Velazquez, L’infanta Margarita a circa tre anni

Diego Rodriguez de Silva y Velàzquez

L'infanta Margarita a circa tre anni, Vienna Kunsthistorisches Museum (cm. 99,5)
L’infanta Margarita a circa tre anni, Vienna Kunsthistorisches Museum (cm. 99,5)
 Sull’opera: “L’INFANTA MARGARITA A TRE [?] ANNI” è un quadro autografo di Velázquez realizzato con tecnica ad olio su tela nel 1654 (data dubbia ma vicina alla realtà, per via della tenera età dell’infanta della quale si conosce per certo l’anno di nascita; 1651), misura 128 x 99,5 cm. ed è custodito a Vienna nel Kunsthistorisches Museum.

L’infanta Margarita era figlia di Filippo IV e Marianna d’Austria; Nacque nel 1651, poi all’età di soli quindici anni, nel 1666, sposò l’imperatore Leopoldo I di Germania.

 È pressappoco unanime l’ammissione della critica che sia il primo della serie dei ritratti realizzati da Velázquez per la giovane principessa (fino all’Ottocento inoltrato alcuni studiosi pensavano si trattasse dell’infanta Maria Teresa; ma cambia la cronologia, che sostanzialmente è relativa dalla valutazione dell’età della principessa effigiata. La tesi più accettabile sembrerebbe quella più volte ripetuta da C. G. de Marco [“V.V.”]: “tres anos”, quindi 1654. Anche Pantorba sostiene essere esatta tale data, mentre López-Rey indica il 1653. Nel 1816 l’opera risulta catalogata negli inventari della Galleria imperiale.

Una versione leggermente diversa (113 A; 115 x 91 cm.), appartenente ai duchi d’Alba a Madrid (attualmente custodita nel Museo de la Casa de Alba), attribuita allo stesso Velázquez da Sànchez Cantón, era già stata con ragione ritenuta una riproduzione di J. B. del Mazo da Lafuente Ferrari ed Allende-Salazar nel 1943, con il suffragio dei più autorevoli studiosi del Novecento. Altra riproduzione (113 B; 135 X 102 cm.), già presente al Castello di Dachau, poi a Monaco nell’Alte Pinakothek, quindi nel Neues Schloss di Schleiss-heim, risulta essere di più modeste qualità, e, per di più riporta in essa l’erroneo scritto: “MARIA ANNA …”.

Velazquez, L’infanta Maria Teresa

Diego Rodriguez de Silva y Velàzquez

L'infanta Maria Teresa, Vienna Kunsthistorisches Museum (cm. 99)
L’infanta Maria Teresa, Vienna Kunsthistorisches Museum (cm. 99)

Sull’opera: “L’INFANTA MARIA TERESA A QUATTORDICI [?] ANNI” o “ritratto dei due orologi” è un quadro autografo di Velázquez realizzato con tecnica ad olio su tela nel 1652 (forse nel 1653 ma non dopo il 22 febbraio), misura 127 x 99 cm. ed è custodito a Vienna nel Kunsthistorisches Museum.

Il quadro si trova nel  Kunsthistorisches Museum dal 1824. Fu danneggiato e quindi finito di danneggiare in seguito ad un infelice restauro, soprattutto nella bocca e negli occhi; Originariamente doveva essere come quello della tela di Boston (un’altra versione, 127 x 98, anch’essa al Kunsthistorisches Museum fino al 1921).

Esiste un’altra versione, forse ritagliata o limitata in origine a poco più del busto (73 X  61 cm.), custodita al Louvre di Parigi: voglia per la tradizione trattarsi in origine d’un’opera di grandi dimensioni, ritagliata da un militare vicino a Giuseppe Buonaparte. Questa versione pervenne al Louvre nel 1869, dopo essere stata acquistata sulla piazza parigina al prezzo di 5.000 franchi nel 1863. La versione del Louvre risulta autografa per Pantorba ed altri studiosi, ma solamente come uscita dalla bottega dell’artista. Un’altra riproduzione (riferibile non all’opera del Louvre ma al dipinto del Kunsthistorisches Museum) si trova attualmente a Londra nel Victorìa and Albert Museum (tela, 59 X 44).

