Biografia di Edgar Degas

Pagine correlate a Edgar Degas: Le sue opere – L’Impressionismo – La critica – Gli scritti  – Tra l’Impressionismo e il Post-Impressionismo.

Biografia e vita artistica di Degas

L’arte di Degas

Mercato del cotone a New Orleans,
Mercato del cotone a New Orleans, 1873 tela cm 74 x 92, Pau Musée des Beaux Arts.

Edgar Degas (1834 – 1917) appartiene ad un ambiente artistico raffinato, nel quale si forma, sin dalla primissima infanzia.

La sua indole critica, unita alla sua intelligenza ed alla vastissima cultura, è molto profonda e talvolta tagliente come le sue pitture. Implacabile verso gli artisti del suo periodo e soprattutto verso le sue opere e comportamenti. Malinconicamente appassionato da Ingres e dal suo genuino linguaggio limpido e lineare, egli trova consolazione soltanto quando è immerso nel mondo del Louvre. In questo museo passa intere giornate ad osservare, scrutare e studiare a fondo soprattutto le opere degli antichi maestri.

L’amore per l’arte italiana e l’avvicinamento agli Impressionisti

Frequenta spesso ambienti di arte italiani soprattutto Roma, Firenze e Napoli, dove rivolge la sua attenzione a Michelangelo, Raffaello ed altri grandissimi artisti del Quattrocento e del Cinquecento.

Al Café Concerto “Les Ambassadeurs”, 37 x 27 cm. Musée des Beaux Arts, Lione.
Al Café Concerto “Les Ambassadeurs”, 37 x 27 cm. Musée des Beaux Arts, Lione.

La sua formazione artistica si sviluppa nella solitudine e con esperienze puramente personali. Benché frequenti spesso gli Impressionisti, rimane sempre staccato dal movimento e mai modificherà il suo modo di osservare il paesaggio e lo svolgimento della vita quotidiana. Pittore realista per passione, Edgar ha uno spirito profondamente sorprendente ed un occhio eccezionale nel cogliere e poi raffigurare tutta la verità che lo circonda.

Nei suoi ritratti cattura con semplicità e naturalezza gli aspetti psicologici più importanti, analizzandoli e poi riproducendoli con grandissima espressione artistica. L’osservatore delle opere viene invaso da questa forza che egli descrive come in una poesia, ne rappresenta il costume, le consuetudini di vita sociale, l’atmosfera dell’ambiente, ed ogni caratteristica tipica del personaggio raffigurato in esse.

Un impressionista che lavora nell’atelier, non accosta colori puri, è poco paesaggista ed elabora il disegno.

Ballerine sulla scena, 1880, pastello e tempera cm. 38 x 27 Collezione privata.
Ballerine sulla scena, 1880, pastello e tempera cm. 38 x 27 Collezione privata.

Edgar Degas è considerato un pittore impressionista che si stacca da tale linguaggio artistico per diverse ragioni. La prima deriva dal suo preferire il lavoro in studio anziché all’aria aperta. La seconda è data dal suo completo disinteresse nella ricerca della luminosità con le nuove e rivoluzionarie tecniche delle macchie di colore accostate le une alle altre. La terza motivazione è il suo scarso interesse per il paesaggio. L’ultima, non meno importante, è la sua grande passione e il rispetto per il disegno. Nonostante tutto, partecipa a ben sette mostre impressioniste su otto.

La cosa principale che accomuna Degas agli altri impressionisti è la sensibilità innovativa ed informale che entra in gioco nel dipingere la realtà.

Le sue tematiche

Le sue tematiche preferite sono, i campi di corse, i caffè, i teatri, i postriboli, i boulevard, gli spettacoli di ballo, ed in generale gli ambienti interni con donne nella loro intimità ed immerse nel loro ruolo (dalle ballerine alle stiratrici, alle donne in atteggiamenti di pettinarsi o di mettersi una scarpa).

Nulla sfugge alla sua esplorazione, crudele e qualche volta spietata, ma di solito penetrante. Egli è un attento osservatore ed è in una continua ricerca psicologica nelle più profonde intimità dei personaggi che rappresenta nelle sue tele. In esse inserisce la spontaneità della vita quotidianamente vissuta. Studia appassionatamente le stampe giapponesi dalle quali riesce a prendere le cose che più lo stimolano, come ad esempio la composizione asimmetrica. Una strutturazione, questa, apparentemente squilibrata con figure umane raggruppate ai lati più esterni della tela. Un esempio ne è la “Donna con Crisantemi” (1865, tela cm. 74 x 92. New York The Metropolitan Museum of Art), dove una donna tagliata dal bordo è relegata ad un angolo, mentre grandissima importanza assumono i fiori con le loro ricche gamme cromatiche. Si noti come la figura tenda a sparire concentrando lo sguardo su un altro qualsiasi punto della tela.

L’importanza del disegno e degli studi preparatori

Per Edgar Degas è di importanza fondamentale il disegno e la prima imprimitura. Ricorre spesso ad accurati studi preparatori e molte volte, non essendo soddisfatto del lavoro finale, lo riprende in tutte le sue particolarità tanto da renderlo diverso.

Qualche volta lo ricalca con carta trasparente per riportarlo su una nuova tela iniziando a ridipingerlo. La sua tecnica non si limita alla pittura a olio ed al pastello, ma sperimenta sempre nuove forme artistiche con combinazioni fuori dalla norma.

Dopo il bagno, 1885 pastello 64 x 50 collezione privata in U.S.A.
Dopo il bagno, 1885 pastello 64 x 50 collezione privata in U.S.A.

La progressiva riduzione della vista

Intorno agli ultimi due decenni del secolo (l’Ottocento) ad Edgar si indebolisce fortemente la vista e si vede così costretto a passare ad altre forme artistiche, con cui potersi più facilmente esprimere.

