scene furono le prime ad essere realizzate.

Nell’estate del 1511 l’artista portò a compimento la prima fase dell’intera opera decorativa sulla volta e, insieme a questa, anche le lunette. Per continuare la decorazione del soffitto dovette smontare il ponteggio ligneo, che si trovava nella prima metà della cappella, per rimontarlo sull’altra metà. La seconda fase, iniziata nell’ottobre dello stesso anno, terminò poco prima della vigilia di Ognissanti del 1512, giorno dell’inaugurazione dell’intero ciclo pittorico.

Gli affreschi della decorazione michelangiolesca che subirono maggiori annerimenti da fumi furono proprio le lunette. Dopo il restauro del 1986 i colori ritornarono, stupefacentemente, agli antichi splendori.

La lunetta in esame, cioè quella con Aminadab, fu verosimilmente la quattordicesima (sulle sedici originarie) che Michelangelo realizzò sui registri superiori delle pareti. La composizione fu la sesta ad essere portata a compimento usando il secondo ponte ligneo, e l’ultima della serie a noi pervenute, dato che le lunette con “Abramo, Isacco, Giacobbe, Giuda” e “Fares, Esrom e Aram” furono rimosse per dare spazio al grande dipinto del Giudizio Universale.

Essa si trova sotto il pennacchio raffigurante la Punizione di Aman, sulla parete sinistra procedendo verso l’altare. In opposizione, sulla parete destra, troviamo la lunetta di Naasson sotto il pennacchio con il Serpente di bronzo.

Descrizione

Come già sopra accennato tutte le lunette narrano la genealogia di Cristo, riferita al Vangelo secondo Matteo.

Il personaggio riportato sulla tabella è Aminadab, dipinto nella zona di sinistra, mentre la figura che appare sull’altra metà è sua moglie.

La composizione mostra due figure, su ciascuna metà, separate dal tabellone centrale con la scritta in caratteri grandi “AMINADAB”.

Nelle lunette appartenenti alla seconda fase dei lavori la targa risulta con una forma alquanto semplificata per le pressioni del papa su Michelangelo, affinché portasse a termine la decorazione della volta in maniera più rapida possibile. Quindi anche la colorazione degli sfondi diventa più semplice, mentre le figure si fanno più grandi ed ottenute con pennellate più rapide e decise.

Riguardo alle dimensioni dei personaggi si pensa, però, che l’ingrandirsi delle proporzioni è dovuto al fatto che si volle creare un’illusione ottica atta ad amplificare la grandezza di forme e spazio, data la lontananza dall’occhio degli osservatori, che dall’ingresso procedevano verso l’altare.

Le ultime lunette – quelle a cui fa parte la presente composizione, “Naasson”, “Abramo, Isacco, Giacobbe, Giuda” e “Fares, Esrom e Aram” – come confermano le tradizionali fonti, furono portate a termine con la massima rapidità.

Per la fretta del pontefice si dovette graffiare l’intonaco, non ancora completamente essiccato, direttamente con pennelli che lasciarono testimonianza perdendo alcune setole, ancora visibilmente imprigionate nella malta.

In diverse zone dell’affresco, come ad esempio nei piedi della donna, lo spessore pittorico è quasi inesistente e pare essere ottenuto da una sola pennellata.

Al centro del dipinto è abbastanza visibile un ampio rifacimento, dai toni più scuri, in seguito a un distacco di intonaco per forte umidità. La tonalità della zona restaurata, essendo più scura, testimonia come come già in quel periodo – restauro del Carnevali, eseguito nel 1564 – le lunette fossero pesantemente annerite.

La figura nella zona  a sinistra

Michelangelo: Particolare di Aminabad, lunetta della Cappella Sistina.
Michelangelo: Particolare di Aminabad, lunetta della Cappella Sistina.

Il principe dei Leviti, Aminadab, appare nella zona sinistra ripreso seduto in un rigoroso frontale, con il busto quasi eretto e le gambe leggermente divaricate. I piedi dell’uomo appaiono uniti ed allineati, mentre le mani si intrecciano con forza tra le ginocchia che sostengono l’appoggio degli avambracci, su cui grava il peso del busto leggermente reclinato in avanti.

Il suo volto, che esprime una forte preoccupazione, ha i tratti assai marcati sotto una capigliatura rossastra, tenuta in parte da una fascia bianca. Porta gli orecchini, uno differente dall’altro, ottenuti da rapidissime pennellate, ed una mantellina arancione con toni cangianti nelle parti in luce, tendenti al verde pallido.

Indossa calzoni di colore bianco, talmente aderenti alle gambe tanto da mostrare la sua atletica muscolatura.

Il disegno preparatorio oggi si trova in uno studio del “Codice di Oxford”. Ebbe nel corso dei secoli grande divulgazione, da cui molti artisti trassero spunto per le varie raffigurazioni di Cristo. Tra questi ricordiamo Celio Gaspare (1571/ 1640) e Valeriano Giuseppe con il loro “Cristo deriso”, che si trova a Roma nella Chiesa del Santissimo Nome di Gesù.

La figura della zona a destra

Michelangelo: Particolare di della donna nella lunetta di Aminabad
Michelangelo: Particolare di della donna nella lunetta di Aminabad, Cappella Sistina.

La donna si trova nella zona a destra. Essa è ripresa seduta con una gamba accavallata sull’altra, mentre sta sta pettinando i suoi lunghi e biondi capelli. La posa, se paragonata all’iconografia del periodo e a quella dei tempi passati, risulta alquanto inconsueta e si pensa che Michelangelo l’abbia studiata dal vero.
Il busto è leggermente contorto, le spalle appena inclinate, la schiena ricurva e la testa chinata, rivolta verso l’osservatore.

La veste, che è molto aderente al corpo, soprattutto sulle braccia, mette in evidenza l’atletica e mascolina muscolatura. Tale struttura fisica delle figure la troviamo anche in alcune sibille dipinte dallo stesso Michelangelo sulla volta della cappella.

Spicca l’ampio panno, dai toni verdolini chiari, disteso sulle sue cosce, che bene si armonizza con i toni rosati della veste e dello sfondo. Questo aiuta a conferire all’intera figura plasticità ed a sbalzarla dal contesto.

