Elenco opere di Pontormo

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I lavori di Jacopo Carrucci

Leda e il cigno (attribuzione dubbia), anni 1512-1513, tecnica ad olio su tavola, 55 x 40 cm., Uffizi, Firenze.

Fede e Carità, anno 1513, affresco rimosso da muro, Museo del cenacolo di Andrea del Sarto, Firenze.

Episodio di vita ospedaliera, anno 1514 circa, affresco rimosso da muro, 91 x 150 cm., Galleria dell’Accademia, Firenze.

Sacra conversazione di San Ruffillo, anno 1514 circa, affresco, 223 x 196 cm., basilica della Santissima Annunziata, cappella di San Luca, Firenze.

Visitazione, anni 1514-1516, affresco, 392 x 337 cm., basilica della Santissima Annunziata, Chiostrino dei Voti, Firenze.

San Sebastiano, anno 1515, tecnica ad olio su tavola, 65 x 48 cm., Musée des Beaux-Arts, Digione.

Veronica, anno 1515, affresco, 307 x 413 cm., cappella dei Papi, chiesa di Santa Maria Novella, Firenze.

Tondi e riquadri con putti, stemmi medicei, Dio Padre benedicente, anno 1515, affresco, ubicazione cappella dei Papi in Santa Maria Novella, Firenze.

Dama col cestello di fusi (dubbia assegnazione con Andrea del Sarto), anni 1516-1517 circa, tecnica ad olio su tavola, 76 x 54 cm., Uffizi, Firenze.

Pannelli per la Camera nuziale Borgherini, anni 1516-1518, tecnica ad olio su tavola, National Gallery, Londra:

  • Giuseppe venduto a Putifarre, dimensioni 58 x 50 cm.
  • Giuseppe in Egitto, dimensioni 93 x 110 cm.
  • Supplizio del fornaio, dimensioni 58 x 50 cm.
  • Giuseppe riceve richieste d’aiuto dai fratelli, dimensioni 35 x 142 cm.

Altre opere dell’artista

San Quintino, anno 1517, tecnica ad olio su tavola, 163 x 103 cm., Pinacoteca comunale, Sansepolcro.

Ritratto di un gioielliere, anni 1517-1518 circa, tecnica ad olio su tavola, 69 x 50 cm., Museo del Louvre, Parigi.

Pala Pucci, anno 1518, olio su cartone, 214 x 185 cm., chiesa di San Michele Visdomini, Firenze.

Ritratto di un musicista, anni 1518-1519 circa, olio si tavola, 86 x 67 cm., Uffizi, Firenze.

Ritratto di Cosimo il Vecchio, anni 1518-1519 circa, olio si tavola, 86 x 65 circa, Uffizi, Firenze.

Sant’Antonio abate, anno 1519 circa, tecnica ad olio su tavola, 78 x 66 cm., Uffizi, Firenze.

San Giovanni Evangelista e san Michele Arcangelo, intorno all’anno 1519, tecnica ad olio su tavola, 173 x 59 cm ciascuno, chiesa di San Michele a Pontorme, Empoli.

Vertumno e Pomona, anni 1519-1521, affresco, 461 x 990 cm., Villa medicea, Poggio a Caiano.

Autoritratto, anno 1520 circa, Museo civico Amedeo Lia, La Spezia.

Tabernacolo di Boldrone, anni 1521-1522 circa, affreschi rimossi da muro, Galleria dell’Accademia (sezione depositi), Firenze:

  • San Giuliano, misure 307 x 127 cm.
  • Crocifissione con la Madonna e san Giovanni, misure 307 x 175 cm.
  • Sant’Agostino, misure 307 x 127 cm.

Ritratto di due amici, anno 1522 circa, tecnica ad olio su tavola, 95 x 97 cm., collezione Cini, Venezia.

Adorazione dei Magi, anni 1522-1523, tecnica ad olio su tavola, 85×190 cm., Galleria Palatina, Firenze.

Sacra Famiglia con san Giovannino, anni 1522-1524 circa, tecnica ad olio su tavola, 120 x 99 cm., Museo dell’Ermitage, San Pietroburgo.

Altre opere

Storie della Passione, anni 1523-1525, affreschi staccati da muro, Certosa del Galluzzo, Firenze:

  • Orazione nell’orto, misure 300 x 290 cm.
  • Cristo davanti a Pilato, misure 300 x 292 cm.
  • Andata al Calvario, 300 x 292 cm.
  • Deposizione dalla croce, misure 300 x 290 cm.
  • Resurrezione, misure 232 x 291 cm.

Cena in Emmaus, anno 1525, tecnica ad olio su tela, 230 x 173 cm., Uffizi, Firenze.

Ritratto di giovinetto, anni 1525-1526 circa, tecnica ad olio su tavola, 85 x 61 cm., Palazzo Mansi, Lucca.

