La trasfigurazione di Raffaello Sanzio

La trasfigurazione di Raffaello Sanzio e aiuti

Raffaello Sanzio con aiuti: della La Trasfigurazione, Roma Pinacoteca Vaticana
Raffaello Sanzio con aiuti: La Trasfigurazione, Roma Pinacoteca Vaticana.

Sull’opera: “LA TRASFIGURAZIONE è un dipinto di Raffaello (sicuramente per quanto riguarda la parte superiore) realizzato con tecnica ad olio su tavola nel 1518-1520,  misura 405 x 278 cm. ed è custodito nella Pinacoteca Vaticana, Roma.

Descrizione e storia dell’opera

L’opera fu commissionata nel 1517 dal cardinale Giulio de’ Medici (futuro papa con il nome di Clemente VII) per la cattedrale di Narbona, insieme ad un’altra pala d’altare (quella di Sebastiano del Piombo).

Nel 1523 l’opera di Raffaello fu collocata nella chiesa di  San Pietro in Montorio (Roma), ove rimase per oltre due secoli e mezzo quando, nel 1797, venne trasferita in Francia.

Fu restituita nel 1815 per essere destinata alla Pinacoteca Vaticana, dove attualmente è custodita. Non si conosce assolutamente a quale punto d’esecuzione stesse la “Trasfigurazione” al momento della scomparsa del Sanzio.

Molti studiosi sostennero che tutta la parte inferiore, che era stata abbozzata dal maestro, venne portata a compimento nel 1522 dai suoi allievi: l’ipotesi viene suffragata da una richiesta di pagamento scritta dal Castiglione al cardinale Giulio de’ Medici, in favore di Giulio Romano, il principale collaboratore di Raffaello.

La ricevuta era datata 7 maggio 1522 ed in essa vi era scritto: “Giulio allievo di R. da Urbino per la tavola che il prelato R. fece a V. S. R.ma e III.ma resta creditore di una certa somma di denari”.

Un altro documento che conferma tale ipotesi è quello del monastero di Santa Maria Novella a Firenze, nel quale si attesta un debito di 220 ducati al Pippi, “per conto della tavola da altare dipinta da Maestro R. d’Urbino”. Comunque siano andate le cose, non esiste la certezza matematica che l’opera fosse terminata oppure rimasta incompiuta al momento della morte di Raffaello.

La parte certamente autografa di Raffaello Sanzio è quella sotto riportata:

La Trasfigurazione di Raffaello sanzio
Particolare di Raffaello della Trasfigurazione, Roma Pinacoteca Vaticana

Dama con liocorno di Raffaello

Raffaello Sanzio: Dama con liocorno

Raffaello Sanzio: Dama con liocorno
Dama con liocorno, Roma Galleria borghese (cm. 51)

Sull’opera: “Ritratto di dama con liocorno è un dipinto autografo di Raffaello realizzato con tecnica ad olio su tela (riportato su tavola) nel 1505 – 1506, misura 65 x 51 cm. ed è custodito alla Galleria Borghese di Roma.

La donna del dipinto in esame viene identificata da alcuni critici in Santa Caterina d’Alessandria, mentre dall’Ortolani in la “Vera” Maddalena (Maddalena Strozzi moglie di Agnolo Doni).

Questa seconda identificazione non viene accolta perché la donna raffigurata è assai diversa dal ritratto realizzato alla stessa Maddalena nel 1505 da Raffaello.

Nel 1891 veniva attribuita al Perugino (inventario del Piancastelli datato 1891), a Ridolfo del Ghirlandaio (“ZBK”, Morelli nel 1874), al Granacci (da Berenson facendo ripensare al Morelli l’attribuzione del 1874), con riserve ad Andrea del Sarto (Venturi nel 1893), e, finalmente a Raffaello (dal Longhi nel 1828, che ribadendo le affermazioni di Cantalamessa riguardo alcune aggiunte come le mani, i simboli del martirio – ruota e palma – ed il manto, erano stati aggiunti in seguito da una mano diversa).

