Arte nel Duomo di Grosseto

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Campanile del duomo di Grosseto
Campanile del duomo di Grosseto

Il Duomo di Grosseto

Arte:

Il Duomo di Grosseto, quale si vedeva ancora ai primi XVI secolo, cogli archi a tutto sesto, con le navate a cavalletto, coll’abside circolare, doveva presentare uno dei più perfetti e caratteristici esempi dell’antica basilica cristiana e come pianta credo avesse grande analogia col Duomo di Orvieto.

Il Duomo che oggi vediamo è tutt’altro che omogeneo e genuino. Già dal 1590 è stato soggetto a rifacimenti e a restauri che ne hanno alterato la primitiva fisionomia.

La pianta ha tre navate: due cappelle sporgono lateralmente dal transetto, mentre l’abside, a levante, di forma circolare, termina nel coro.

I restauri del 1538 furono fatti dal senese Anton Maria Lari, il qual e trasformò tutta la pianta della chiesa e trasfigurò l’interno, da quello che doveva essere in origine.

Le navate sono coperte con volta a crociera intervallata da arconi trasversali rotondi; all’incrocio della navata maggiore col transetto è voltata una bassa cupola mentre il coro è coperto a botte con due piccole vele triangolari ai lati. Le arcate sono a tutto sesto e si impostano su pilastroni quadrangolari, le basi dei quali, di travertino, furono rivestite di marmo nei restauri della accenda metà dell’Ottocento; i capitelli, che, secondo una descrizione fatta nel 1830 (E. ROMAGNOLI “Biografia Cronologica dé bellartisti senesi'” VII – c., 39 segg. ms Bibl. Com. Siena L II 7), erano di ordine dorico, dagli stessi restauri furono rifatti prendendo approssimativamente a modello quelli della decorazione esterna della Chiesa.

Campanile del duomo (foto Vinattieri Matteo)

Oggi sono messi in luce due mezzi pilastri addossati alla parete della facciata, ai lati della porta maggiore, i quali, unici rimastici nel rifacimento della Chiesa, erano stati ricoperti, per simmetria con gli altri, nei restauri del 1858. Sono pilastri quadrati con semicolonne addossate di forma elegante e slanciata.

In base a questi pochi elementi rimastici, soltanto con l’aiuto della fantasia possiamo immaginarci tutta la Chiesa che verrà cosi a riacquistare parte della bellezza perduta  (bellezza che si denotava principalmente dalla maniera d’impostazione da questi pilastri) e ricostruire in tal modo questo complesso architettonico.

La costruzione, fondandosi su questi elementi, simili a quelli del Duomo di Siena, ed avendo arcate più ampie e sottili di quelle di adesso, risultava di una maggiore ariosità architettonica, che invece oggi è crudamente appesantita dal tardo rifacimento. Che fossero più sottili lo dimostra un saggio lasciato scoperto al di sopra del capitello di uno degli antichi pilastri; gli archivolti erano poi segnati da una sottile cornice dentata. Che poi le arcate fossero più ampie lo dimostra il fatto che i pilastri odierni, progredendo nella seconda e terza campata, sono via via maggiormente spostati dall’asse dei contrafforti esterni, essendo ravvicinati fra loro in confronto ai pilastri antichi, in modo che i finestroni e la porta del lato meridionale, entrando perfettamente all’esterno tra i contrafforti, risultano via via maggiormente eccentrici nelle pareti delle rispettive campate.

La facciata ha l’aspetto freddo di cosa rinnovata modernamente; ciò si deve ai restauri fatti tra il 1840 e il 1845 e nel 1853 con pulitura eccessiva del paramento a striscie di marmo bianco e rosso, tratto da Alberese, Caldana, Montarrenti. Tuttavia la disposizione architettonica è rimasta fondamentalmente quella antica. Vediamo in essa un persistente attaccamento a forme romaniche nei portali con archi a tutto sesto e nella loggetta che li incornicia, orizzontale al centro ed inclinata lateralmente lungo gli spioventi delle navate minori; ma queste forme sono interpretate goticamente negli elementi decorativi che sono, ad esempio, gli archetti trilobi che fregiano gli architravi delle porte minori, quelli della loggetta e il rosone del fastigio centrale, disegnato con eleganza in una doppia serie di colonnine e di archetti acuti.

Il timpano non appartiene alla concezione architettonica di Sozo, ma è più recente; è di elegante fattura e di ordine dorico, ed ha tutto il carattere dei frontoni classici per cui il Porciatti senza indugio lo assegna al Lari.

E ad epoche più recer’ti appartengono i due obelischi e i due pinnacoli della facciata. Questi ultimi credo che possano essere attribuiti ad artefici del secolo XVIII.

Il carattere senese che abbiamo riscontrato nella facciata  manifestato con la massima nitidezza nel fianco meridionale, che è la parte meglio conservata, nonostante il suo compimento alla fine dell’Ottocento. Originali i due finestroni, il tabernacolo e la statua posti in mezzo ad essi sul contrafforte e la porta fino alla cornice che serve di base alila lunetta; questa, col timpano e i pinnacoli laterali e statue, è dovuta ai restauri del 1897.

Citazione :  “Per la lunetta fu copiata, con leggere modifiKastaodk che» il gruppo di Giovanni di Agostino, che si trova nell’oratorio di 3.Bernardino a Siena. A* Venturi credette che tutte le statue e la decorazione di questo fianco della cattedrale grossetana fossero opera ài Giovanni Pisano(Storia dell«Arte, Milano Voi. Ili 1906,pag.386) • l’errore si trova ripetuto anche nell’opera del lavagnino (Storia dell’arte medioevale italiana» Torino 1936, pag. 590). La repliche moderne della lunetta e dei pinnacoli sono invece opera del senese I-eopoldo Waccari (1897)$ questa notizia, che già si trova nel Hicolosi (n litorale maremmano, Bergamo 1910,pag. 100) mi è stata confermata dai discendenti dello scultore.”. G. Vigni “L’architettura nel Duomo di Grosseto” Vol. XX della Rivista d’Arte; n° 1, Gennaio – Marzo 1938.