L’infanta Maria di Velazquez

L’infanta Maria di Velazquez di Diego Rodriguez de Silva y Velàzquez

L'infanta Maria, Madrid Prado (cm 44)
L’infanta Maria, Madrid Prado (cm 44)

Sull’opera: “L’infanta Maria” è un quadro autografo di Velázquez realizzato con tecnica ad olio su tela nel 1630, misura 59 x 44 cm. ed è custodito al Museo del Prado.

L’artista ritrasse la sorella di Filippo IV nel 1630, quando essa aveva ventiquattro anni. Più tardi, in seguito alle nozze con Ferdinando III (1631), Maria divenne regina d’Ungheria. L’opera fu eseguita a Napoli (fonti: Pachco – Palomino).

Dato che l’infanta Maria non aveva i lineamenti caratteristici della sua famiglia – il volto appare ben proporzionato, fine ed anche carico di espressività – nacque intorno all’opera una certa confusione con i ritratti della famiglia Borbone, in particolare con quelli di Isabella.

Notasi anche la diversità dell’acconciatura e del vestito rispetto agli altri ritratti realizzati per le principesse spagnole: questo portò Curtis  a fare delle severe critiche sui gusti delle modiste presso la corte di Madrid.

Negli inventari del Seicento non risulta la catalogazione dell’opera in oggetto. Si sa per certo che il ritratto dell’infanta Maria si trovasse nel 1794 presso la villa del conte del Arco; più tardi al Buen Retiro (1808)

L’infante Fernando cacciatore di Velazquez

Diego Rodriguez de Silva y Velàzquez: L’infante Fernando cacciatore

L'infante Fernando Cacciatore, Madrid Prado (cm. 107)
Velazquez: L’infante Fernando Cacciatore, Madrid Prado (cm. 107)

Sull’opera: “IL CARDINALE INFANTE FERNANDO CACCIATORE” è un quadro autografo di Velázquez realizzato con tecnica ad olio su tela nel 1635, misura 191 x 107 cm. ed è custodito nel Museo del Prado a Madrid.

L’opera fa parte della serie dei “cacciatori” (tre quadri con più o meno le stesse dimensioni e cioè, oltre al Cardinale infante anche Filippo IV cacciatore ed Il principe Baltasar Carlos cacciatore) commissionata per la Torre del la PARADA, un padiglione adibito alla caccia, preferito da Filippo IV, che fu da lui ampliato ed arricchito nel parco del Pardo anche con l’apporto di altre opere di pittori famosi, tra i quali ricordiamo Rubens).

Dato che l’infante aveva l’incarico di governatore nei Paesi Bassi dal 1632, è assai improbabile che il ritratto sia stato eseguito dal vivo nel 1635; si pensa allo sviluppo di uno studio fatto in precedenza. Infatti la stessa testa con un differente copricapo viene replicato in un altro ritratto (42,7 x 34 cm. appartenente alla collezione de Arenaza di Madrid, non considerato autografo) e in un’altra (34X 26, fino al 1949 in possesso dei marchesi de Lema, quindi in proprietà privata a Madrid).

In passato l’opera era catalogata da Allende-Salazar come un abbozzo di mano di Velázquez, ma attualmente respinta all’unanimità dagli studiosi di storia dell’arte. Alcuni (Mayer per primo) sostengono invece che si tratti di una riproduzione da “originale disperso”.

Ritratto di Luis de Gongora di Velazquez

Diego Rodriguez de Silva y Velàzquez: Ritratto di Luis de Gongora

Ritratto di Luis de Gongora di Velazquez, Boston Museum of Fine Arts, 51 x 41 cm.
Velazquez: Luis de Gongora, Boston Museum of Fine Arts, 51 x 41 cm.

Sull’opera: “Il poeta Luis (o Louis) de Gongora“, un’opera realizzata con tecnica ad olio su tela nel 1622 che misura 51 x 41 cm. e custodita  al Boston Museum of Fine Arts.