Si pensa che uno studio, appena abbozzato della donna, faccia parte del “Codice di Oxford”, conservato all’Ashmolean Museum.

Le lunette di Michelangelo nella Cappella Sistina

Michelangelo Buonarroti: le lunette nella Cappella Sistina

Michelangelo Buonarroti: Lunette nella Cappella Sistina, 340 x 650 cm, 1508-12.
Michelangelo Buonarroti: Lunette nella Cappella Sistina, 340 x 650 cm, 1508-12.

Ai dipinti di Michelangelo

Sugli affreschi

Le lunette nella Cappella Sistina, raffigurate sul registro superiore delle pareti, sono una serie di composizioni di Michelangelo Buonarroti, realizzate con tecnica ad affresco intorno al 1508-1512 [De Vecchi, citazione a pag. 14].

Esse si trovano a ridosso del soffitto, adiacenti alle vele ed ai pennacchi della grande decorazione della volta, che pur non facendone parte, generalmente vengono ad essa associate. Infatti fanno parte dello stesso programma in coincidenza di tempi, iconografie, committenza, esecuzione e sue fasi.

Michelangelo Buonarroti: Lunetta con Iesse, Davide e Salomone, 340 x 650 cm, 1511-12
Michelangelo Buonarroti: Lunetta con Iesse, Davide e Salomone, 340 x 650 cm, 1511-12, Cappella Sistina

Le lunette, che si trovano sopra le arcate delle finestre, sono quattordici in tutto, dopo che le due con “Abramo, Isacco, Giacobbe e Giuda” e “Fares, Esrom e Aram” vennero raschiate nel 1537 dallo stesso Michelangelo. L’artista le rimosse per dare ulteriore spazio alla raffigurazione del suo Giudizio Universale.

Tutte le scene delle lunette sono riprese dal Vangelo di Matteo e riguardano le quaranta generazioni degli Antenati di Cristo.

Storia

Michelangelo Buonarroti: Lunetta con Roboamo e Abia, 240 x 350 cm, realizzata intorno agli anni 1511-12
Michelangelo Buonarroti: Lunetta con Roboamo e Abia, 240 x 350 cm, realizzata intorno agli anni 1511-12

Non esistono testimonianze sul fatto che le lunette fossero in precedenza già state decorate. Si pensa comunque, ma non c’è la certezza, che mostrassero partiture geometriche, realizzate dagli artisti quattrocenteschi tra il 1481 ed il 1482.

Secondo il Tolnay Michelangelo realizzò le lunette tra l’ottobre 1511 e l’ottobre 1512 [De Vecchi, citazione a pag. 14]. Lo stesso critico d’arte sosteneva che fossero realizzate utilizzando un ponteggio appositamente studiato, ipotesi contrastante con le fonti tradizionali e poi respinta nel 1978 anche dal Wilde.

Michelangelo - lunetta con Asaf Iosafat e Ioram - 245 x 340 cm, intorno agli anni 1511-12, volta della Cappella Sistina in Vaticano.
Michelangelo – lunetta con Asaf Iosafat e Ioram – 245 x 340 cm, intorno agli anni 1511-12, volta della Cappella Sistina in Vaticano.

Le lunette furono realizzate sulle stesse impalcature che Michelangelo usava per dipingere la volta della cappella. L’ordine di esecuzione corrisponde quindi a quello delle raffigurazioni del soffitto, cioè procedendo dall’ingresso verso l’altare [De Vecchi, citazione a pag. 16]. In tal modo l’artista, dopo i grandi disagi derivati dalla lavorazione con le braccia alzate e la testa reclinata all’indietro, aveva modo di dipingere le lunette in fase di rilassamento.

Michelangelo Buonarroti: Lunetta con Iosias Echonias e Salatiel, intorno al 1508-11, dimensioni 340 x 650 cm., Cappella Sistina, Città del Vaticano.
Michelangelo Buonarroti: Lunetta con Iosias Echonias e Salatiel, intorno al 1508-11, dimensioni 340 x 650 cm., Cappella Sistina, Città del Vaticano.

Il fatto che fossero dipinte con gli stessi ponteggi impiegati per il soffitto viene confermato anche dagli schizzi preparatori di Michelangelo, nel “Taccuino di Oxford”, che mostrano solamente le lunette realizzate della seconda parte della cappella (secondo ponteggio), quelli cioè della seconda fase, dopo il 1511 [De Vecchi, citazione a pag. 16].

Nel corso dei secoli le lunette subirono annerimenti e restauri impropri, tanto che in molti ingenerosamente le giudicarono “tenebrose” e, quindi, sottostimate rispetto ai riquadri del soffitto. Quando nel 1986 si completarono i restauri delle lunette, ritornò alla luce il vero cromatismo michelangiolesco.

Il tempo impiegato

Michelangelo Buonarroti: Lunetta con Ozias, Ioatham e Achaz, intorno al 1508-11, dimensioni 340 x 650 cm., Cappella Sistina, Città del Vaticano.
Michelangelo Buonarroti: Lunetta con Ozias, Ioatham e Achaz, intorno al 1508-11, dimensioni 340 x 650 cm., Cappella Sistina, Città del Vaticano.

L’artista portò a compimento l’intero ciclo delle lunette in tempi assai rapidi: 45-50 giornate d’affresco, cioè impiegando una media di tre “giornate”  per ogni raffigurazione. Per giornate di affresco si intende, naturalmente, il tempo impiegato soltanto per esse, non i giorni passati tra l’inizio e la portata a termine delle sedici raffigurazioni.

Michelangelo riportò direttamente il disegno delle sedici composizioni sull’intonaco senza l’impiego dei cartoni preparatori. Per alcuni particolari, che dovevano essere ben centrati ed assiali, come ad esempio i tabelloni con i nominativi, Michelangelo dovette usare strumenti come il regolo, il filo a piombo e un’incisione guida sulle superfici parietali [De Vecchi, citazione a pag. 18].

La tecnica

I personaggi, generalmente raffigurati in primo piano, misurano circa due volte l’altezza media reale di una persona. Il pittore li delineò sommariamente sull’arriccio. Esistono alcuni piccoli schizzi che rimandano a studi preparatori, di cui non si conoscono notizie: è probabile, però, che Michelangelo avesse eseguito studi in dimensioni maggiori … ma non necessariamente [De Vecchi, citazione a pag. 18].

