Le Madonne dei grandi pittori (1528-1949)

Pagina collegate alle Madonne dei grandi pittori: Quindici “Natività di Gesù” di Grandi Maestri.

Le Madonne che hanno fatto la storia dell’arte

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Correggio – Madonna di San Girolamo o Il giorno (intorno al 1528)

Correggio: Il giorno, assieme di 205 x 141 Parma Galleria
Correggio: Il giorno, assieme di 205 x 141 Parma Galleria

La Madonna di San Girolamo, conosciuta anche come “Il Giorno”, in contrapposizione alla Notte (Adorazione dei pastori) di Dresda, è un’opera realizzata da Correggio intorno al 1528.

Il dipinto, eseguito con tecnica ad olio su tavola, misura 205 × 141 cm. e si trova nella Galleria Nazionale di Parma.

Già dal primo periodo della pubblicazione la composizione fece grande scalpore per la sua eccezionale bellezza. Fu infatti elogiata nelle Vite di Vasari per il suo “mirabile colorito” e l’espressione sorridente dell’angelo che sta porgendo la Bibbia. L’opera piacque anche al pittore cretese El Greco che, davanti alla rappresentazione delle eleganti figure, rimanendo incantato per la bellezza della Maddalena, gli uscì spontanea l’esclamazione “l’unica figura della Pittura!”.

Vedi approfondimenti sul sito le Madonne dei grandi pittori

Lorenzo Lotto – Annunciazione di Recanati (1534)

Lorenzo Lotto: Annunciazione, cm. 166 x 114, Pinacoteca Comunale di Recanati.
Lorenzo Lotto: Annunciazione, cm. 166 x 114, Pinacoteca Comunale di Recanati.

L’Annunciazione di Recanati è un’opera di Lorenzo Lotto realizzata con tecnica ad olio su tela intorno al 1526-1534. Il dipinto, che misura 166 × 114 cm., è custodito a Recanati nel Museo civico Villa Colloredo Mels.

Nella tavola appare la firma del pittore con la scritta “L. Lotus”. Da documentazioni certe si ricava che la composizione rimase nell’Oratorio di Santa Maria sopra Mercanti (sede commissionaria) fino 1953 quando, per motivi di sicurezza, pervenne nella Pinacoteca di Recanati.

Per quanto riguarda la cronologia, il Gianuizzi (“NRM” 1894) la anticipa al 1526, mentre il Boschetto (1953) ipotizza nel 1527. Il Berenson (1955) la ritarda al 1527-28.

Vedi approfondimenti sul sito – Si veda anche La Madonna del Polittico di Recanati dello stesso Lorenzo Lotto tra le Madonne dei grandi pittori

El Greco – L’annunciazione (intorno al 1600)

El Greco: L’Annunciazione, tecnica a olio su tela, 114 x 67 cm, anno 1597-1600, Lugano, Collezione Thyssen.
El Greco: L’Annunciazione, tecnica a olio su tela, 114 x 67 cm, anno 1597-1600, Lugano, Collezione Thyssen.

“L’Annunciazione” è un dipinto del pittore cretese El Greco, che lo realizzò con tecnica a olio su tela intorno al 1597-1600. L’opera misura 114 x 67 cm. e attualmente si trova a Lugano nella collezione Thyssen.

La presente composizione è una riproduzione autografa dell’artista di uno dei tre dipinti originali eseguiti per il “Colegio del de Doña Maria de Aragõn a Madrid” (l’ “Adorazione dei pastori”, l’ “Annunciazione” e il “Battesimo di Cristo”). È firmata con la scritta “doménikos theotokópoulos epoiei”.

El Greco – Madonna con il Bambino e le sante Martina e Agnese

El Greco: Madonna con il Bambino e le sante Martina e Agnese, cm. 193 x 103, National Gallery of Washington.
El Greco: Madonna con il Bambino e le sante Martina e Agnese, cm. 193 x 103, National Gallery of Washington.

La “Madonna con il Bambino e le sante Martina e Agnese” è un’opera autografa di El Greco realizzata ad olio su tela intorno al 1597-99 e si trova nella National Gallery di Washington. La composizione, che misura 193 x 103 cm, fa parte dei cinque dipinti (e relative riproduzioni, sia autografe che non) per la Cappella S. Josè a Toledo.

Sulla stesura pittorica appare un monogramma con due lettere dell’alfabeto greco.

Prima della National Gallery si trovava sull’altare di destra della summenzionata cappella.

La figura a sinistra della Vergine venne identificata in santa Tecla.

Le figure allungate di questa raffigurazione la distinguono dalle altre Madonne dei grandi pittori

Vedi approfondimenti sul sito.