La porta è anteriore al 1326. Le dice chiaramente lo stemma che si vede scolpito nel pilastro destro della porta medesima. E poiché sul pilastro sinistro si vede scolpita la balzana di Siena, è da ritenersi anche che questa porta sia stata fatta al tempo della dominazione senese, contemporaneamente alle porte della facciata, e cosi sotto la potesteria del Malavolti e dei Piccolomini.

Gli elementi decorativi dell’epoca della costruzione originale sono derivati dal Duomo di Siena e dal S. Giovanni come poteva farlo un artista formatosi nell’officina di Giovanni Pisano; discendenza evidente nei cavalli e nei leoni alla base delle bifore.

Forma angolo col fianco descritto la cappella del braccio destro del transetto e con essa s’interrompe il rivestimento marmoreo sul fianco di mezzogiorno.

Delle pareti esterne della cappella, in pietra forte, due sole sono visibili, mentre il resto è incluso nelle costruzioni che si trovano addossate.

Ci interesserebbe adesso l’esistenza di un elemento che sarebbe molto importante per lo studio dell’antica fabbrica se fosse possibile controllarlo nella sua disposizione ed estensione, e cioè la cripta che per lungo tempo servì come luogo di sepoltura dei Vescovi. Essa fu riempita con materiali di scarico, durante i restauri iniziati nel 1858 e accecata in ogni suo passaggio, cosi che oggi non si sa più neanche dire dove ne fosse l’accesso, e tanto meno si conosce se essa fosse costituita da una vera e propria cripta primitiva, magari ampliata e trasformata, o semplicemente da sotterranei praticabili di scarso interesse architettonico.

Problematiche sono le conclusioni e discordi sono i pareri sulla datazione dell’opera, quantunque si abbia come punto di riferimento il 1294.

Da una parte si dice che fosse iniziata tra la fine del XII secolo e il principio del XIII, alla quale Sozo Rustichini avrebbe aggiunto la facciata e il paramento marmoreo del fianco (REPETTI, CHIARINI, CANESTRELLI, NICOLOSI), Dall’altra si ritiene che la costruzione del Duomo sia stata iniziata nel 1294, iniziata da Sozo (PIFFERI, ADEMOLLO, TOESCA, LAVAGNINO, VIGNI).

Ambedue le tesi sono giuste se conciliate.

Ci sono dei documenti (Testamento di Aldobrandino degli Aldobrandeschi) (Archivio di Stato-Siena-Diplomatico Riformagiano, 1208 – Ottobre 22), che dimostrano che la Cattedrale esisteva prima dell’attuale.

La prima tesi si fa forte di questo documento per dimostrare che il Duomo di Grosseto era già, in costruzione nel 1208. Sebbene l’uso del vocabolo “canonica” non possa dar luogo a un’interpretazione sicurissima, non ci sono difficoltà per ammettere che si lavorasse intorno a una chiesa cattedrale in quel tempo, tanto più che altri documenti più tardi ne attestano l’esistenza.

Ma in che è consistita l’opera del Rustichini alla fine del Secolo?

Si può pensare che la costruzione primitiva rimanesse invariata abbellendosi soltanto di una facciata e di un paramento marmoree esterno? Gli avanzi rimasti non autorizzano questa conclusione ma piuttosto che Sozo Rustichini nel 1294 abbia veramente ricostruito la Cattedrale di Grosseto, ispirandosi a quella di Siena e da essa traendo quella romanicità ornata goticamente, che le è propria.

In tutta la costruzione, non completamente soffocata dai tardi rifacimenti, si intuisce un senso spaziale ampio e slanciato in altezza che deriva dal Duomo di Siena e non è quello di una fabbrica del principio del Duecento; e non ci si inganna giudicando da questi due semipilastri addossati alla parete di facciata, dei quali abbiamo già indicato il valore di suggerimento per la costruzione ideale della Chiesa. I particolari decorativi esterni si armonizzano cosi pienamente con una costruzione nella quale i richiami all’architettura e al Duomo senesi sono continui, dal pilastro al tipico arco senese usato all’interno sulle tre porte di facciata le cui sculture assomigliano a quelle nel Duomo di Siena, alla bella successione di archi trasversali nella navata centrale.

È inutile quindi parlare di una costruzione anteriore, che non possiamo conoscere, la quale, forse chi sa?, avrebbe potuto illuminarci sull’attività di qualche maestranza settentrionale in relazione a quelle che avevano eretto il Duomo di Sovana o il S. Bruzio di Magliano.

Anche se i documenti ci attestano l’esistenza di una chiesa anteriore, dobbiamo contentarci di ricordare il monumento grossetano per quello che è oggi, come opera, assai manomessa, di Sozo Rustichini, tra la fine del secolo tredicesimo e il principio del quattordicesimo, derivante direttamente dall’architettura del Duomo di Siena (J. ALAZARD: “L’Art italien des origines a la fin du XIV sieclè”, Paris 1949).

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Prof. Ettore Zolesi

La facciata del duomo di Grosseto

La facciata del duomo di Grosseto (Foto Waugsberg)

La facciata laterale del duomo di Grosseto

La facciata laterale del duomo di Grosseto (foto Vinattieri Matteo)

La decorazione del portale del duomo di Grosseto
La decorazione del portale del duomo di Grosseto  (foto Vinattieri Matteo)
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