La coloristica

Michelangelo Buonarroti: Lunetta con Ezechia, Manasse e Amon, intorno al 1508-11, dimensioni 340 x 650 cm., Cappella Sistina
Michelangelo Buonarroti: Lunetta con Ezechia, Manasse e Amon, intorno al 1508-11, dimensioni 340 x 650 cm., Cappella Sistina, Città del Vaticano.

Il colore, come in tutti i riquadri della volta della cappella, riveste anche qui una funzione strutturale, definendo valori plastici, volumetrici e di dilatazione spaziale.

La stesura pittorica è generalmente assai diluita, quasi al punto da non lasciare spessore. L’artista ricorre spesso ai colori puri confidando sul fatto che le successive velature riescano a creare i mezzi toni.

Michelangelo Buonarroti: Lunetta con ZorobabeleAbiud ed Eliacim, intorno al 1508-11, dimensioni 340 x 650 cm., Cappella Sistina, Città del Vaticano.
Michelangelo Buonarroti: Lunetta con ZorobabeleAbiud ed Eliacim, intorno al 1508-11, dimensioni 340 x 650 cm., Cappella Sistina, Città del Vaticano.

Le composizioni, soprattutto nel panneggio delle figure, hanno colori con variazioni ricche di contrasti ed effetti cangianti. Si pensa che tali energie coloristiche fossero create per aumentare la leggibilità delle scene, collocate in lontananza, in semioscurità e sottoposte a reali effetti di controluce, trovandosi ubicate sopra le finestre [De Vecchi, citazione a pag. 19].

Le ultime lunette, quelle prossime all’altare,  appaiono con pennellate più veloci e decise per le pressioni di papa Giulio II, che nel corso della seconda fase decise improvvisamente per una più rapida portata a termine dell’intera opera d’affresco. Michelangelo dovette quindi semplificare tutte le composizioni rimanenti, non soltanto le lunette ma anche i riquadri, le vele e i pennacchi della volta. Le ultime lunette mostrano assai chiaramente tali semplificazioni, soprattutto nella forma dei tabelloni.

Descrizione delle lunette nella Cappella Sistina

Le lunette, tutte raffigurate sui registri superiori delle pareti, si trovano sopra la cornice marcapiano che delimita i dipinti dei papi, realizzati da artisti quattrocenteschi. Esse mostrano un’ampia superficie semicircolare (da cui deriva il termine lunetta), di 340 x 650 cm, resa concava nella parte inferiore in corrispondenza degli archi delle finestre.

Ai lati le lunette confinano con i peducci sotto i troni dei profeti e delle sibille, mentre il profilo alto è in comune con le otto vele ed i quattro pennacchi. Vele e pennacchi, come già sopra riportato, sono raffigurati sulla volta della cappella.

Ogni lunetta è raffigurata in due zone: lato sinistro e lato destro, separati da una tabella con i nominativi dei vari personaggi, scritti in lingua latina a caratteri maiuscoli. Entrambe le zone mostrano figure sedute, generalmente riprese di profilo e simmetricamente contrapposte, molto spesso adattate alla disponibilità dello spazio e alla forma. Da notare la totale mancanza di caratterizzazione identificativa dei personaggi, che Michelangelo ha trascurato per riversarla sugli atteggiamenti e sulle espressività.

Anche le lunette – come le scene della volta, quelle degli artisti quattrocenteschi e le raffigurazioni dei papi – vanno lette iniziando dalla parete che fa angolo con l’altare per procedere verso l’ingresso, spostandosi alternatamente da destra a sinistra, incontrando gli antenati come riportati dal Vangelo di Matteo.

Sei lunette le troviamo agli angoli della cappella sotto i pennacchi, quattro in prossimità dell’ingresso e due vicine all’altare. Per affinità iconografica, e quindi per rendere più facili i paragoni, descriviamo le lunette insieme alle rispettive vele.

Le lunette nella Cappella Sistina con le soprastanti vele:

1 – La vela e la sottostante  lunetta con Salmòn, Booz e Obed.

2 – Vela la sottostante lunetta con Iesse, Davide e Salomone.

3 – La vela la sottostante lunetta con Roboamo e Abia.

4 – Vela e la sottostante lunetta con Asaf, Giosafat e Ioram.

5 – La vela e la sottostante lunetta con Ozia, Ioatam e Acaz.

6 – Vela la sottostante lunetta con Ezechia, Manasse e Amon.

7 – La vela e la sottostante lunetta con Zorobabele, Abiud ed Eliacim.

8 – Vela e la sottostante lunetta con Giosia, Ieconia e Salatiel.

Le lunette corrispondenti ai pennacchi

1 – La lunetta di Aminabad sulla parete di sinistra: si trova sotto il pennacchio raffigurante la Punizione di Aman. È la prima lunetta della parete e, per meglio osservarla, arrivati in fondo alla cappella, alzare lo sguardo avendo l’altare sulla destra.

2 – Lunetta di Naasson sulla parete di destra: si trova sotto il pennacchio con il Serpente di bronzo. Arrivati all’altare ed avendo il Giudizio universale sulla sinistra, la lunetta è la prima che appare sulla parete.

3 – La lunetta di Eleazar e Mattan: si trova sotto il pennacchio raffigurante Giuditta e Oloferne nella parete di ingresso, sul lato destro. Girandosi ed osservando la lunetta con le spalle rivolte all’altare la troviamo a sinistra.

4 – Lunetta di Azor e Sadoc: si trova sulla parete lunga sotto il pennacchio raffigurante Giuditta e Oloferne all’entrata, sul lato destro, procedendo verso l’altare. Per rivolgersi verso la lunetta, bisogna essere presso la campata d’ingresso ed avere l’altare sulla sinistra.

5 – La lunetta con Giacobbe e Giuseppe: si trova sulla parete dell’entrata, sotto il pennacchio di Davide e Golia, sul lato sinistro procedendo verso l’altare. Naturalmente per poterla osservare bisogna voltarsi verso l’entrata per averla in alto a destra.

6 – Lunetta di Achim e Eliud: si trova sulla parete lunga all’entrata a sinistra (la prima procedendo verso l’altare) sotto il pennacchio raffigurante Davide e Golia. Per poterla ammirare occorre essere nella campata d’ingresso ed avere l’altare alla propria destra.