 Nel 1935 il dipinto fu restaurato e radiografato, mettendo quindi a nudo il suo aspetto originale, cioè quello del liocorno – segno di castità nel grembo della donna – ed uno sfondo paesaggistico più vasto alle spalle.

Pala Baglioni di Raffaello Sanzio

Raffaello Sanzio: Pala Baglioni

Raffaello Sanzio: Pala Baglioni
Pala Baglioni, particolare della Deposizione (Il trasporto di Cristo), cm. 184 x 176, Galleria Borghese, Roma

Sull’opera: “Pala Baglioni” o “Deposizione” o “Il trasporto di Cristo” o “La Deposizione Borghese” è un dipinto autografo di Raffaello Sanzio realizzato con tecnica ad olio su tavola nel 1507, misura 184 x 176 cm. ed è custodito nella Galleria Borghese a Roma.

L’opera è firmata con la scritta “RAPHAEL VRBINAS” (leggi RAPHAEL URBINAS) e datata con la sigla romana “M. D. VII”. Fu commissionata all’artista urbinate da Atalanta Baglioni che volle dedicarla al figlio Grifonetto, ucciso nel 1500 da alcuni membri della stessa famiglia per il controllo della signoria di Perugia.

Atlanta scelse quella tematica per rispecchiare nel dolore della Vergine il proprio dolore per la perdita del figlio. La tavola venne collocata nella chiesa di San Francesco al Prato a Perugia, ove vi rimase fino al 1608, anno in cui fu prelevata in gran segreto per essere inviata direttamente a papa Paolo V. Poco dopo, lo stesso pontefice la donò al cardinale Scipione Borghese, suo nipote.

I perugini non poterono non accorgersi dell’indebito prelievo e richiesero con forza che la pala venisse loro restituita.

Le proteste sollevate non valsero ad altro che ad ottenere dal Cardinale Borghese una riproduzione della “Deposizione”‘ fatta eseguire da Giuseppe Cesari (1568-1640), meglio conosciuto come il Cavalier d’Arpino.

Insieme a moltissime opere di grandi artisti, nel 1797, fu inviata in Francia come bottino di guerra napoleonico e vi rimase fino al 1915, anno in cui fu riportata in Italia.

Messa di Bolsena di Raffaello

Raffaello: Messa di Bolsena, particolare della stanza di Eliodoro

La Messa di Bolsena della stanza di Eliodoro, Vaticano
Raffaello Sanzio: Messa di Bolsena della stanza di Eliodoro, Vaticano.

Sull’opera: “Messa di Bolsena della stanza di Eliodoro è un dipinto di Raffaello realizzato con tecnica ad ad affresco tra il 1511 ed il 1514,  misura 500 x 660 cm. ed è rappresentato nella stanza di Eliodoro in Vaticano.

Raffaello - la Messa di Bolsena della stanza di Eliodoro
Particolare (la Messa di Bolsena) della stanza di Eliodoro, Vaticano.

Nella “Messa di Bolsena” Raffaello raffigura un episodio avvenuto a Bolsena nel 1263, dove, nel corso di una messa un prete boemo, durante la consacrazione, stillò il sangue di Cristo dall’ostia macchiando il corporale e ottenendo conferma sulla verità della transustanziazione di cui fortemente dubitava, cioè della trasformazione del pane e del vino in quella del corpo e del sangue nell’Eucarestia.

In seguito al miracolo nacque la festa del Corpus Domini e quindi l’edificazione del Duomo di Orvieto, dove fu trasferito il corporale.

Giulio II, (papa dal 1503 al 1513) assiste inginocchiato al miracolo, insieme ai cardinali Raffaello Riario e Leonardo Grosso della Rovere, Tommaso Riario e Agostino Spinola, suoi parenti, svizzeri sediari.

Le tre Grazie di Raffaello Sanzio

Raffaello Sanzio: Le tre Grazie

Raffaello Sanzio: Le tre Grazie
Raffaello Sanzio: “Le tre Grazie”, cm. 17 x 17, Museo Condé, Chantilly.

Sull’opera: “Le tre Grazie” è un dipinto autografo di Raffaello Sanzio realizzato con tecnica ad olio su tavola nel 1504 (5) , misura 17 x 17 cm. ed è custodito nel Museo Condé, Chantilly.

