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Michelangelo Buonarroti: Lunetta con Eleazar e Mattan, intorno al 1508, dimensioni 340 x 650 cm., Cappella Sistina, Città del Vaticano.

La lunetta con Eleazar e Mattan nella Cappella Sistina

Michelangelo Buonarroti: La lunetta con Eleazar e Mattan

Michelangelo Buonarroti: Lunetta con Eleazar e Mattan, intorno al 1508, dimensioni 340 x 650 cm., Cappella Sistina
Michelangelo Buonarroti: Lunetta con Eleazar e Mattan, intorno al 1508, dimensioni 340 x 650 cm., Cappella Sistina, Città del Vaticano.

Pagina correlata: I dipinti di Michelangelo

Sull’affresco

La lunetta con Eleazar e Mattan è un’opera di Michelangelo Buonarroti, realizzata intorno al 1508, misura circa 340 x 650 cm. ed appartiene alla decorazione della Cappella Sistina.

La composizione, che appare sul registro superiore della parete d’ingresso, sotto il pennacchio raffigurante Giuditta e Oloferne sul lato destro (entrando in cappella), fu commissionata all’artista da papa Giulio II. Precisazione: Il fruitore dell’intera decorazione, che entra nella cappella e procede verso l’altare, si deve girare, portando lo sguardo sulla parete d’ingresso, per osservare l’affresco nella zona in alto a sinistra. Vai alla pagina delle lunette.

Storia della lunetta

Nelle lunette appaiono episodi legati agli Antenati di Cristo, ricavati dal Vangelo secondo Matteo.

Michelangelo lavorò sulle composizioni delle pareti in contemporanea alla realizzazione di quelle sulla volta della Cappella Sistina. Le due decorazioni si svolsero entrambe in due fasi comuni, iniziando dall’ingresso e procedendo i lavori verso l’altare.

L’artista seguì in tal modo la medesima cronologia di esecuzione, sia per gli affreschi del soffitto che per quelli delle pareti. Anche per la realizzazione delle lunette iniziò a dipingere dalle campate vicine all’ingresso, eseguendo gli episodi in ordine inverso da come vengono presentati nel Vangelo. Ne deriva che le ultime scene degli antenati di Cristo corrispondono alle prime realizzate, e viceversa.

Il pittore portò a compimento la prima fase dell’intera decorazione (soffitto e registri superiori delle pareti) nell’estate del 1511. Per continuare i lavori della decorazione Michelangelo dovette smontare il ponte ligneo, che aveva innalzato nella prima metà della cappella, per rimontarlo sull’altra metà. La seconda fase dei lavori, che non interessa la lunetta di Eleazar e Mattan, iniziò nell’ottobre dello stesso anno terminando poco prima della vigilia di Ognissanti del 1512, giorno della “scopertura” della maestosa decorazione della volta.

Fra gli affreschi delle due decorazioni del Buonarroti, quelli che subirono maggiori annerimenti da fumi furono le lunette. Dopo il restauro di queste ultime, eseguito nel 1986, le stesure cromatiche ritornarono, stupefacentemente, all’originale splendore.

Si pensa che la lunetta con Eleazar e Mattan fosse uno dei primi affreschi ad essere realizzati nella grande decorazione michelangiolesca, e il primo sulle pareti della Cappella Sistina.

Descrizione

Le lunette di Michelangelo narrano la genealogia di Cristo ripresa dal Vangelo secondo Matteo.

I personaggi della presente composizione corrispondono ai penultimi progenitori. Eleazar e Mattan, infatti, vengono prima di Giacobbe e Giuseppe, gli antenati più diretti di Gesù.

La lunetta si trova, guardando verso l’ingresso, a sinistra sulla parete di fondo, sotto il pennacchio di Giuditta e Oloferne.

A differenza di tutte le altre – insieme a quella simmetricamente raffigurata sulla stessa parete d’entrata – la lunetta in esame ha la finestra sottostante non vera ma simulata, cioè dipinta.

La composizione è strutturata in due gruppi di figure, entrambi composti da tre personaggi. I gruppi sono ripartiti nelle due metà della lunetta, intervallati dalla tabella con i nominativi dei principali protagonisti (ELEAZAR – MATHAN), riportati in capitali romane.

La zona a sinistra

Michelangelo Buonarroti: particolare di sinistra della lunetta con Eleazar e Mattan, Cappella Sistina
Michelangelo: particolare di sinistra della lunetta con Eleazar e Mattan.

Nella zona a sinistra appaiono in primo piano Giacobbe e la madre, mentre Mattan è ripreso in ombra con il volto esterrefatto e lo sguardo rivolto verso la moglie.

La donna – strutturata come tante altre figure femminili michelangiolesche, con muscolatura corpulenta – sta forse giocando con il suo bambino. Con le braccia tese è nell’atto di sospenderlo, dimostrando grande disinvoltura nello sforzo, per appoggiarselo in piedi sulle proprie ginocchia.

Indossa una veste rossa, una camicia biancastra con la sotto-manica gialla ed un copricapo di foggia maschile, che rimanda a quello che portavano gli Armeni a Venezia.

Lungo il gradone di pietra dove la donna è seduta pendono, tenuti da una cordicella, una chiave e un sacchetto che probabilmente contiene monete.

L’intonaco caduto

A distanza di circa mezzo secolo dalla decorazione, parte della presente composizione cedette insieme all’intonaco.

È visibile la zona restaurata (papati di Pio IV e Gregorio XIII) perché fu eseguita in riferimento alla coloristica del tempo, già scurita dai fumi dei ceri. Questo testimonia infatti che, già a distanza di cinquant’anni, gli affreschi avessero subito notevolmente tale annerimento.

La zona a destra

Michelangelo: particolare di destra della lunetta con Eleazar e Mattan.
Michelangelo: particolare di destra della lunetta con Eleazar e Mattan.

Eleazar viene generalmente identificato nella giovane figura che elegantemente spicca primo piano nella zona a destra.

Esso, padre di Mattan, è ripreso con il busto frontale e il volto di profilo in un’espressione che, a prima vista, indicherebbe apprensione se la stessa non fosse smentita dall’atteggiamento generale della figura. Infatti Eleazar sembra mostrare tutt’altro che stati ansiosi, con la gamba disinvoltamente accavallata sull’altra e il braccio dinamicamente sospeso nell’atto di eseguire qualcosa che in quel momento gli passa per la mente.

Il giovane indossa una camicia bianca, che lascia scoperto parte del suo fianco destro, con una scollatura dai vistosi bordi verdastri. Ha le brache di un verdolino chiarissimo, con riflessi violacei nelle zone in ombra, ed un mantello dai toni rossastri parzialmente indossato, che gli ricopre appena parte di un braccio e della gamba sinistra.

Secondo gli studiosi di storia dell’arte, nella figura in esame sono presenti due pentimenti: uno nel profilo del viso, l’altro nella spalla sinistra.

Dietro di lui appare, in ombra, la scena di una donna che pare stia giocando con un bambino.

Raffronto sulle due zone

Gli effetti plastici risultano notevoli in entrambe le zone, dove si contrappongono le pose dei due gruppi, che sembrano create per dare importanza anche ad effetti di variazione. Infatti la struttura compositiva di sinistra è più rigida e statica di quella a destra, che appare invece più fluida e dinamica.

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