L’opera fu eseguita durante la prima permanenza del poeta a Madrid (ad inizio anno 1622), sotto l’espressa richiesta di Pacheco (suocero di Velázquez) che lo ricorda in un suo scritto.

Il dipinto originale si trova al Boston Museum of Fine Arts dal 1931. Per un lunghissimo periodo la notizia che vede Pacheco come commissionario del ritratto fu collegata ad un’altra versione (59 x 46 cm.) che adesso viene giudicata come riproduzione di scuola e si trova nello stesso Museo.

 Esiste un’altra famosa copia (62 x53), certamente migliore della prima custodita  nel Museo Lazaro Galdiano della stessa città. Altre riproduzioni si trovano a Dallas nella Collezione Meadows, e a Bilbao nella collezione Jàuregui (62X53).

Nano con cane di Velazquez

Nano con cane di Diego Rodriguez de Silva y Velàzquez

Nano con cane, Madrid Prado (cm. 107)
Nano con cane, Madrid Prado (cm. 107)

Sull’opera: “NANO CON CANE (“El Inglés”) è un quadro non autografo di Velázquez realizzato con tecnica ad olio su tela (non portato a termine), misura 142 x 107 cm. ed è custodito al Museo del Prado (Madrid).

Un nano inglese venne dato in dono dal duca di Windsor a re Filippo IV. Dato che Palomino celebra la meraviglia dell’opera che realizzò Velàzquez, avendo P. de Madrazo identificato il nano inglese come protagonista della tela in esame, l’assegnazione al maestro venne definitivamente certa, tanto più che già era stata inserita negli inventari del Settecento della corte madrilena (il quadro è praticamente sempre stato nel Prado sin dalla sua fondazione avvenuta nel 1819).

 Ma la vecchia precedente identificazione del nano risultò subito insostenibile, dal momento che don Antonio el Inglés, “loco y enamorado”, era già scomparso fin dal 1617. In proposito, Morene Villa pensò che potesse essere un altro nano, sempre inglese, cioè Nicholas Hodson o Bodson.

Risultava altresì che Hodson (o Bodson) corrispondesse al nano genovese Antonio Mascarelli, ma senza suffragi positivi, tanto più che questi risultavano presso corte di Madrid solamente nel periodo posteriore a quello del pittore. Si aggiunga poi che l’opera comparve esattamente per quello che effettivamente era: “non  compiuta”, e quindi, non giudicabile facilmente. Per questo Allende-Salazar nel 1925  poteva con fermezza escluderlo dal novero delle opere autografe, attribuendolo però a Juan Carreho de Miranda.

Tale attribuzione durò pochissimo tempo, così come quella a del Mazo, proposta da Gerstenberg nel 1957. I sostenitori dell’attribuzione a Velàzquez — per lo più intorno al 1650 —contrappongono di tener presente la possibile ispirazione a Wano del cardinale di Granvelli, un quadro realizzato da A. Moro (attualmente a Parigi, al Louvre).

Le opere di Velazquez

Alcune fra le migliori opere di Velàzquez

Pagine correlate all’artista: Biografia e vita artistica e la critica – Il periodo artistico – Bibliografia.

In questa pagina le sue opere più belle: Giovanni Evangelista, Filippo quarto con corazza, Crocifisso, l’adorazione dei magi ……, il principe Baltasar Carlos con un nano ……..

Le opere più importanti di Velázquez

S. Giovanni Evangelista

S. Giovanni Evangelista a Patmos, Londra National Gallery cm.102.

L'adorazione dei Magi

L’adorazione dei Magi, Madrid Prado cm. 125.

la friggitrice

La friggitrice, Edimburgo National Gallery of Scotland, cm. 128.

Luis de gongora

Luis de Gongora, Boston Museum of Fine Arts, 51 x 41 cm.

La cena in Emmaus

La cena in Emmaus, New York, Metropolitan Museum, 123 x 132,6 cm.

l'acquaiolo di siviglia

L’acquaiolo di Siviglia, Londra Wellington Museum, 106 x 82 cm.

filippo quarto con corazza

Filippo IV con corazza, Madrid Prado, 57 x 44 cm.

crocifisso

Crocifisso, Madrid Prado (cm. 169).