L’opera appartenne alla collezione Borghese a Roma, ove è accennato da Manili in “Villa Borghese”.

Molto probabilmente le “Tre Grazie” facevano parte di un dittico nel quale era inserito “Il sogno del cavaliere” (opera raffigurata nella pagina precedente).

Da fonti documentate si sa che il dipinto, nel corso dell’Ottocento, fu trasferito in Inghilterra ove fece parte di diverse raccolte, quindi, nel 1885, passò nel Museo Condé a Chantilly (Francia), l’attuale sede.

Per quanto riguarda la cronologia, il Gronau, che gli assegnò il triennio 1498 – 1500, trovò il pieno accordo con altri studiosi di storia dell’arte come Gamba, Fischel e Pittaluga. Il Venturi ipotizzava il 1501; l’Ortolani gli assegnava una data uguale o posteriore al 1505; Il Carli, 1505; il Longhi gli assegnò il biennio 1504-1505 ormai consolidato ed accettato dalla critica più recente.

Curiosità sulle Tre Grazie di Raffaello

Esiste un quadro microscopico realizzato sul globo terrestre della moneta da cinque centesimi che riproduce l’opera raffaellesca. Questa misura appena 8,5 millimetri di diametro ed è stata realizzata con tecnica a olio.

Stefano Busonero: riproduzione microscopica delle Tre Grazie di Raffaello.
Stefano Busonero: riproduzione microscopica delle Tre Grazie di Raffaello.

La Madonna della seggiola di Raffaello

Raffaello Sanzio: La Madonna della seggiola

Raffaello Sanzio: Madonna della seggiola
Madonna della seggiola, Firenze Palazzo Pitti (diam. 71 cm.).

Sull’opera: “MADONNA CON IL BAMBINO E SAN GIOVANNINO (Madonna della seggiola)è un dipinto autografo di Raffaello realizzato con tecnica ad olio su tavola nel 1514,  ha un diametro di 71 cm. ed è custodito a Palazzo Pitti a Firenze.

L’opera fu subito di proprietà della famiglia de’ Medici. Già esposta agli Uffizi, passò a Palazzo Pitti fin dagli inizi del Settecento; fu trasferita a Parigi, insieme ad altre opere come bottino di guerra di Napoleone, e vi restò dal 1799 al 1815.

La cronologia risulta alquanto controversa, ma quasi certamente va attribuita all’anno 1514, dopo la realizzazione degli affreschi nella seconda stanza vaticana.

Curiosità

La madonna della seggiola
La madonna della seggiola riprodotta dentro il mappamondo della moneta da un centesimo

Esiste una copia della Madonna della seggiola realizzata sul globo terrestre della moneta da un centesimo di euro. È stata pazientemente dipinta da Stefano Busonero, di Monte Argentario, nel 2019. La riproduzione delle due figure della composizione, da come si può notare nella foto accanto, è stata eseguita in tutti i suoi dettagli con tecnica ad olio.

Ritratto di Fedra Inghirami di Raffaello Sanzio

Raffaello Sanzio: Ritratto di Fedra Inghirami

Ritratto di Fedra Inghirami
Ritratto di Fedra Inghirami, cm. 90 x 62, Palazzo Pitti, Firenze.

Sull’opera: “Ritratto di Fedra Inghirami è un dipinto autografo di Raffaello Sanzio realizzato con tecnica ad olio su tavola nel 1516 (16), misura 90 x 62 cm. ed è custodito a Palazzo Pitti, Firenze.

Il ritratto, che  faceva parte della raccolta del cardinale Leopoldo de’ Medici (1617 – 1675), venne trasferito a Parigi nel 1799 insieme al bottino di guerra napoleonico.  Rimase in Francia fino al 1815, anno in cui furono restituite moltissime opere d’arte al nostro Paese.

Per quanto riguarda l’autografia, il Passavant, il Venturi e Pittaluga la sostennero in pieno accordo, mentre il Durand-Gréville (1910) ne fu convinto dopo alcuni ripensamenti che attribuivano a Raffaello soltanto la realizzazione del volto (“AS”, 1907).