Le lunette rimosse

Come si ricava dal sottotitolo, le prime due lunette, quelle dipinte sul registro superiore ai lati della parete dell’altare, furono raschiate nel 1537 per dare maggior spazio al grande affresco del Giudizio universale.

Esistono però le incisioni delle due lunette, realizzate dal disegnatore Adamo Ghissi. Tali copie ci permettono almeno di conoscere le raffigurazioni rimosse e, quindi, grazie ad esse oggi conosciamo i gruppi delle due composizioni: “Abramo, Isacco, Giacobbe e Giuda” nella lunetta a destra e “Fares, Esrom e Aram” a sinistra.

Pensando che non sia necessario soffermarsi tanto su queste due composizioni, portiamo a termine la presente pagina con le loro illustrazioni.

Lunetta di Abramo, Isacco, Giacobbe, Giuda sulla parete dell’altare (rimossa)

1 – La lunetta di Abramo, Isacco, Giacobbe, Giuda sulla parete dell’altare (rimossa per fare spazio al Giudizio universale): Questa lunetta si trovava sotto il pennacchio che raffigura la Punizione di Aman.

Lunetta Fares, Esrom e Aram sulla parete dell'altare (raschiata)
Lunetta Fares, Esrom e Aram sulla parete dell’altare (raschiata)

2 – Lunetta Fares, Esrom e Aram sulla parete dell’altare (raschiata per dipingere elementi del Giudizio): Si trovava era il pennacchio del Serpente di bronzo.

Vela e lunetta con Zorobabele, Abiud ed Eliacim – Cappella Sistina

Michelangelo: vela e lunetta con Zorobabele, Abiud ed Eliacim

Michelangelo Buonarroti: Vela sopra Zorobabele, Abiud e Eliacim, intorno al 1510,
Michelangelo Buonarroti: Vela sopra Zorobabele, Abiud e Eliacim, intorno al 1510, circa 245 x 340 cm., Cappella Sistina, Città del Vaticano.

Sugli affreschi

La vela sopra la lunetta – raffigurante Zorobabele, Abiud e Eliacim – è un affresco di Michelangelo Buonarroti realizzato intorno al 1510. La composizione, che appartiene alla decorazione del soffitto della Cappella Sistina, misura intorno ai 245 x 340 cm. e venne commissionata da papa Giulio II.

La lunetta con Zorobabele, Abiud e Eliacim (più sotto descritta) è opera dello stesso artista e fu realizzata intorno allo stesso periodo. L’affresco, che misura circa 340 x 650 cm., appartiene anch’esso alla decorazione della Cappella Sistina, sempre commissionata da papa Giulio II. Vai alla pagina delle lunette.

Le composizioni prima del restauro si presentavano, in alcune zone, con guasti dovuti all’umidità.

Le otto vele della decorazione sono state dipinte ai lati della volta della cappella e sopra le lunette, che appaiono sui registri superiori delle pareti.

Anche i pennacchi, che si trovano ai quattro angoli della volta, hanno le sottostanti lunette. Tali composizioni hanno due lunette ad essi adiacenti, che si trovano sui registri superiori agli estremi di ogni parete: otto in tutto (ma si legga l’intero discorso). Nei pennacchi, nelle vele, e nelle adiacenti lunette, appaiono le storie del Vangelo di Matteo, relative agli Antenati di Cristo. Le due lunette, con Abramo e Fares, sulla parete dell’altare vennero rimosse intorno al 1537 per fare spazio al Giudizio Universale.

Michelangelo realizzò la vela in esame – a sinistra del Peccato originale e Cacciata dall’Eden (1509-10) – lavorando sul primo ponte ligneo. L’affresco fa parte quindi della prima fase del ciclo che l’artista dipinse sul soffitto della Cappella. La corrispettiva lunetta con Zorobabele, Abiud ed Eliacim, che si trova sul registro superiore della parete, fu anch’essa fra le opere eseguite nella prima fase dei lavori, probabilmente la quinta ad essere dipinta.

Storia della vela e della lunetta con Zorobabele, Abiud ed Eliacim

Le otto vele raffigurate ai lati dei riquadri centrali della volta e le sottostanti lunette, nel registro alto delle pareti, mostrano scene collegate fra loro. Sebbene siano diverse nella struttura e nella coloristica, narrano tutte le storie degli Antenati di Cristo.

Gli affreschi qui rappresentati mostrano gruppi familiari che il pittore dovette eseguire anche in zone non perfettamente piane, limitate sia per la forma che per lo spazio. Per quanto riguarda il cromatismo dei vari contesti, quello nelle vele è un po’ più scuro che nelle lunette.

Per le figure delle composizioni (qui trattasi di Zorobabele, Abiud ed Eliacim, presenti nella lunetta e forse anche sulla vela), per poter dare al fruitore dell’opera la dovuta illusione prospettica, Michelangelo dovette scegliere la configurazione adatta fra i pochi atteggiamenti permessi dagli spazi limitati, anche nella forma. I personaggi, infatti, sono ripresi molto spesso seduti o accucciati (ma anche sdraiati) in terra, anziché su comodi rialzi.

L’identificazione dei vari personaggi si ricava dalle tabelle nelle lunette, ove appaiono i loro nominativi. Tuttavia non c’è un pieno accordo fra gli studiosi di storia dell’arte sui vari gruppi quando il confronto si deve spostare dalla lunetta alla corrispettiva vela. Il pittore, pare, avesse curato molto meglio atteggiamenti ed espressività delle figure, trascurandone invece la caratterizzazione.

Negli spazi triangolari, lungo i lati delle cornici delle vele (a sinistra e a destra), appaiono due nudi contrapposti in monocromo simulanti il colore bronzeo. Il Buonarroti li raffigurò, contrapposti in simmetria, su un fondo scuro con toni violacei. Tutti i nudi sono separati da un teschio di ariete.

Le fasi della decorazione

Le vele e lunette, come del resto tutta la decorazione michelangiolesca sul soffitto Cappella Sistina e sui registri alti delle pareti, vennero eseguite in due tempi. Il pittore iniziò dipingendo dalle campate vicine all’ingresso e procedette, man mano, verso la parete dell’altare. I riquadri più vicini a quest’ultimo, quelli cioè prossime alla parete dove è raffigurato il Giudizio universale, sono fra gli ultimi lavori di Michelangelo. Tuttavia la cronologia della Bibbia risulta invertita all’osservatore, che dall’ingresso procede in direzione dell’altare.