Pieter Paul Rubens – Madonna della Vallicella (intorno al 1608)

Rubens: Madonna della Vallicella, olio su tavola di ardesia, dimensioni 425 × 250 cm, anno 1606-1608, chiesa di Santa Maria della Vallicella, Roma
Rubens: Madonna della Vallicella, olio su tavola di ardesia, dimensioni 425 × 250 cm, anno 1606-1608, chiesa di Santa Maria della Vallicella, Roma

La Madonna della Vallicella è un’opera realizzata da Pieter Paul Rubens intorno al 1607 con tecnica ad su tavola di ardesia. La composizione, che misura 425 × 250 cm., si trova a Roma nella chiesa di Santa Maria della Vallicella.

Trattasi della seconda opera di una commissione pubblica per Roma. Qualche anno prima, infatti, l’artista realizzò un ciclo pittorico per la basilica di Santa Croce in Gerusalemme, andato in parte perduto.

La presente composizione si trova sull’altare maggiore della chiesa di Santa Maria in Vallicella, conosciuta anche come chiesa Nuova, a Roma ed ha nel suo interno un’antico affresco miracoloso (trattasi della Madonna vallicelliana, immagine tipica della Nicopeia o Kyriotissa).

Caravaggio – Madonna dei palafrenieri (1605)

Caravaggio: Madonna dei palafrenieri, cm. 292 x 211, Galleria Borghese, Roma.
Caravaggio: Madonna dei palafrenieri, cm. 292 x 211, Galleria Borghese, Roma.

La Madonna dei palafrenieri è un dipinto autografo del Caravaggio (Michelangelo Merisi), realizzato con tecnica ad olio su tela nel 1605. La composizione, che misura 292 x 211 cm, è custodita a Roma nella Galleria Borghese.

Il presente dipinto raffigura la Madonna e il Bambino nel momento in cui schiacciano il serpente con il proprio piede, simbolo del peccato originale. Alla loro sinistra appare Anna che sta osservando la scena.

La Madonna dei palafrenieri era stata commissionata per la chiesa di Sant’Anna dei Palafrenieri (destinazione Altare Maggiore) presso San Pietro in Vaticano.

La pregiatissima opera venne rifiutata dai committenti per le sproporzionate dimensioni del Bambino e per la sua completa nudità, nonché per la vistosa scollatura della Madonna e per la modella scelta: Lena, prostituta ed amante del Caravaggio, da lui preferita come modella anche per la realizzazione della Madonna dei pellegrini.

Caravaggio – Annunciazione (intorno al 1609)

Caravaggio: annunciazione, anno 1609 circa, olio su tela 285 x 205, Nancy (Francia) nel Musée des Beaux-Arts
Caravaggio: annunciazione, anno 1609 circa, olio su tela 285 x 205, Nancy (Francia) nel Musée des Beaux-Arts

L’Annunciazione è un’opera di Caravaggio realizzata intorno al 1609, quando l’artista era ormai entrato nella fase della tarda dell’attività.

La composizione fu probabilmente commissionata dal duca di Lorena e dipinta in Sicilia (o nel corso del secondo soggiorno napoletano) con tecnica ad olio su tela di 285 × 205 cm. Attualmente si trova a Nancy (Francia) nel Musée des Beaux-Arts.

In questa Annunciazione il Caravaggio narra il tema classico del soggetto ma lo espone in una nuova prospettiva, che molti studiosi di storia dell’arte considerano rivoluzionaria. Infatti l’angelo, che tradizionalmente viene  raffigurato di fronte alla Vergine, in genuflessione (in piedi o in ginocchio), qui appare mentre è ancora in volo e volgendo le spalle all’osservatore. Altri, pur riconoscendo la forte innovazione del tema (l’angelo in alto, con Maria in basso ed inchinata) lo considerano comunque inginocchiato e genuflesso.

Orazio Gentileschi – Annunciazione (1623)

Orazio Gentileschi: Annunciazione di torino, olio su tela, anno 1623, Galleria Sabauda.
Orazio Gentileschi: Annunciazione di torino, olio su tela, anno 1623, Galleria Sabauda.

L’Annunciazione di Torino è un’opera realizzata da Orazio Gentileschi nel 1623 con tecnica ad olio su tela. La composizione, che si trova nella Galleria Sabauda di Torino, è considerata come il lavoro di più alto valore artistico nella produzione del pittore sabaudo, nonché uno dei capolavori della pittura seicentesca.

L’opera è stata dipinta dal Gentileschi durante suo soggiorno genovese. Fu poi inviata al duca Carlo Emanuele di Savoia per essere ubicata nella cappella della sua residenza a Torino.

Data l’originalità di questa Annunciazione, da cui si rileva anche un certo arcaismo, questo straordinario dipinto non è stato sempre compreso ed è stato oggetto di accesi dibattiti nel corso della storia dell’arte, suscitando anche aspre critiche.