Scultura e pastello

Scultura e pastello diventano il suo alimento quotidiano. Con essi riesce a catturare il movimento nella sua immediatezza e tutte le figure vengono colte in pose naturali che non riescono a nascondere gli sforzi fisici. Le opere in pastello sono generalmente composizioni molto semplici e con poche figure, che vengono affidate per comunicatività ed incisività al puro cromatismo, realizzando così una splendida semplicità compositiva.

Scena teatrale e balletto

La scena teatrale e soprattutto quella del balletto, costituiscono le sue grandi tematiche. L’artista riproduce con grande immediatezza e maestria le illuminazioni. Riesce a rappresentare gli sforzi, le tensioni, i gesti, i movimenti aggraziati delle ballerine, la loro spossatezza, gli atteggiamenti di rilassamento e di riposo, nonché tutte le attività del “dietro le quinte”. Degas acquisisce tale immediatezza e spontaneità grazie ad un’accurata ricerca durata molti anni.

Gli studi preparatori

L’artista lascia un consistente numero di studi realizzati sugli svariati atteggiamenti delle ballerine e nudi femminili. Tali testimonianze caratterizzano il periodo della sua maturità fino al completo esaurimento della vista, che gli rende impossibile l’attività pittorica. Esempi del suo ricchissimo linguaggio espressivo e narrativo che sfiorano, ma talvolta raggiungono e superano, la poesia. Gli atteggiamenti e le pose delle ballerine sono equilibrati, aggraziati e pieni di musicalità nei quali trasparisce chiaramente la passione con cui sono state realizzate. Il quadro diventa una sinfonia di note di colore e di musica che toccano il culmine proprio nel momento in cui si sta per chiudere la vicenda di Edgar Degas pittore.

La rappresentazione della vita all’interno

L’Assenzio

L'assenzio, 1876 tela cm. 92x68. Louvre Parigi
L’assenzio, 1876 tela cm. 92×68. Louvre Parigi

Tra le opere che raffigurano la vita interna del caffè, la più celebre è certamente “l’Assenzio”.

Qui, in un angolino di un luogo pubblico, siedono immobili e con un’aria vagante, davanti al tavolo con due bicchieri ed una bottiglia, una donna ed un uomo indifferenti alla vita che si svolge intorno a loro.

Essi sono assorti nei loro pensieri, che sembrano ignorarsi a vicenda, ridotti a vita bruta dai fumi dell’alcol.

La donna è una “bella di notte” con un atteggiamento tra il pensieroso e lo smarrito, le mani strette le une alle altre, dal vestito visibilmente di falsa lussuosità.

L’uomo un robusto homeless con un sigaro in bocca e il cappello tirato all’indietro, anch’esso con lo sguardo nell’abisso, non si capisce bene se assorto nei suoi pensieri oppure assente.

Nell’opera si legge chiaramente una denuncia sui devastanti effetti che l’alcol produce quotidianamente e mette in evidenza gli stati sociali di appartenenza dei due protagonisti.

Lo sguardo degli osservatori del periodo si dirige sui due personaggi, non sul dramma da essi vissuto, ma focalizzando la loro depravazione.

L’opera suscita subito un grande scandalo fra i conservatori che la vedono come una rappresentazione della degenerazione, mentre per Degas rappresenta l’esplorazione profonda di un frammento di realtà colta all’improvviso e di nascosto.

Al di là dell’Impressionismo (1887-1912)

Per un periodo durato quasi trent’anni, già abbastanza avanti con l’età, l’artista continua a sviluppare la sua arte declinando i suoi temi familiari ed abbandonando la paesaggistica.

Egli è sempre più attratto dalle scene con ballerine e dalle figure femminili alla toeletta nell’atto di pettinarsi, di lavarsi e di uscire dal bagno. Nella sviluppo di tali tematiche Degas impiega spesso una coloristica potente ed intensa, che tuttavia non sfocia mai in violenti armonie («La coiffure»).

Molti critici pensano che l’evoluzione dei colori della sua tavolozza sia dovuta all’aggravamento condizioni di vista di Edgar. La realizzazione di una pittura con audaci variazioni cromatiche non può essere scissa dall’affermazione della forza espressiva della linea. Infatti l’artista, a differenza degli altri Impressionisti, cura sempre la struttura formale.

 Le opere importanti Edgar Degas:

  • Autoritratto (durante gli anni 1854-1855)
  • La famiglia Bellelli (durante gli anni 1858-1867)
  • Giovani spartane (durante gli anni 1860-1862)
  • Semiramide alla costruzione di Babilonia (durante gli anni 1860-1862)
  • Ritratto del pittore Bonnat (verso il 1863)
  • Donna con crisantemi (1865)
  • Ritratto di James Tissot (durante gli anni 1866-1868)
  • Cavalli da corsa davanti alle tribune (durante gli anni 1866-1868)
  • Ritratto di giovane donna (1867)
  • Ritratto di Mademoiselle E.F. (durante gli anni 1867-1868)
  • L’orchestra dell’Opera (intorno al 1868 circa)
  • Édouard Manet e la moglie (durante gli anni 1868-1869)
  • Case sul mare (1869)
  • Lorenzo Pagans e Auguste de Gas (intorno al 1869 circa)
  • Marie Dihau al piano (durante gli anni 1869-1872)
  • Jeantaud, Linet et Lainé (1871)
  • La classe di danza (durante gli anni 1871 -1874)
  • Carrozza alle corse (1872)
  • II mercato del cotone a New Orieans (1873)
  • La pedicure (1873)
  • Prove di balletto in scena (1874)
  • Fantini a Longchamp (intorno al 1874 circa)
  • Gli orchestrali (durante gli anni 1874-1876)
  • Prova di balletto (durante gli anni 1874-1877)
  • Lavandaia (1875)
  • Henri Rouart davanti,al suo stabilimento (intorno ali 875 circa)
  • Madame Jeantaud allo specchio (intorno al 1875 circa)
  • Ballerina in posa per il fotografo (intorno al 1875 circa)
  • L’assenzio (durante gli anni 1875-1876)
  • II caffè-concerto agli Ambassadeurs (1877)
  • Ballerina con bouquet sulla scena (intorno al 1877 circa)
  • Ballerina con bouquet (intorno al 1877 circa)
  • Donne in un caffè (1877)
  • Carrozza alle corse (durante gli anni 1877-1880)
  • Amici del pittore dietro le quinte (intorno al 1879 circa)
  • Mademoiselle La La al Circo Fernando (1879)
  • Ritratto di Diego Martelli (1879)
  • Dalla modista (intorno al 1882 circa)
  • Ballerine (1883)
  • Donna che fa il bagno (intorno al 1883 circa)
  • Dopo il bagno (1884)
  • Ritratto di Mary Cassati (1884 circa)
  • Le striratrici (1884 circa)
  • Nel negozio di cappelli (1885 circa)
  • La tinozza (1886)
  • Donna che si asciuga il piede (1886)
  • Paesaggio in riva al mare (intorno al 1892 circa)
  • L’acconciatura (durante gli anni 1892-1895)
  • Donna che si asciuga il collo (1895-1898)
  • Ballerine dietro le quinte (intorno al 1897 circa)
  • Ballerine alla sbarra (intorno al 1900 circa)
  • Tre danzatrici (intorno al 1900 circa)