La prima fase della dei lavori sulla volta, quella eseguita utilizzando il primo ponteggio, nella prima metà della cappella ed in prossimità dell’ingresso, si pensa che l’artista l’avesse portata a compimento nell’estate del 1511. A ottobre di quell’anno lo stesso Michelangelo innalzò un altro ponte, lungo la rimanente metà della Sistina, e procedette con la lavorazione degli affreschi nella stessa direzione, fino alle lunette di Abramo e Fares. Queste ultime vennero completamente rimosse nel 1537 perché occorreva più spazio per la raffigurazione del Giudizio universale.

Michelangelo portò a termine l’intera opera nel 1512, poco prima della vigilia di Ognissanti, giorno in cui fu “scoperta” la grande decorazione della volta della Cappella Sistina.

Da quanto sopra detto più volte, risulta che la vela e la lunetta – con Zorobabele, Abiud ed Eliacim – fanno parte delle prime composizioni che il pittore realizzò sul primo ponte ligneo all’entrata in Cappella.

Descrizione e stile della vela

Non c’è accordo fra gli studiosi di storia dell’arte circa l’attribuzione dei nominativi ai personaggi raffigurati nella lunetta sottostante. Tuttavia nella vela viene tradizionalmente identificata la famiglia di Zorobabele, insieme al fratello ed ai genitori.

La composizione mostra una donna in primo piano ed il marito dietro di lei, entrambi seduti sulla nuda terra. Il bambino, ripreso in atteggiamento di torsione aggrappato alle gambe della madre dovrebbe essere Zorobabele, mentre  l’altro fanciullo che si trova in ombra, appena abbozzato, nella zona destra è suo fratello. La configurazione dell’affresco ricorda quella delle varie composizioni della “Fuga in Egitto”.

La donna, colpita da un’energica fonte luminosa proveniente da destra, è ripresa di profilo con il busto girato verso l’osservatore. Essa indossa una veste dai caldi toni giallo-rossastri, cangianti nelle parti in luce, e una camicia verdolina che in ombra diventa violacea. Sul braccio destro, all’altezza della spalla, porta una fascia gialla, mentre sull’altra spalla grava la tracolla di una bisaccia bianca. Il bambino seminudo pare gettarsi con tutto il suo peso tra le sue gambe.

Dietro la donna, sommariamente raffigurato, appare un uomo col busto seminudo, indossante un manto rosso che lo copre soltanto dall’addome in giù. Un altro bambino, appena abbozzato, si scorge a destra nella penombra.

Michelangelo impiegò tre giornate per portare a completo compimento l’affresco.

I nudi bronzei

I due nudi bronzei, come quelli delle altre vele, si trovano in posizione di contrapposta simmetria, sdraiati negli spazi triangolari ai lati delle cornici. Entrambi hanno il busto rivolto verso il fruitore dell’opera.

I nudi furono riportati sull’intonaco da un solo cartone, dritto e poi ribaltato, con alcune lievi differenze atte a rompere una troppo rigida simmetria.

Descrizione e stile della lunetta

Michelangelo Buonarroti: Lunetta con ZorobabeleAbiud ed Eliacim, intorno al 1508-11, dimensioni 340 x 650 cm., Cappella Sistina, Città del Vaticano.
Michelangelo Buonarroti: Lunetta con Zorobabele Abiud ed Eliacim, intorno al 1508-11, dimensioni 340 x 650 cm., Cappella Sistina, Città del Vaticano.

Nelle lunette, tutte raffigurate sul registro superiore delle pareti della cappella, appaiono scene degli antenati di Cristo, riprese dal Vangelo di Matteo.

Zorobabele, Abiud ed Eliacim appartengono alla penultima lunetta della parete destra (l’ultima è quella di Achim e Eliud), provenendo dall’altare. Uno dei tre personaggi – probabilmente lo stesso Zorobabele, ma non vi è accordo fra gli studiosi – appare nella soprastante vela.

L’affresco mostra due gruppi di figure, separati dal tabellone con i nominativi dei protagonisti: ZOROBABEL / ABIVD / ELIACHIM.

Per la carenza di caratterizzazioni e di attributi iconografici è assai difficile l’identificazione dei personaggi. La due scene, pare, vogliano esprimere lo stesso significato per la studiata corrispondenza simmetrica, gestuale e di posizione. Infatti, nelle due zone appare un bambino amorosamente protetto dal proprio genitore: sia la donna (a sinistra) che l’uomo (a destra) sono ripresi di profilo, seduti e curvi, ma con il volto frontale, mentre tirano a sé il loro bambino.

La donna, che indossa una veste chiarissima ed un manto giallo, porta il fanciullo sulle proprie ginocchia mentre lo abbraccia amorosamente. L’uomo, completamente ricoperto da un manto violaceo, cerca premurosamente di trattenerselo vicino.

Vela e lunetta con Ezechia, Manasse e Amon – Cappella Sistina

Michelangelo: Vela e lunetta con Ezechia, Manasse e Amon

Michelangelo Buonarroti: Vela sopra Ezechia, Manasse e Amon, intorno al1510, Cappella Sistina, Città del Vaticano (Roma)
Michelangelo Buonarroti: Vela sopra Ezechia, Manasse e Amon, intorno al 1510, circa 245 x 340 cm., Cappella Sistina, Città del Vaticano.

Sugli affreschi

La vela sopra la lunetta – raffigurante Ezechia, Manasse e Amon – è un affresco di Michelangelo Buonarroti realizzato nel 1510 (circa) e appartenente alla decorazione del soffitto della Cappella Sistina. Detta composizione, che misura intorno ai 245 x 340 cm., fu commissionata da papa Giulio II.

La lunetta con Ezechia, Manasse e Amon (più sotto meglio descritta) è opera dello stesso Michelangelo e fu realizzata più o meno nello stesso periodo. La composizione, che misura circa 340 x 650 cm., appartiene al ciclo decorativo sulle pareti della cappella, sempre commissionato da Giulio II. Vai alla pagina delle lunette.

