Citazioni su Amedeo Modigliani

Citazioni su Amedeo Modigliani – la critica fino al 1927 (tratte dai “Classici dell’Arte”, Rizzoli Editore)

Pagine correlate all’artista: Biografia – Le opere prima serie seconda serie – Le citazioni (1) – Le citazioni (3) – Le citazioni (4) – Bibliografia.

Le presenti citazioni sono di autorevoli voci della Storia dell’arte: W. George in “Modigliani” (“L’Annuir de l’Art”),  A. Salomon in “Modigliani, sa vie, son oeuvre”,  L. Vitali in “Disegni di Modigliani”, M. Dale in “Modigliani”, C. Zervos nel “Catalogo della mostra alla galleria De Hauke & Co” del 1929, M. Sarfatti nella “Storia della pittura moderna”.

… è propriamente negli studi di nudo che si. afferma il genio dell’artista. Questi nudi “di un sol getto” sono delineati con la bella disinvoltura dì cui può riuscire capace un artista che domina il soggetto. Mai, in Modigliani, il senso della forma viene contrastato da un particolare anatomico; mai tratto distintivo d’un modello giunge a far deviare il corso o a rompere il ritmo dei suoi poemi plastici. Eppure questi nudi, i più belli che artista, abbia mai disegnato dopo Ingres, non risultano arbitrar! o astratti; al contrario, appaiono concreti e veri. … Se egli stilizza le forme, lo fa in accordo con il loro carattere. I suoi grandi nudi sdraiati, resi mediante il succederai di linee curve, ondulanti, sono ieratici nella loro semplicità. … Gotico, Modigliani lo fu all’inizio, così come lo furono taluni grandi pittori del Trecento, un Barna o un Duccio. Le opere successive, di stile più elegante, fanno invece pensare a qualche quattrocentista, Filippino Lippi o addirittura Botticelli; in nessun momento, però, lo spirito d’analisi che ha indotto un Luca Signore!!! o un Paolo Uccello a scorribande investigative nei nuovi domini della prospettiva o dell’anatomia turba la coscienza del nostro contemporaneo. Drammatica, come avviene soltanto dei primitivi, o meglio, figurativa, l’opera di Modigliani, nata sul suolo di Francia dal contatto d’un genio italiano, tutto quanto Imbevuto della tradizione migliore, con le forze vive del genio francese; questo crogiolo magico in cui la pittura mondiale si alimenta di continuo, ha mantenuto i propri caratteri etnici. (W. GEORGE, “Modigliani”, “L’Annuir de l’Art”, ottobre 1925

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…… Modigliani, pur bevendo disperatamente, all’alcool non doveva nulla del suo talento; nulla di più, alle diavolerie della farmacopea orientale. Lo asserisce un testimonio ; un testimonio sentito tante volte, mai però colto in fallo. Ho detto che Modigliani non fu un ragazzo prodigio? Come d’improvviso, da una notte all’altra, da una notte volgare a una notte incantata, un pittoreìlo diligente e assolutamente saggio, un bravo inquilino di rue Lepic si trasforma in vagabondo di genio. II caso Modigliani è l’unico letteralmente miracoloso nell’universo dell’arte attuale. Miracolo più certo che quello dell’ignorante Rousseau il Doganiere, o quello di Utrillo … (A. SALMON, “Modigliani, sa vie, son oeuvre”, 1926).

Gli è che la chiave dell’arte di Modigliani, la ragion d’essere delle deformazioni cui assoggetta i suoi modelli — dai volti allungati inclinati sui colti cilindrici che sostengono le teste quasi a modo di colonna -, il senso di spirituale levità che emana dalle sue opere, godimento che io non so paragonare se non a quello delle armoniose figurazioni d’una danza lenta, hanno un solo nome: arabesco. Per questo mi sembra che Modigliani —in un certo senso, che il nostro artista resta pur sempre del tempo nostro (quello che viene in linea diretta da Baudelaire e da Rimbaud) e in ciò sta la sua virtù — sia della stessa famiglia dalla quale sono usciti i giapponesi e due italiani che si sono espressi con Io stesso linguaggio pittorico: intendo Simone Martini e Sandro Botticelli. Ma soprattutto al senese mi piace avvicinare Modigliani: a Simone Martini, quando abbandona la narrazione, per farsi pittore decorativo (decorativo, nel senso berensoniano). … Il disegno d’un pittore è come il diario intimo d’un letterato; in esso l’artista ti si rivela schietto, nei suoi caratteri essenziali, senza infingimenti e senza trucchi, che del resto l’aristocratico contrasto del bianco e del nero mal tollererebbe. … Di rado vi si ritrovano preoccupazioni chiaroscurali, molto spesso è un segno uguale e sottile, che si snoda filato leggero, con singolare purezza, chiudendo le forme in un ben ritmato giucco d’arabeschi di una squisita eleganza. Le curve s’intrecciano e si combinano via via con un senso quasi musicale, fra pause e riprese, incroci e sospensioni: suggerendo più che descrivendo, sintetizzando e non analizzando. E come il motivo d’un flauto pastorale evoca con le sue modulate cadenze tutto un mondo nostalgico ideale, così l’arabesco di Modigliani supera la realtà minuta del modello, inalzandolo in un mondo diverso e superiore, dove donne nutrite d’uno strano languore hanno corpi di virginea purezza. (L. VITALI, “Disegni di Modigliani”, 1929

