Il linguaggio e lo stile di Giotto

La pittura gotica: Il linguaggio e lo stile di Giotto

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1-giotto-crocifissoGiotto rinnova l’espressione del Cristo sulla croce. Il Crocifisso di Santa Maria Novella a Firenze perde ogni segno di violenza e quindi ogni segno di spossatezza e di sofferenza.

Il Cristo “umano” sarà realizzato – e non soltanto dai suoi seguaci – proteso in avanti sulla croce per tutto il Trecento.

Anche la sua “Maestà” (Pala di Ognissanti, Uffizi a Firenze), opera di grande respiro, servirà come modello agli artisti per tutto il periodo trecentesco. Una figura, quella della Madonna, carica di plasticità e di un equilibrato cromatismo, il cui sguardo pacato e tranquillo è rivolto direttamente verso l’occasionale osservatore. Il suo corpo è armonicamente articolato e diverge verso sinistra dall’asse verticale, il che le conferisce ulteriore umanità

Giotto: Maestà (Madonna di Ognissanti), Galleria degli Uffizi, Firenze
Giotto: Maestà (Madonna di Ognissanti), Galleria degli Uffizi, Firenze

Il Bambino, con il suo robusto aspetto, ha un atteggiamento da Cristo Benedicente, che gli conferisce autorevolezza e moralità. La sua veste a gamme rosse è ben intonata con tutto il contesto. Intorno al trono vi sono i santi e gli angeli, collocati in diversi piani, uno dei quali è superiore a quello della Madonna con il Bambino in trono, ma nonostante ciò, le loro immagini sono di proporzioni minori, tanto che sembrano quasi disperdersi. Al grande senso plastico dei soggetti, in un seppur limitato spazio, concorre certamente il cromatismo dello sfondo con la sua tonalità per nulla aggressiva, per effetto del mosaico, e con le gradevoli tendenze verdoline dei carnati, colpiti in alcuni punti da efficaci riflessi delle vesti. Gli effetti chiaroscurali in quest’opera rispecchiano effettivamente la morbidezza, la giusta fusione e la decisa compattezza, proprie del maestro. Giotto riesce, in maniera eccezionale, a fondere una nutrita articolazione figurativa – propria della pittura gotica – alla sostenuta spazialità di stampo romanico, nello sviluppo di un più maturo linguaggio che troveremo negli affreschi della Cappella degli Scrovegni a Padova.

Giotto: Particolare dell'ancella che origlia nell'Annunzio a Sant'Anna (Cappella degli Scovegni, Padova)
Giotto: Particolare dell’ancella che origlia nell’Annunzio a Sant’Anna (Cappella degli Scovegni, Padova)

Nelle opere del periodo padovano, dove domina un sfondo a tinta quasi unita tendente generalmente all’azzurro, spiccano sia le grandi composizioni architettoniche, sia le vitali figure in una gradevole armonia cromatica. Qui Giotto raggiunge la vetta più alta dell’espressività: la composizione tiene fede al rapporto organico tra il cromatismo e le forme dell’architettura, conferendo al contesto una generale uniformità; le parti decorate, la simulazione delle architetture e dei coretti che riproducono accessi sulla parete, sono elementi che rispettano una generale visione unitaria, sia cromatica che prospettica (l’azzurro è dominante in tutte le scene); tutti i riquadri hanno le stesse dimensioni; paragonando queste opere a quelle realizzate in precedenza nella basilica di San Francesco ad Assisi si notano consistenti sviluppi, soprattutto nella stesura del colore, con decise e gradevoli variazioni tonali che accrescono plasticità e spazialità.

Oltre alle articolate composizioni del Giudizio e dell’Annunciazione sui lati brevi, le rimanenti trentasei storie che narrano la vita della Vergine e di Cristo, si ispirano generalmente ad un’iconografia italo-bizantina, con un linguaggio conciso ma più sobrio di quello dominante nella basilica francescana.

Il chiaroscuro è assai più cospicuo nelle variazioni cromatiche, e le figure si distinguono le une dalle altre in una più ricca varietà di umane sfumature. Molto semplificate sono le storie di Giovacchino, solitario nella montagna, e di Anna, dove si riflette poeticamente il genuino scorrere della normale vita casalinga, nell’atteggiamento dell’ancella che nel filare sembra stia ad ascoltare quello che accade intorno ad essa.

Le forme, rappresentate con tanta intensità plastica, sono sempre cariche di una profonda umanità che domina in tutte le storie. La Preghiera dei pretendenti mette in chiara evidenza l’indole umile dell’umano nei confronti della divinità.