Prima del grande restauro le composizioni presentavano, in alcune zone, guasti legati all’umidità.

Le otto vele del grande ciclo pittorico sono raffigurate ai lati della volta della Sistina, adiacenti alle lunette che si trovano sui registri superiori delle pareti.

Anche i pennacchi, come le vele, hanno le sottostanti lunette. Rappresentati agli angoli, hanno non una ma due lunette ad essi adiacenti: otto in tutto (si legga l’intero discorso). Nelle vele, nei pennacchi e nelle sottostanti lunette, appaiono le quaranta storie del Vangelo di Matteo, sugli Antenati di Cristo. Due lunette (quelle con Abramo e Fares, sulla parete dell’altare) furono rimosse dopo qualche decennio (1537 circa) per dare spazio al Giudizio Universale.

Michelangelo eseguì la vela in esame – a destra del Peccato originale e Cacciata dall’Eden (1509-10) – usando il primo ponteggio ligneo. La composizione appartiene quindi alla prima fase della decorazione sulla volta della Cappella. La sottostante lunetta con Ezechia, Manasse e Amon, realizzata sul registro superiore della parete usando lo stesso ponte, fu anch’essa fra le opere affrescate nella prima fase, probabilmente la settima.

Storia della vela e della lunetta con Ezechia, Manasse e Amon

Le otto vele e le sottostanti lunette nel registro superiore delle pareti sono iconologicamente collegate fra loro. Sebbene diverse nella struttura e nella coloristica, appaiono tutte con le storie degli Antenati di Cristo.

Gli affreschi in oggetto rappresentano gruppi familiari che l’artista dovette eseguire anche in zone concave, limitate sia nella forma che nello spazio. Per quanto riguarda la coloristica, quella delle vele è un po’ più scura che nelle lunette.

Per le figure di queste composizioni (qui trattasi di Ezechia, Manasse e Amon, probabilmente presenti anche sulla vela), per poter conferire all’osservatore la dovuta illusione prospettica, l’artista dovette studiare fra i pochi atteggiamenti permessi dal limitato spazio. I personaggi, infatti, sono ripresi quasi sempre seduti o accucciati (talvolta anche sdraiati) in terra, anziché su comodi gradoni.

L’identificazione dei gruppi si ricava dalle tabelle inserite nelle lunette, ove appaiono i vari nominativi. Tuttavia non c’è un pieno accordo fra gli studiosi di storia dell’arte nelle identificazioni dei vari gruppi quando il confronto si sposta dalla lunetta alla soprastante vela. Il pittore, pare, avesse curato assai di più atteggiamenti ed espressività, trascurando le caratteristiche identificative delle figure.

Nei rimanenti spazi triangolari sopra le vele (a sinistra e a destra) appaiono due nudi in toni monocromatici simulanti il bronzo. Il Buonarroti li eseguì, in simmetria tra loro, in uno sfondo alquanto scuro con toni violacei. Tutti i nudi bronzei sono separati da un teschio di ariete.

Le fasi della decorazione

Le vele e lunette, come tutti gli altri affreschi sulla volta della Cappella Sistina e sul registro superiore delle pareti, furono realizzate in due tempi. Michelangelo dipinse i riquadri iniziando dalle campate adiacenti all’ingresso, procedendo, man mano, verso dell’altare. Le composizioni più vicine a quest’ultimo, quelle cioè prossime alla parete del Giudizio universale, risultano fra le ultime realizzati dal pittore. Tuttavia la cronologia riportata dalla Bibbia risulta invertita all’osservatore, che entrando in Cappella procede verso l’altare.

In relazione alla prima fase della decorazione sul soffitto, quella eseguita sulla prima metà della cappella (campate vicine all’ingresso)  e sul sul primo ponte ligneo, si pensa che Michelangelo l’avesse portata a termine intorno all’estate del 1511. A ottobre dello stesso anno l’artista lavorò sopra un altro ponte, lungo la rimanente metà della Sistina, procedendo con la lavorazione dei riquadri nella stessa direzione, fino alle lunette di Abramo e Fares. Queste ultime furono rimosse intorno al 1537 per fare spazio a scene del Giudizio universale.

Il Buonarroti portò a termine l’intero ciclo pittorico nel 1512, poco prima della vigilia di Ognissanti, giorno in cui fu “scoperta” ed inaugurata la grande decorazione della volta della Cappella Sistina.

Da quanto sopra ampiamente detto e ripetuto, risulta che la vela e la lunetta – con Ezechia, Manasse e Amon – fanno parte delle ultime composizioni che Michelangelo affrescò con il primo ponte ligneo all’entrata in Cappella.

Descrizione e stile della vela

Nella lunetta sottostante sono identificati Ezechia e Amon, quindi il gruppo della vela in esame dovrebbe rappresentare la famiglia di Manasse.

Nell’affresco, portato a compimento in due giornate, appare in primo piano una donna seduta di profilo, con le gambe accavallate ma col busto ruotato verso il fruitore dell’opera. Essa indossa una veste bianca quasi completamente ricoperta da un ampio manto verde, i cui riflessi vanno dai cangianti toni giallastri, nelle parti illuminate, ai violetti in ombra.

Dietro la donna appare un fanciullo (per alcuni trattasi di una femminuccia) in piedi, con una cuffietta che gli copre parte della capigliatura. Nello sfondo appare un uomo canuto con un gran tonacone rossastro, anch’esso disteso.

Un’illuminazione proveniente da sinistra colpisce la donna ed il bambino. L’uomo, ripreso quasi completamente in ombra, ha un leggero colpo di luce sulla testa, proveniente dall’alto, dovuto probabilmente ad un riflesso interno.

I nudi bronzei

La coppia dei due nudi bronzei in monocromo, che l’artista dipinse in una sola giornata, appare in simmetria con le figure contrapposte lungo i lati della cornice, negli spazi triangolari adiacenti alla vela.

Come in tutte le altre coppie di nudi delle vele, appartenenti alla stessa decorazione, anche qui la rigorosa simmetria è stata resa un po’ meno rigida, dopo il trasferimento dei disegni sull’intonaco. Si osservino a tal proposito i busti, di ognuno di essi, il profilo dei volti e la fonte luminosa, che provenendo da una stessa direzione colpisce parti diverse dei due corpi. Tuttavia i nudi furono ricavati da uno stesso cartone, prima dritto e poi ribaltato.