Il principe baltasa

Il principe Baltasar Carlos con un nano, Boston Museum of Fine Arts (cm. 104).

l'infanta Maria

L’infanta Maria, Madrid Prado (cm 44).

filippo IV a cavallo

Filippo IV a cavallo, Madrid Prado (314 cm.).

il principe baltasar a cavallo

Il principe Baltasar Carlos a cavallo, 209 x 173 cm..

Filippo IV

Filippo IV, Londra National Gallery (cm. 113).

Altre opere dell’artista

Busto d'uomo

Busto d’uomo, Londra Wellington Museum, 76 x 64,5.

l'infante Fernando cacciatore

L’infante Fernando Cacciatore, Madrid Prado (cm. 107).

Il principe Baltasar cacciatore

Il Principe Baltasar Carlos cacciatore, Madrid Prado (cm. 103).

il conte olivares a cavallo

Il conte duca De Olivares a cavallo, Madrid Prado (cm. 239).

esopo

Esopo, Madrid Prado (94).

il ragazzo di vallecas

Il ragazzo di Vallecas, Madrid Prado (cm. 83).

il buffone sebastian

Il buffone Sebastian de Morra, Madrid Prado (cm. 81).

nano con cane

Nano con cane, Madrid Prado (cm. 107).

Venere allo specchio, Londra National Gallery (cm: 175).

l'entrata della grotta

L’entrata della grotta a Villa Medici di Roma, Madrid Prado (cm. 42).

papa innocenzo x

Papa Innocenzo X, Roma Galleria Doria Pamphili (cm. 120).

l'infanta maria teresa

L’infanta Maria Teresa, Vienna Kunsthistorisches Museum (cm. 99).

l'infanta Margarita

L’infanta Margarita a circa tre anni, Vienna Kunsthistorisches Museum (cm. 99,5).

S. Giovanni evangelista a Patmos di Velazquez

S. Giovanni evangelista a Patmos di Diego Rodriguez de Silva y Velàzquez

S. Giovanni Evangelista a Patmos, Londra National Gallery cm.102
S. Giovanni Evangelista a Patmos, Londra National Gallery cm.102

Caratteristiche dell’opera:  “S. Giovanni Evangelista a Patmos” è un’opera autografa con tecnica ad olio su tela eseguita nel 1618 (forse l’anno dopo, ma non oltre), custodita alla National Gallery di Londra.

Allende Salazar nel 1925 vedeva nel soggetto le sembianze dello stesso autore. Più tardi Pemàn escludeva che si trattasse di Velázquez dato che l’orientamento dello sguardo del Santo che non avrebbe implicato la configurazione della tipica tecnica auto-ritrattistica.

L’opera proviene – insieme a quella dell’Immacolata Concezione – dal convento dei Carmelitani Calzati di Siviglia. Fu acquistato dall’ambasciatore Frere nel 1809 insieme alla stessa opera dell’Immacolata Concezione. Acquistato nel 1956 dalla “National Gallery di Londra” per 50.000 sterline.

Venere allo specchio di Velàzquez

Venere allo specchio di Diego Rodriguez de Silva y Velàzquez

Venere allo specchio, Londra National Gallery (cm: 175)
Venere allo specchio, Londra National Gallery (cm: 175) (foto tratta da Wikimedia Commons)

Sull’opera: “Venere allo specchio”o “Venere e Cupido” è un quadro autografo di Velázquez realizzato con tecnica ad olio su tela nel 1650 (alcune fonti indicano il 1648), misura 122,5 x 175 cm. ed è custodito alla National Gallery  di Londra.

La tematica è ispirata alla mitologia romana, e la Venere viene rappresentata adagiata delicatamente su un lettino. Cupido di fronte a lei le porge lo specchio. La dea è completamente nuda, ripresa di schiena per il rigore delle inquisizioni spagnole del periodo. Il volto è del tutto celato, salvo un delicato ma abbondante profilo, mentre il riflesso dello specchio che Cupido le sta porgendo permette di vederne i caratteri frontali, almeno nella parte illuminata.