Picasso, Modigliani e gli altri giovani artisti di Montmartre e Montparnasse vissero le stesse esperienze artistiche ed emozionali durante i tempestosi anni del cubismo e dell’arte negra, rimanendo tatti, più o meno, coinvolti in questi due importantissimi movimenti. La grandezza di un artista consiste nel particolare grado di reazione agli impulsi del suo tempo, nell’abilità a intenderli e nel disfarsi delle proprie dominanti più tipiche. Mentre si, riscontra sia in Picasso sia in Modigliani lo stesso spirito vivificante — lo spirito del genio —, l’arte di ciascuno dei due appare del tutto individuale. L’arte di Picasso è visionaria : egli riesce a vedere altrimenti che con una vista normale; e la visionartela, secondo Webster, è l’atto o la potestà di percepire visioni mentali, come quelle dell’immaginazione. L’arte di Modigliani è una rivelazione, e rivelazione, secondo Webster, è ‘svelare’, ‘dischiudere’. I ritratti di Modigliani sono brani descrittivi ; il suo occhio registra le sembianze con audacia, e una sorta di energia drammatica deriva alla maggior parte di essi proprio dalla semplicità impressionante con cui vengono presentati. Molta di questa gente ci fissa dalle tele, penosamente conscia della propria vita fragile, angusta, malsana, con il proprio terrore, la propria miseria o la morbida sensibilità chiaramente svelati. Ogni personaggio sopraffa l’immagine, e ogni immagine è una sintesi che spesso si rivela spietata, brutale. Modigliani non amò ne le anime ne i corpi, e dipinse questi ultimi con tale franchezza che le loro anime più o meno infelici attraggono il riguardante anche se le aborre. Presumibilmente, nessuno era per lui insignificante o privo di interesse. (M. DALE, “Modigliani”, 1929).

Per poter capire gii impulsi che agirono veramente in Modigliani, bisogna cercar di scordare il milieu parigino e rifarci all’arte italiana del ‘500, quella che scaturisce dal realismo naïf di Giotto, per poi rifugiarsi in una visionarietà delicata. Possiamo discernere nella sottigliezza pensosa dei visi di Modigliani qualcosa di peculiare che l’arte de! Botticelli aveva portato nella pittura italiana … Così, l’ascendente di Parigi su Modigliani dovrebbe essere ridotto agli effetti di quella felice atmosfera che raffinai i sensi, stimola gli entusiasmi, crea uno spirito di emulazione; e nulla è più vero del fatto che la natura di Modigliani trovò a Parigi gli elementi favorevoli al proprio sviluppo. Ma questo è tutto. La sua emotività si sviluppò a un punto tale che tutto in lui venne spinto agli estremi; e come la sua sensibilità si fece più acuta, crebbe l’intensità delle emozioni. Tale il motivo per cui lo svolgimento delle ultime opere di Modigliani non fa registrare alcuna novità di forma o di tecnica; vi troviamo soltanto mutamenti verso un acume più intenso nelle facoltà percettive di ordine sentimentale, che unisce, fonde definitivamente la composizione, mentre in opere precedenti l’emozione rimaneva spesso localizzata. Possiamo osservare, in questi lavori estremi, una sorta di abbandono all’immediatezza visiva, un abbandono ai fatti impulsivi che vanno oltre qualunque preordinazione e sembrano sottratti ai poteri dello spirito. La rapidità nell’improvvisazione è subentrata alla lentezza derivante dalla riflessione, dal bisogno di sperimentare, dalle difficoltà e dalle speranze. I ritratti e i nudi sono modellati con una rapida calligrafia veloce, come da gesti meccanici, e sono tali felicissimi gesti dell’inconscio a fornire il meglio dell’opera di Modigliani … La profonda tristezza del suo destino permea tutte le opere di lui, caricandole del loro valore sostanziale. Questa tristezza, infusa nei visi delle donne ritratte, li permea di un ineffabile pathos. Difficilmente si da un nudo femminile che non abbia il viso marcato dalla malinconia dell’artista : la tristezza dolente, rassegnata o distaccata, che li fa sembrare incomparabilmente casti. L’opera di Modigliani, così intrisa di straordinarie qualità sensitive, ci concede una sorta di diletto diffìcilmente reperibile fra i migliori pittori dei nostri giorni. (C. ZERVOS, Catalogo della mostra alla galleria De Hauke & Co., 1929).

Botticelli moderno, tutto bruciato dal fuoco dello spirito, che rende esili, quasi immateriali le sue creature, per lasciarne meglio trasparire lo spirito meditativo e gentilmente malinconico …. (M. SARFATTI, “Storia della pittura moderna”, 1930).

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