Sassoferrato – Vergine Maria (intorno al 1650)

Giovanni Battista Salvi (Sassoferrato): Vergine Maria, anno 1640-50, National Gallery a Londra
Giovanni Battista Salvi (Sassoferrato): Vergine Maria, anno 1640-50, National Gallery a Londra

Il Sassoferrato (Giovan Battista Salvi), pittore appartenente allo stile barocco, nacque a Sassoferrato il 25 agosto 1609 e morì a Roma l’8 agosto 1685. Viene spesso ricordato col  semplice nominativo del suo paese di nascita.

La Vergine Maria, realizzata intorno al 1640-1650, è custodita a Londra nella National Gallery.

Murillo – Madonna col Bambino, o Madonna del Rosario (intorno al 1650-55)

Bartolomé Esteban Murillo: La Madonna col Bambino, o Madonna (o Vergine) del Rosario, olio su tela, 166 x 112 cm., Museo del Prado, Madrid.
Bartolomé Esteban Murillo: La Madonna col Bambino, o Madonna (o Vergine) del Rosario, olio su tela, 166 x 112 cm., Museo del Prado, Madrid.

La Madonna col Bambino, o Madonna (nonché Vergine) del Rosario è un’opera realizzata dal pittore spagnolo Bartolomé Esteban Murillo intorno al 1650-55 con tecnica a olio su tela. Il dipinto, che misura 166 x 112 cm, è conservato a Madrid nel Museo del Prado (sala XVI, inventariato con il numero P00975).

In precedenza la presente composizione si trovava nel Monastero dell’Escorial e nel Palazzo Reale di Madrid.

Giambattista Tiepolo – Madonna del cardellino (1760)

Giambattista Tiepolo: Madonna del Cardellino, olio su tela, anno 1760 circa, National Gallery of Art di Washington
Giambattista Tiepolo: Madonna del Cardellino, olio su tela, anno 1760 circa, National Gallery of Art di Washington

La Madonna del cardellino (Madonna of the Goldfinch), è un opera realizzata da Giambattista Tiepolo intorno al 1760 con tecnica a olio su tela, misura 240 × 120 cm. e si trova alla National Gallery of Art di Washington. Il Tiepolo è stato un pittore, incisore e frescante italiano, cittadino della Repubblica di Venezia.

Roberto Ferruzzi – Madonna del riposo (1897)

Roberto Ferruzzi: Madonna delle vie, o la Madonna del Riposo, tecnica a olio, anno 1897. Non si conosce l'attuale ubicazione.
Roberto Ferruzzi: Madonna delle vie, o la Madonna del Riposo, tecnica a olio, anno 1897. Non si conosce l’attuale ubicazione.

La tenera composizione, conosciuta anche come La Madonna delle vie, è un’opera di Roberto Ferruzzi realizzata nel 1897 con tecnica a olio. Il dipinto vinse la seconda Biennale di Venezia.

Si pensa che i modelli per l’esecuzione dell’opera siano stati Angelina Cian, a 11 anni, e il suo fratellino.

In un primo periodo alla presente composizione, che semplicemente rappresentava la “maternità”, non erano state date caratteristiche religiose. In seguito al conseguimento del premio della Biennale di Venezia ed il successo avuto a livello nazionale, il dipinto fu rinominato con titoli relativi alle Madonne col Bambino e divenne più conosciuto dell’autore. La Madonna del riposo è annoverata tra le madonne dei grandi maestri della pittura.

John George Alexander Leishman, un diplomatico in francese e mecenate del Ferruzzi, acquistò la Madonnina ma non il copyright. Per tale ragione si pensa la composizione sia stata sottoposta a diversi rifacimenti nel corso dello scorso secolo e che, probabilmente, sia pervenuta negli anni Cinquanta in una collezione privata della Pennsylvania.

Del dipinto si sono perse le tracce.

Curiosità sulla Madonnina del Ferruzzi

Esiste una riproduzione microscopica a olio della Madonnina, realizzata dal pittore Stefano Busonero dentro la moneta da un centesimo di euro, esattamente nel mappamondo della stessa moneta.

Il dipinto ha un diametro di 6,6 mm.

Riproduzione della Madonnina del Ferruzzi realizzata dentro il globo terrestre della moneta da un centesimo.
Riproduzione della Madonnina del Ferruzzi realizzata dentro il globo terrestre della moneta da un centesimo.