 Il contrasto cromatico è molto evidente fra  i toni caldi della parte alta e quelli freddi della  parte bassa. I colori pastosi e vigorosi delle lenzuola grigie-azzurrine, dei tendaggi rosso carminio e dello sfondo fanno risaltare ancor di più la morbida carnagione della dea. Il soggetto è a carattere mitologico e vuole rappresentare il divino che si nasconde negli aspetti della normale vita di tutti i giorni.

Prima di Velázquez altri grandi artisti come Tiziano, Rubens e Tintoretto avevano trattato il tema della Venere; questo sicuramente avrebbe stimolato l’artista alla realizzazione dell’opera in esame. Le morbide ed eleganti forme provengono dallo studio della statuaria classica.

La pittura spagnola è restia a creare nudi femminili; infatti la Venere allo specchio, insieme alla Maja desnuda di Francisco Goya risultano gli unici nudi nel corso della storia dell’arte spagnola fino a questo periodo. Secondo alcuni studiosi, Velázquez avrebbe realizzato altri nudi femminili di cui ne sarebbero perdute le tracce.

L’opera è stata realizzata in Italia alla fine del secondo soggiorno romano di Velázquez (1649-1659), e probabilmente la modella impiegata era una sua amica pittrice ed amante.

Papa Innocenzo X di Velazquez

Papa Innocenzo X di Diego Rodriguez de Silva y Velàzquez

Papa Innocenzo X, Roma Galleria Doria Pamphilj (cm. 120)
Papa Innocenzo X, Roma Galleria Doria Pamphilj (cm. 120)

Sull’opera: “Papa Innocenzo X” è un quadro autografo di Velázquez realizzato con tecnica ad olio su tela nel 1650 (data non certa ma più probabile), misura 140 x 120 cm. ed è custodito a Roma nella Galleria Doria Pamphilj.

Il pittore esegue l’opera probabilmente nel 1650, alla fine del suo secondo soggiorno romano. È certamente la pittura rinascimentale veneziana ad ispirare Velázquez nella realizzazione del ritratto di papa Innocenzo X. I grandi capolavori di Tiziano, come il “Cardinal Alessandro“ o il ritratto di “Papa Paolo III e i nipoti”,  forniscono sostanziosi spunti all’artista, rivisti comunque in maniera completamente personalizzata.

La tecnica impiegata dal Tiziano, costituita da soprattutto da dense, rapide e decise pennellate, ricche di vivo cromatismo, viene in quest’opera sviluppata da Velázquez, catturando istantaneamente gli elementi fugaci che si susseguono nel volto di Innocenzo X, che appare, al fruitore dell’opera, come un personaggio dal carattere arguto, severo e giudicante della realtà che lo circonda. Velázquez riesce in pieno ad esprimere queste peculiarità che del resto erano riconosciute nel papa dai suoi contemporanei: infatti le cronache del periodo lo narrano come personaggio “tetro ed assai riservato” discostato dalla paterna umanità che generalmente contraddistingueva i papi che lo precedettero.

Lo stesso papa Innocenzo X, alla sua prima visione dell’opera, sembra abbia esclamato ad alta voce: “troppo vero!”, rendendosi conto personalmente della grande maestria del pittore nel riprodurre oltre che la verità fisica, anche quella interiore.

Possiamo dire senza possibilità di errori che anche questa è una delle tante rivoluzioni di Velázquez, un pittore nelle cui lucenti pennellate che mettono in evidenza le emozioni ed i sentimenti più nascosti di un’intera umanità, si presenta quella potenza espressiva anche nelle alte sfere della società, senza soggezioni di sorta. Soprattutto per questo motivo, dopo quasi quattro secoli, il ritratto di Velázquez che raffigura papa Innocenzo X appare come una delle opere ritrattistiche più prestigiose della pittura, non solo spagnola ma europea, dove l’espressione indagatrice del papa sembra tuttora mettere in forte imbarazzo i suoi incuriositi fruitori.