Ritratto di M.lle Dobigny di Edgar Degas

Edgar Degas: Ritratto di M.lle Dobigny di Edgar Degas

Edgar Degas: Ritratto di M.lle Dobigny di Edgar Degas
Edgar Degas: M.lle Dobigny, 31 x 26 cm. Kunsthalle, Amburgo.

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Sull’opera: “Ritratto di M.lle Dobigny” è un dipinto autografo di Edgar Degas, realizzato con tecnica ad olio su tavola nel 1869, misura 31 x 26 cm. ed è custodito ad Amburgo (Kunsthalle).

L’effigiata, M.lle Dobigny, appare nei dipinti di altri grandi pittori, tra i quali Puvis de Chavannes, Henry Rouart, Corot …..

Nonostante le variazione cromatiche del fondo, assai prossime al colore del volto e del vestito della ragazza, la figura pare prepotentemente uscire con vigore dalla tela.

Il volto evidenzia un’espressione pensierosa ma priva di apprensione.

Gli scritti di Degas

Pagine correlate agli scritti di Degas: Biografia e vita artistica – Le opere – La critica – Il periodo artistico.

Gli scritti: Edgar Degas: La pittura non è molto difficile, quando non si sa … Ma se la si conosce … oh! allora! … È tutta un’altra cosa ………

La pittura non è molto difficile, quando non si sa … Ma se la si conosce … oh! allora! … È tutta un’altra cosa ………

… non bisogna mai mercanteggiare con la natura. In verità ci vuole del coraggio per abbordare frontalmente la natura nei suoi grandi piani e nelle sue grandi linee, e della vigliaccheria per farlo attraverso le sue sfaccettature e i suoi particolari …

Il disegno non è la forma, è il modo di vedere la forma.

Va molto bene copiare quel che si vede; molto meglio disegnare quello che non si vede più, se non nella memoria: è una trasformazione in cui l’immaginazione collabora con la memoria, e così non si riproduce se non quello che vi ha colpiti, cioè l’essenziale. Allora i ricordi e la fantasia sono liberati dalla tirannia che esercita la natura. Ecco perché i quadri eseguiti in questo modo, da chi abbia una memoria esercitata e conosca i maestri e il mestiere sono quasi sempre opere considerevoli. Guardate Delacroix.

Cercare lo spirito e l’amore del Mantegna con il brio e il colore del Veronese.

Ci sono un’espressione e un dramma sconvolgenti in Giotto:

è un genio.

Giotto, movimento sublime del san Francesco che caccia i demoni, san Francesco che conversa con Cristo … Non sono mai stato così commosso; non mi dilungo oltre, ho gli occhi pieni di lacrime.

… un dipinto è prima di tutto un prodotto dell’immaginazione dell’artista, non deve mai essere una copia. Se, in seguito, può aggiungere due o tre tocchi di natura, evidentemente non fa male. L’aria che si vede nei quadri dei maestri non è un’aria respirabile.

Nessuna arte è meno spontanea della mia. Quel che faccio è il risultato della riflessione e dello studio sui grandi maestri; di ispirazione, spontaneità, temperamento, io non ne so niente. Bisogna rifare dieci volte, cento volte lo stesso soggetto. Nulla in arte deve sembrare casuale, nemmeno il movimento.

Fare della testa d’espressione (stile accademico) uno studio del sentimento moderno … La bellezza non deve essere nient’altro che una certa fisionomia … Il mistero della Belle Ferroniere non sta nella quiete della figura, ma nella sua mancanza di espressione … Ricordarmi di certe carnagioni femminili, come d’avorio rosato, con abiti scuri, velluti verdi o neri, come si trovano qualche volta nei primitivi.

Fare ritratti in atteggiamenti familiari e tipici, soprattutto dare ai visi la medesima espressione che si da al corpo. Così, se la risata costituisce la caratteristica di una persona, farla ridere.

Disporre dei gradini tutto intorno a una sala, in modo di abituarsi a disegnare le cose sia dal basso sia dall’alto. Dipingere solamente cose viste in uno specchio per abituarsi al disprezzo del trompe-l’oeil. Per fare un ritratto, far posare al pian­terreno e lavorare al primo piano, in modo di abituarsi a ricordare le forme e le espressioni, e non disegnare ne dipingere mai direttamente.

Dopo aver fatto ritratti visti dall’alto, ne farò di visti dal basso. Seduto vicino a una donna, mentre la guardo dal basso, vedrò la sua testa nel lampadario circondato di cristalli.

Tutto mi attira qui [a New Orleans], guardo tutto … Niente mi piace di più delle negre di ogni sfumatura che tengono fra le braccia bambini bianchi, così bianchi, sulla soglia di case bianche, con colonne in legno scanalato e giardini d’aranci, e signore in mussola davanti alle loro casette, e le navi-traghetto con due ciminiere alte come camini di stabilimenti, e i mercanti di frutta con le botteghe piene, stipate, e il contrasto degli uffici — attivi e sistemati in modo così funzionale — con questa immensa forza animale nera … E le belle donne di sangue puro, e le graziose meticce, e le negre così, ben piantate!