Decorazione della Cappella Capponi, anni 1525-1528, Firenze, Cappella Capponi chiesa di Santa Felicita a Firenze:

  • Dio Padre, affresco, andato perduto.
  • Quattro tondi con Evangelisti (realizzato con Bronzino), anni 1525-1526, tecnica ad olio su tavola, diam. 70 cm ciascuno.
  • Deposizione, anni 1526-1528, tecnica ad olio su tavola, 313 x 192 cm.
  • Annunciazione, anni 1527-1528, affresco, 368 x 168 cm.

Madonna col Bambino, anni 1525-1528 circa, tecnica ad olio su tavola, Palazzo Capponi delle Rovinate, Firenze.

Natività di san Giovanni Battista, anno 1526 circa, tecnica ad olio su tavola, diam. 54 cm., Uffizi, Firenze.

San Girolamo penitente, anni 1526-1527 circa, tecnica ad olio su tavola, 105 x 80 cm., Landesmuseum, Hannover.

Madonna col Bambino e san Giovannino (assegnato anche al giovane Bronzino), anni 1526-1528 circa, tecnica ad olio su tavola, 52 x 40 cm., Galleria Corsini, Firenze.

Visitazione, anni 1528-1530 circa, tecnica ad olio su tavola, 202 x 156 cm., pieve di San Michele, Carmignano.

Madonna col Bambino, sant’Anna e quattro santi, anni 1528-1529 circa, tecnica ad olio su tavola, 228 x 176 cm., Museo del Louvre, Parigi.

Undicimila martiri, anni 1529-1530 circa, tecnica ad olio su tavola, 65×73 cm., Galleria Palatina, Firenze.

Alabardiere, anni 1529-1530 o 1537, tecnica ad olio su tela, 52×40 cm., Los Angeles, Getty Museum.

Altre opere

Noli me tangere, anni 1531-1532 circa, tecnica ad olio su tavola, 172×134 cm., Casa Buonarroti (su cartone di Michelangelo), Firenze.

Madonna col Bambino e san Giovannino, anni 1534-1536 circa, tecnica ad olio su tavola, 89 x 74 cm., Uffizi, Firenze.

Venere e Amore, anni 1532-1534 circa, tecnica ad olio su tavola, 128×197 cm., Galleria dell’Accademia (su cartone di Michelangelo), Firenze.

Ritratto di Alessandro de’ Medici, anni 1534-1535 circa, tecnica ad olio su tavola, 97×79 cm., Philadelphia Museum of Art (una copia si trova anche nel Museu Nacional de Arte Antiga a Lisbona), Filadelfia.

Cacciata di Adamo ed Eva, anno 1535, tecnica ad olio su tavola, 43×31 cm., Uffizi, Firenze.

Ritratto di Maria Salviati con un bambino, anno 1536, tecnica ad olio su tela, Walters Art Gallery, Baltimora.

Affreschi del coro di San Lorenzo, anni 1536-1546, andati perduti, già nella basilica di San Lorenzo a Firenze.

Ritratto di monsignor Della Casa, anni 1540-1543, tecnica ad olio su tavola, 102×97 cm., National Gallery of Art, Washington.

Madonna del Libro, anni 1540-1545, tecnica ad olio su tavola, 120 x 102 cm., collezione privata (replica frammentaria alla Yale University Art Gallery, New Haven).

Ritratto di Maria Salviati, anni 1543-1545, tecnica ad olio su tavola, 87×71 cm., Uffizi, Firenze.

Scena di sacrificio, anno 1545 circa, tempera su tela, 85 x 148 cm., Museo di Capodimonte, Napoli.

Bibliografia: “Pontormo, Rosso Fiorentino”, Elisabetta Marchetti, Letta, Scala, Firenze 1994.

La lettera del Pontormo al Varchi

La lettera del Pontormo al Varchi

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Al molto Mag. e Honorando M. Benedetto Varchi suo Hosservandiss.

El diletto ch’io so che voi, mag. M. Benedetto, pigliate di qualche bella pittura o scultura e inoltre l’amore che voi agli huomini di dette professioni portate, mi fa credere ch’el sottilissimo intelletto vostro si muova a ricercare le nobiltà e ragioni di ciascuna di queste due arti, disputa certo bella e difficilissima e ornamento proprio del vostro sì raro ingegno; et per esser ricerco con tanta benignità da una vostra de’ dì passati di dette ragioni, non sapere o poterò forse con parole o enchiostro esprimere interamente le fatiche di chi opera; pure per qualche ragione e essempio semplicemente (senza conclusione non di manco) ve ne dirò quello che mi occorre.