William-Adolphe Bouguereau – Vergine dei gigli (1899)

William-Adolphe Bouguereau - Vergine dei gigli
William-Adolphe Bouguereau – Vergine dei gigli, 1899

In questa bellissima composizione, realizzata nel 1899, l’artista volle proporre diversi concetti:

  • lo sguardo della Vergine non è rivolto al fruitore dell’opera.
  • La Vergine ha un atteggiamento di modestia che pare prevalga a tal punto da annullarla.
  • La Vergine indossa un abito nero.
  • Il Bambino pare che venga offerto in dono all’umanità.
  • Il Bambino ha una postura benedicente.
  • L’apertura delle braccia del bambino, insieme alla posizione dei piedi, pare volesse anticipare la Crocifissione

I gigli bianchi rimandano tradizionalmente, già dai tempi della Grecia classica, all’idea della maternità. Dagli inizi del medio, evo nell’ambiente cristiano, assumono significati di purezza, sia nelle raffigurazioni della Vergine Maria che dell’Annunciazione.

William-Adolphe Bouguereau (La Rochelle, 1825 – La Rochelle, 1905) è stato un pittore accademista francese.

Marc Chagall – Madonna del villaggio (1938)

Marc Chagall - Madonna del villaggio (1938)
Marc Chagall – Madonna del villaggio (1938). La foto è a bassa risoluzione ed usata al solo scopo didattico.

Marc Chagall (Vitebsk,  1887 – Saint-Paul-de-Vence, 1985) è stato un pittore surrealista di d’origine ebraica chassidica, nato in bielorussa stabilitosi in Francia.

La presente composizione, che misura 102.5 x 98 cm, fu realizzata da Chagal nel 1938 ed è custodita nella collezione Thyssen-Bornemisza di Lugano-Castagnola a Madrid.

Salvator Dalì – Madonna di Port Lligat (1949)

Salvator Dalì - Madonna di Port Lligat (1949)
Salvator Dalì – Madonna di Port Lligat (1949). La foto è a bassa risoluzione ed usata al solo scopo didattico.

Questo dipinto, fra i più significativi di Salvador Dalí, è stato realizzato nel 1949.

La Madonna di Port Lligat, che misura 49 x 37,5 cm, fu eseguita dall’artista nel 1949 in una prima versione. L’anno seguente, tuttavia, Dalì realizzò una seconda con lo stesso nominativo.

La presente composizione si trova attualmente esposta nel Museo Haggerty of Art di Milwaukee, Wisconsin (U.S.A).

Ancora un po’ di pazienza: stiamo lavorando per inserire altre Madonne.

La pittura italiana nel Seicento

La pittura in Italia nel Seicento ed il Barocco

Annibale Carracci: Cristo in gloria e santi, cm. 194 x 142,5 Palazzo Pitti Firenze.
Annibale Carracci: Cristo in gloria e santi, cm. 194 x 142,5 Palazzo Pitti Firenze.

I principi fondamentali della pittura barocca nascono a Roma negli ultimi anni del Cinquecento e in essi si individuano due ben distinti orientamenti: quello classico, di Annibale Carracci (1560-1609) e quello realistico, del  Caravaggio (Michelangelo Merisi 1571-1610).

I centri dell’arte che fin qui sono rimasti in secondo piano, adesso incominciano ad acquistare una posizione molto importante.

Intorno a queste due diverse scelte, per tutto il Seicento e parte del Settecento, si incrociano le invenzioni artistiche e le alternative nello stile degli artisti italiani ed europei alla ricerca della combinazione di tutte le arti, di effetti illusionistici e di espressioni intensamente inerenti alla realtà di tutti i giorni ed al naturalismo.

Carracci: Il trionfo di Bacco e Arianna
Carracci: Il trionfo di Bacco e Arianna

Annibale Carracci, arrivato a Roma intorno al 1595, realizza ed elabora la decorazione della galleria di palazzo Farnese (1598-1601) secondo un’impostazione di composizione cambiata rispetto a quella della cupola di Michelangelo della cappella Sistina e sulla base di modelli figurativi ripresi da Raffaello, soprattutto dalla Farnesina.

Nel ciclo del Carracci, che descrive gli amori degli dei, entra con forza il linguaggio atmosferico e sentimentale del Correggio, filtrato  da un’indagine vigile della realtà delle cose naturali, sviluppando un’esperienza che Annibale Carracci aveva già avviato a Bologna con il fratello Agostino (1557-1602) e con il cugino Ludovico (1555-1619) nell’Accademia degli Incamminati, un’istituzione artistica nata per insegnare cose concrete e nuove pur conservando intatti i legami con la tradizione del Cinquecento.

Il linguaggio poetico di Annibale è esplicitamente visibile nella ricerca di un ideale di bellezza dipendente dalla natura, ma anche armonicamente fuso con essa, in una grandezza ispirata ai modelli classici antichi e moderni. Viene allontanata la teoria del linguaggio eclettico e l’assurdo concetto di arrivare alla perfezione. Carracci attira a Roma altri artisti di carattere emiliano.