Conto, se ne avrò il tempo, di riportare [da New Orleans] qualche piccola cosa dal vero; ma per me, per la mia camera. Non si deve fare indifferentemente arte di Parigi e arte della Luisiana, in tal modo diventerebbe un “Monde illustre”. E poi, in realtà, soltanto un soggiorno prolungato ci rivela le abitudini di una razza, cioè il suo fascino. L’istantanea è la fotografia, e niente di più.

Non vedo l’ora di ritrovarmi a casa mia, di lavorare in un rapporto diretto. Non si fa niente, qui [a New Orleans]; la ragione sta sia nel clima sia nel cotone: si vive per il cotone e per mezzo del cotone. La luce è così forte che io non ho potuto fare niente in riva al fiume. I miei occhi hanno talmente bisogno di cure che non li sforzo per nulla … Qui, Manet più di me vedrebbe belle cose; senza trame, però, maggior vantaggio. Non si ama e non si fa dell’arte che con ciò di cui si ha l’abitudine. La novità, prima attira, poi annoia … Dunque, evviva la biancheria di fino, ma in Francia! … Io ho sete di ordine … Sogno qualcosa di ben fatto, tutto ben ordinato (stile Poussin), e la vecchiaia di Corot.

… Serie sugli strumenti e sui suonatori — la loro forma — l’attorcigliarsi della mano e del braccio e del collo del violinista, per esempio, il gonfiarsi e l’incavarsi delle guance dei suonatori di contrabbasso, di oboe, ecc. …

Lavorare molto sugli effetti della sera, delle lampade, della bugia, ecc. Interessante non è mostrare sempre la fonte della luce, ma il suo risultato. Questo aspetto dell’arte può oggigiorno divenire immenso — è mai possibile non rendersene conto?

Fare operazioni semplici, come disegnare un profilo che non si muova, movendo noi stessi, salendo e scendendo per tutta una figura, un mobile, un salotto al completo … Fare una serie di movimenti di braccia nel ballo, o di gambe che non si muovano, girandogli intorno … ecc. Infine, studiare una figura in scorcio, o un oggetto o qualsiasi cosa … Escludere molto: di una ballerina fare le braccia o le gambe; o le reni, fare le scarpette, le mani della pettinatrice, la pettinatura tagliuzzata, piedi nudi in atto di danzare, ecc. …

Un dipinto richiede un certo mistero, un che di vago, di fantastico: quando si mettono sempre i puntini sulle ‘i’, si finisce per annoiare. Bisogna anche comporre dal vero. Taluni sono convinti che sia proibito! Anche Corot doveva comporre dal vero, e soprattutto da lì deriva il suo fascino. Un quadro è una combinazione originale di linee e di toni che si valorizzano …

Un quadro è una cosa che richiede tanta furberia, malizia e vizio, come l’esecuzione di un crimine; bisogna falsificare e aggiungervi un tocco di natura …

[A proposito dei suoi nudi femminili] … la bestia umana che si occupa di se stessa, una gatta che si lecca. Finora il nudo è sempre stato presentato in pose che presupponevano un pubblico; invece le mie donne sono gente semplice, onesta, che non si occupa d’altro che della propria cura fisica. Eccone qui un’altra: si sta lavando i piedi, ed è come se la si guardasse attraverso il buco della serratura.

Ricordo facilmente il colore di certi capelli, per esempio, perché avevo l’idea che fossero capelli di legno di noce verniciato, oppure di stoppa o ancora di scorza di castagne d’India. Sarà la resa della forma a trasformare questo colore, press’a poco esatto, in capelli veri, con la loro sofficità e leggerezza, o durezza e peso …

La pittura è fatta per essere vista? Capite bene, si lavora per due o tre amici viventi, per altri che non si conoscono o che sono morti. Riguarda forse i giornalisti che io dipinga stivali o scarpette di stoffa? Si tratta d’una faccenda privata …

I letterati spiegano Parte senza capirla.

L’arte è il vizio: non la si sposa legittimamente, la si violenta!

Per produrre buoni frutti bisogna mettersi in poltrona, restare là tutta la vita con le braccia stese, la bocca aperta, per assimilare quel che avviene, quello che sta intorno a noi, e vivere di ciò.

Dov’è finito il tempo in cui mi credevo forte, quando ero pieno di logica, di progetti? Sto scendendo la china molto alla svelta, e rotolando non so dove, avvolto in molti pessimi pastelli come in una carta d’imballaggio.

A essere celibi e sui cinquant’anni, si hanno alcuni di questi momenti, in cui ci si chiude come una porta, e non soltanto per gli amici. Si sopprime tutto intorno a sé; e, una volta solo, uno si annulla, infine si uccide per disgusto. Ho fatto troppi progetti, eccomi bloccato, impotente; e poi ho perso il filo. Pensavo di avere sempre tempo; quel che non facevo, quello che mi si impediva di fare in mezzo a tutte le mie noie dispetto della vista malandata, non disperavo mai di ritornarci sopra un bei giorno. Accumulavo tutti i miei progetti m un armadio, di cui portavo sempre con me la chiave: ora ho perduto questa chiave …

Ero o, almeno, sembravo duro con tutti, per una specie di attrazione verso la brutalità che proveniva dai miei dubbi e dal mio cattivo umore. Mi sentivo tanto mal fatto, sprovveduto, debole, e mi sembrava invece che i miei progetti artistici fossero così giusti. Ero scorbutico con tutti e con me stesso. E vi chiedo scusa se, sotto il pretesto di questa dannata arte, ho ferito il vostro spirito nobile e acutissimo, forse anche il vostro cuore.

PUR SANG

On entend approcher par saccade brisée Le soufflé fort et sain. Dès l’aurore venu, Dans le sevère train par son lad maintenu, Le bon poulain galope et coupé la rosee.