Per la cronologia dell’opera, lo stesso Durand-Gréville assegna alla tavola una data che si aggira intorno al 1515-16.

Ritratto di Baldassar Castiglione di Raffaello Sanzio

Raffaello Sanzio: Ritratto di Baldassar Castiglione

Raffaello Sanzio: Ritratto di Baldassar Castiglione
Ritratto di Baldassar Castiglione, Parigi Louvre (cm. 67).

Sull’opera: “RITRATTO DI BALDASSAR CASTIGLION è un dipinto autografo di Raffaello realizzato con tecnica ad olio su tavola nel 1514-1515,  misura 82 x 67 cm. ed è custodito al Louvre, Parigi.

Per quanto riguarda la cronologia dell’opera, il ritratto viene ricordato in una lettera del Bembo  del 19 aprile 1516 indirizzata al Castiglione: ciò testimonia una realizzazione sicuramente precedente a tale data. Lo stesso Castiglione lo trasferì a Mantova dove vi  rimase fino al 1609.

Più tardi venne acquistato dal mercante olandese Luca Uffelem che lo portò con sé nella sua terra, dopodiché fu portato a Madrid e, infine, a a far parte della collezione del cardinale Mazzarino a Parigi.

 Dopo del cardinale, il ritratto di Baldassar Castiglione pervenne alla corona di Francia. Certamente anteriore al 1516 per la ragione sopra descritta, il dipinto viene all’unanimità attribuito al periodo 1514-1515.

Esistono di quest’opera delle copie di eccellenti Maestri come Rubens e Rembrandt.

La donna velata di Raffaello Sanzio

Raffaello Sanzio: La donna velata

Raffaello Sanzio: La velata (donna velata)
La velata (donna velata), 1516, Firenze Palazzo Pitti (cm. 64).

Sull’opera: “la velata (donna velata)” è un dipinto autografo di Raffaello realizzato con tecnica ad olio su tavola nel 1516,  misura 85 x 64 cm. ed è custodito a Palazzo Pitti, Firenze.

Il dipinto viene ricordato da diversi studiosi (Vasari, Borghini, Bocchi) che vedono nel proprietario un mercante d’arte chiamato Matteo Botti; nel 1619 “la velata” pervenne in casa de’ Medici.

Come per altri ritratti del Sanzio, non sappiamo chi sia l’effigiata del dipinto in esame. Alcuni studiosi videro una certa somiglianza della donna con la Fornarina, e perciò pensarono si trattasse della stessa modella (ipotesi avanzata dal Morelli e accolta con favore dal Cavalcaselle).

Alcuni la misero in relazione alla figura di Maria della Madonna Sistina (Passavant). Altri ancora l’avvicinarono contemporaneamente alla Madonna della Seggiola ed alla stessa Fornarina, altri a Lucrezia della Rovere (Springer in “CEDA” 1925).

Incendio di Borgo di Raffaello Sanzio ed aiuti

Raffaello Sanzio ed aiuti: L’Incendio di Borgo

Raffaello Sanzio e aiuti: Stanza dell'Incendio di Borgo: L'Incendio di Borgo
Raffaello Sanzio: L’Incendio di Borgo (con Penni e Giulio Romano). Stanza dell’omonimo incendio, Vaticano. (foto da Wikimedia Commons).

Sull’opera: L’Incendio di Borgo è un affresco di Raffaello Sanzio (coadiuvato dal Penni e Giulio Romano) realizzato nel 1514 e misura 670 cm.  (base). Si trova nell’omonima stanza (città del Vaticano).

Per quanto riguarda l’autografia della composizione sono ancora valide le valutazioni del Cavalcaselle, che riguardano la parte sinistra e destra attribuite a Giulio Romano.

La parte centrale con le donne a Giovanni da Udine o al Penni, mentre a Raffaello appartengono la testa della fanciulla che reca due vasi e si gira in avanti, nonché alcune figure con vari dettagli nel fondo, compreso il papa [De Vecchi, Raffaello, citazione, pagina 112].

Per saperne di più …… la pittura di Raffaello 4