L'Assunta di Annibale Carracci a S.Maria del Popolo a Roma
L’Assunta di Annibale Carracci a S.Maria del Popolo a Roma

 Domenico Zampieri detto il Domenichino ( 1581/2 -1641 ), molto vicino alla pittura di Ludovico Carracci, sente la tradizione raffaellesca, e impersona il versante lirico della corrente classica. Ha momenti di alto livello quando a Roma aiuta Annibale nella realizzazione degli affreschi alla Galleria Farnesiana.

Francesco Albani (1578-1660), stimato dai fratelli Carracci, viene chiamato a collaborare ai famosi cicli a Palazzo Fava e nell’Oratorio di S. Colombiano. Segue alcuni spostamenti di Annibale tra i quali quello di Roma del 1601 che durerà fino al 1614.

Guercino: "Abramo ripudia Agar e Ismaele", tecnica olio su tela, anno 1658, Pinacoteca di Brera
Guercino: “Abramo
ripudia Agar e Ismaele”, tecnica olio su tela, anno 1658, Pinacoteca di Brera

Giovanni Francesco Barbieri detto il Guercino (1591-1666), sente prima l’influsso di Annibale, poi quello caravaggesco ed è in perenne evocazione malinconica dei temi antichi. Il fratello del Guercino, Paolo Antonio Barbieri, è autore di bellissimi capolavori di nature morte di stampo caravaggesco. Dello stesso linguaggio sono le opere dei nipoti del Guercino, Benedetto e Cesare Gennari.

Guido Reni: Il Battista
Guido Reni: Il Battista

Guido Reni (1575-1642), il più amato dai bolognesi del Seicento per i suoi ideali di bellezza classicheggiante, comprensibili da tutti, e padre di una pittura colta, raffinata, impeccabile e gradita nel tempo anche alla cultura accademica e alle committenze ufficiali.

Anch’egli segue Annibale nei suo lavori romani. Il pittore attivissimo e ricercato in tutta la penisola ha discepoli tra i quali Gianfrancesco Gessi, Michele Desubleo (origine fiamminga), Andrea Sirani con la figlia Elisabetta, il Cagnacci e Simone Cantarini, quest’ultimo il più creativo fra tutti ad interpretare il Maestro, ma con gamme cromatiche più cupe che richiamano quelle di Poussin.

Altri nomi dell’Italia settentrionale sono: Agostino Mitelli, Angelo e Michele Colonna, i Bibiena, Pietro Faccini studioso della pittura veneta e caratteristico colorista, Alessandro Triani dalle gamme cromatiche solide e vigorose, Lionello Spada, influenzato dal Caravaggio nei suoi brillanti effetti di chiaroscuro, Giovanni Andrea Donnucci detto il Mastelletta (1575-1655), franco, fluido e disinvolto colorista e Paolo Bonzi soprannominato il Gobbo dei Carracci, che si distingue con le sue nature morte.

Caravaggio: La flagellazione di Cristo
Caravaggio: La flagellazione di Cristo

Il giovane Caravaggio, giunto a Roma intorno al 1593 , effettua i primi esperimenti in campi antiaccademici come la natura morta e la scena di genere, mescolando valori morali a brani naturalistici di straordinaria lucidità ottica.

L’eversione del linguaggio espressivo del Caravaggio  si sviluppa prepotentemente a partire dai cicli della cappella Contarelli (1597-1602?) e della cappella Cerasi (1600-01), nei quali il tema sacro è narrato in termini di bestiale e violenta realtà, evidenziata dagli spiccati contrasti di luminosità e dalla mancanza di immagini consolatorie collegate al tema religioso tradizionale, secondo un atteggiamento morale fortemente radicale e anticonformista, che ha preso la sua forma primaria nella Milano di Carlo e Federico Borromeo.

Caravaggio: san Giovanni Battista
Caravaggio: san Giovanni Battista

Il vero linguaggio pittorico del Caravaggio, lasciando da parte  la tavolozza brillante e smaltata della prima fase, si avvia verso ricerche luministiche ancor più drammaticamente agitate  e severe, divenute con il passare del tempo modelli di riferimento per molti artisti italiani e stranieri, genericamente individuati nell’etichetta di “caravaggeschi”.

La sensibilità pittorica di Caravaggio, legato allo studio del vero contro ogni regola accademica, viene vista in aperta contraddizione con quella dei Carracci, che nella ricerca dei modelli classici e rinascimentali, hanno fatto il loro punto di forza.

L’impiego violento e spregiudicato delle luci e delle ombre, capace di descrivere ambienti, immagini e sentimenti, attira l’ammirazione dei contemporanei al punto di diventare, a sua volta, “maniera”. La luce assume una valenza spirituale e stilistica allo stesso tempo, come quella razionale del Masaccio.