Gomme le jour qui naìt, a l’Orient puisée La torce du sang donne au coureur ingénu, Si precoce et si dur au travaii continu, Le droit de commander a la race croisée.

Nonchalant et cache, du pas qui semble lent, II rentre en sa maison où l’avoine l’attend. Il est prèt. Aussitót vous l’attrape le joueur.

Et pour les coups divers où la cote l’emploie On le fait, sur le pré débuter en voleur, Tout nerveusement nu, dans sa robe de soie.

Il semble qu’autrefois la nature indolente, Sùre de la beauté de son repos, dormait, Trop lourde, si toujours la danse ne venait L’éveiller de sa voix heureuse et haletante;

Et puis, en lui battant la mesure engageante, Avec le mouvement de ses mains qui parlaient Et l’entrecroisement de ses pieds qui brùlaient La forcer a sauter devant elle, contente.

Partez, sans le secours inutile du beau, Mignonnes, avec ce populacier museau, Sautez effrontément, pretresses de la gràce.

En vous la danse a mis quelque chose d’à part, Héroìque et lointain. On sait de votre piace Que les reines se font de distance et de fard.

Itinerario critico

Le opere di Degas

Ubicazione, storia e descrizione delle più significative opere di Degas

Le opere raffigurate

7 Henry Rouart davanti alla sua fabbrica

Henry Rouart davanti alla sua fabbrica, 1875, tela cm. 65 x 50, Pittsburg (Penn), Museum of Art, Carnegie Institute.

13 la mendicante romana

La mendicante romana, 1857 tela, cm. 100 x 75, Birmingham City Museum and Art Gallery.

16 Semiramide che costruisce babilonia

Semiramide che costruisce Babilonia, incompiuto, 1861, tela cm. 151 x 258, Parigi, Museo d’Orsay.

18 corsa di gentilmen

Corsa di gentlemen prima della partenza, 1862, tela cm. 48 x 61 Parigi, Museo d’Orsay.

19 La donna con i crisantemi

La donna con i crisantemi, 1865, tela cm. 74 x 92, New York, The Metropolitan Museum of Art.

20 stiratrice

La stiratrice, 1869, tela,  cm. 92 x 73, collezione privata in U.S.A.

21 orchestra dell'opera

Orchestra dell’Opera, 1869, tela cm. 56 x 46, Parigi, Museo d’Orsay.

25 mercato del cotone

Mercato del cotone a New Orleans, 1873, tela cm 74 x 92, Pau Musée des Beaux Arts.

28 leopold levert

Ritratto di Leopold Levert, 1874, tela, cm. 65 x 54, collezione privata in U.S.A.

Altre opere

29 la vettura alle corse

La vettura alle corse, 1870-1873, tela cm. 36 x 55, Boston Courtesy Museum of Fine Arts.

Pedicure

Pedicure, 61 x 46 cm. Museo d’Orsay, Parigi.

33 L'assenzio

L’assenzio, 1876 tela cm. 92 x 68, Parigi, Museo d’Orsay.

35 Le comparse

Le comparse, 1877, pastello su monotipo cm. 27 x 32, Parigi, Museo d’Orsay.

39 Cantante con guanto

Cantante con guanto, 1878, pastello su cartone grigio cm. 63 x 49, Musée De Ordrupgaard di Copenaghen.

42 ballerina col ventaglio

Ballerina col ventaglio, 1879, pastello cm. 45 x 29, collezione privata in U.S.A.

43 sul palcoscenico

Sul palcoscenico, 1880, pastello cm. 57 x 43, Courtesy of the Art Institute (Potter Palmer Collection).

45 fantini sotto la pioggia

Fantini sotto la pioggia, 1881, pastello cm. 47 x 65, Art Gallery and Museum of Glasgow.

46 ballerine sulla scena

Ballerine sulla scena, 1880, pastello a tempera cm. 38 x 27 Collezione privata.

Altre opere

46 il sipario

Il sipario, 1881, pastello cm. 35 x 41 (dalla collezione dei coniugi Paul mellon).

47 ballerina che si allaccia una scarpetta

Ballerina che si allaccia una scarpetta, 1880, pastello cm. 46 x 58, collezione privata in U.S.A.

49 stiratrici

Le stiratrici, tela, 76 x 81 Parigi, Museo d’Orsay.

51 l'uomo col sigaro

Ritratto di Pagans (l’uomo col sigaro), 1882, tela cm. 59 x 49, collezione privata in U.S.A.

55 i cavalieri

I cavalieri (la partenza della corsa), 1885, tela cm. 73 x 91.

59 dopo il bagno

Dopo il bagno, 1885, pastello 64 x 50 cm. collezione privata in U.S.A.

60 donna che si pettina

Donna che si pettina, 1877-1890, pastello cm. 82 x 57, Parigi, Museo d’Orsay.

Uno scritto di Ernest Rouart

Degas in: “Le Point”, Parigi, febbraio 1937, p. 7.

Se esiste un uomo sul  quale si sono dette le cose più sbagliate e anche le più brutte, è proprio quel povero Degas.

Di quali crudeltà, di quali meschinità non è stato accusato? Lui, bisogna dirlo, accondiscendeva ad alimentare questa fama di crudeltà che lo circondava. E coloro che non lo conoscevano, o coloro che egli aveva anche minimamente, per qualche ragione, infastidito, non gli perdonavano i suoi sgarbi. Se si mostrava severo e poco cordiale verso i visitatori che potevano disturbare il suo lavoro, era perché voleva difendere a qualsiasi prezzo questo lavoro, per lui sacro, e le ore preziose che poteva dedicare alla sua arte, dagli inopportuni di ogni genere che avrebbero disperso il suo tempo.