Descrizione e stile della lunetta

Michelangelo Buonarroti: Lunetta con Ezechia, Manasse e Amon, intorno al 1508-11, dimensioni 340 x 650 cm., Cappella Sistina
Michelangelo Buonarroti: Lunetta con Ezechia, Manasse e Amon, intorno al 1508-11, dimensioni 340 x 650 cm., Cappella Sistina, Città del Vaticano.

Le lunette, come già sopra accennato, si riferiscono alle storie del Vangelo di Matteo, in particolare alla genealogia di Cristo.

L’affresco con Ezechia, Manasse e Amon lo incontriamo nella quarta lunetta sul registro superiore della parete sinistra, a partire dall’altare. Uno o più, fra questi tre personaggi, si trova nel gruppo familiare della corrispondente vela.

La composizione è configurata con un gruppo di figure (una donna e due bambini) nella zona di sinistra, ed un anziano pensieroso a destra. Le due scene sono intervallate da una tabella con i nominativi dei personaggi (EZECHIAS / MANASSES / AMON) in capitali romane.

La giovane donna, ripresa di profilo, è seduta e pare stia cullando il neonato che regge tra le braccia, appoggiandolo sulla coscia. Un altro bambino si trova alla sua sinistra, in basso, in una culla oscillante di vimini, che lei tiene in movimento facendoci forza con un piede. Essa è tradizionalmente identificata come Mesullemet, mentre uno dei due bambini come Amon.

Nella zona di destra appare un anziano, ripreso di profilo, con il busto reclinato su sé stesso in un atteggiamento che indica grande preoccupazione. Il personaggio, tradizionalmente identificato come Manasse, ha il volto in ombra e sul capo porta un cappuccio dai toni violacei. Sembra in preda allo sconforto per aver incoraggiato, da giovane, i culti idolatrici e perseguitato i monoteisti di Jahvé.

Osservando le scene raffigurate nelle due metà, si percepisce un forte confronto emotivo: a destra una completa desolazione, mentre nell’altra parte si svolge una scena di serenità e di amore. Il cromatismo di entrambi i gruppi è caldo ed armonioso, con le vesti intonate su gamme assai variate, più ricca di contrasti a sinistra e più rischiarata a destra.

Vela e lunetta con Ozia, Ioatam e Acaz – volta della Cappella Sistina

Michelangelo Buonarroti: Vela e lunetta con Ozia, Ioatam e Acaz

Michelangelo Buonarroti: vela sopra Ozia, Ioatam e Acaz, intorno al 1510, affresco sulla volta della Cappella Sistina
Michelangelo Buonarroti: vela sopra Ozia, Ioatam e Acaz, intorno al 1510, circa 245 x 340 cm.affresco sulla volta della Cappella Sistina in Vaticano (Roma).

Sugli affreschi

La vela sopra la lunetta – raffigurante Ozia, Ioatam e Acaz – è un affresco di Michelangelo Buonarroti realizzato intorno al 1510 e appartenente alla decorazione del soffitto della Cappella Sistina. La composizione, che misura circa 245 x 340 cm., venne commissionata da papa Giulio II.

La lunetta di Ozia, Ioatam e Acaz (più sotto descritta) è opera dello stesso Buonarroti e fu realizzata nello stesso periodo. La composizione, che misura circa 340 x 650 cm., appartiene al ciclo decorativo sulle pareti della cappella e fu anch’essa commissionata da Giulio II. Vai alla pagina delle lunette.

Prima del grande restauro le composizioni presentavano, in alcune zone, guasti legati all’umidità.

Le otto vele della grande decorazione corrono ai lati della volta della Sistina adiacenti alle pareti lunghe, i cui registri superiori mostrano le rispettive lunette.

I quattro pennacchi con con le otto lunette ad essi sottostanti (si legga tutto il discorso) stanno ai quattro angoli della volta. In tutte le vele, i pennacchi e le sottostanti lunette, appaiono le quaranta storie del Vangelo di Matteo, che narrano gli Antenati di Cristo. Due lunette (quelle sulla parete dell’altare, raffiguranti Abramo e Fares) vennero rimosse per fare più spazio alla grande composizione del Giudizio Universale.

Michelangelo eseguì la vela in esame – a sinistra del Peccato originale – usando il primo ponteggio ligneo. Il presente affresco appartiene quindi alla prima fase dei lavori sulla volta della Cappella. La rispettiva lunetta con Ozia, Ioatam e Acaz, realizzata con lo stesso ponte, fu anch’essa fra le opere affrescate nella prima fase, probabilmente l’ottava.

Storia della vela e della lunetta con Ozia, Ioatam e Acaz

Le vele raffigurate sulla volta e le sottostanti lunette presenti nel registro superiore delle pareti sono iconologicamente collegate fra loro e, sebbene diverse nella struttura, appaiono tutte con le storie degli Antenati di Cristo.

Le composizioni in oggetto (vele e lunette) mostrano gruppi familiari che Michelangelo dovette realizzare anche in zone concave, limitate da forma e spazio. Per quanto riguarda il cromatismo, i toni delle vele risultano un po’ più scuri di quelli delle lunette.

Per i personaggi di queste composizioni (qui trattasi di Ozia, Ioatam e Acaz, forse presenti anche sulla vela), per poter conferire la dovuta illusione prospettica, l’artista dovette scegliere fra i pochi atteggiamenti, pose e posizioni dei personaggi, di frequente ripresi seduti per terra, accucciati (anche sdraiati) su terreno impervio, anziché su comodi gradoni.

L’identificazione dei personaggi di questi affreschi si ricava dai tabelloni presenti nelle lunette, ove appaiono i vari nominativi. Tuttavia non c’è accordo fra gli studiosi di storia dell’arte sulle identificazioni dei gruppi quando il confronto si sposta dalla lunetta alla corrispondente vela. Il Buonarroti, pare, avesse dato molta più importanza agli atteggiamenti ed alle espressività, trascurando le caratteristiche identificative del personaggio da configurare.

