“La Libertà invita gli artisti a partecipare al XXII Salon des Indipendants” di Rousseau il Doganiere

Rousseau il Doganiere: La Libertà invita gli artisti a partecipare al XXII Salon des Indipendants

Rousseau il Doganiere: La Libertà invita gli artisti a partecipare al XXII Salon des Indipendants
La Libertà invita gli artisti a partecipare al XXII Salon des Indipendants, cm. 175 x 118, Kunsthalle, Amburgo.

Sull’opera: “La Libertà invita gli artisti a partecipare al XXII Salon des Indipendants” è un dipinto autografo di Rousseau il Doganiere realizzato con tecnica a olio su tela nel 1906, misura 175 x 118 cm. ed è custodito nella Kunsthalle ad Amburgo. 

 L’artista era molto affezionato alle manifestazioni del Salon des Indipendants e lo dimostrò con enfasi, ripromettendosene elogi e riconoscenze, alla rassegna del 1906 con l’opera in esame, il cui titolo riguardava direttamente il celebre avvenimento artistico annuale.

Il dipinto però venne acquistato dal commediografo e narratore francese Georges Moinaux (Tours 1858 – Parigi 1929), al secolo conosciuto come Courteline, che lo destinò al proprio “Museo degli orrori”.

Si tratta certamente di un’opera dagli effetti di massimo naïf di Rousseau: nella strada, delimitata da due filari di alberi che non riescono a dare il senso della digradazione e quindi della profondità, due interminabili code di pittori, tutti più o meno della stessa altezza con in mano la propria opera pittorica –  anche questa perfettamente uguale per tutti – stanno recandosi nella sede del celebre Salon.

Davanti ad essi, in ambedue i lati, stanno alcuni furgoni trainati da cavalli (nella zona a sinistra) e altri carretti trainati a mano da artisti (sulla destra). Sia gli uni che gli altri – contenenti dipinti di grandi dimensioni – sono stati ripresi in prospettiva frontale e sono simili tra loro.

In primo piano, altre due file di pittori (cinque a sinistra e sette a destra), ancora con dimensioni prospettiche fuori dai canoni, disposti quasi in simmetria, tendendo ad incontrarsi in una “profondità” del tutto diversa da quella occupata dal piano dell’ingresso, recano sotto braccio le solite tele.

Al centro domina una gigantesca belva in carne ed ossa, sotto le cui zampe anteriori, e parte del suo corpo, è steso un manifesto dove si legge: “Les Valton [certamente il riferimento è a Félix Vallotton], Signac, Carrière, Wìllette, Luce, Seurat, Orthez (non si capisce il perché di tale inserimento), Pissarro, Jaudin, Henri Rousseau etc. sont tes émules’.

Ai due lati della composizione, lunghe aste, piantate nel terreno, recano due gonfaloni: quello francese (a sinistra) e quello parigino (a destra).

Infine, librato nel cielo, spicca un angelo con la tromba, che pare essere stato tratto dall’ “Allegoria della Fama” (con lo strumento, però, tenuto lato opposto), simboleggiante la Libertà, probabilmente unica ricopiatura fra tutte le creazioni dell’artista.

In precedenza l’opera appartenne, come già sopra accennato, a Courteline di Parigi, dal quale passò a MendeIssohn-Bartholdy di Berlino.

Fu esposta in manifestazioni pittoriche postume a Berlino (1926), a New York (1951), a Parigi (1961) e di nuovo in queste due ultime città, rispettivamente nel 1963 e 1964.

Fu pubblicata per la prima volta nel 1914 da Uhde e , più tardi, da altri eminenti studiosi di Rousseau tra i quali Kolle e Zervos.

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