Continua lo scritto

Ma quest’uomo imbronciato, quest’orso dalla dura scorza, era talvolta capace di ammansirsi fino a divenire affettuoso, così come ci prova, tra l’altro, il breve biglietto scritto a mio padre che era andato a trovarlo un pomeriggio, per non interferire il suo lavoro del mattino: «Sono rimasto desolato, mio buon amico, di vederti arrivare e andartene. La tua lettera mi diceva che saresti venuto da me, ma io non avrei mai pensato che fosse nel pomeriggio. Per tè non c’è consegna, non c’è lavoro, nulla che io non lasci per il piacere di vederti, capisci, mio vecchio amico ». Perché aveva il culto dell’amicizia e la teneva tanto in considerazione che non poteva ammettere nulla di ciò che, secondo lui, rischiasse di scalfire questo nobile sentimento.

È in ciò, e non in altro, che occorre cercare la causa della sua rottura con Manet e poi con Renoir, senza parlare di altri grossi nomi che, questi sì, non potevano pretendere di rimanergli amici. Non intendo qui parlare, è chiaro, della sua rottura con Halévy, triste conseguenza dell’affare Dreyfus rottura di cui egli ha d’altronde molto sofferto, senza tuttavia acconsentire a cambiare atteggiamento verso il suo vecchio amico. Questa intransigenza che molti gli hanno rimproverato era uno dei lati nobili e insieme rudi della sua personalità troppo caparbia.  Ernest Rouart: Degas in: “Le Point”, Parigi, febbraio 1937, p. 7.

Renè De Gas con i libri e calamaio di Edgar Degas

Edgar Degas: Renè De Gas con i libri e calamaio

Edgar Degas - Renè De Gas
Edgar Degas: Renè De Gas, 92 x 73 cm. Smith College, Northampton.

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Sull’opera: “Renè De Gas con i libri e calamaio” è un dipinto autografo di Edgar Degas, realizzato con tecnica ad olio su tela nel 1855, misura 92 x 73 cm. ed è custodito nello Smith College a Northampton.

Il personaggio ritratto è il fratello minore di Edgar, ripreso in un atteggiamento che richiama, con scrupolosa formalità, la pittura manieristica dei grandi del Rinascimento, in particolare quella del Pontormo.

Citazioni e critica a Degas

Citazioni e critica a Degas (citazioni tratte dai “Classici dell’Arte”, Rizzoli Editore)

Pagine correlate all’artista: Biografia e vita artistica – Le opere – Gli scritti – Il periodo artistico – La critica dell’Ottocento.

Cosa hanno detto le più autorevoli voci della Storia dell’arte su Degas:

Tale pittore, il più personale, il più acuto fra tutti quelli che possiede, senza neanche sospettarlo, questo infelice paese…

Tale pittore, il più personale, il più acuto fra tutti quelli che possiede, senza neanche sospettarlo, questo infelice paese…Degas che, in stupendi quadri di danzatrici, aveva già così implacabilmente reso la decadenza della mercenaria istupidita da meccanici sollazzi e da monotoni salti, alimentava … coi suoi studi di nudo, un’attenta crudeltà, un odio paziente.

Pareva che … egli avesse voluto usar rappresaglie e buttare in faccia al suo secolo l’oltraggio più eccessivo, con l’abbattere l’idolo costantemente risparmiato, la donna, che lui avvilisce.

E allo scopo di ricapitolar meglio le sue ripugnanze, la sceglie grassa, panciuta e corta. Qui è una di pelo rosso, grossa e grassa infarcita, che curva la schiena, facendo spuntare l’osso sacro sulle tese rotondità delle natiche: si piega in due, volendo portare il braccio dietro la spalla per spremere la spugna che sgocciola sulla spina dorsale e ondeggia lungo le reni; là, è una bionda, rattrappita, tozza e ritta, che ci volta ugualmente le spalle; quella ha finito i suoi lavori di pulizia e, appoggiandosi le mani sulla groppa, si stiracchia in un movimento piuttosto virile d’uomo che si scaldi dinanzi a un caminetto, solle­vando le falde della giacca; là poi è un donnone accoccolato che pende tutto da un lato, si solleva su una gamba e ci. passa sotto il braccio, si tocca nella tinozza di zinco; un’ultima finalmente, vista, stavolta, di faccia, s’asciuga la sommità del ventre.

Tali sono, brevemente citate, le pose impietose che questo iconoclasta assegna all’essere adulato da inutili galanterie. C’è, in questi pastelli, qualcosa del moncherino di storpio, del seno sciupato, del dondolìo di un uomo senza gambe e senza cosce, tutta una serie d’atteggiamenti inerenti alla donna anche giovane e graziosa, adorabile sdraiata o in piedi, ranocchiesca e scimmiesca quand’essa deve come quella chinarsi per mascherare le sue miserie con queste cure.

Ma al di là di quell’accento particolare di disprezzo e di odio, bisogna vedere in quelle opere l’indimenticabile veracità dei tipi eseguiti con un disegno ampio e profondo, con una foga lucida e controllata, come con una febbre a freddo; bisogna vedere il colore ardente e sordo, il tono misterioso e opulento di quelle scene; è la suprema bellezza delle carni inazzurrate o rosate dall’acqua, rischiarate da finestre chiuse con tende di mussola, in stanze oscure ove appaiono, in una luce velata di cortile, muri tappezzati di cotonina Jouy, lavabi e catini, flaconi e pettini, spazzole a vernice di bosso, scaldapiedi di rame rosa!

Non è più la carne/piatta e liscia, sempre nuda delle dee, … ma è proprio carne svestita, reale, viva, carne tocca dalle abluzioni e la sua fredda grana sta per sciogliersi.

Fra le persone che visitavano quest’esposizione, alcuni in presenza di colei fra le donne che è vista di faccia, accoccolata, e il suo ventre si dispensa dalle solite frodi, gridavano, indignati da una tale franchezza, presi a pugni senz’altro dal senso di vita che emanavano quei pastelli. In fin dei conti, essi si scambiavano qualche riflessione timida e disgustata, lasciavano andare, in partenza, la grande parola: è oscena!