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Giotto e la Cappella Scrovegni

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La pittura gotica: Giotto e la Cappella degli Scrovegni

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La pittura giottesca si sviluppa con la ricerca di un linguaggio – come detto nelle pagine precedenti – capace di conferire espressività umane ai personaggi sacri.

Nelle sue opere, le scene più toccanti si consumano in ambienti sempre naturali, dove le architetture vengono rappresentate come scatole in prospettiva, molto spesso iterate per aumentare l’effetto di profondità.

Il forte senso plastico delle figure nella pittura di Giotto, riecheggia ininterrottamente nelle opere realizzate dopo l’esperienza di Assisi. Si prenda ad esempio la Fuga in Egitto con le ripetute pendenze delle rocce che sembrano guidare i pellegrini nel loro cammino; San Giuseppe, la Madonna ed il Bambino Gesù per sottrarsi ad Erode fuggono in Egitto, dopo essere stati informati da un angelo nel sogno. Lo stesso angelo indica al gruppo la giusta via da seguire. Nel gruppo c’è una giovane donna con una corona d’edera sul capo ed altri tre giovani a seguito. Oltre al plasticismo, ottenuto dalle ricche variazioni cromatiche, le figure sono cariche di espressività e di calda umanità.

Giotto: la fuga in Egitto
La fuga in Egitto, cm. 185, Cappella degli Scrovegni, Padova

La Deposizione (o Compianto) è una delle scene più espressive di tutto il ciclo di affreschi, grazie all’impareggiabile vigore di Giotto nella rappresentazione della spazialità, delle immagini e degli atteggiamenti delle figure che circondano il Cristo esanime. Giovanni apostolo, al centro del riquadro e leggermente chino verso Gesù con le braccia aperte, sembra addirittura ripreso in tre dimensioni; Maria ha uno sguardo profondo che manifesta chiaramente la disperazione umana, come pure i dieci angeli che volano agitatamente nel cielo che esprimono con dramma la stessa angoscia. Nella scena, un solo albero privo di foglie riassume sinteticamente con forza la desolazione della natura, dove una roccia, come un lungo ed irreale muro, si fa spazio verso i piani superiori per raggiungere la scena centrale del dolore.

Giotto: La Deposizione, o Compianto
Giotto: Particolare della Deposizione o Compianto (Cappella degli Scrovegni, Padova)

Nella rappresentazione della Salita al Calvario, Giotto conquista la calma e l’ordine, mentre nel Bacio di Giuda con una forte movimentazione di aste e lunghe fiaccole in uno sfondo assai scuro, egli conferisce all’opera un’atmosfera cupa e drammatica della folla che si stringe in direzioni centripete verso i due principali protagonisti, Cristo e Giuda. Il primo ha uno sguardo triste e fermo mentre il traditore è chiaramente turbato in volto. Il grosso mantello che avvolge quest’ultimo riecheggia il malvivente che arresta San Pietro.

Giotto Il bacio di Giuda, Cappella Scrovegni
Giotto: Il bacio di Giuda (Cappella degli Scrovegni, Padova)

Nel maestoso Giudizio finale, presieduto dal Cristo Redentore – giudice imponente ed assoluto – vi sono particolari dettagliatamente descritti riguardo le pene infernali che portano la pur impareggiabile arte di Giotto al semplice carattere illustrativo. Ve ne sono altri – e sono i più numerosi – che invece sono colmi di calda umanità, come ad esempio nella scena dove Enrico Scrovegni  presenta alla Vergine il modello della sua Cappella. Osservando bene la scena (in basso sotto la croce a sinistra) ci si accorge che Enrico è stato raffigurato con le identiche proporzioni delle tre immagini nimbate che stanno accettando l’offerta.

Giotto: Il Il Giudizio Finale (Cappella degli Scrovegni, Padova)
Giotto: Il Il Giudizio Finale (Cappella degli Scrovegni, Padova)

Bibliografia:

  • “The Scrovegni Chapel in Padua” (La Cappella degli Scrovegni a Padova), collana Mirabilia Italiae – Guide, Editore Franco Cosimo Panini, 2005.

  • “I volti segreti di Giotto. Le rivelazioni della Cappella degli Scrovegni”, Giuliano Pisani, Rizzoli, Milano 2008.

  • “Il programma della Cappella degli Scrovegni”, in Giotto e il Trecento, Giuliano Pisani. Il catalogo è a cura di A. Tomei, Skira, Milano 2009, I – I saggi, pp. 113 – 127.

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