La cosa in sé è tanto difficile che la non si può disputare e manco risolvere, perché una cosa sola c’è ,che è nobile, che è el suo fondamento: e questo si è el disegno, e tutte quante l’altre ragioni sono debole rispetto a questo (vedetelo che chiunche ha questo fa l’una e l’altra bene); et se tutte l’altre arguitioni sono debole e meschine rispetto a questo, come si può ella disputare con questo solo, se non lassare stare questo da parte, non havendo simile a sé, et produrre altre ragioni più debole senza fine o conclusione? Come dire una figura di scultura, fabricata atorno e da tutte le bande tonda, e finita per tutto con scarpelli e altri strumenti faticosi, ritrovata in certi luoghi da non potere pensare in che modo si possa co’ ferri entrarvi o finirvi, essendo pietra, o cosa dura, che a fatica alla tenera terra sare’ difficile, oltre alle difficultà d’un braccio in aria con qualche cosa in mano, difficile e sottile a condurla che non si rompa, oltre di questo non potere rimediare quando è levato un poco troppo: questo è ben vero – oltre a questo haverla accordato benissimo per un verso et poi per gli altri non ve l’ha a ritrovare, quando per mancamento di pietra in qualche lato, per la difficultà glande ch’è in accordare proportionate tutte le parte insieme a tondo; non potendo ben mai vedere come l’ha a stare, se non fatta che l’è, e se le non sono cose minime, e’ non v’à rimedio.

Ma e’ non ara fondamento di disegno che incorrerà in errori o inavertenze troppo evidenti, che le cose minime si possono male fugire nell’una e nell’altra. ……………… perché le paino esse (e ancora migliorarle) per fare i sua lavori ricchi e pieni di cose varie, faccende dove accade, come dire, splendori, notte con fuochi e altri lumi simili, aria, nugoli, paesi lontani e dappresso, casamenti con tante varie osservanze di prospettiva, animali di tante sorti, di tanti vari colori e tante altre cose; che è possibile che in una storia che facci vi s’intervenga ciò che fé’ mai la natura, oltre a come io dissi sopra, migliorarle e co’ l’arte dare loro grazia e accomodarle e comporle dove le stanno meglio; oltre a questo è vari modi di lavorare, in fresco, a olio, a tempera, a colla, che in tutto bisogna gran prattica a maneggiare tanti vari colori, sapere conoscere i loro effetti, mesticati in tanti vari modi, chiari scuri, ombre e lumi, renessi, e molte altre appartenenze infinite. Ma quello che io dissi troppo ardito che la importanza si è superare la natura in volere dare spirito a una figura e farla parere viva e farla in piano; che se almeno egli avesse considerato che, quando Dio creò l’huomo, lo fece di rilievo, come cosa più facile a farlo vivo, e’ non si harebbe preso uno soggetto sì artifitìoso e piutosto miracoloso e divino.

Dico ancora, per gli essempi che se ne può dare, Michelagnolo non haver potuto mostrare la profondità del disegno e la grandezza dell’ingegno suo divino nelle stupende figure di rilievo fatte da lui, ma nelle miracolose opere di tante varie figure e atti begli e scorci di pittura sì; havendo questa sempre più amata come cosa più difficile e più atta allo ingegno suo sopranaturale, non già per questo ei non conosca la sua grandezza e eternità dependere da la scultura, cosa sì degna e sì eterna; ma di questa eternità ne partecipa più le cave de’ marmi di Carrara che la virtù dello artefice, perché è in migliore soggetto, e questo soggetto cioè rilievo, appresso di gran maestri è cagione di grandissimi premi e molta fama e altre degnità in ricompenso di sì degna virtù; pensomi dunche che sia come del vestire che questa sia panno fine, perché dura più è di più spesa; e la pittura panno acotonato dello inferno, che dura poco et è di manco spesa, perché levato che gl’ha quello riciclino, non se ne tiene più conto, ma havendo ogni cosa haver fine, non sono eglino eterne a un modo, e ci sarei che dire un bon dato; ma habbiatemi per scusato che non mi dare’ el cuore fare scriver più a questa penna altro che la importanza di tutta questa lettera; il che è farvi noto che vi sono ossequente e a’ piaceri vostri paratissimo. Sommi aveduto che l’à ripreso vigore e non le basterebbe isto quaderno di fogli, non che tutto questo, perché l’è ora nella beva sua; ma io perché le non vi paressino cerimonie troppo stucchevoli per non vi infastidire non la intignerò più nello inchiostro, pure che la mi serva così tanto che io noti i dì del mese che sono XVIII di febraio [1548]. Vostro Jacomo in casa. 18 febbraio 1548.