Ah! se mai opere lo furono poco; se mai vi furono opere senza precauzioni dilatorie e senza malizia, pienamente, decisamente caste, sono proprio queste! Esse glorificano anche il disdegno della carne, come mai, dal medioevo, un artista aveva osato! …

Artista potente e isolato, senza precedenti verificati, senza discendenza che valga, Degas suscita ancora, in ogni suo quadro, la sensazione della stranezza accurata, del non visto così giusto che uno si sorprende d’esser stupefatto, che quasi se la prende con se stesso; la sua opera appartiene al realismo, tal quale non poteva capirlo quel bruto di Courbet, ma tal quale lo concepirono certi primitivi, cioè a un’arte che esprime una sorgente aperta o ristretta d’anima, in certi corpi viventi, in perfetto accordo con quelli a loro intorno.  J. K. huysmans Certains 1889

È questa perpetua ricerca che spiega tutti i calchi che Degas eseguiva dei propri disegni, cosa che faceva dire al pubblico:

‘Degas si ripete”. La carta da ricalco serviva al pittore solamente come mezzo per correggersi; queste correzioni. Degas le faceva ricominciando un nuovo disegno indipendentemente dal primo abbozzo. Così, di correzione in correzione, capitava che un nudo, non più grande di una mano, era portato fino alla grandezza naturale per venire infine abbandonato.  A. vollahb, Degni, 1924

Per la prima volta nella storia della pittura, il ritratto si distacca dalla propria definizione astratta, si mescola alla vita;

l’essere umano non basta più come anima e come viso, fa parte di un ambiente ed è fuggevole. Non è il riassunto definitivo di tutt’un’esistenza leggibile nel passato come nell’avvenire, ma un istante di sensibilità, fatto dei suoi lineamenti di un attimo, del vestito di quel giorno, dell’arredamento dell’interno o del luogo pubblico in cui l’occhio del pittore lo coglie al volo o durante un breve riposo. Da ciò nascono quelle composizioni insolite, che sembrano dare preminenza all’accessorio, che situano al centro dell’opera un gran mazzo di fiori, mentre un minuto viso di donna si piega con fare trasognato, in un angolo. Si direbbe che gli sguardi del pittore siano intelligenti istantanee, in cui la vita appare senza essere ne limitata ne forzata, e che prolungano intorno all’umanità il segreto delle sue preferenze e delle sue abitudini intime: i fiori nell’esistenza della donna, il fondo di libri e cartacce dietro il viso di uno scrittore …

Degas inaugura una nuova era del genio e del gusto francese, fatto di disincanto, di costrizione austera, di ripiegamento su se stessi e di breve disdegno.

Ma è anche un lirico, un ammirevole poeta, che però si rifiuta di evadere dal suo tempo, che resta fedele alla vita che passa.   H. focillon, La peinture au XIX’ et XX siècles, 1928

Di certo, i paesaggisti del passato hanno saputo vedere e rendere la natura: i loro contemporanei hanno creduto che essi avessero pronunciato l’ultima parola di fedeltà e di verità; tuttavia, pur esprimendo se stessi, hanno necessariamente adottato e suggerito una convenzione. Così, gli impressionisti sottolineano giustamente che il paesaggio composito, l’illuminazione artificiale non rendono per nulla il frusciare del vento, l’atmosfera, l’impalpabile soffio del plein dir, che essi invece si assumono come nuovo compito — ma in modo ugualmente convenzionale — di fissare sulle tele. Per ciò che riguarda Degas, da parte sua si sforza verso una duplice direzione: pretende, in primo luogo, di suggerire non un gesto stereotipato e immobile del modello che posa, ma un movimento — per cui si dedica al problema del disegno —, e in seguito vuole renderci partecipi dei nuovi aspetti della vita, per cui rinnova la nozione del soggetto. …

È il Mérimée della pittura moderna. Un sensibile che non voleva essere vittima di nulla, e che giunse — come aveva sognato a trent’anni — a fissare sulla carta, con matita e pastelli, una visione personale del mondo.

Molto prossimo al gusto del Secondo Impero nella prima parte della sua opera, è invece assai vicino a noi nell’ultima. La sua modernità non potrebbe venir contestata; il problema è di sapere se quest’evoluzione è strettamente personale, o se costituisce uno degli aspetti dell’impressionismo.  P. francastel  l’imptressionisme, 1937

Tutta l’opera di Degas è improntata alla serietà. Per quanto possano essere apparsi così piacevoli, così vivaci, la sua matita, il suo pastello, il suo pennello non si rilassano mai. La volontà predomina; il segno non è mai abbastanza vicino a ciò che egli vuole. Non tende ne all’eloquenza ne alla poesia della pittura;

non cerca che la verità nello stile e lo stile nella verità. La sua arte è paragonabile a quella dei moralisti: una prosa delle più chiare, che racchiude o articola con forza un’osservazione nuova e veritiera.

Ha buon gioco nell’applicarsi alle ballerine: le cattura piuttosto che lusingarle; le definisce.

Come uno scrittore teso a raggiungere il massimo della precisione nella forma, moltiplica le brutte copie, cancella, procede a tentoni, e non si illude mai di aver raggiunto lo stato ‘postumo’ del proprio pezzo, così è Degas: riprende all’infinito il disegno, l’approfondisce, lo chiude, lo avviluppa, di foglio in foglio, di calco in calco.

Ritorna a volte su questi tipi di prove; vi stende colori, mescola il pastello al carboncino: le gonne sono gialle in una, viola nell’altra. Ma la linea, gli atteggiamenti, la prosa sono là sotto: essenziali e separabili, utilizzabili in altre combinazioni. Degas fa parte della famiglia degli artisti astratti che distinguono la forma dal colore o dalla ‘materia’. Credo che sentisse la paura di avventurarsi sulla tela e di abbandonarsi alle delizie dell’esecuzione.

Era un eccellente cavaliere che diffidava dei cavalli.   P. valéry, Degas Danse Dessi», 1938

… I suoi pastelli diventarono fuochi artificiali dai mille colori, dove si dissolveva ogni precisione di forma in favore di una materia sfavillante di hachures,»

J. REWALD, Thè History of Impressionism, 1946

II lato materiale dell’arte lo preoccupava molto, e cercava il miglior mezzo o la migliore sostanza fissativa, la miglior tela o la migliore preparazione, peraltro senza mai arrivare a una soluzione definitiva.