Del resto l’eredità di Caravaggio è molto difficile da gestire, non avendo egli avuto uno studio o una bottega, degli allievi ufficiali. Molti di coloro che si ispirano al suo linguaggio ne comprendono soltanto superficialmente la drammatica profondità, essendo attratti più dalle ambientazioni drammatiche e suggestive, dalle descrizioni crude e realistiche, che dalla tragica e sofferta umanità celata dietro quelle forme.

A Napoli, Battistello Caracciolo (1570-1637, allievo di Francesco Imparato), uno dei primi ad adottare il nuovo linguaggio e senz’altro quello con più talento, è considerato il più fedele sostenitore dei modelli del maestro. La sua pittura è improntata al tenebrismo più drammatico , con figure plastiche, in cui la luce assume maggior importanza a scapito della prospettiva. Dirige la scuola locale, che è nel periodo, fra le migliori in Italia.

Più innovativo risulta essere il ruolo di  Jusepe (Giuseppe) de Ribera (detto lo Spagnoletto, Valencia 1591-1652) il quale punta, nei suoi temi, su una imitazione del reale che non tralascia neanche il grottesco e il deforme, rompendo le regole del decoro nel mostrare, con colore smagliante, la crudezza della realtà più povera e derelitta. Ha contatti diretti anche con Guido Reni e Ludovico Carracci.

L’arrivo a Napoli, tra il 1630 e il 1640, dei pittori emiliani Domenichino, Reni e Giovanni Lanfranco (1582-1647), autore degli affreschi della cappella di San Gennaro in Duomo (1634-46), determina una tendenza al classico  che trova ardenti sostenitori in Massimo Stanzione (1585-1656) e Bernardo Cavallino (1616-56), giungendo alle gamme brune e tenebrose ed agli esiti più palesemente barocchi e monumentali di Mattia Preti  detto il Cavalier Calabrese (Calabria 1613-99) e con Luca Giordano (1632/4-1705). Un’altra strada del linguaggio barocco romano, oltre alle altre due, viene aperta da Pietro da Cortona (1596-1669), famoso frescante nonostante il suo macchinoso linguaggio, al quale si deve la bellissima decorazione della galleria di palazzo Barberini (1632-39), dove l’allegoria storico-dinastica è unificata dal cielo aperto oltre la cornice architettonica, con la natura prepotentemente inserita nello spazio dello spettatore, mentre nel tema del Trionfo della Divina Provvidenza sono confuse storie divine con quelle mondane.

Salvator Rosa (1615-1673), versatile sia nella poesia che nella pittura, è anche incisore e sente molto l’arte veneta.  Infine, la tradizione della pittura illusionistica e della quadratura trovano in Giovan Battista Gaulli (chiesa del Gesù, 1672-83) e Andrea Pozzo (chiesa di Sant’Ignazio, 1682-94) gli alfieri di una sintassi decorativa che si apre al XVIII secolo, portando con sé anche la divisione dei generi tra i quali la natura morta di tradizione olandese, la pittura di genere, tra cui le “bambocciate”, le battaglie, le marine, i paesaggi e il ritratto “da parata”.

Caravaggio (Michelangelo Merisi)

Le opere – Cenni biografici e critica

Bacchino malato 1593, Galleria Borghese, Roma.
Bacchino malato 1593, Galleria Borghese, Roma.

Il Caravaggio, nato a Milano 1571 e morto a Porto Ercole 1610, è il più grande innovatore della pittura italiana del Seicento.

Fin dai suoi primordi il Caravaggio va elaborando uno stile nettamente in antitesi a quello praticato dai suoi maestri e quindi in contrasto con la tradizionale scuola.

Egli cerca soprattutto di affermare, riuscendoci, un nuovo stile tutto suo, mettendosi in modo diretto davanti alla natura e riproducendola con una potenza plastica originata da un forte disegno nelle figure dei suoi personaggi, illuminati da decisi fasci di luce su fondi oscuri, gettati sapientemente sulla tela. Tra le sue opere giovanili (1590) che si ispirano alla pittura lombarda e veneziana, teniamo presente la Maddalena e il Riposo nella fuga in Egitto (Galleria Doria a Roma), la Suonatrice a Leningrado e la Medusa nella Galleria degli Uffizi a Firenze.

Degli anni successivi al 1590 ricordiamo le due ampie tele che raffigurano la Vocazione e il Martirio di S. Matteo, composizioni di tale potente vigore e bellezza quale non si era vista dopo Michelangelo Buonarroti. A questo periodo appartengono il “Canestro di frutta attualmente esposto nella Pinacoteca Ambrosiana e la Cena in Emmaus a Londra, la Madonna dei Pellegrini custodito in S. Agostino a Roma e tanti altri ancora. Dal 1602 al 1604 dipinge la celebre Deposizione della Galleria Vaticana. La sua vita è sempre inquieta e turbolenta.