Biografia e vita artistica di Pontormo

Biografia e vita artistica di Pontormo (Jcopo Carrucci: 1494 – 1557)

Prima formazione dell’artista

Dalle Vite del Vasari si ricava che, il giovane il Pontormo frequentava i principali esponenti della pittura allora attivi a Firenze, come Piero di Cosimo, Andrea del Sarto, Fra’ Bartolomeo, Mariotto Albertinelli. Di tanto in tanto aveva anche contatti con Leonardo. Questi maestri influenzarono certamente la pittura del giovane artista, testimoniata nelle sue opere giovanili, ma tali influssi – fatta eccezione di quelli legati ad Andrea del Sarto [Marchetti Letta, cit., p. 6] – non perdurarono a lungo.

Nella bottega di Andrea del Sarto il Pontormo iniziò a lavorare dal 1512 realizzando le prime opere nella totale autonomia. Le antiche fonti citano una piccola tavola raffigurante una Madonna annunciata ed una predella – eseguita in collaborazione con Rosso Fiorentino, allievo presso la stessa bottega – per la pala dell’Annunciazione di San Gallo del suo maestro, andata perduta, forse distrutta con l’alluvione di Firenze del 1557.

A proposito di ciò il Vasari scrisse: «un Cristo morto con due Angioletti che gli fanno lume con due torce e lo piangono, e dalle bande in due tondi, due Profeti, i quali furono così praticamente lavorati, che non paiono fatti da giovinetto, ma da un pratico maestro» [Le Vite, Iacopo da Puntormo, 1568]. Alcuni studiosi di Storia dell’arte riferiscono che il Carrucci abbia realizzato alcune figure della pala come, ad esempio, l’ignudo sullo sfondo seduto sui gradini [Marchetti Letta, cit., p. 8].

Visitazione, cm. 392 x 337, SS. Annunziata, Firenze
Pontormo: Visitazione, cm. 392 x 337, SS. Annunziata, Firenze

Un’importantissima opera giovanile fu la decorazione alla Santissima Annunziata, di cui rimane una copiosa documentazione: Libro delle ricordanze (1510-1559) del Convento della Nunziata, Libro delle Notizie di padre Eliseo Biffoli (dal 1587), Libro di Camarlingo (qui erano registrati i pagamenti del convento degli anni 1509 al 1516) [cit. in Marchetti Letta, p. 6].

Gli affreschi legati, alla visita di Leone X (Firenze, 1475 – Roma, 1521) a Firenze, giovarono al giovane artista che lo lanciarono verso un più vasto pubblico.

Al pittore fiorentino Cosimo di Andrea Feltrini (1477 – 1548), specializzato nel dipingere grottesche, fu affidata la decorazione dell’arcone d’ingresso della santissima Annunziata, ma a causa della ristrettezza dei tempi si cercarono vari collaboratori, tra i quali il diciannovenne Carrucci, che eseguì le figure della Fede e della Carità, di cui rimangono in loco solo le copie (gli originali furono staccati e attualmente si trovano, in pessimo stato di conservazione, nel Museo di San Salvi). L’opera fu molto apprezzata dagli ambienti artistici locali, tanto che nel suo maestro, Andrea del Sarto si scatenò anche una certa invidia [Marchetti Letta, cit., p. 9].

Fu proprio Andrea che, in occasione della decorazione del Chiostrino dei voti (ciclo già in avanzato stato d’esecuzione), dovette affidare a due dei suoi più valenti assistenti, Rosso Fiorentino e – per l’appunto – Pontormo, l’esecuzione di alcuni affreschi con le Storie della Vergine nelle lunette. Al Pontormo fu affidata la “Visitazione” (1512-1513) che la realizzò con un solido impianto monumentale.

Gli influssi di Andrea del Sarto furono assai più duraturi rispetto a quelli dei maestri precedenti e si protrassero fino al 1520 circa, subendo inoltre integrazioni come la sfumatura di Leonardo, la classicità di Raffaello e la solidità plastica delle figure michelangiolesche [Marchetti Letta, cit., p. 6].

Sacra conversazione, cm. 223 x 196, SS. Annunziata di Firenze
Pontormo: Sacra conversazione, cm. 223 x 196, Santissima Annunziata di Firenze

Alcuni studiosi ipotizzano – soltanto in base a dati stilistici di alcune sue opere, ove si evidenziano forti richiami alle decorazioni delle stanze vaticane di Raffaello e della volta della Cappella Sistina di Michelangelo – che il Pontormo si fosse recato a Roma.

Nel frattempo lo stile dell’artista si avvicinava sempre più a quello del Buonarroti, come testimoniano la “Sacra conversazione di San Ruffillo” (SS. Annunziata di Firenze) e la “Veronica”, dove si riscontrano le pose a contrapposto di figure simmetriche, il moto a serpentina ed il cromatismo acceso e cangiante, tutte peculiarità di stampo michelangiolesco [Marchetti Letta, cit., p. 15].

(segue nella pagina successiva)

Bibliografia: “Pontormo, Rosso Fiorentino”, Elisabetta Marchetti, Letta, Scala, Firenze 1994.