Tutta la sua vita è trascorsa in ricerche, sia in campo estetico sia in campo tecnico, per ciò che riguarda l’arte.

Non si lasciava scoraggiare ne dalle difficoltà ne dai problemi che incontrava. Al contrario, gli piaceva affrontarli, e, forse, se non fossero esistiti, li avrebbe creati: “Felice me, che non ho trovato il mio stile, cosa che mi farebbe imbestialire!”,

proclamava …         P Rouart, 1945

… ciò che si è rivelato di lui, subito e soprattutto, è che egli era ingordo, ingordo e amante della musica, e ancor più amante dei balletti. Che … capace anche d’ammirare appassionatamente Ingres, ma forse in modo del tutto diverso da come Dominique Ingres avrebbe desiderato, non era meno capace di rendere giustizia ai neri di Odilon Redon …T. natanson, Peints a leur tour, 1948.

Achille De Gas, Cadetto di Marina, di Edgar Degas

Edgar Degas: Achille De Gas, Cadetto di Marina

Edgar Degas: Achille De Gas, Cadetto di Marina
Edgar Degas: Achille De Gas Cadetto di Marina, 64 x 51 cm. National Gallery, Washington.

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Sull’opera: “Achille De Gas Cadetto di Marina” è un dipinto autografo di Edgar Degas, realizzato con tecnica ad olio su tela nel 1857 (circa), misura 64 x 51 cm. ed è custodito nella National Gallery di Washington.

In questa composizione, realizzata all’età di circa ventitré anni, emerge un richiamo alla pittura di Ingres e dei grandi pittori del Rinascimento, tra i quali il Bronzino.

Già si intravede, però, nel giovane artista una sua nascente caratteristica – che troveremo rafforzata nell’età matura –  manifestata dalla naturalezza degli atteggiamenti del fratello effigiato con lo sguardo trasognato, che ben si armonizza con l’atto spensierato di appoggiarsi alla poltrona, verosimilmente abbinabile al temperamento del cadetto, di delicata costituzione

Esercizi di giovani spartani di Edgar Degas

Edgar Degas: Esercizi di giovani spartani

Edgar Degas: Esercizi di giovani spartani
Edgar Degas: Esercizi di giovani spartani, 109 x 155, National Gallery di Londra.

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Sull’opera: “Esercizi di giovani spartani” è un dipinto autografo di Edgar Degas, realizzato con tecnica ad olio su tela nel 1860, misura 109 x 155 cm. ed è custodito nella National Gallery di Londra.

La presente composizione secondo alcuni studiosi, è, fra le tematiche storiche, quella  probabilmente con più vitalità.

L”ispirazione proviene da un foglio del Pontormo o dall’omologo tema di Delacroix (opera custodita nella biblioteca di Palazzo Borbone a Parigi).

Alcuni studiosi di storia dell’arte vi intravedono anche ascendenze come quella di Puvis de Chavannes nella struttura compositiva e nella disposizione delle figure nude.

Non vi è nessun dubbio sull’impiego di un impianto prettamente rinascimentale, ripulito da ogni retorica od artificio, dove il modellato dei corpi rispecchia un’impronta neoclassica.

Secondo Catton Rich (1951), le giovani spartane raffigurate in questa tela indicano già un preludio alle ballerine: predisposte in maniera tale che il movimento dei vari elementi si accordino in “un’unità armonica di braccia protese e gambe incrociate”.

Degas che saluta – Autoritratto di Edgar Degas

Degas che saluta – Autoritratto di Edgar Degas

Degas che saluta - Autoritratto di Edgar Degas
Edgar Degas: Degas che saluta, 91 x 72 cm. Fundaco Gulbenkian, Oeiras (altre fonti indicano il Museo Gulbenkian di Lisbona).

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Sull’opera: “Degas che saluta” è un dipinto autografo di Edgar Degas, realizzato con tecnica ad olio su tela nel 1862, misura 91 x 72 cm. ed è custodito nel Fundaco Gulbenkian, Oeiras (altre fonti indicano il Museo Gulbenkian di Lisbona)

Secondo gli studiosi, la presente composizione fu realizzata da Degas in risposta ad un’opera di Courbet (“Bonjour Monaieur Courbet”). Lo confermerebbe il fatto che Degas non era solito a ritrarsi in vesti da disinvolto gentiluomo ma in quelle che impiegava ogni giorno, ovvero in tenuta da lavoro.

Si osservi quel tratto tondeggiante alla destra del cappello: si tratta di una visibile correzione della posizione dello stesso cappello – in precedenza più spostato sulla destra – probabilmente per conferire più movimento ed armonia all’intero dipinto.

Testa femminile (Museo d’Orsay) di Edgar Degas

Edgar Degas: Testa femminile (Museo d’Orsay)

Edgar Degas: Testa femminile (Museo d'Orsay)
Edgar Degas: Testa femminile, 27 x 22 cm. Museo d’Orsay, Parigi

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Sull’opera: “Testa femminile” è un dipinto autografo di Edgar Degas, realizzato con tecnica ad olio su tela nel 1867, misura 27 x 22 cm. ed è custodito nel Museo d’Orsay a Parigi.

Gli studiosi sono concordi nel sostenere che il presente ritratto è fra le opere più  espressive ed intense di Degas che, con una eccezionale naturalezza, attraverso l’impiego di un semplice cromatismo fatto di toni morbidi e smorzati, riesce a conferire calore armonia e movimento all’intero contesto.

L’effigiata venne più volte identificata in Rose Adélaide De Gas (1805-1879; Morbilli è il cognome da sposata), zia di Edgar, che nel periodo della realizzazione del dipinto (1867) avrebbe avuro circa sessanta due anni.

La piccola tela venne definita da Rivière (nell’ Impressionniste” n. 1) “un meraviglioso disegno, bello come il più bello dei Clouet, il più grande dei primitivi”.