Frammento d’arte: Risulta che il Caravaggio abbia dipinto oltre che su varie superfici, anche su lamine di rame, come fece  Guido Reni.

Biografia di Correggio (Antonio Allegri) e i pittori romagnoli

Pagine correlate al Correggio: Elenco delle opere  Le sue opere nel sito – Il periodo artistico – Pittori romagnoli del Cinquecento – Correggio dalle Vite di Vasari in pdf.

Biografia e vita artistica di Correggio

Correggio: Il riposo durante la fuga in Egitto
Correggio: Il riposo durante la fuga in Egitto

Il Correggio nasce a Correggio (Reggio nell’Emilia) nel 1494 e ivi more nel 1534.

È considerato uno fra i maggiori pittori italiani del Cinquecento, degno di essere avvicinato a Raffaello Sanzio, Tiziano Vecellio ed a Leonardo da Vinci.

Le sue opere giovanili risentono in modo particolare l’influenza del Mantegna, che con la sua pittura sta primeggiando in questo periodo su tutto il territorio mantovano.

Più tardi trae ispirazione dalla tecnica e dalla maniera di Leonardo da Vinci, che riesce perfettamente ad emulare sia negli accostamenti  dei colori che nei chiaroscuri e negli sfumati.

Il Correggio tocca la vetta più alta della sua creatività pittorica nel periodo della sua permanenza a Parma, città che attualmente ha il vanto di custodire le sue opere più significative.

Tra i suoi grandi capolavori si ricordano i famosi affreschi realizzati nella cupola di S. Giovanni Evangelista e nella cupola del Duomo parmense. In entrambe le cupole egli è il primo a rappresentare, nelle difficoltà  di azione delle volte, il fascino degli sfondi e l’arte degli scorci, con l’animazione di figure sospese nel vuoto nei più svariati atteggiamenti e posizioni.

Correggio: Nozze mistiche di Santa Caterina
Nozze mistiche di Santa Caterina con San Sebastiano, 105 x 102 Louvre

Nelle numerosissime opere di questo insigne artista, si rileva il suo caratteristico gusto nel tratto, un eccellente modo di comporre, e un’eleganza ineffabile in alcune sue figure di rilievo.

Inoltre, nei suoi dipinti regna il vigore di un cromatismo che ha la forza di produrre un’intensa armonia.

 I lavori dai quali si evidenziano di più queste pregiate peculiarità, oltre la Danae della Galleria Borghese, sono: lo Sposalizio di S. Caterina al Louvre, la Leda del Museo di Berlino, la Madonna di S. Girolamo e la Madonna della Scodella nella Galleria di Parma. Un suo importante capolavoro è la Natività di G. C. custodito nella Galleria di Dresda.

Correggio: Leda
Leda, cm 152 x 191 Berlino Staatliche Museum

Il Correggio, in un certo periodo della sua attività artistica, arriva ad abolire i limiti spaziali, ad abbattere il convenzionalismo formale con antitesi cromatiche di complesse armonie a svariati profili con un disinvolto slancio di ardore.

Riesce in questa impresa arrivando ad un’inedita visione dell’empireo, a differenza dei pittori stilizzati operanti nel Medioevo. La sua pittura anticipa lo spettacolare stile barocco. Pur tuttavia, il Correggio rimane un uomo appartenente al proprio periodo, anche se, in seguito, si stacca dalla pittura che lo ha ispirato, quella cioè del Mantegna, Raffaello, Michelangelo e Leonardo.

Frammenti:

Pittori romagnoli del medio Rinascimento

(fonti delle ricerche: “L’arte italiana” di Mario Salmi)

Pomponio Allegri

Intorno al Correggio troviamo artisti come Pomponio Allegri (suo figlio), Michelangelo Anselmi, Francesco Maria Rondani e Girolamo Bedoni-Mazzola detto il Parmigianino (quest’ultimo appartiene però al tardo Rinascimento di cui si parlerà più avanti).

Francesco e Bernardo Zaganelli

Francesco e Bernardo Zaganelli da Cotignola sono artisti che operano nella Romagna in questo periodo, ma la loro pittura, pur avendo talvolta qualche accento medio-rinascimentale, appartiene di fatto a quella del Quattrocento.

Anche alcune caduche forme di pittura franciana o raffaellesca di artisti come Girolamo Marchesi (anch’esso di Cotignola), Innocenzo da Imola, Bartolomeo Ramenghi detto il Bagnacavallo, non può essere avvicinata a quella del loro periodo.