Negli spazi triangolari sopra le vele (adiacenti ad esse, a sinistra e a destra) appaiono due nudi in monocromo simulante il bronzo. Michelangelo li dipinse, in simmetria tra loro, inserendoli in uno sfondo abbastanza scuro con toni violacei. Tutti i nudi appaiono separati da un teschio di ariete.

Le fasi della decorazione

Gli affreschi in oggetto, come tutte gli altri della grande decorazione sulla volta della cappella e sul registro superiore delle pareti, furono dipinte in due fasi. Il pittore iniziò a dipingere i vari riquadri iniziando dalle campate dell’ingresso, procedendo, via via, verso dell’altare. Gli affreschi più vicini a quest’ultimo, ossia quelli prossimi alla parete del Giudizio universale, sono fra gli ultimi realizzati dall’artista. Tuttavia la cronologia riportata dai testi biblici risulta invertita all’osservatore, che entrando nella Cappella Sistina procede verso dell’altare.

In relazione alla prima fase dei lavori di decorazione della volta, quella realizzata sulla prima metà della cappella e sul sul primo ponte ligneo, si pensa che fosse portata a compimento intorno all’estate del 1511. A ottobre dello stesso anno Michelangelo innalzò un altro ponteggio lungo la rimanente metà della cappella, procedendo con le raffigurazioni nella stessa direzione, fino alle lunette di Abramo e Fares (poi rimosse) della parete del Giudizio universale.

L’artista porto a termine l’intera decorazione del soffitto nel 1512, poco prima della vigilia di Ognissanti, giorno in cui fu “scoperta” ed inaugurata.

Da quanto sopra riportato, risulta che la vela e la lunetta – relative a Ozia, Ioatam e Acaz – fanno parte delle ultime composizioni che Michelangelo affrescò sul primo ponteggio innalzato all’entrata della Cappella Sistina.

Descrizione e stile della vela

Nella sottostante lunetta, raffigurata nel registro superiore della parete, si identificano Ioatam e Acaz, quindi i personaggi della vela in esame dovrebbero corrispondere alla famiglia di Ozia.

Nel presente affresco, che l’artista ha realizzato in due giornate, appare un gruppo familiare con una donna seduta in primo ed un bambino che sta cercando il latte del seno materno. Essa ha il busto leggermente ruotato verso l’interno, e un po’ curvato, per facilitare al poppante il raggiungimento della propria mammella.

Dietro di loro, nella zona di sinistra, si trova un giovane uomo che abbraccia un fanciullo.

A destra, all’angolo della vela, si vede in scorcio un un sacco chiuso dai toni grigiastri, che potrebbe anche corrispondere ad un cuscino.

I colori nella vela

Il cromatismo delle vesti si gioca con toni abbastanza tranquilli ma molto variati da figura a figura. Spicca il rosso della manica dell’uomo, che bene si armonizza con i cangianti toni riflessi nei panneggi, che in alcune zone sostituiscono gli scuri ombreggianti. A tal proposito si osservi la voluminosa veste giallastra della donna in primo piano, le cui parti in ombra hanno toni tendenti al verde.

Come in altri riquadri della volta, le figure più sbalzanti sono quelle rappresentate in primo piano. Il fanciullo in secondo piano appare completamente in ombra.

Nudi bronzei

L’artista realizzò la coppia dei nudi bronzei in una sola giornata. Come negli altri riquadri della volta, furono inseriti negli spazi triangolari ai lati della vela. Appaiono in simmetria, sdraiati lungo la cornice, con il corpo frontale verso l’osservatore ed il viso di profilo. I due nudi hanno lo sguardo fisso e contrapposto a sé stessi.

Michelangelo li trasferì sull’intonaco usando un solo cartone, dritto e poi ribaltato. Per rompere la perfetta simmetria il pittore ha differenziato alcuni piccoli particolari come, ad esempio, le braccia lungo la cornice, e le spalle. Altre dovute correzioni sono quelle dell’illuminazione che deve colpire entrambi provenendo da destra.

Descrizione e stile della lunetta

Michelangelo Buonarroti:  Lunetta con Ozia, Ioatam e Acaz, intorno al 1508-11, dimensioni circa 340×650 cm,  Cappella Sistina, Vaticano (Roma).
Michelangelo Buonarroti:  Lunetta con Ozia, Ioatam e Acaz, intorno al 1508-11, dimensioni circa 340×650 cm,  Cappella Sistina, Vaticano (Roma).

Nelle lunette Michelangelo rappresentò le storie del Vangelo di Matteo con la genealogia di Cristo. I tre personaggi riportati nel tabellone – Ozia, Ioatam e Acaz – appaiono nella quarta lunetta sul registro superiore della parete destra a partire dall’altare, in corrispondenza del Peccato originale. Uno dei tre personaggi del gruppo è raffigurato nella vela soprastante, ma non si sa precisamente chi sia.

La composizione rappresenta un gruppo familiare disposto nelle due metà della lunetta, separate dal tabellone con i nominativi riportati in capitali romane: “OZIAS – IOATHAM – ACHAZ”.

I personaggi principali, con l’uomo nella zona di sinistra e la donna in quella di destra, simmetricamente contrapposti, appaiono con il busto frontale e con il volto di profilo guardando verso l’esterno.

Stile

Il gruppo a sinistra si identifica tradizionalmente con Ioatham ed Acaz, suo figlio. Il primo, che indossa una tunica gialla molto aderente, è avvolto da un ampio mantello verde, i cui chiaroscuri vengono influenzati da riflessi violacei, che sulla spalla diventano più energici. In testa porta una cuffia, con toni più grigi, fissata da nastri rosso-porporeo. L’uomo, che pare calmo e rilassato con un braccio posato sulla coscia, ha lo sguardo nella direzione che il fanciullo gli sta indicando.

Il gruppo di destra appare con una donna e due fanciulli. Essa è completamente ricoperta da un vasto manto dai toni giallo-rossastri, che ben si armonizza con l’intero contesto.

Il corposo fanciullo nudo, raffigurato in primo piano, ricorda quei genietti presenti nei sarcofagi funerari romani. Il secondo fanciullo, di cui è ripreso solo il busto interamente di profilo, risulta in ombra e realizzato con pennellate rapide e decise.

Michelangelo realizzò tutta la lunetta con estrema rapidità, in una stesura fatta con passate ben diluite e trasparenti.