Dosso Dossi

Dosso Dossi: Giove, pittore di farfalle
Dosso Dossi: Giove, pittore di farfalle

Ferrara, che si è distinta da molti altri centri nel periodo quattrocentesco, continua la sua gloria, e la sua scuola, seppur affievolita rispetto al periodo della grande triade, continua a creare grandi personalità tra le quali spicca quella di Giovanni Luteri (1479-1542), meglio conosciuto come Dosso Dossi.

La sua formazione è di stampo tizianesco e giorgionesco ed è ricca di fantastica creatività che gli dà modo di realizzare paesaggi fiabeschi ed evocazioni da incanto, riprendendo le fortunate tematiche di certi grandi ferraresi del Quattrocento, i quali a loro volta si ispirarono alle tradizioni gotiche.

Egli conosce l’Ariosto e, in un certo periodo, opera con esso presso la corte del duca Alfonso I D’Este. Non a caso il meraviglioso “Idillio campestre” (New York, Museo Metropolitano) allude alle sonanti scene cavalleresche del grande poeta-scrittore-drammaturgo.

In età matura le tendenze verso i due grandi maestri vengono arricchite con un cromatismo più acceso e fastoso, integrate da accenti luministici. Il Dossi è anche un abile frescante (affreschi nel Castello di Trento).

Le sue opere più significative, cioè la “Circe” (Galleria Borghese, Roma) e il “Battista” (Pitti, Firenze), ricche di luminosità, scintillii e grandi effetti di chiaroscuro, appartengono però alla pittura cosiddetta “da cavalletto”.

Dalle sue ultime opere emerge un forte sentimento per il grande Raffaello (che ebbe modo di conoscere tempo prima), visibile nelle pale d’altare dove prevale una nuova costruttiva e talvolta artificiosa monumentalità, alla quale si aggiungono mirabili effetti plastici (Pala della Galleria di Ferrara e il “San Michele a Dresda).

Battista Luteri

Battista Luteri (morto nel 1548) porta avanti, in un certo senso, la tradizione di suo fratello (Dosso Dossi) ma con toni assai minori ed avvicinandosi di più a Raffaello. I suoi paesaggi risentono molto gli influssi della pittura fiamminga.

Giovan Battista Benvenuti

Sempre a Ferrara è attivo Giovan Battista Benvenuti detto l’Ortolano, che subisce gli influssi degli accesi cromatismi dossiani, ma sopra un disegno carico di formalismo che si presenta arcaizzante (“Deposizione”, nella Galleria Borghese a Roma).

Ludovico Mazzolino

Ludovico Mazzolino, integra la sua formazione derivata dal Cossa e dal de’ Roberti, con l’accesa coloristica del Dosso e con un aspro formalismo che si richiama ai tedeschi ed ai fiamminghi del suo periodo. Di questo pittore spicca la “Madonna col Bambino” (Galleria Sabauda di Torino).

Benvenuto Tisi

Tisi Benvenuto Garofalo: Madonna con il Bambino Gesù dormiente
Tisi Benvenuto Garofalo: Madonna con il Bambino Gesù dormiente

Benvenuto Tisi (1481-1559) detto il Garofalo, benché appartenente a quella schiera di pittori carichi di echi quattrocenteschi, è considerato ma non universalmente, il pittore più famoso dell’ambiente ferrarese di questo periodo.

Il Tisi è influenzato, appunto, dai pittori quattrocenteschi attraverso il Panetti ed il Boccaccino.

La sua celebrità si consolida quando passa alla pittura di stampo cinquecentesco (decorazione delle volte a Palazzo di Ludovico il Moro – Palazzo Costabili – a Ferrara).

Si intravedono nella pittura del Garofalo alcuni accenti coloristici del Dosso che vengono spesso superati per il prevalere dell’amore verso la maniera raffaellesca. La struttura cromatica delle sue opere risulta essere alquanto varia toccando talvolta la monotonia ed altre volte la ricchezza di gradevoli effetti luministici.

Piacevoli sono i piccoli dipinti sparsi nelle varie Gallerie del mondo. Oltre alle opere di piccola dimensione, il Garofalo realizza grandi pale d’altare ma di modico valore artistico rispetto a quelle che ornano le varie chiese ferraresi.

Girolamo Carpi e Giulio Romano

Girolamo Carpi (1501-1556), allievo del Garofalo, è un pittore ferrarese ed appartiene all’omonimo gruppo.

La sua pittura è carica di accenti dossiani e quindi di accesi cromatismi ed effetti luministici, ai quali si aggiunge un marcato eclettismo.

Venendo alla conclusione, risulta abbastanza evidente che l’arte dell’Italia settentrionale viene pienamente influenzata da quella delle regioni centrali attraverso i grandi artisti come Raffaello, Giulio Romano (si segua il link del sottotitolo) ed altri.